Marie Matusz. Fall
Marie Matusz, A Thousand Devils, 2022 I Ph. Marie Matusz
Dal 15 June 2022 al 19 November 2022
Milano
Luogo: Istituto Svizzero
Indirizzo: Via Vecchio Politecnico 3
Curatori: Gioia Dal Molin
Telefono per informazioni: +39 02 760 16 118
E-Mail info: milano@istitutosvizzero.it
Sito ufficiale: http://www.istitutosvizzero.it
L'Istituto Svizzero è lieto di presentare Fall, la prima mostra personale di Marie Matusz in Italia. Per la mostra l'artista ha creato nuove opere, tra cui un'installazione di dimensioni pari a una stanza, sculture e un video, per riflettere su diversi aspetti di presenza e di assenza, del mascherare e del celare, del ritmo e della ripetizione.
In occasione della sua personale all'Istituto Svizzero a Milano, Marie Matusz presenta una serie di nuovi lavori, tra cui sculture, un'opera video e una grande installazione, che prende liberamente spunto dalla serie di poesie Mirlitonnades di Samuel Beckett, delle rime a volte laconiche, a volte ironiche e persino malinconiche, che il poeta scrisse sui margini di pagine di calendari o su tovaglioli nel 1977. Da un lato Marie Matusz è interessata al potenziale linguistico di queste rime rapide, dall'altro è affascinata dai momenti di oscuramento o di alienazione che si nascondono dietro la parola ‘mirliton': in francese questo termine indica rime semplici e piatte, ma allo stesso tempo si riferisce anche a una tromba, uno strumento musicale che aliena la voce umana. Con Fall, l'artista concepisce un'installazione di dimensioni pari a una stanza che riprende gli aspetti del ritmo, della ripetizione, della presenza, dell'assenza e della velatura e, a partire dal titolo della mostra, gioca con l'ambiguità dei significati, che in questo caso si riferiscono sia alla stagione autunnale sia all'atto di cadere.
"Come spettatrice, mi trovo in un labirinto aperto di vetrine in plexiglass semitrasparente e superfici a specchio. Nel tentativo di cogliere appieno gli oggetti collocati nelle vetrine – la dentatura di uno squalo o la maglia rizomatosa di una Victoria Amazonica proveniente dal giardino botanico di Basilea – mi trovo costantemente di fronte al riflesso di me stessa" — dal testo di Gioia Dal Molin
Marie Matusz (1994, Tolosa) vive e lavora a Basilea e Berlino. La sua pratica nasce da un impegno critico con le forme e i loro significati intrinseci, che si evolve attraverso una ricerca approfondita di teorie filosofiche, sociologiche e linguistiche. Accostando elementi e texture, crea un’estetica di gestione e sviluppa una coreografia del pubblico mentre le opere sembrano rimanere immobili e statiche. Questa sospensione oltrepassa il fisico, in quanto cerca di attivare un’interruzione del tempo. Il suo lavoro gioca con questo momento di ozio presentando oggetti provenienti da vari archivi storici, tratti dal nostro repertorio classico, e riesaminandoli attraverso lenti e tecniche di produzione contemporanee. Le mostre personali più recenti includono: Until We Turn Blue (Dorothea Von Stetten Art Award), Kunstmuseum Bonn (2020); Epoche, Kunst Raum Riehen (2020); Golden Hour, Atelier Amden (2019); e Caravan, Aargauer Kunsthaus (2019). Marie Matusz ha ricevuto lo Swiss Art Award nel 2021.
Il lavoro di Marie Matusz è sostenuto dalla Ernst und Olga Gubler-Hablützel Stiftung e dal Cantone Basilea Città-Dipartimento Cultura.
In occasione della sua personale all'Istituto Svizzero a Milano, Marie Matusz presenta una serie di nuovi lavori, tra cui sculture, un'opera video e una grande installazione, che prende liberamente spunto dalla serie di poesie Mirlitonnades di Samuel Beckett, delle rime a volte laconiche, a volte ironiche e persino malinconiche, che il poeta scrisse sui margini di pagine di calendari o su tovaglioli nel 1977. Da un lato Marie Matusz è interessata al potenziale linguistico di queste rime rapide, dall'altro è affascinata dai momenti di oscuramento o di alienazione che si nascondono dietro la parola ‘mirliton': in francese questo termine indica rime semplici e piatte, ma allo stesso tempo si riferisce anche a una tromba, uno strumento musicale che aliena la voce umana. Con Fall, l'artista concepisce un'installazione di dimensioni pari a una stanza che riprende gli aspetti del ritmo, della ripetizione, della presenza, dell'assenza e della velatura e, a partire dal titolo della mostra, gioca con l'ambiguità dei significati, che in questo caso si riferiscono sia alla stagione autunnale sia all'atto di cadere.
"Come spettatrice, mi trovo in un labirinto aperto di vetrine in plexiglass semitrasparente e superfici a specchio. Nel tentativo di cogliere appieno gli oggetti collocati nelle vetrine – la dentatura di uno squalo o la maglia rizomatosa di una Victoria Amazonica proveniente dal giardino botanico di Basilea – mi trovo costantemente di fronte al riflesso di me stessa" — dal testo di Gioia Dal Molin
Marie Matusz (1994, Tolosa) vive e lavora a Basilea e Berlino. La sua pratica nasce da un impegno critico con le forme e i loro significati intrinseci, che si evolve attraverso una ricerca approfondita di teorie filosofiche, sociologiche e linguistiche. Accostando elementi e texture, crea un’estetica di gestione e sviluppa una coreografia del pubblico mentre le opere sembrano rimanere immobili e statiche. Questa sospensione oltrepassa il fisico, in quanto cerca di attivare un’interruzione del tempo. Il suo lavoro gioca con questo momento di ozio presentando oggetti provenienti da vari archivi storici, tratti dal nostro repertorio classico, e riesaminandoli attraverso lenti e tecniche di produzione contemporanee. Le mostre personali più recenti includono: Until We Turn Blue (Dorothea Von Stetten Art Award), Kunstmuseum Bonn (2020); Epoche, Kunst Raum Riehen (2020); Golden Hour, Atelier Amden (2019); e Caravan, Aargauer Kunsthaus (2019). Marie Matusz ha ricevuto lo Swiss Art Award nel 2021.
Il lavoro di Marie Matusz è sostenuto dalla Ernst und Olga Gubler-Hablützel Stiftung e dal Cantone Basilea Città-Dipartimento Cultura.
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