Inside the white cube
Dal 26 Marzo 2014 al 26 Marzo 2014
Milano
Luogo: Triennale di Milano
Indirizzo: via Alemagna 6
Orari: dalle 14
Curatori: Luca Cerizza, Eva Fabbris
Telefono per informazioni: +39 039 7390330
E-Mail info: antonella.laseta@triennale.org
Sito ufficiale: http://www.triennale.org
Johan & Levi editore in collaborazione con Triennale di Milano e NABA - Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, organizza Inside the white cube, seminario a cura di Luca Cerizza e Eva Fabbris dedicato a Brian O’Doherty, ai vari aspetti della sua produzione, alle ripercussioni e le eco (in particolare nel contesto italiano) delle sue teorie sulla natura dello spazio espositivo. Mercoledì 26 marzo dalle ore 14 presso il Salone d’Onore della Triennale di Milano.
Brian O’Doherty (Irlanda, 1928, vive e lavora a New York) è principalmente noto come autore della raccolta dei
saggi Inside the White Cube, pubblicati tra il 1976 e il 1981 su Artforum e riuniti in volume nel 1999, la cui edizione italiana è stata pubblicata da Johan & Levi nel 2012.
Il seminario che prende il nome dai saggi stessi, intende ripercorrere e discutere i diversi aspetti della produzione di Brian O’Doherty attraverso una somma di interventi da parte di studiosi, critici d’arte e artisti e attraverso una combinazione di diverse tipologie di intervento. Gli interventi affronteranno l’attività di O’Doherty come scrittore e artista, soprattutto in merito alla traduzione e diffusione delle sue posizioni teoriche; verrà presentato inoltre un affondo storico e critico su esperienze italiane e internazionali che hanno incorporato e ridiscusso le problematiche connesse al “white cube”.
Nei saggi, fondamentali per la critica d’arte, O’Doherty ha individuato e discusso il rapporto tra opera d’arte e spazio espositivo attraverso una lunga genealogia che va dai Salon ottocenteschi, fino all’arte d’avanguardia tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta, passando attraverso alcune tappe fondamentali rappresentate dalle opere e dalle mostre più radicali di Kurt Schwitters, Marcel Duchamp e Yves Klein, tra gli altri. Il successo dell’espressione “white cube” insieme all’incisiva analisi storica – che catalizza il dibattito sulla site-specificity e anticipa quello sull’institutional critique – hanno reso questo libro un vero classico della letteratura artistica della seconda metà del Novecento. Per “white cube” O’Doherty intende lo spazio espositivo asettico e sacralizzante (“unshadowed, white, clean, artificial”, per usare le sue parole) che il tardo Modernismo ha elaborato come perfetto contenitore per un’arte sempre più votata all’autoreferenzialità e al distacco dal mondo. L’autore rilegge buona parte della storia dell’arte del Novecento attraverso l’evoluzione del “white cube”, considerato come “l’arena incontestata del discorso”.
Figura straordinariamente poliedrica, O’Doherty ha lavorato sotto diverse identità, spaziando in differenti campi della creatività e della comunicazione. La sua carriera di artista, spesso condotta come Patrick Ireland, il più fecondo tra i suoi cinque alter ego, lo ha portato a esporre in numerose esposizioni collettive e personali (come nel caso della retrospettiva al PS1 di New York nel 1993). Come critico, saggista e editor ha lavorato per il New York Times e Art in America, ed è stato guest-editor della rivista americanaAspen, di cui ha curato il doppio numero 5+6 che presentava contributi di Roland Barthes, Samuel Beckett, John Cage, Sol LeWitt, Susan Sontag e altri. O’Doherty ha ricoperto l’importante ruolo istituzionale di direttore del settore delle arti visive del National Endowment for Arts, l’agenzia federale statunitense di finanziamento alle arti, che sotto la sua direzione ha sostenuto l’attività degli spazi espositivi alternativi newyorkesi.
Fino al 20 aprile 2014 la Simone Subal Gallery e P! di New York ospitano una mostra personale di Brian O’Doherty.
O’Doherty è anche uno scrittore: il suo terzo romanzo The Crossdress’s Secret è stato appena pubblicato da Sternberg Press, Berlino.
I partecipanti a oggi confermati sono: Celine Condorelli (artista e architetto, NABA - Nuova Accademia di Belle Arti Milano) Patricia Falguières (professore associato all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi e curatrice della traduzione francese di Inside the White Cube), David Lamelas (artista), Paola Nicolin (storico dell’arte contemporanea, Università Bocconi, Milano) e Marco Scotini (curatore e Direttore Dipartimento Arti Visive di NABA - Nuova Accademia di Belle Arti Milano).
Saranno presentati una video intervista a Fabio Sargentini (galleria L’Attico, Roma) realizzata appositamente per l’evento e documenti video inediti sul lavoro di Brian O’Doherty. I contenuti proposti nel corso della giornata di studi saranno arricchiti dalla presentazione di materiale documentario sul lavoro artistico e editoriale di Brian O’Doherty.
Brian O’Doherty (Irlanda, 1928, vive e lavora a New York) è principalmente noto come autore della raccolta dei
saggi Inside the White Cube, pubblicati tra il 1976 e il 1981 su Artforum e riuniti in volume nel 1999, la cui edizione italiana è stata pubblicata da Johan & Levi nel 2012.
Il seminario che prende il nome dai saggi stessi, intende ripercorrere e discutere i diversi aspetti della produzione di Brian O’Doherty attraverso una somma di interventi da parte di studiosi, critici d’arte e artisti e attraverso una combinazione di diverse tipologie di intervento. Gli interventi affronteranno l’attività di O’Doherty come scrittore e artista, soprattutto in merito alla traduzione e diffusione delle sue posizioni teoriche; verrà presentato inoltre un affondo storico e critico su esperienze italiane e internazionali che hanno incorporato e ridiscusso le problematiche connesse al “white cube”.
Nei saggi, fondamentali per la critica d’arte, O’Doherty ha individuato e discusso il rapporto tra opera d’arte e spazio espositivo attraverso una lunga genealogia che va dai Salon ottocenteschi, fino all’arte d’avanguardia tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta, passando attraverso alcune tappe fondamentali rappresentate dalle opere e dalle mostre più radicali di Kurt Schwitters, Marcel Duchamp e Yves Klein, tra gli altri. Il successo dell’espressione “white cube” insieme all’incisiva analisi storica – che catalizza il dibattito sulla site-specificity e anticipa quello sull’institutional critique – hanno reso questo libro un vero classico della letteratura artistica della seconda metà del Novecento. Per “white cube” O’Doherty intende lo spazio espositivo asettico e sacralizzante (“unshadowed, white, clean, artificial”, per usare le sue parole) che il tardo Modernismo ha elaborato come perfetto contenitore per un’arte sempre più votata all’autoreferenzialità e al distacco dal mondo. L’autore rilegge buona parte della storia dell’arte del Novecento attraverso l’evoluzione del “white cube”, considerato come “l’arena incontestata del discorso”.
Figura straordinariamente poliedrica, O’Doherty ha lavorato sotto diverse identità, spaziando in differenti campi della creatività e della comunicazione. La sua carriera di artista, spesso condotta come Patrick Ireland, il più fecondo tra i suoi cinque alter ego, lo ha portato a esporre in numerose esposizioni collettive e personali (come nel caso della retrospettiva al PS1 di New York nel 1993). Come critico, saggista e editor ha lavorato per il New York Times e Art in America, ed è stato guest-editor della rivista americanaAspen, di cui ha curato il doppio numero 5+6 che presentava contributi di Roland Barthes, Samuel Beckett, John Cage, Sol LeWitt, Susan Sontag e altri. O’Doherty ha ricoperto l’importante ruolo istituzionale di direttore del settore delle arti visive del National Endowment for Arts, l’agenzia federale statunitense di finanziamento alle arti, che sotto la sua direzione ha sostenuto l’attività degli spazi espositivi alternativi newyorkesi.
Fino al 20 aprile 2014 la Simone Subal Gallery e P! di New York ospitano una mostra personale di Brian O’Doherty.
O’Doherty è anche uno scrittore: il suo terzo romanzo The Crossdress’s Secret è stato appena pubblicato da Sternberg Press, Berlino.
I partecipanti a oggi confermati sono: Celine Condorelli (artista e architetto, NABA - Nuova Accademia di Belle Arti Milano) Patricia Falguières (professore associato all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi e curatrice della traduzione francese di Inside the White Cube), David Lamelas (artista), Paola Nicolin (storico dell’arte contemporanea, Università Bocconi, Milano) e Marco Scotini (curatore e Direttore Dipartimento Arti Visive di NABA - Nuova Accademia di Belle Arti Milano).
Saranno presentati una video intervista a Fabio Sargentini (galleria L’Attico, Roma) realizzata appositamente per l’evento e documenti video inediti sul lavoro di Brian O’Doherty. I contenuti proposti nel corso della giornata di studi saranno arricchiti dalla presentazione di materiale documentario sul lavoro artistico e editoriale di Brian O’Doherty.
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