Salvator Mundi, adesso o mai più

Salvator Mundi

 

Dal 17 Giugno 2021 al 18 Luglio 2021

Milano

Luogo: Dream Factory - Laboratorio di arte contemporanea / Chiesa di Santa Maria Incoronata

Indirizzo: Corso Garibaldi 117/116

Orari: su appuntamento

Telefono per informazioni: +39 02.35987353

E-Mail info: dreamfactory@dreamfactory.it


Il mondo intero sta uscendo a fatica da una grave crisi non solo sanitaria ed economica ma anche di valori. Vogliamo dunque simboleggiare la rinascita di Milano con una ripartenza dal profondo significato spirituale, universale e di speranza attraverso l’esposizione di due straordinarie opere raffiguranti il Salvator Mundi.
Il dipinto originale è un olio su tavola (65,6×45,4 cm) attribuito a Leonardo da Vinci, databile intorno al 1500, realizzato dal Maestro per un cliente privato prima di fuggire dalla città di Milano a causa della caduta degli Sforza. L’opera è stata resa nota al grande pubblico solo di recente, nel 2011, in occasione della mostra alla National Gallery di Londra "Leonardo da Vinci: Painter at the Court of Milan" in cui è stato presentato dopo il restauro da parte di Dianne Dwyer Modestini. Si tratta di un’opera molto controversa di cui sono state realizzate nel tempo svariate copie e di cui l’unica versione vista in Italia è quella di Antonello da Messina.

Dream Factory dedica un evento a questo soggetto dalla straordinaria potenza iconografica presentando due copie, di epoche diverse, del celeberrimo tanto controverso dipinto Leonardesco. All’interno dei suoi spazi di Corso Garibaldi 117, verrà esposta una copia del Salvator Mundi realizzata nel 2017 su di una tavola del 1920, mentre un’altra sarà installata all’interno della chiesa di Santa Maria Incoronata al civico 116 della medesima strada. In questo caso si tratta di una copia realizzata su una tavola del 1400 di misura 50x85 cm che presenta alcune differenze dal quadro originale poiché reca la scritta Salvator Mundi sulla parte alta del dipinto. La dovizia tecnica e meticolosa con la quale sono state realizzate queste copie è tale da avere reso lo sguardo del Cristo particolarmente intenso ed espressivo sottolineando il significato salvifico di questa iconografia.
Nell’odierna difficile congiuntura storica, tale capolavoro, record assoluto d’incasso per un’opera acquistata da un privato alla straordinaria cifra di 450 milioni di dollari, assume un rinnovato significato. Il Salvator Mundi appare trionfante, presente, vitale nonostante la posa statica. Un Cristo giovane, dagli occhi nocciola e i capelli lunghi, che guarda fermo verso lo spettatore catturandone totalmente l’attenzione mentre compie un doppio gesto: con la mano destra, così perfettamente naturale tanto da sembrare davvero innalzarsi davanti ai nostri occhi, è intento ad impartire una benedizione mentre con l’altra sostiene un globo di cristallo trasparente, forse un particolare strumento ottico dell’epoca, che simboleggia l’universalità del potere di Dio.
Stiamo vivendo il momento dell’agognata ripartenza e la forza simbolica del potere di salvazione del Cristo, così magistralmente raffigurato, esprime tutta la sua valenza. Un’opera dall’attribuzione controversa, forse Leonardo ne aveva affidato il completamento agli allievi di bottega, e tutta la storia di questo quadro è un intrecciarsi di rimandi tra copie, sparizioni e riapparizioni in diverse parti del mondo.
Ruolo centrale hanno avuto i restauri, la pulitura dai baffi e degli interventi indotti dalla controriforma, ne hanno svelato un’imprevista ulteriore bellezza. Un capolavoro nascosto che si è “riattivato”, dopo centinaia di anni, una sorta di resurrezione del Salvatore del mondo che ancora una volta ci porge la sua benevolenza.

Per la Chiesa, l’icona è un sacramentale che evoca una presenza divina. Questo concetto equivale a dire che Dio è presente in ogni luogo ed è possibile incontrarlo ovunque come ci mostra lo stupendo sguardo dei due dipinti esposti. Il Salvator Mundi, in tutte le sue molteplici versioni, copie, e riproduzioni oltre ad essere un’immagine è anche un luogo dell’incontro con Dio, come il tempio. L’icona, dunque, più che un simbolo, è un’architettura, un luogo da abitare con la nostra presenza.
La grandezza di questo capolavoro è nel mito che la sua storia, intrecciata a quella del suo autore, ha sedimentato nel tempo. Il significato e il potere che noi investiamo nel quadro, nella copia originale o nelle versioni successive si interfaccia con il mistero di quello che l’autore aveva realmente voluto esprimere.

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