Josef Koudelka, Zingari - Saul Leiter, Le luci di New York
Saul Leiter, Le luci di New York, Fondazione Forma per la Fotografia, Milano
Dal 22 Giugno 2012 al 16 Settembre 2012
Milano
Luogo: Fondazione Forma per la Fotografia
Indirizzo: piazza Tito Lucrezio Caro 1
Orari: da martedì a domenica 11-21; giovedì e venerdì fino alle 23
Costo del biglietto: intero € 7.50, ridotto € 6, scuole € 4
Telefono per informazioni: +39 02 58118067
E-Mail info: info@formafoto.it
Sito ufficiale: http://www.formafoto.it
Josef Koudelka
Zingari
Zingari è senza dubbio uno dei lavori fotografici più celebri del Novecento. La mostra presentata a Forma, in prima mondiale, rispecchia fedelmente la sequenza e il menabò del volume Cikáni (zingari in ceco) che lo stesso Koudelka aveva progettato nel 1970, prima di lasciare la Cecoslovacchia, e rimasto a lungo inedito. Quel volume, riproposto da Contrasto, testimonia la spettacolare teatralità visiva che Josef Koudelka aveva concepito intorno al suo lavoro di ricognizione fotografica delle comunità gitane dell’Est Europa.
In esposizione le 109 immagini del libro, sontuosamente stampate (sotto la stretta sorveglianza dell’autore) appositamente per la presentazione di Forma. Da un lato, le immagini raccontano la quotidianità delle comunità gitane negli anni Sessanta in Boemia, Moravia, Slovacchia, Romania, Ungheria e in alcuni casi in Francia e Spagna. Dall’altro, testimoniano lo sguardo penetrante e insolito dell’autore, la sua capacità di fermare, in momenti unici per la perfetta composizione formale e la pregnanza dell’azione, scene di vita familiare, momenti di festa, di gioco e di ritualità collettiva.
Una dopo l’altra, le immagini compongono un vero affresco visivo di grande potenza e con poetica malinconia registrano la fine di un’epoca, la fine di un viaggio: quello del nomadismo zingaro in Europa. Riferimento essenziale “di culto” per generazioni di fotografi, Zingari mantiene nel tempo la sua forza e conferma la grandezza del suo autore, Josef Koudelka, tra i più grandi fotografi viventi.
La mostra è presentata in collaborazione con Magnum Photos
Biografia
Josef Koudelka nasce in Moravia nel 1938. Inizia la sua carriera come ingegnere aeronautico e diventa fotografo professionista verso la fine degli anni Sessanta. Nel 1968 fotografa l’invasione sovietica di Praga, pubblicando le sue fotografie con le iniziali P. P. (Prague Photographer, fotografo di Praga). Per queste fotografie, nel 1969 riceve da anonimo il premio Robert Capa dell’Overseas Press Club. Nel 1970 lascia la Cecoslovacchia per cercare asilo politico e, poco dopo, entra a Magnum Photos. Nel 1975, viene pubblicata la prima edizione di Gypsies, il primo di una lunga serie di libri di questo fotografo, incluso Exiles (1988), Chaos (1999), Koudelka (2006) e Invasione Praga 68 (2008). Nel corso della sua carriera Koudelka ha vinto svariati premi come il Prix Nadar (1978), il Grand Prix National de la Photographie (1989), il Grand Prix Cartier-Bresson (1991), e l’Hasselblad Foundation International Award in Photography (1992). Le sue fotografie sono state esposte al Museum of Modern Art e all’International Center of Photography di New York, all’Hayward Gallery di Londra, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Palais de Tokyo di Parigi, alla Fondazione Forma di Milano e al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1992 ha ricevuto la nomina di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese. Oggi vive fra Parigi e Praga.
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Saul Leiter
Le luci di New York
fotografie, pitture e polaroid dipinte
in collaborazione con Howard Greenberg Gallery, New York
La filosofia del vero fotografo di strada, quello che lascia lo studio per correre lungo i marciapiedi e cercare il ritmo della città nelle insegne al neon o nei visi dei passanti, sembra disegnata su misura per Saul Leiter. Americano di Pittsburgh, classe 1923, Leiter è attratto già durante l’adolescenza dalla pittura. Lascia ben presto gli studi da rabbino e il destino che la famiglia aveva progettato per lui e si sposta a New York dove continua la sua ricerca pittorica.
La visita a una mostra di Cartier-Bresson, nel 1947, deciderà il suo futuro: si procura una Leica e senza trascurare mai del tutto la pittura, comincia a percorrere la città di New York e a fermare in immagini straordinarie, prima in bianco e nero, poi anche a colori, le atmosfere, gli sguardi e gli incontri occasionali, perfino i profumi e gli odori, della metropoli.
Leiter ha collaborato a lungo, soprattutto come fotografo di moda, con riviste come Life o anche Harper’s Bazaar, Elle, Nova, Vogue e Queen e in questi anni non ha mai smesso di osservare e di lavorare sulla visione. O meglio, sulle tante, possibili visioni che una vita di osservatore professionista gli offre.
Le sue trasparenze sono sofisticatissime e semplici, come i titoli delle foto: suole, semaforo rosso, cappello di paglia... Perché è proprio un particolare, sistemato magari al lato estremo dell’inquadratura, che rende significativo quello scorcio, quello sguardo, quel lampo di luce, quella particolare giornata. E poi, quando i titoli non bastano più, ci saranno tante foto chiamate semplicemente strada, strada, strada: palcoscenico straordinario, regno del voyeurismo e del distacco.
Ancora oggi, non ho perso il piacere di osservare le cose e ammirarle e scattare fotografie o dipingere. A volte, mi sveglio nel mezzo della notte e prendo un libro di Matisse, o di Cézanne o Sotatsu. Un dettaglio che non avevo notato prima, di colpo attrae la mia attenzione. Dipingere è magnifico. Quando mi stendo sul letto penso alla pittura. Amo fotografare ma la pittura è un’altra cosa. Ho sempre fotografato in modo molto libero, senza avere in testa nessuna particolare immagine, fotografia o dipinto, che sia. Chi vede i miei dipinti pensa che esiste una relazione tra l’uso del colore nei miei quadri e nelle fotografie.
Cerco di rispettare determinate nozioni di bellezza anche se per qualcuno si tratta di concetti vecchio stile. Certi fotografi pensano che fotografando la miseria umana, puntano i riflettori su problemi seri. Io non penso che la miseria sia più profonda della felicità.
Saul Leiter. La mostra di Forma, realizzata in collaborazione con la Galleria Howard Greenberg di New York, presenta una selezione straordinaria e inedita di fotografie in bianco e nero, a colori, quadri astratti e figurativi oltre a una serie di splendide polaroid dipinte.
Saul Leiter nasce nel 1923 a Pittsburgh e comincia i suoi studi alla scuola teologica di Cleveland. A 23 anni intraprende la carriera di pittore a New York. Le sue prime foto in bianco e nero vengono esposte al MoMA. Alla fine degli anni Cinquanta le sue foto di moda appaiono su Esquire e su Harper’s Bazaar. Nei successivi venti anni Leiter continua a lavorare per la moda. Vive, dipinge e fotografa a New York.
La Fondazione Forma per la Fotografia, creata da Contrasto, si avvale per la comunicazione della collaborazione di Corriere della Sera e ATM che ospita FORMA all'interno dello storico deposito dei tram del quartiere Ticinese.
Zingari
Zingari è senza dubbio uno dei lavori fotografici più celebri del Novecento. La mostra presentata a Forma, in prima mondiale, rispecchia fedelmente la sequenza e il menabò del volume Cikáni (zingari in ceco) che lo stesso Koudelka aveva progettato nel 1970, prima di lasciare la Cecoslovacchia, e rimasto a lungo inedito. Quel volume, riproposto da Contrasto, testimonia la spettacolare teatralità visiva che Josef Koudelka aveva concepito intorno al suo lavoro di ricognizione fotografica delle comunità gitane dell’Est Europa.
In esposizione le 109 immagini del libro, sontuosamente stampate (sotto la stretta sorveglianza dell’autore) appositamente per la presentazione di Forma. Da un lato, le immagini raccontano la quotidianità delle comunità gitane negli anni Sessanta in Boemia, Moravia, Slovacchia, Romania, Ungheria e in alcuni casi in Francia e Spagna. Dall’altro, testimoniano lo sguardo penetrante e insolito dell’autore, la sua capacità di fermare, in momenti unici per la perfetta composizione formale e la pregnanza dell’azione, scene di vita familiare, momenti di festa, di gioco e di ritualità collettiva.
Una dopo l’altra, le immagini compongono un vero affresco visivo di grande potenza e con poetica malinconia registrano la fine di un’epoca, la fine di un viaggio: quello del nomadismo zingaro in Europa. Riferimento essenziale “di culto” per generazioni di fotografi, Zingari mantiene nel tempo la sua forza e conferma la grandezza del suo autore, Josef Koudelka, tra i più grandi fotografi viventi.
La mostra è presentata in collaborazione con Magnum Photos
Biografia
Josef Koudelka nasce in Moravia nel 1938. Inizia la sua carriera come ingegnere aeronautico e diventa fotografo professionista verso la fine degli anni Sessanta. Nel 1968 fotografa l’invasione sovietica di Praga, pubblicando le sue fotografie con le iniziali P. P. (Prague Photographer, fotografo di Praga). Per queste fotografie, nel 1969 riceve da anonimo il premio Robert Capa dell’Overseas Press Club. Nel 1970 lascia la Cecoslovacchia per cercare asilo politico e, poco dopo, entra a Magnum Photos. Nel 1975, viene pubblicata la prima edizione di Gypsies, il primo di una lunga serie di libri di questo fotografo, incluso Exiles (1988), Chaos (1999), Koudelka (2006) e Invasione Praga 68 (2008). Nel corso della sua carriera Koudelka ha vinto svariati premi come il Prix Nadar (1978), il Grand Prix National de la Photographie (1989), il Grand Prix Cartier-Bresson (1991), e l’Hasselblad Foundation International Award in Photography (1992). Le sue fotografie sono state esposte al Museum of Modern Art e all’International Center of Photography di New York, all’Hayward Gallery di Londra, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Palais de Tokyo di Parigi, alla Fondazione Forma di Milano e al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1992 ha ricevuto la nomina di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese. Oggi vive fra Parigi e Praga.
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Saul Leiter
Le luci di New York
fotografie, pitture e polaroid dipinte
in collaborazione con Howard Greenberg Gallery, New York
La filosofia del vero fotografo di strada, quello che lascia lo studio per correre lungo i marciapiedi e cercare il ritmo della città nelle insegne al neon o nei visi dei passanti, sembra disegnata su misura per Saul Leiter. Americano di Pittsburgh, classe 1923, Leiter è attratto già durante l’adolescenza dalla pittura. Lascia ben presto gli studi da rabbino e il destino che la famiglia aveva progettato per lui e si sposta a New York dove continua la sua ricerca pittorica.
La visita a una mostra di Cartier-Bresson, nel 1947, deciderà il suo futuro: si procura una Leica e senza trascurare mai del tutto la pittura, comincia a percorrere la città di New York e a fermare in immagini straordinarie, prima in bianco e nero, poi anche a colori, le atmosfere, gli sguardi e gli incontri occasionali, perfino i profumi e gli odori, della metropoli.
Leiter ha collaborato a lungo, soprattutto come fotografo di moda, con riviste come Life o anche Harper’s Bazaar, Elle, Nova, Vogue e Queen e in questi anni non ha mai smesso di osservare e di lavorare sulla visione. O meglio, sulle tante, possibili visioni che una vita di osservatore professionista gli offre.
Le sue trasparenze sono sofisticatissime e semplici, come i titoli delle foto: suole, semaforo rosso, cappello di paglia... Perché è proprio un particolare, sistemato magari al lato estremo dell’inquadratura, che rende significativo quello scorcio, quello sguardo, quel lampo di luce, quella particolare giornata. E poi, quando i titoli non bastano più, ci saranno tante foto chiamate semplicemente strada, strada, strada: palcoscenico straordinario, regno del voyeurismo e del distacco.
Ancora oggi, non ho perso il piacere di osservare le cose e ammirarle e scattare fotografie o dipingere. A volte, mi sveglio nel mezzo della notte e prendo un libro di Matisse, o di Cézanne o Sotatsu. Un dettaglio che non avevo notato prima, di colpo attrae la mia attenzione. Dipingere è magnifico. Quando mi stendo sul letto penso alla pittura. Amo fotografare ma la pittura è un’altra cosa. Ho sempre fotografato in modo molto libero, senza avere in testa nessuna particolare immagine, fotografia o dipinto, che sia. Chi vede i miei dipinti pensa che esiste una relazione tra l’uso del colore nei miei quadri e nelle fotografie.
Cerco di rispettare determinate nozioni di bellezza anche se per qualcuno si tratta di concetti vecchio stile. Certi fotografi pensano che fotografando la miseria umana, puntano i riflettori su problemi seri. Io non penso che la miseria sia più profonda della felicità.
Saul Leiter. La mostra di Forma, realizzata in collaborazione con la Galleria Howard Greenberg di New York, presenta una selezione straordinaria e inedita di fotografie in bianco e nero, a colori, quadri astratti e figurativi oltre a una serie di splendide polaroid dipinte.
Saul Leiter nasce nel 1923 a Pittsburgh e comincia i suoi studi alla scuola teologica di Cleveland. A 23 anni intraprende la carriera di pittore a New York. Le sue prime foto in bianco e nero vengono esposte al MoMA. Alla fine degli anni Cinquanta le sue foto di moda appaiono su Esquire e su Harper’s Bazaar. Nei successivi venti anni Leiter continua a lavorare per la moda. Vive, dipinge e fotografa a New York.
La Fondazione Forma per la Fotografia, creata da Contrasto, si avvale per la comunicazione della collaborazione di Corriere della Sera e ATM che ospita FORMA all'interno dello storico deposito dei tram del quartiere Ticinese.
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