Andrea Fogli. Diario delle 365 Figure (16.10.19 – 30.7.22)
Dal 18 Marzo 2023 al 19 Giugno 2023
Napoli
Luogo: Museo Duca di Martina
Indirizzo: Via Domenico Cimarosa 77
Curatori: Marta Ragozzino
Enti promotori:
- MiC - Direzione regionale Musei Campania
Sabato 18 marzo 2023 alle 11.00 la Direzione regionale Musei Campania inaugura al Museo Duca di Martina la mostra di arte contemporanea “Diario delle 365 Figure” di Andrea Fogli, a cura di Marta Ragozzino.
Il percorso espositivo della mostra, composto per lo più da piccole sculture in terracotta (ma anche da disegni e piccoli dipinti su cartoline), si snoderà nelle sale del piano terra del Museo, all’interno delle teche esistenti, in ideale dialogo con i gli oggetti della collezione del Duca di Martina presenti nelle vetrine. Seguendo la sua poetica, sempre delicata e concettuale, leggera ma incisiva, l’artista ha immaginato una installazione non invasiva, che invita lo spettatore a “leggere” tra le righe e cogliere i rimandi tra le creazioni contemporanee e le meravigliose ceramiche di altri tempi che il Museo custodisce con dedizione.
Un dialogo che si estende anche al parco monumentale della Villa Floridiana, che ospita il Museo, legandosi strettamente con il tema del paesaggio e della natura: in mostra ci saranno, infatti, i disegni dell’Erbario Planetario, realizzati dall’artista nel parco insieme a giovani studenti napoletani in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio il 14 marzo, alcune cartoline di paesaggio ridipinte ma anche le terrecotte delle “figure silvane”, realizzate dall’artista nel suo studio all’aperto, circondato da boschi e animali selvatici nella campagna umbra.
Il centro dell’esposizione è dedicato al “Diario delle 365 Figure”, un ciclo composto da 365 piccole sculture in terracotta (e in argilla cruda), realizzato tra il 16 ottobre del 2019 e il 31 luglio 2022, periodo nel quale sono stati realizzati anche i disegni dell’Erbario e le cartoline del “Voyage au centre du Monde”, presenti in mostra. Questo arco di tempo coincide esattamente, nella nostra memoria ancora vivida, con il periodo dell’emergenza Covid, e sarà quindi possibile per il visitatore ripercorrere attraverso gli occhi di un artista questa inedita e drammatica esperienza collettiva, che ha segnato profondamente ciascuno di noi.
Il percorso parte dalle prime 141 sculture policrome del ciclo, realizzate tra l’ottobre 2019 e febbraio 2020, un “assembramento” animato e polimorfo di figure che ricorda quelle di un presepe, ma anche le piccole arcaiche sculture in terracotta greche ed etrusche o di provenienza estremo-orientale. Il Diario si sarebbe svolto coerentemente su questa linea se non ci fosse stata la pandemia: ma lo stato d’animo che ha dato vita a queste prime sculture, rivela Fogli, è irrimediabilmente perso, e nulla tornerà come prima. Ciascuno potrà riflettersi in queste considerazioni, secondo la propria esperienza e il proprio sentire.
Il primo smarrimento collegato al sorgere dell’emergenza Covid è testimoniato dal secondo gruppo di sculture, realizzate tra marzo e maggio 2020, incolori e quasi inanimate, con titoli come “Non sento”, “Non vedo”, “Non parlo” o “Figura d’appestato con campanello”.
Da giugno 2020 alla fine dell’estate del 2021, nella terza sezione del Diario, le figure diventano “Figure senza nome”, perdono il loro pur tenue cromatismo e ora sono bianche, senza nome-titolo, oltre a non aver più segnato, a differenza di quelle precedenti, il giorno in cui sono apparse, il loro ‘giorno natale’. Sono così sembianze, fantasmi, più che individuate figure, con l’aspetto umano che emerge a fatica, come nei “Prigioni” di Michelangelo, dalla materia informe dell’argilla.
Il Diario si conclude con due diversi gruppi di opere realizzate nell’eremo campestre e silvestre dove dall’estate del 2021 si è trasferito l’artista. La quarta sezione del Diario è costituita da un ciclo di 59 “Dormienti” in terra cruda (ottobre 2021/marzo 2022), piccole sculture sferiformi in cui si possono intravedere volti, create assemblando quasi alla cieca frammenti d’argilla rimasti sul tavolo di lavoro.
La quinta e ultima sezione del Diario è formata dalle “Figure silvane” (15.7.21/30.7.22) in cui riappaiono il colore, il titolo-nome e la data che caratterizzava le prime due sezioni del ciclo. Queste sculture sono state ispirate dal nuovo contesto naturale in cui sono state realizzate e, a differenza delle prime che – seppure in “assembramento” – sono quasi tutte figure solitarie, queste ultime sono sculture in cui appaiono quasi sempre in relazione due esseri, per lo più un essere umano e uno animale, ma anche due esseri umani.
Se il percorso del Diario ci porta, quindi, verso una rinascita che riscopre la dimensione naturale, oltre al recupero della dimensione mitica e del gioco e di quell’incantamento e tenerezza che caratterizzava le sculture realizzate prima dell’insorgere della pandemia, lo scenario silvestre di Villa Floridiana e la grazia favolosa presente in molte ceramiche delle collezioni del Museo rappresentano il luogo ideale per la presentazione di questo intimo e prezioso ciclo di opere di Andrea Fogli.
Il Museo Duca di Martina torna oggi ad ospitare una mostra che rimette in gioco, con linguaggi nuovi, l’essenza dei luoghi e l’umanità delle persone che li vivono, li custodiscono e li interpretano ogni giorno, in un dialogo rinnovato con la comunità territoriale, gli amici del Museo, i visitatori che lo attraversano.
Un’esposizione (oltre al laboratorio del 14 marzo) che vuole dare seguito al progetto di far dialogare i più noti artisti che lavorano la terracotta e la ceramica con le collezioni del museo proprio dedicato a tali raccolte e, insieme, ridare slancio al parco della Floridiana. Ad incominciare, richiamando un’attenzione al contemporaneo che già in passato ha caratterizzato l’azione del Museo, da un autore stimato e sostenuto da una delle personalità più significative del mondo artistico napoletano (e internazionale), ossia Graziella Lonardi Buontempo, che nel 2006 ha pubblicato il suo “Diario delle Ombre” in occasione della personale di Fogli curata da Jan Hoet al MARTA di Herford, un ciclo di 365 disegni speculare alle sculture del “Diario delle 365 figure”, che dal 18 marzo arricchirà con il suo popolo di piccole figure, presenze delicate in grado di stimolare profonde riflessioni in ciascun di noi, il percorso espositivo del Museo Duca di Martina.
Andrea Fogli è nato a Roma il 25 dicembre 1959 e, dopo studi classici, nel 1983 si è laureato in Filosofia all'Università "La Sapienza" di Roma. Sue mostre personali sono state allestite in vari musei italiani e europei: Galleria d'Arte Moderna di Bologna (2002) e Rupertinum - Museum Moderner Kunst di Salisburgo (2000), entrambe a cura di Peter Weiermair; MARTA Museum di Herford in Germania (2006), a cura di Jan Hoet e in collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte; Casino dei Principi, Musei di Villa Torlonia a Roma (2013), a cura di Claudia Terenzi; Museo Lanfranchi - Chiesa del Carmine, Matera (2018), a cura di Marta Ragozzino; Casa delle Letterature, Roma (2018); Museo d’arte contemporanea, Lissone (2019), a cura di Alberto Zanchetta.
Tra le principali mostre collettive degli ultimi 10 anni ricordiamo Eretici. Arte e vita, MART, Rovereto (2022/23), a cura di D. Isaia; Disturbing Narrativies, Parkview Museum, Singapore (2019-2020), a cura di L. Hegyi; Intriguing Uncertainties, Parkview Museum, Singapore - Pechino (2018-2019), a cura di L. Hegyi; Intrigantes Incertitudes, Musée d'Art Moderne, Saint-Etienne (2016), a cura di L. Hegyi; The drawing room, Ursula Blickle Stiftung, Kraichtal / Galerie in Taxispalais, Innsbruck (2013/14), a cura di P. Weiermair; Middle Gate Geel ‘13, Geel (2013/2014), curata da J. Hoet; Ritratto di una città. Arte a Roma 1960-2001, MACRO, Roma (2013); Visions, MARTA, Herford (2013); Hareng Saur - James Ensor and the contemporary art, SMAK e MSK, Gent (2010/2011); Unsichtabar Schatten, MARTA, Herford (2010); Fragile, Musée d'Art Moderne, Saint-Etienne / Daejon Museum of Art, Korea (2009-10), curata da L. Hegyi.
Le sue opere sono presenti nelle Collezioni della Galleria d'Arte Moderna di Bologna, del MART di Trento e Rovereto, del MACRO di Roma, del MARTA di Herford, della Ursula Blickle Stiftung di Kraichtal e della Galleria Civica di Modena.
Il percorso espositivo della mostra, composto per lo più da piccole sculture in terracotta (ma anche da disegni e piccoli dipinti su cartoline), si snoderà nelle sale del piano terra del Museo, all’interno delle teche esistenti, in ideale dialogo con i gli oggetti della collezione del Duca di Martina presenti nelle vetrine. Seguendo la sua poetica, sempre delicata e concettuale, leggera ma incisiva, l’artista ha immaginato una installazione non invasiva, che invita lo spettatore a “leggere” tra le righe e cogliere i rimandi tra le creazioni contemporanee e le meravigliose ceramiche di altri tempi che il Museo custodisce con dedizione.
Un dialogo che si estende anche al parco monumentale della Villa Floridiana, che ospita il Museo, legandosi strettamente con il tema del paesaggio e della natura: in mostra ci saranno, infatti, i disegni dell’Erbario Planetario, realizzati dall’artista nel parco insieme a giovani studenti napoletani in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio il 14 marzo, alcune cartoline di paesaggio ridipinte ma anche le terrecotte delle “figure silvane”, realizzate dall’artista nel suo studio all’aperto, circondato da boschi e animali selvatici nella campagna umbra.
Il centro dell’esposizione è dedicato al “Diario delle 365 Figure”, un ciclo composto da 365 piccole sculture in terracotta (e in argilla cruda), realizzato tra il 16 ottobre del 2019 e il 31 luglio 2022, periodo nel quale sono stati realizzati anche i disegni dell’Erbario e le cartoline del “Voyage au centre du Monde”, presenti in mostra. Questo arco di tempo coincide esattamente, nella nostra memoria ancora vivida, con il periodo dell’emergenza Covid, e sarà quindi possibile per il visitatore ripercorrere attraverso gli occhi di un artista questa inedita e drammatica esperienza collettiva, che ha segnato profondamente ciascuno di noi.
Il percorso parte dalle prime 141 sculture policrome del ciclo, realizzate tra l’ottobre 2019 e febbraio 2020, un “assembramento” animato e polimorfo di figure che ricorda quelle di un presepe, ma anche le piccole arcaiche sculture in terracotta greche ed etrusche o di provenienza estremo-orientale. Il Diario si sarebbe svolto coerentemente su questa linea se non ci fosse stata la pandemia: ma lo stato d’animo che ha dato vita a queste prime sculture, rivela Fogli, è irrimediabilmente perso, e nulla tornerà come prima. Ciascuno potrà riflettersi in queste considerazioni, secondo la propria esperienza e il proprio sentire.
Il primo smarrimento collegato al sorgere dell’emergenza Covid è testimoniato dal secondo gruppo di sculture, realizzate tra marzo e maggio 2020, incolori e quasi inanimate, con titoli come “Non sento”, “Non vedo”, “Non parlo” o “Figura d’appestato con campanello”.
Da giugno 2020 alla fine dell’estate del 2021, nella terza sezione del Diario, le figure diventano “Figure senza nome”, perdono il loro pur tenue cromatismo e ora sono bianche, senza nome-titolo, oltre a non aver più segnato, a differenza di quelle precedenti, il giorno in cui sono apparse, il loro ‘giorno natale’. Sono così sembianze, fantasmi, più che individuate figure, con l’aspetto umano che emerge a fatica, come nei “Prigioni” di Michelangelo, dalla materia informe dell’argilla.
Il Diario si conclude con due diversi gruppi di opere realizzate nell’eremo campestre e silvestre dove dall’estate del 2021 si è trasferito l’artista. La quarta sezione del Diario è costituita da un ciclo di 59 “Dormienti” in terra cruda (ottobre 2021/marzo 2022), piccole sculture sferiformi in cui si possono intravedere volti, create assemblando quasi alla cieca frammenti d’argilla rimasti sul tavolo di lavoro.
La quinta e ultima sezione del Diario è formata dalle “Figure silvane” (15.7.21/30.7.22) in cui riappaiono il colore, il titolo-nome e la data che caratterizzava le prime due sezioni del ciclo. Queste sculture sono state ispirate dal nuovo contesto naturale in cui sono state realizzate e, a differenza delle prime che – seppure in “assembramento” – sono quasi tutte figure solitarie, queste ultime sono sculture in cui appaiono quasi sempre in relazione due esseri, per lo più un essere umano e uno animale, ma anche due esseri umani.
Se il percorso del Diario ci porta, quindi, verso una rinascita che riscopre la dimensione naturale, oltre al recupero della dimensione mitica e del gioco e di quell’incantamento e tenerezza che caratterizzava le sculture realizzate prima dell’insorgere della pandemia, lo scenario silvestre di Villa Floridiana e la grazia favolosa presente in molte ceramiche delle collezioni del Museo rappresentano il luogo ideale per la presentazione di questo intimo e prezioso ciclo di opere di Andrea Fogli.
Il Museo Duca di Martina torna oggi ad ospitare una mostra che rimette in gioco, con linguaggi nuovi, l’essenza dei luoghi e l’umanità delle persone che li vivono, li custodiscono e li interpretano ogni giorno, in un dialogo rinnovato con la comunità territoriale, gli amici del Museo, i visitatori che lo attraversano.
Un’esposizione (oltre al laboratorio del 14 marzo) che vuole dare seguito al progetto di far dialogare i più noti artisti che lavorano la terracotta e la ceramica con le collezioni del museo proprio dedicato a tali raccolte e, insieme, ridare slancio al parco della Floridiana. Ad incominciare, richiamando un’attenzione al contemporaneo che già in passato ha caratterizzato l’azione del Museo, da un autore stimato e sostenuto da una delle personalità più significative del mondo artistico napoletano (e internazionale), ossia Graziella Lonardi Buontempo, che nel 2006 ha pubblicato il suo “Diario delle Ombre” in occasione della personale di Fogli curata da Jan Hoet al MARTA di Herford, un ciclo di 365 disegni speculare alle sculture del “Diario delle 365 figure”, che dal 18 marzo arricchirà con il suo popolo di piccole figure, presenze delicate in grado di stimolare profonde riflessioni in ciascun di noi, il percorso espositivo del Museo Duca di Martina.
Andrea Fogli è nato a Roma il 25 dicembre 1959 e, dopo studi classici, nel 1983 si è laureato in Filosofia all'Università "La Sapienza" di Roma. Sue mostre personali sono state allestite in vari musei italiani e europei: Galleria d'Arte Moderna di Bologna (2002) e Rupertinum - Museum Moderner Kunst di Salisburgo (2000), entrambe a cura di Peter Weiermair; MARTA Museum di Herford in Germania (2006), a cura di Jan Hoet e in collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte; Casino dei Principi, Musei di Villa Torlonia a Roma (2013), a cura di Claudia Terenzi; Museo Lanfranchi - Chiesa del Carmine, Matera (2018), a cura di Marta Ragozzino; Casa delle Letterature, Roma (2018); Museo d’arte contemporanea, Lissone (2019), a cura di Alberto Zanchetta.
Tra le principali mostre collettive degli ultimi 10 anni ricordiamo Eretici. Arte e vita, MART, Rovereto (2022/23), a cura di D. Isaia; Disturbing Narrativies, Parkview Museum, Singapore (2019-2020), a cura di L. Hegyi; Intriguing Uncertainties, Parkview Museum, Singapore - Pechino (2018-2019), a cura di L. Hegyi; Intrigantes Incertitudes, Musée d'Art Moderne, Saint-Etienne (2016), a cura di L. Hegyi; The drawing room, Ursula Blickle Stiftung, Kraichtal / Galerie in Taxispalais, Innsbruck (2013/14), a cura di P. Weiermair; Middle Gate Geel ‘13, Geel (2013/2014), curata da J. Hoet; Ritratto di una città. Arte a Roma 1960-2001, MACRO, Roma (2013); Visions, MARTA, Herford (2013); Hareng Saur - James Ensor and the contemporary art, SMAK e MSK, Gent (2010/2011); Unsichtabar Schatten, MARTA, Herford (2010); Fragile, Musée d'Art Moderne, Saint-Etienne / Daejon Museum of Art, Korea (2009-10), curata da L. Hegyi.
Le sue opere sono presenti nelle Collezioni della Galleria d'Arte Moderna di Bologna, del MART di Trento e Rovereto, del MACRO di Roma, del MARTA di Herford, della Ursula Blickle Stiftung di Kraichtal e della Galleria Civica di Modena.
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