Julien Friedler. Mania Boz
Dal 13 Ottobre 2015 al 13 Novembre 2015
Milano
Luogo: Fondazione Mudima
Indirizzo: via Tadino 26
Orari: dal lunedì al sabato 11-13 / 15-19
Curatori: Dominique Stella
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02.29409633
E-Mail info: info@mudima.net
Sito ufficiale: http://www.mudima.net
Julien Friedler è un personaggio atipico nel mondo dell’arte. Nato nel 1950, esordisce con una carriera da psicanalista e scrittore. Nel 1994 crea l’associazione « La Moire », un luogo di riflessione sull’apparato psichico che già esorta a un abbattimento delle barriere tra le discipline nell’ambito di una ricerca globale. Si allontana in seguito dai suoi colleghi psi- canalisti - senza tuttavia rinnegare le conoscenze acquisite in questa prima fase professionale - per fondare il « Boz », un universo in evoluzione permanente, che comporta sfaccettature contrapposte, le une d’ispirazione collettiva, le altre di meditazione individuale. È a questo ultimo aspetto che appartiene la produzione pittorica dell’artista e le installazioni intitolate Schnarks che popolano il suo atelier. L’esposizione esplora il mondo pittorico di Friedler attraverso una trentina di opere dall’evidente carattere onirico e primitivo, e ricostruisce l’atmosfera del suo atelier di Bruxelles attraverso la presenza fantasmagorica degli Schnarks. Julien Friedler è pittore. Un pittore che osserva il mondo, e da questa contemplazione nasce una forza di ricezione e trasmissione delle percezioni visibili e invisibili delle energie vive che abitano il nostro pianeta. La sua arte mette in moto sensazioni, relazioni, analisi, capacità di azione, ed è concepita come opera di integrazione di tutte le espressioni vitali, derivino esse dalla propria esperienza o da quella altrui. La sua azione, di conseguenza, ri- veste molteplici aspetti e la sua opera abbraccia vari campi, dalla letteratura alla filosofia, dall’analisi sociologica alle arti plastiche (pittura, scultura).
Il suo linguaggio artistico comporta una produzione pittorica generata dalla propria ne- cessità creatrice, dal proprio desiderio di trasmissione spontanea e viscerale, derivante da quello che l’artista definisce: «tentativo di scoprire ciò che costituisce l’essenza passionale delle persone». Julien Friedler procede secondo una modalità quasi ipnotica, senza vincolo di soggetti, di materiali messi in opera, definendo così un ritmo, un modo di espressione informale. La qualità della sua opera deriva dalla sua capacità di dissociazione e introspe- zione che egli applica a se stesso prima di interessarsi agli altri, e dal voler scoprire nell’altro le motivazioni più intime: esplorare l’animo umano. La sua indagine si cristallizza nel suo lavoro anche in una forma più concettuale, generata da un altro volto del contemplatore, impersonato dall’alter ego di Friedler: Jack Balance. Vicina al linguaggio Fluxus, questa parte della sua opera rappresenta un tentativo di fusione tra diverse forme di espressione. Come in Fluxus, l’arte è supporto di scambio e di comunicazione, che corrisponde più a un atteggiamento verso la vita, a un tentativo di abolire le frontiere che separano quest’ul- tima dall’ambito della creazione artistica. Non vi è più oggetto privilegiato, sacralizzato dalla denominazione “arte”, ma una base comune di scambio che si traduce in proposte, gesti e azioni che richiedono una partecipazione collettiva. Facendo eco alla propria pittura e secondo questa filosofia indagatrice, Julien Friedler ha concepito un progetto di instal- lazione intitolato «La Forêt des Âmes» (La Foresta delle anime), progetto ambizioso e par- tecipativo promosso dall’associazione Spirit of Boz.
La sua carica emotiva e sensibile, la sua capacità introspettiva, arricchita da una conoscenza dei meccanismi segreti degli esseri umani, che oggi Friedler sviluppa nel suo progetto di Boz, ma che egli ha nutrito tempo addietro attraverso la pratica della psicanalisi, alimenta il suo immaginario pittorico. Le sue opere sono abitate da spiriti invisibili, da ombre furtive che vagano in universi eterei. Di ispirazione informale, i suoi quadri talvolta inquietanti ma spesso colorati e aerei, definiscono una pittura fatta di armonie sottili, che riflettono il suo interesse per le conoscenze subliminali del mondo.
Il suo linguaggio artistico comporta una produzione pittorica generata dalla propria ne- cessità creatrice, dal proprio desiderio di trasmissione spontanea e viscerale, derivante da quello che l’artista definisce: «tentativo di scoprire ciò che costituisce l’essenza passionale delle persone». Julien Friedler procede secondo una modalità quasi ipnotica, senza vincolo di soggetti, di materiali messi in opera, definendo così un ritmo, un modo di espressione informale. La qualità della sua opera deriva dalla sua capacità di dissociazione e introspe- zione che egli applica a se stesso prima di interessarsi agli altri, e dal voler scoprire nell’altro le motivazioni più intime: esplorare l’animo umano. La sua indagine si cristallizza nel suo lavoro anche in una forma più concettuale, generata da un altro volto del contemplatore, impersonato dall’alter ego di Friedler: Jack Balance. Vicina al linguaggio Fluxus, questa parte della sua opera rappresenta un tentativo di fusione tra diverse forme di espressione. Come in Fluxus, l’arte è supporto di scambio e di comunicazione, che corrisponde più a un atteggiamento verso la vita, a un tentativo di abolire le frontiere che separano quest’ul- tima dall’ambito della creazione artistica. Non vi è più oggetto privilegiato, sacralizzato dalla denominazione “arte”, ma una base comune di scambio che si traduce in proposte, gesti e azioni che richiedono una partecipazione collettiva. Facendo eco alla propria pittura e secondo questa filosofia indagatrice, Julien Friedler ha concepito un progetto di instal- lazione intitolato «La Forêt des Âmes» (La Foresta delle anime), progetto ambizioso e par- tecipativo promosso dall’associazione Spirit of Boz.
La sua carica emotiva e sensibile, la sua capacità introspettiva, arricchita da una conoscenza dei meccanismi segreti degli esseri umani, che oggi Friedler sviluppa nel suo progetto di Boz, ma che egli ha nutrito tempo addietro attraverso la pratica della psicanalisi, alimenta il suo immaginario pittorico. Le sue opere sono abitate da spiriti invisibili, da ombre furtive che vagano in universi eterei. Di ispirazione informale, i suoi quadri talvolta inquietanti ma spesso colorati e aerei, definiscono una pittura fatta di armonie sottili, che riflettono il suo interesse per le conoscenze subliminali del mondo.
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