Mario Cresci. In bilico nel tempo
Dal 01 Ottobre 2015 al 31 Ottobre 2015
Milano
Luogo: Artcurial Milano - Palazzo Crespi
Indirizzo: corso Venezia 22
Orari: da lunedì a venerdì 10-18
Telefono per informazioni: +39 02 49763649
E-Mail info: milano@artcurial.com
Sito ufficiale: http://www.artcurial.com/
Nicoletta Rusconi Art Projects, in collaborazione con la Casa d’Aste francese Artcurial e grazie alla sponsorizzazionedi Cassa Lombarda, presenta “In bilico nel tempo”, personale di Mario Cresci (Chiavari, 1942). L’esposizione, che si terrà presso la sede di Artcurial a Milano (Palazzo Crespi, corso Venezia, 22), è accompagnata da un testo critico di Marco Tagliafierro e inaugurerà il 1 ottobre alle 18.30, rimanendo aperta gratuitamente dal 2 al 31 ottobre.
Artcurial è la più importante casa d’aste francese, leader di mercato grazie ai suoi risultati nella vendita di oggetti d’arte e da collezione e del settore lusso. Nella sua sede di Milano, Artcurial presenta mostre e organizza giornate di expertise, oltre a incontri e conferenze aperti al pubblico. Organizzata da Nicoletta Rusconi Art Projects,che realizza progetti indipendenti nel campo dell’arte contemporanea, la mostra raccoglie 17 opere composite di Mario Cresci appartenenti a diverse serie fotografiche. Autore eclettico, che spazia tra disegno, fotografia, video e installazioni, Cresci indaga il linguaggio visivo tramite una contrapposizione tra la fotografia e la verità del reale.
In mostra ci saranno diverse tipologie di opere, che coprono un vasto arco di tempo, dalla fine degli anni ’60 al 2015. Il filo conduttore che le pone in relazione diretta è soprattutto un “tempo altro”, il tempo dell’arte per citare lo stesso Mario Cresci: un tempo che le riguarda trasversalmente tutte. Soggetti /oggetti dei lavori esposti sono opere d’arte storiche, sia dipinti, sia fotografie, sia architetture di altri autori, appartenenti a epoche diverse, qui poste da Cresci in una condizione paritetica, di equivalenza, svelando così l’incipit del progetto espositivo.
Varcata la soglia, il visitatore si imbatte in Equivalents (2014): sei metri di sguardi, ovvero undici fotografie di undici ritratti, dipinti da altrettanti maestri. Ritratti che Cresci ha portato a una dimensione omogenea, ponendoli sullo stesso piano, virandoli tutti sui toni del blu e allineandoli sulle lettere, una per fotografia, che insieme compongono la scritta EQUIVALENTS. Si avverte in quest’opera una riflessione dell’autore sulla storia della fotografia, in particolare sul lavoro di Alfred Stieglitz.
Procedendo da destra e da sinistra, è la volta dell’opera Dispiegati (2013), due stampe su carta cotone, piegate come arditi, azzardati origami, appartenenti a una serie di fotografie, in questo caso di un celebre scatto di Pierre-Louise Pierson ritraente la Contessa di Castiglione. Scrive Cresci: “Il foglio di carta assume valenza materica, che non tradisce la fotografia ma certamente non appartiene ai suoi canoni: diventa volume, oggetto”.
Un percorso visivo fatto di fotografie che hanno come comun denominatore l’intensità dello sguardo, che attira e magnetizza quello dello spettatore: un invito quindi a riflettere sulla magia dell’incrocio di sguardi.
La riflessione sulla pratica del vedere, guardare e osservare si evidenzia in un’opera della serie Luce ridisegnata (2012) dedicata al gioco delle geometrie di cornici quadrate, ovali e rotonde che interagiscono con la luce, inseguendo un nitido desiderio di astrazione. Afferma Mario Cresci: “La luce emerge dal vincolo reale della cornice, che appare così ridisegnata da una incomprimibile luminosità interna”.
Su entrambi i lati dell’ingresso dello spazio espositivo sono disposti quattro lavori della serie Dentro le cose (2011), pensata per Palazzo dei Pio, a Carpi. Una serie che si focalizza sulle ampie finestre del palazzo emiliano, finestre schermate dalla luce proveniente dall’esterno tramite teli bianchi. La luce pare comparire per affioramento dalle tele, mosse come vessilli dall’artista per dinamizzare la staticità di una visione che senza quel gesto sarebbe stata condannata a un’inutile fissità.
Una piccola stanza laterale accoglie, presentandola da un punto di vista inedito, la serie di retri di tele lacerate esposte su cavalletti (2010). Un’attenzione già altre volte riservata dall’autore al tema del restauro delle opere. Torna ancora opportuna una riflessione sul titolo di questa mostra: esso esprime la possibilità di attraversare diverse dimensioni spazio-temporali e di individuare un comune denominatore che le coinvolga tutte.
A chiudere il percorso espositivo ci sarà un’opera della serie d’Aprés, ispirata al celebre autoritratto del 1524 del Parmigianino, che ritrae il pittore manierista riflesso da uno specchio convesso che ne deforma l’immagine. Cresci prende l’autoritratto e vi sovrapppone in trasparenza la fotografia di una parte del suo studio riflessa da uno specchio convesso. In un’ulteriore sovrapposizione, Cresci aggiunge figure geometriche sempre in trasparenza: un immaginario contenuto di segni, forme e colori che lo lega intimamente a questo capolavoro.
Artcurial è la più importante casa d’aste francese, leader di mercato grazie ai suoi risultati nella vendita di oggetti d’arte e da collezione e del settore lusso. Nella sua sede di Milano, Artcurial presenta mostre e organizza giornate di expertise, oltre a incontri e conferenze aperti al pubblico. Organizzata da Nicoletta Rusconi Art Projects,che realizza progetti indipendenti nel campo dell’arte contemporanea, la mostra raccoglie 17 opere composite di Mario Cresci appartenenti a diverse serie fotografiche. Autore eclettico, che spazia tra disegno, fotografia, video e installazioni, Cresci indaga il linguaggio visivo tramite una contrapposizione tra la fotografia e la verità del reale.
In mostra ci saranno diverse tipologie di opere, che coprono un vasto arco di tempo, dalla fine degli anni ’60 al 2015. Il filo conduttore che le pone in relazione diretta è soprattutto un “tempo altro”, il tempo dell’arte per citare lo stesso Mario Cresci: un tempo che le riguarda trasversalmente tutte. Soggetti /oggetti dei lavori esposti sono opere d’arte storiche, sia dipinti, sia fotografie, sia architetture di altri autori, appartenenti a epoche diverse, qui poste da Cresci in una condizione paritetica, di equivalenza, svelando così l’incipit del progetto espositivo.
Varcata la soglia, il visitatore si imbatte in Equivalents (2014): sei metri di sguardi, ovvero undici fotografie di undici ritratti, dipinti da altrettanti maestri. Ritratti che Cresci ha portato a una dimensione omogenea, ponendoli sullo stesso piano, virandoli tutti sui toni del blu e allineandoli sulle lettere, una per fotografia, che insieme compongono la scritta EQUIVALENTS. Si avverte in quest’opera una riflessione dell’autore sulla storia della fotografia, in particolare sul lavoro di Alfred Stieglitz.
Procedendo da destra e da sinistra, è la volta dell’opera Dispiegati (2013), due stampe su carta cotone, piegate come arditi, azzardati origami, appartenenti a una serie di fotografie, in questo caso di un celebre scatto di Pierre-Louise Pierson ritraente la Contessa di Castiglione. Scrive Cresci: “Il foglio di carta assume valenza materica, che non tradisce la fotografia ma certamente non appartiene ai suoi canoni: diventa volume, oggetto”.
Un percorso visivo fatto di fotografie che hanno come comun denominatore l’intensità dello sguardo, che attira e magnetizza quello dello spettatore: un invito quindi a riflettere sulla magia dell’incrocio di sguardi.
La riflessione sulla pratica del vedere, guardare e osservare si evidenzia in un’opera della serie Luce ridisegnata (2012) dedicata al gioco delle geometrie di cornici quadrate, ovali e rotonde che interagiscono con la luce, inseguendo un nitido desiderio di astrazione. Afferma Mario Cresci: “La luce emerge dal vincolo reale della cornice, che appare così ridisegnata da una incomprimibile luminosità interna”.
Su entrambi i lati dell’ingresso dello spazio espositivo sono disposti quattro lavori della serie Dentro le cose (2011), pensata per Palazzo dei Pio, a Carpi. Una serie che si focalizza sulle ampie finestre del palazzo emiliano, finestre schermate dalla luce proveniente dall’esterno tramite teli bianchi. La luce pare comparire per affioramento dalle tele, mosse come vessilli dall’artista per dinamizzare la staticità di una visione che senza quel gesto sarebbe stata condannata a un’inutile fissità.
Una piccola stanza laterale accoglie, presentandola da un punto di vista inedito, la serie di retri di tele lacerate esposte su cavalletti (2010). Un’attenzione già altre volte riservata dall’autore al tema del restauro delle opere. Torna ancora opportuna una riflessione sul titolo di questa mostra: esso esprime la possibilità di attraversare diverse dimensioni spazio-temporali e di individuare un comune denominatore che le coinvolga tutte.
A chiudere il percorso espositivo ci sarà un’opera della serie d’Aprés, ispirata al celebre autoritratto del 1524 del Parmigianino, che ritrae il pittore manierista riflesso da uno specchio convesso che ne deforma l’immagine. Cresci prende l’autoritratto e vi sovrapppone in trasparenza la fotografia di una parte del suo studio riflessa da uno specchio convesso. In un’ulteriore sovrapposizione, Cresci aggiunge figure geometriche sempre in trasparenza: un immaginario contenuto di segni, forme e colori che lo lega intimamente a questo capolavoro.
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