Remo Bianco. Le impronte della memorie

Remo Bianco. Le impronte della memorie

 

Dal 05 Luglio 2019 al 06 Ottobre 2019

Milano

Luogo: Museo del Novecento

Indirizzo: piazza Duomo 8

Orari: 9.30-19.30; lunedì 14.30-19.30; giovedì e sabato 9.30-22.30. Ultimo ingresso consentito un'ora prima della chiusura del museo

Enti promotori:

  • Comune di Milano

Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8 / € 5. Gratuito Ragazzi fino ai 12 anni compiuti Insegnanti accompagnatori (fino a un massimo di 4 per classe) Scolaresche accompagnate dall'insegnante fino al II grado Portatori di handicap e un accompagnatore Possessori di Abbonamento Musei Lombardia e Coupon Esselunga Giornalisti con permesso della Direzione del Museo Guide e interpreti accompagnatori di gruppi Membri ICOM

Telefono per informazioni: +39 02 884 440 61

E-Mail info: c.museo900@comune.milano.it

Sito ufficiale: http://www.museodelnovecento.org



Il Museo del Novecento continua l’attività di ricerca sulla Seconda metà del Novecento attraverso la presentazione di alcuni dei suoi protagonisti, con un’attenzione a coloro che hanno lavorato, con felici esiti sperimentali, nel territorio milanese. Remo Bianco. Le impronte della memorie, a cura di Lorella Giudici con la collaborazione della Fondazione Remo Bianco, presenta oltre 80 opere dell’artista, ripercorrendo le fasi della sua ricerca e rappresentandone i percorsi di vita e di lavoro, intrecciati in un flusso di straordinaria energia creativa. Nella Milano del boom economico il giovane Remo Bianco conosce e frequenta il grande pittore Filippo de Pisis e il suo entourage. La sua sarà una vita da “ricercatore solitario”, come si era autodefinito, sempre pronto a sperimentare idee nuove, frutto della sua fervida fantasia. Questa capacità di inventare e seguire percorsi nuovi l’hanno reso un artista molto peculiare per quei tempi, propositore di prospettive nuove, con un approccio divertito e sempre attento ai materiali e alle intuizioni espressive. In mostra sono esposte tutte le tipologie di opere prodotte nell’arco di un quarantennio: dalle prime Impronte, calchi in gesso, cartone pressato o gomma ricavate dai segni lasciati, da un’automobile sull’asfalto, o da tracce di oggetti comuni, giocattoli o attrezzi ai Sacchettini - Testimonianze, realizzati assemblando oggetti di poco valore - monete, conchiglie, piccoli giocattoli, frammenti - in sacchetti di plastica fissati su legno in una disposizione regolare e appesi come un quadro tradizionale. Dalle opere tridimensionali – i 3D - in materiale plastico trasparente o vetro e poi su legno, lamiera e plexiglas colorato, dove l’immagine è la combinazione di figure poste in successione su piani differenti, che ne esaltano la profondità alla serie dei Collages, con un effetto combinatorio di immagini, realizzate con la tecnica del dripping su un unico piano, di tela, carta o stoffa alle opere di “Arte sovrastrutturale” che, con un atto di “appropriazione artistica” di oggetti, cose e persone, esprimono l’esigenza di fissare nella memoria in modo indelebile ricordi e realtà alle Sculture neve, teatrini poetici i cui protagonisti sono oggetti comuni tratti dal mondo dell’infanzia, della natura o della vita quotidiana ricoperti di neve artificiale e disposti in teche trasparenti che trasportano lo spettatore in una dimensione incantata e senza tempo. Sino ai Quadri parlanti, esposti per la prima volta nel 1974, tele in alcuni casi non lavorate in cotone bianco o nero, in altre impressionate con fotografie, sul cui retro sono posizionati degli amplificatori che, all’avvicinarsi dello spettatore, si attivano emettendo suoni o frasi registrate dall’artista. Il più noto è “Scusi signore…” dove Bianco si auto-ritrae con il dito puntato, immagine già utilizzata nel 1965 quando, in occasione di una personale alla Galleria del Naviglio, la foto compariva su tutti i tram milanesi a coinvolgere l’intera comunità. 
L’esposizione al Museo del Novecento ripercorre il ricco e sorprendente percorso di Remo Bianco esplorando proprio il tema della memoria, attraverso le sue opere e tramite una esaustiva documentazione d’archivio: cataloghi, manifesti, articoli e fotografie d’epoca. Il catalogo della mostra, edito da Silvana, è corredato dai testi di Lorella Giudici ed Elisa Camesasca, dagli apparati a cura di Gabriella Passerini e Alberto Vincenzoni e riporta un’interessante intervista a Marina Abramović del 2012, riguardo al lavoro di Remo Bianco, conosciuto nel 1977.

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