LE PAROLE DI EMILIO ISGRÒ. Opere di narrativa, poesia, teatro
Dal 19 Maggio 2021 al 18 Giugno 2021
Milano
Luogo: Kasa dei Libri
Indirizzo: Largo De Benedetti 4
Orari: dal lunedì al venerdì 15-19
Costo del biglietto: Ingresso gratuito su prenotazione
Telefono per informazioni: +39 02.66989018
E-Mail info: mostre@lakasadeilibri.it
Dici Emilio Isgrò e pensi subito alle iconiche “cancellature” esposte nei più prestigiosi musei d’arte contemporanea di tutto il mondo. Un gesto semplice ma quanto mai efficace: prendere un testo e passare una densa striscia di pittura sulle sue frasi, lasciando solo gli spazi bianchi e qualche parola qua e là. Proprio questo linguaggio artistico, che lo ha reso noto anche fuori dai confini nazionali, è legato a doppio filo con la parola scritta. Sì, perché Isgrò, prima ancora che artista, nasce come poeta e scrittore: niente di meglio per la Kasa dei Libri di Kerbaker, che da anni accoglie chi condivide l’amore per il libro e la parola. Galeotto è stato l’intervento di Camilla Fiorin, anima della raffinata casa editrice Colophonarte, con la quale sia Kerbaker che Isgrò hanno a più riprese collaborato. Niente di più naturale, la mostra vien da sé.
“Credo che se non si conosce la mia opera letteraria, non si può neppure capire il resto”, racconta Isgrò a Kerbaker durante una conversazione a proposito della mostra. “Infatti, io avevo un’idea di letteratura tale che a un certo punto per rimediare a quelli che io ritenevo i limiti delle mie ricerche letterarie ho trovato nel visivo una sponda. Da qui è nata la mia esperienza di poeta visivo, di artista concettuale, ma senza perdere mai di vista la scrittura propriamente detta. Per questo non ho mai tradito la letteratura: ho in parte trasportato le istanze che avevo conosciuto nel mondo letterario nel nuovo mondo che andavo a esplorare: le arti visive, ma soprattutto la cancellatura, che non si sa bene se appartenga all’arte visiva o all’arte letteraria, visto che i letterati per scrivere devono cancellare non meno che i pittori.”
Il risultato è una esposizione molto varia e movimentata, con contributi che spaziano dalla poesia alla narrativa fino al teatro, senza dimenticare incursioni nel mondo dell’arte. Tre sezioni (Il poeta, Il narratore, Il teatro) per un punto di vista inedito di taglio letterario, che permetterà di esplorare aspetti meno conosciuti dal pubblico.
IL POETA
Il percorso di Isgrò nella scrittura parte da lontano ed è sostenuto da figure che hanno fatto la grande letteratura italiana. Nel 1956, a soli 19 anni, esce la sua prima raccolta di poesie, Fiere del sud, pubblicata dall’editore Schwarz, che nel proprio catalogo già annovera nomi come Ungaretti e Quasimodo, e che negli stessi anni fa esordire una altrettanto giovane Alda Merini. Di questa raccolta, tra l’altro, parla Pier Paolo Pasolini nell’articolo “La poesia e il Sud” dove emerge il profondo legame che Isgrò ha con la sua terra natale – la Sicilia - e che sottende tutta la sua attività letteraria e artistica.
Poco dopo, i suoi versi vengono pubblicati sulle pagine del Menabò, la storica rivista letteraria diretta da Elio Vittorini e Italo Calvino.
Con la redazione della rivista e in particolare con Raffaele Crovi, l’artista siciliano ha intrattenuto una fitta corrispondenza, che sarà in parte esposta insieme a tutti i suoi libri di poesia. L’attività poetica di Isgrò procede poi fino ad anni recentissimi con raccolte esposte nella loro versione originale.
Nella sezione dedicata alla poesia saranno esposti anche lettere e libri a lui dedicati, firmati da maestri della poesia italiana come Montale e Quasimodo, a testimonianza del percorso che l’artista siciliano ha da sempre portato avanti con successo nel mondo delle lettere.
Per raccontare la contaminazione tra poesia e arte, è esposta l’opera Beatrice trasmutata, in cui Isgrò interviene direttamente sul testo dantesco, cancellando i versi del canto XVII del Paradiso. Il grande libro (83x119 cm) mostra le cancellature rosse che risparmiano soltanto poche parole sparse: “era io, / Beatrice e della santa, / spietata e perfida / fia trasmutata / ogni menzogna,”.
IL NARRATORE
La vita di Emilio Isgrò si sviluppa sempre nel segno della parola scritta, come del resto appare dalle sue stesse opere, visive e narrative. È il caso di Autocurriculum, ultimo uscito per la casa editrice Sellerio. Non esattamente un’autobiografia e nemmeno un diario di memorie: il racconto di eventi personali è affidato infatti agli incontri con donne e uomini illustri, grazie ai quali si ripercorrono le tappe fondamentali della vita personale e lavorativa dell’artista. Dall’infanzia siciliana all’interesse per la letteratura e il teatro, passando per la professione di giornalista culturale che lo porterà prima a Venezia e poi a Milano, fino alla scoperta dell’arte visiva che gli aprirà i confini nazionali. Una avventurosa vita, come recita il titolo di un altro suo libro (candidato al Premio Strega nel 1975), e ancora una volta narrata per interposta persona nelle testimonianze di uomini di stato, scrittori, artisti, parlamentari, attori, parenti, familiari, amici, anonimi cittadini. Particolare è L’asta delle ceneri, pubblicato da Camunia nel 1994, che esponiamo nella copia appartenuta a Giuliano Gramigna, il quale l’ha ampiamente postillata per poi farne una recensione sul Corriere della Sera, pure in mostra.
Anche in narrativa la contaminazione è sempre presente, quindi saranno esposti un grande classico come La bella addormentata nell’edizione in 300 copie pubblicata da Giorgio Lucini, l’opera La nascita di Zeus – riprodotta sulla copertina dell’Avventurosa vita -, fino all’ultimo nato, L’ombrello, libro d’artista realizzato per Colophonarte.
IL TEATRO
Il mezzo nel quale risiede forse la sintesi estrema dell’attività di Isgrò è il teatro: scrittura e componente visuale trovano sul palco la loro definitiva e legittima unione. “Oggi l’artista non è che un regista: il regista di tutti i segni che, dalle fonti più disparate, arrivano alla sua attenzione”, dice Isgrò; e ancora “sono grato a chi affermò, all’epoca, che in fondo la mia Orestea non era che il naturale compimento – forse il più alto – delle mie esperienze di poeta visivo”. La prima prova di Isgrò nel teatro è appunto la trilogia siciliana L’Orestea di Gibellina (1983-1985), che viene messa in scena sulle macerie della città terremotata, in linea con lo sforzo della comunità politica e culturale di ridarle nuova vita. Collabora alla sua realizzazione anche l’artista Arnaldo Pomodoro, che si occupa delle scenografie. Il dramma tripartito è riadattato da Eschilo: Agamènnuni si svolge nel 1939, alla vigilia della guerra; I Coèfuri nel 1943, durante lo sbarco degli alleati in Sicilia; Villa Eumènidi nel 1954, in piena guerra fredda.
L’attività drammaturgica d’ora in poi sarà una costante: nel 1986 lo spettacolo Didone Adonàis Dòmine, viene trasmesso in diretta televisiva su Raitre, nell’89 va in scena Giovanna d’Arco al teatro di Porta Romana di Milano.
A raccontare il tutto, libri per il teatro, manifesti, locandine e fotografie – dentro e fuori la scena -, che bene restituiscono la vivacità dell’ambiente culturale nel quale si muove l’artista.
La mostra verrà inaugurata con un appuntamento online martedì 18 maggio alle ore 18 – in diretta sul profilo Instagram @kasadeilibri. Insieme all’artista, al nostro padrone di kasa Andrea Kerbaker e a Camilla Fiorin di Colophonarte, ci saranno anche i critici letterari Paolo Di Stefano e Alessandro Zaccuri, grazie ai quali approfondiremo il percorso di Isgrò con la parola scritta. Animerà inoltre l’appuntamento una lettura dell’attrice Anna Nogara (tra i protagonisti dell’Orestea di Gibellina) che reciterà alcune poesie da I funerali di Corrao.
“Credo che se non si conosce la mia opera letteraria, non si può neppure capire il resto”, racconta Isgrò a Kerbaker durante una conversazione a proposito della mostra. “Infatti, io avevo un’idea di letteratura tale che a un certo punto per rimediare a quelli che io ritenevo i limiti delle mie ricerche letterarie ho trovato nel visivo una sponda. Da qui è nata la mia esperienza di poeta visivo, di artista concettuale, ma senza perdere mai di vista la scrittura propriamente detta. Per questo non ho mai tradito la letteratura: ho in parte trasportato le istanze che avevo conosciuto nel mondo letterario nel nuovo mondo che andavo a esplorare: le arti visive, ma soprattutto la cancellatura, che non si sa bene se appartenga all’arte visiva o all’arte letteraria, visto che i letterati per scrivere devono cancellare non meno che i pittori.”
Il risultato è una esposizione molto varia e movimentata, con contributi che spaziano dalla poesia alla narrativa fino al teatro, senza dimenticare incursioni nel mondo dell’arte. Tre sezioni (Il poeta, Il narratore, Il teatro) per un punto di vista inedito di taglio letterario, che permetterà di esplorare aspetti meno conosciuti dal pubblico.
IL POETA
Il percorso di Isgrò nella scrittura parte da lontano ed è sostenuto da figure che hanno fatto la grande letteratura italiana. Nel 1956, a soli 19 anni, esce la sua prima raccolta di poesie, Fiere del sud, pubblicata dall’editore Schwarz, che nel proprio catalogo già annovera nomi come Ungaretti e Quasimodo, e che negli stessi anni fa esordire una altrettanto giovane Alda Merini. Di questa raccolta, tra l’altro, parla Pier Paolo Pasolini nell’articolo “La poesia e il Sud” dove emerge il profondo legame che Isgrò ha con la sua terra natale – la Sicilia - e che sottende tutta la sua attività letteraria e artistica.
Poco dopo, i suoi versi vengono pubblicati sulle pagine del Menabò, la storica rivista letteraria diretta da Elio Vittorini e Italo Calvino.
Con la redazione della rivista e in particolare con Raffaele Crovi, l’artista siciliano ha intrattenuto una fitta corrispondenza, che sarà in parte esposta insieme a tutti i suoi libri di poesia. L’attività poetica di Isgrò procede poi fino ad anni recentissimi con raccolte esposte nella loro versione originale.
Nella sezione dedicata alla poesia saranno esposti anche lettere e libri a lui dedicati, firmati da maestri della poesia italiana come Montale e Quasimodo, a testimonianza del percorso che l’artista siciliano ha da sempre portato avanti con successo nel mondo delle lettere.
Per raccontare la contaminazione tra poesia e arte, è esposta l’opera Beatrice trasmutata, in cui Isgrò interviene direttamente sul testo dantesco, cancellando i versi del canto XVII del Paradiso. Il grande libro (83x119 cm) mostra le cancellature rosse che risparmiano soltanto poche parole sparse: “era io, / Beatrice e della santa, / spietata e perfida / fia trasmutata / ogni menzogna,”.
IL NARRATORE
La vita di Emilio Isgrò si sviluppa sempre nel segno della parola scritta, come del resto appare dalle sue stesse opere, visive e narrative. È il caso di Autocurriculum, ultimo uscito per la casa editrice Sellerio. Non esattamente un’autobiografia e nemmeno un diario di memorie: il racconto di eventi personali è affidato infatti agli incontri con donne e uomini illustri, grazie ai quali si ripercorrono le tappe fondamentali della vita personale e lavorativa dell’artista. Dall’infanzia siciliana all’interesse per la letteratura e il teatro, passando per la professione di giornalista culturale che lo porterà prima a Venezia e poi a Milano, fino alla scoperta dell’arte visiva che gli aprirà i confini nazionali. Una avventurosa vita, come recita il titolo di un altro suo libro (candidato al Premio Strega nel 1975), e ancora una volta narrata per interposta persona nelle testimonianze di uomini di stato, scrittori, artisti, parlamentari, attori, parenti, familiari, amici, anonimi cittadini. Particolare è L’asta delle ceneri, pubblicato da Camunia nel 1994, che esponiamo nella copia appartenuta a Giuliano Gramigna, il quale l’ha ampiamente postillata per poi farne una recensione sul Corriere della Sera, pure in mostra.
Anche in narrativa la contaminazione è sempre presente, quindi saranno esposti un grande classico come La bella addormentata nell’edizione in 300 copie pubblicata da Giorgio Lucini, l’opera La nascita di Zeus – riprodotta sulla copertina dell’Avventurosa vita -, fino all’ultimo nato, L’ombrello, libro d’artista realizzato per Colophonarte.
IL TEATRO
Il mezzo nel quale risiede forse la sintesi estrema dell’attività di Isgrò è il teatro: scrittura e componente visuale trovano sul palco la loro definitiva e legittima unione. “Oggi l’artista non è che un regista: il regista di tutti i segni che, dalle fonti più disparate, arrivano alla sua attenzione”, dice Isgrò; e ancora “sono grato a chi affermò, all’epoca, che in fondo la mia Orestea non era che il naturale compimento – forse il più alto – delle mie esperienze di poeta visivo”. La prima prova di Isgrò nel teatro è appunto la trilogia siciliana L’Orestea di Gibellina (1983-1985), che viene messa in scena sulle macerie della città terremotata, in linea con lo sforzo della comunità politica e culturale di ridarle nuova vita. Collabora alla sua realizzazione anche l’artista Arnaldo Pomodoro, che si occupa delle scenografie. Il dramma tripartito è riadattato da Eschilo: Agamènnuni si svolge nel 1939, alla vigilia della guerra; I Coèfuri nel 1943, durante lo sbarco degli alleati in Sicilia; Villa Eumènidi nel 1954, in piena guerra fredda.
L’attività drammaturgica d’ora in poi sarà una costante: nel 1986 lo spettacolo Didone Adonàis Dòmine, viene trasmesso in diretta televisiva su Raitre, nell’89 va in scena Giovanna d’Arco al teatro di Porta Romana di Milano.
A raccontare il tutto, libri per il teatro, manifesti, locandine e fotografie – dentro e fuori la scena -, che bene restituiscono la vivacità dell’ambiente culturale nel quale si muove l’artista.
La mostra verrà inaugurata con un appuntamento online martedì 18 maggio alle ore 18 – in diretta sul profilo Instagram @kasadeilibri. Insieme all’artista, al nostro padrone di kasa Andrea Kerbaker e a Camilla Fiorin di Colophonarte, ci saranno anche i critici letterari Paolo Di Stefano e Alessandro Zaccuri, grazie ai quali approfondiremo il percorso di Isgrò con la parola scritta. Animerà inoltre l’appuntamento una lettura dell’attrice Anna Nogara (tra i protagonisti dell’Orestea di Gibellina) che reciterà alcune poesie da I funerali di Corrao.
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