Luisa Pineri e Elena Santoro. Traces of Food

Luisa Pineri e Elena Santoro. Traces of Food, Spazio Oberdan, Milano
Dal 19 Novembre 2014 al 23 Novembre 2014
Milano
Luogo: Spazio Oberdan
Indirizzo: viale Vittorio Veneto 2
Orari: tutti i giorni 10-19
Curatori: Roberto Mutti
Enti promotori:
- Grandesign Etico
- Ballarini
- Comune di Milano
- Regione Lombardia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 77406302
E-Mail info: spazioberdan@provincia.milano.it
Sito ufficiale: http://www.provincia.milano.it
Troppe volte abbiamo ridotto la storia alle grandi gesta dei condottieri, alle abili manovre politiche delle corti, alla grandiosità dei monumenti salvo trovarci disarmati quando ci siamo chiesti come era la vita quotidiana. Domanda cui sono capaci di rispondere gli archeologi contemporanei con i loro strumenti mediati dalla chimica, dalla fisica, dall’antropologia grazie ai quali possiamo comprendere con che tessuti ci si vestiva, in che case ci si riparava o cosa e come si mangiava. Già, perché il cibo i cui residui (vino, olio, granaglie) ancora si trovano in anfore affondate con le navi che le trasportavano o in contenitori lasciati come corredo funerario, spiegano moltissimo delle civiltà che ci hanno preceduto. Diversa è la situazione contemporanea perché del cibo crediamo di conoscere tutto: troppi ricettari, troppe trasmissioni televisive, troppi libri ne parlano per non farci venire il sospetto che qualcosa debba inevitabilmente sfuggirci. Luisa Pineri ed Elena Santoro colgono nel segno su questo aspetto e lo fanno compiendo un’operazione di quasi totale cancellazione del cibo stesso di cui fanno rimanere solo poche ma significative tracce.
Sono quelle lasciate nei piatti dopo la fine del pasto da sughi, salse, condimenti ed è curioso – lo fanno notare le due fotografe con le loro immagini essenziali e precise – che il risultato più che i piaceri della tavola evochi l’estetica dell’arte contemporanea. C’è un parallelismo evidente, pur nella sua diversità, fra la pennellata nervosa, il colpo di spatola deciso, il gesto rivoluzionario del dripping e il movimento con cui il fondo del piatto viene ripulito lasciando i segni del passaggio di una forchetta o di un pezzo di pane. Certo, alla precisa consapevolezza dei primi atti qui si contrappone la casualità del risultato dei secondi, ma si ha la forte sensazione che la ricerca di nuove forme astratte e la volontà di cancellare quanto è considerato sporcizia viaggino su strade inaspettatamente vicine anche se non convergenti. Luisa Pineri ed Elena Santoro trovano nei segni lasciati sui piatti tracce magiche, indicazioni più precise di quanto si pensi di quel processo di trasformazione che nel cibo trova la sua realtà (annullandosi, crea nuova vita), la sua consistenza simbolica testimoniata da tutte le religioni, il suo valore più autentico per come emerge nei più antichi miti. Come quelli di Dioniso che agli uomini aveva donato sia la forza impetuosa della danza sia il segreto dell’invenzione del vino.
Roberto Mutti
Sono quelle lasciate nei piatti dopo la fine del pasto da sughi, salse, condimenti ed è curioso – lo fanno notare le due fotografe con le loro immagini essenziali e precise – che il risultato più che i piaceri della tavola evochi l’estetica dell’arte contemporanea. C’è un parallelismo evidente, pur nella sua diversità, fra la pennellata nervosa, il colpo di spatola deciso, il gesto rivoluzionario del dripping e il movimento con cui il fondo del piatto viene ripulito lasciando i segni del passaggio di una forchetta o di un pezzo di pane. Certo, alla precisa consapevolezza dei primi atti qui si contrappone la casualità del risultato dei secondi, ma si ha la forte sensazione che la ricerca di nuove forme astratte e la volontà di cancellare quanto è considerato sporcizia viaggino su strade inaspettatamente vicine anche se non convergenti. Luisa Pineri ed Elena Santoro trovano nei segni lasciati sui piatti tracce magiche, indicazioni più precise di quanto si pensi di quel processo di trasformazione che nel cibo trova la sua realtà (annullandosi, crea nuova vita), la sua consistenza simbolica testimoniata da tutte le religioni, il suo valore più autentico per come emerge nei più antichi miti. Come quelli di Dioniso che agli uomini aveva donato sia la forza impetuosa della danza sia il segreto dell’invenzione del vino.
Roberto Mutti
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