Morandi e la contemporaneità
Dal 13 Ottobre 2023 al 20 Dicembre 2023
Milano
Luogo: Palazzo Bagatti Valsecchi
Indirizzo: Via Santo Spirito 7
Orari: da martedì a sabato dalle 10 alle 19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 50306384
E-Mail info: milano@maurizionobile.com
Sito ufficiale: http://www.maurizionobile.com
La galleria d’arte Maurizio Nobile inaugura la sua stagione espositiva autunnale ospitando nella sua sede milanese di via Santo Spirito 7 (Sito Privato Bagatti Valsecchi), dal 13 ottobre al 20 dicembre 2023, la mostra Morandi e la contemporaneità.
Un legame – quello tra Giorgio Morandi e la contemporaneità – più volte affrontato nel corso del tempo, e che testimonia la continua – e mai sopita – attualità della poetica del grande Maestro bolognese. Poetica che si fonda sul silenzio e sul mistero inquieto che si nasconde dietro la realtà apparente. Del resto, “nulla è di più astratto del reale”, afferma Morandi, a testimonianza del suo intimo legame con la quotidianità dell’esistere, con l’intimo rapporto con le cose che lo circondano: un legame continuo sostenuto dal legame tra l’oggetto, protagonista della rappresentazione pittorica, e il soggetto che lo osserva. Con Morandi la rivelazione consiste nel fatto che la novità, la variabilità si inserisce nel contesto di una realtà quasi monocolore, in un digradare di sfumature, che si esercitano su un soggetto ridotto ai minimi termini, in una scena in cui non esiste un apparente racconto, in quel tempo immobile, che ci ha indotto a designare come nature morte tante opere dove l’assenza della natura organica è riscattata proprio dalla vita che fa lievitare oggetti altrimenti insensibili. Morandi, sotto l’apparente ripetitività di un discorso figurativo sempre uguale, ha affrontato per tutta la vita, il problema della redenzione della materia. Egli ha raggiunto la vetta della sua spiritualità essendo poeta della materia, addirittura riuscendo a far cantare la polvere. Non certo la polvere fisica, ma la polvere dell’anima. Una polvere intrinseca al colore, alla materia pittorica, come deposito del pensiero dell’artista per una lunga decantazione della memoria. Per una distanza dal presente e dagli stessi oggetti che egli ha avuto di fronte ogni giorno. Proprio qui risiede la ‘contemporaneità’ di Morandi: artista ‘a metà’ tra la pittura figurativa e quella materica.
Alla poetica del maestro bolognese si relazionano in mostra le opere di due artisti contemporanei: il pittore, Andrea Federici, e lo scultore del vetro, Joan Crous. Personalità diverse fra loro ma – a loro modo – in sintonia con quella di Morandi. Andrea Federici recupera da questi temi e soggetti, che incanala in un ‘mestiere’ artistico votato a una minuziosa attenzione nel descrivere la realtà. Eppure l’immagine o la vicenda da lui descritta vanno ben al di là dei confini cari al realismo tradizionale, in quanto tale realtà rappresentata scopre subito una fitta trama di risvolti più profondi.
Come nei sogni, allorché capita di vivere una vicenda con estrema precisione e di avere nello stesso tempo la lucida coscienza che si sta trattando appunto di un sogno, così nell’opera di Federici dimensione realistica e dimensione simbolica coesistono; la minuziosa insistenza al ‘vero’, mentre ci immerge in una precisa situazione, la esaspera, fa sì che essa ci appaia in una luce che le toglie credibilità nella dimensione del reale.
Joan Crous condivide con Morandi scelte a più livelli: una vita sull’Appennino bolognese e un interesse artistico per forme e colori del quotidiano. Se le tele di Morandi propongono una solida geometria fortemente semplificata, i volumi di Joan le riprendono con il passaggio del tempo, immortalandole ma nello stesso tempo riproducendone la fragilità. Nei suoi ‘omaggi a Morandi’ e nelle sue ‘Cenae’ il presente – ciò che di più quotidiano e consueto avviene nella nostra vita – diventa avvenimento. Obiettivo reso possibile grazie al fatto artistico che, con un processo di fossilizzazione, trasforma l’accaduto in passato. L’opera diventa pertanto immagine di un accadimento trascorso che ci invita al ricordo, attraverso fragili tracce consumate dal tempo. Ricordo che entra nell’eternità.
Andrea Federici nasce a Casalmaggiore (Cremona) nel 1957. Compie i primi studi artistici a Parma per poi diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nella sua carriera sperimenta diversi linguaggi pittorici, da principio occupandosi di fotografia artistica, che abbandona in seguito a favore della pittura. Approfondisce dapprima le tecniche della pittura antica con le quali realizza un ciclo di opere di ispirazione mistico-religiosa. In seguito abbraccia tecniche più moderne, che lo portano a una pittura dalla resa più spontanea e vibrante. Negli ultimi anni la sua opera gioca sul rapporto tra passato e presente, tra realtà e immagini interiori.
Vive e lavora a Casalmaggiore
Di origine catalana, Joan Crous vive e lavora da oltre venticinque anni a Bologna. È laureato in Storia e frequenta l’Accademia d’Arte Massana a Barcellona. Si specializza nel campo del vetro visitando realtà internazionali (Strasburgo, Praga, Montreal, Stati Uniti) e approfondendo tecniche diverse, tra cui conservazione e restauro. Il momento fondamentale della sua carriera artistica si ha nel 1994 quando mette a punto una tecnica di lavorazione del vetro del tutto personale. L’innovazione tecnica si sposa perfettamente a un concetto di fragilità dell’operare umano e di fugacità temporale.
Realizza diversi progetti, esposti in varie parti del mondo. Oltre alla serie “Omaggio a Morandi”, di enorme importanza riveste il progetto “Cenae”, iniziato nel 1996, inteso come testimonianza poetica del momento conviviale del pasto. Molte di queste opere sono presenti presso fondazioni, istituti e collezioni private. Dal 1999 fonda, insieme alla moglie Giovanna Bubbico, la cooperativa sociale ETA BETA che si occupa di interventi socio riabilitativi attraverso l’arte e l’artigianato.
Vernissage: 12 ottobre dalle ore 18 alle ore 21
All’evento saranno presenti gli artisti contemporanei
Un legame – quello tra Giorgio Morandi e la contemporaneità – più volte affrontato nel corso del tempo, e che testimonia la continua – e mai sopita – attualità della poetica del grande Maestro bolognese. Poetica che si fonda sul silenzio e sul mistero inquieto che si nasconde dietro la realtà apparente. Del resto, “nulla è di più astratto del reale”, afferma Morandi, a testimonianza del suo intimo legame con la quotidianità dell’esistere, con l’intimo rapporto con le cose che lo circondano: un legame continuo sostenuto dal legame tra l’oggetto, protagonista della rappresentazione pittorica, e il soggetto che lo osserva. Con Morandi la rivelazione consiste nel fatto che la novità, la variabilità si inserisce nel contesto di una realtà quasi monocolore, in un digradare di sfumature, che si esercitano su un soggetto ridotto ai minimi termini, in una scena in cui non esiste un apparente racconto, in quel tempo immobile, che ci ha indotto a designare come nature morte tante opere dove l’assenza della natura organica è riscattata proprio dalla vita che fa lievitare oggetti altrimenti insensibili. Morandi, sotto l’apparente ripetitività di un discorso figurativo sempre uguale, ha affrontato per tutta la vita, il problema della redenzione della materia. Egli ha raggiunto la vetta della sua spiritualità essendo poeta della materia, addirittura riuscendo a far cantare la polvere. Non certo la polvere fisica, ma la polvere dell’anima. Una polvere intrinseca al colore, alla materia pittorica, come deposito del pensiero dell’artista per una lunga decantazione della memoria. Per una distanza dal presente e dagli stessi oggetti che egli ha avuto di fronte ogni giorno. Proprio qui risiede la ‘contemporaneità’ di Morandi: artista ‘a metà’ tra la pittura figurativa e quella materica.
Alla poetica del maestro bolognese si relazionano in mostra le opere di due artisti contemporanei: il pittore, Andrea Federici, e lo scultore del vetro, Joan Crous. Personalità diverse fra loro ma – a loro modo – in sintonia con quella di Morandi. Andrea Federici recupera da questi temi e soggetti, che incanala in un ‘mestiere’ artistico votato a una minuziosa attenzione nel descrivere la realtà. Eppure l’immagine o la vicenda da lui descritta vanno ben al di là dei confini cari al realismo tradizionale, in quanto tale realtà rappresentata scopre subito una fitta trama di risvolti più profondi.
Come nei sogni, allorché capita di vivere una vicenda con estrema precisione e di avere nello stesso tempo la lucida coscienza che si sta trattando appunto di un sogno, così nell’opera di Federici dimensione realistica e dimensione simbolica coesistono; la minuziosa insistenza al ‘vero’, mentre ci immerge in una precisa situazione, la esaspera, fa sì che essa ci appaia in una luce che le toglie credibilità nella dimensione del reale.
Joan Crous condivide con Morandi scelte a più livelli: una vita sull’Appennino bolognese e un interesse artistico per forme e colori del quotidiano. Se le tele di Morandi propongono una solida geometria fortemente semplificata, i volumi di Joan le riprendono con il passaggio del tempo, immortalandole ma nello stesso tempo riproducendone la fragilità. Nei suoi ‘omaggi a Morandi’ e nelle sue ‘Cenae’ il presente – ciò che di più quotidiano e consueto avviene nella nostra vita – diventa avvenimento. Obiettivo reso possibile grazie al fatto artistico che, con un processo di fossilizzazione, trasforma l’accaduto in passato. L’opera diventa pertanto immagine di un accadimento trascorso che ci invita al ricordo, attraverso fragili tracce consumate dal tempo. Ricordo che entra nell’eternità.
Andrea Federici nasce a Casalmaggiore (Cremona) nel 1957. Compie i primi studi artistici a Parma per poi diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nella sua carriera sperimenta diversi linguaggi pittorici, da principio occupandosi di fotografia artistica, che abbandona in seguito a favore della pittura. Approfondisce dapprima le tecniche della pittura antica con le quali realizza un ciclo di opere di ispirazione mistico-religiosa. In seguito abbraccia tecniche più moderne, che lo portano a una pittura dalla resa più spontanea e vibrante. Negli ultimi anni la sua opera gioca sul rapporto tra passato e presente, tra realtà e immagini interiori.
Vive e lavora a Casalmaggiore
Di origine catalana, Joan Crous vive e lavora da oltre venticinque anni a Bologna. È laureato in Storia e frequenta l’Accademia d’Arte Massana a Barcellona. Si specializza nel campo del vetro visitando realtà internazionali (Strasburgo, Praga, Montreal, Stati Uniti) e approfondendo tecniche diverse, tra cui conservazione e restauro. Il momento fondamentale della sua carriera artistica si ha nel 1994 quando mette a punto una tecnica di lavorazione del vetro del tutto personale. L’innovazione tecnica si sposa perfettamente a un concetto di fragilità dell’operare umano e di fugacità temporale.
Realizza diversi progetti, esposti in varie parti del mondo. Oltre alla serie “Omaggio a Morandi”, di enorme importanza riveste il progetto “Cenae”, iniziato nel 1996, inteso come testimonianza poetica del momento conviviale del pasto. Molte di queste opere sono presenti presso fondazioni, istituti e collezioni private. Dal 1999 fonda, insieme alla moglie Giovanna Bubbico, la cooperativa sociale ETA BETA che si occupa di interventi socio riabilitativi attraverso l’arte e l’artigianato.
Vernissage: 12 ottobre dalle ore 18 alle ore 21
All’evento saranno presenti gli artisti contemporanei
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