Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato
Dal 27 Gennaio 2024 al 01 Maggio 2024
Carpi | Modena
Luogo: Museo Monumento al Deportato politico e razziale - Palazzo dei Pio
Indirizzo: Piazza Martiri 68
Curatori: Ada Patrizia Fiorillo e Lorenza Roversi
Telefono per informazioni: +39 059 649955
Sito ufficiale: http://palazzodeipio.it
Sabato 27 gennaio 2024, proprio nel Giorno della Memoria che commemora le vittime dell'Olocausto, al Museo Monumento al deportato politico e razziale, al primo piano di Palazzo dei Pio, a Carpi (MO) s’inaugura una mostra che presenta una serie di autori, da Picasso a Carrà, da Manzù a Vedova, da Guttuso a Cagli che, con i loro lavori hanno scelto di risvegliare le coscienze umane di fronte alla sconsiderata follia dei campi di sterminio.
Si tratta di una iniziativa che vuole portare ancora una volta all’attenzione collettiva la tragica storia della segregazione razziale in Italia, di cui Carpi è stata testimone. A pochi chilometri dal centro cittadino infatti, in località Fossoli, sorgeva il campo di concentramento per ebrei, voluto dalla Repubblica Sociale Italiana, successivamente trasformato in campo poliziesco e di transito, utilizzato dalle SS come anticamera dei lager nazisti.
L’esposizione, dal titolo Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato, curata da Ada Patrizia Fiorillo e Lorenza Roversi, allestita fino al 1° maggio 2024, si apre con i bozzetti originali di artisti quali Renato Guttuso e Corrado Cagli che, attraverso segni e graffiti sulle pareti, hanno prestato la propria opera nella costituzione del Museo del Deportato, concepito negli anni Sessanta su progetto dello studio di architetti milanesi BBPR su iniziativa dell’Amministrazione comunale.
A questi si aggiungono le opere di Pablo Picasso e di altri pittori e scultori quali Mirko Basaldella, Giacomo Manzù, Emilio Vedova che, durante il secondo conflitto mondiale o negli anni successivi alla sua fine, hanno sentito forte il richiamo dell’‘esserci’ come scelta civile, convinti che l’arte quale espressione di un linguaggio universale potesse e dovesse intervenire a sollecitare i “sensi capaci dell’uomo”.
Una seconda sezione della mostra sarà dedicata ai disegni di Aldo Carpi, di proprietà dei Musei di Carpi, realizzati in gran parte durante la sua prigionia a Mauthausen e Gusen.
In questo importantissimo corpus grafico di 150 pezzi, Aldo Carpi descrive una lenta e implacabile discesa nell’inferno, dal quale riesce a sopravvivere grazie al suo talento artistico, presto riconosciuto dalle alte gerarchie naziste. Dipinge molti quadri per i tedeschi, principalmente paesaggi e ritratti, a cui alterna le immagini di un quotidiano devastante, documentando la vita del lager per lo più a matita su fogli di spartito o su quelli recuperati nell’infermeria: i compagni, l’indicibile sofferenza del muselmann, il prigioniero già in fase di pre-agonia, qualche esterno e anche ‘lampi’ di normalità e speranza.
Si tratta di una iniziativa che vuole portare ancora una volta all’attenzione collettiva la tragica storia della segregazione razziale in Italia, di cui Carpi è stata testimone. A pochi chilometri dal centro cittadino infatti, in località Fossoli, sorgeva il campo di concentramento per ebrei, voluto dalla Repubblica Sociale Italiana, successivamente trasformato in campo poliziesco e di transito, utilizzato dalle SS come anticamera dei lager nazisti.
L’esposizione, dal titolo Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato, curata da Ada Patrizia Fiorillo e Lorenza Roversi, allestita fino al 1° maggio 2024, si apre con i bozzetti originali di artisti quali Renato Guttuso e Corrado Cagli che, attraverso segni e graffiti sulle pareti, hanno prestato la propria opera nella costituzione del Museo del Deportato, concepito negli anni Sessanta su progetto dello studio di architetti milanesi BBPR su iniziativa dell’Amministrazione comunale.
A questi si aggiungono le opere di Pablo Picasso e di altri pittori e scultori quali Mirko Basaldella, Giacomo Manzù, Emilio Vedova che, durante il secondo conflitto mondiale o negli anni successivi alla sua fine, hanno sentito forte il richiamo dell’‘esserci’ come scelta civile, convinti che l’arte quale espressione di un linguaggio universale potesse e dovesse intervenire a sollecitare i “sensi capaci dell’uomo”.
Una seconda sezione della mostra sarà dedicata ai disegni di Aldo Carpi, di proprietà dei Musei di Carpi, realizzati in gran parte durante la sua prigionia a Mauthausen e Gusen.
In questo importantissimo corpus grafico di 150 pezzi, Aldo Carpi descrive una lenta e implacabile discesa nell’inferno, dal quale riesce a sopravvivere grazie al suo talento artistico, presto riconosciuto dalle alte gerarchie naziste. Dipinge molti quadri per i tedeschi, principalmente paesaggi e ritratti, a cui alterna le immagini di un quotidiano devastante, documentando la vita del lager per lo più a matita su fogli di spartito o su quelli recuperati nell’infermeria: i compagni, l’indicibile sofferenza del muselmann, il prigioniero già in fase di pre-agonia, qualche esterno e anche ‘lampi’ di normalità e speranza.
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