Caravaggio. La presa di Cristo dalla Collezione Ruffo
Dal 02 Marzo 2024 al 16 Giugno 2024
Napoli
Luogo: Palazzo Ricca
Indirizzo: Via dei Tribunali 263
Orari: dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18
Curatori: Francesco Petrucci e Don Gianni Citro
Costo del biglietto: 10 euro intero; 5 euro ridotto 12-17 anni; gratis da 0 a 11 anni e persone con disabilità e accompagnatore
Sito ufficiale: http://Ilcartastorie.it
Dopo un intervento di accurato restauro e un’intensa attività di studio, effettuata anche attraverso indagini diagnostiche, viene esposto in mostra un grande capolavoro di Caravaggio: la prima versione della famosa composizione raffigurante “La presa di Cristo”. L’esposizione, a cura di Francesco Petrucci e don Gianni Citro, presidente della Fondazione Meeting del Mare C. R. E. A., sarà ospitata nelle sale di Palazzo Ricca, storica sede della Fondazione Banco di Napoli, in Via dei Tribunali 213, dal 2 marzo al 16 giugno 2024. L’opera arriva a Napoli dopo l’esposizione negli spazi di Palazzo Chigi ad Ariccia (Roma), dove ha avuto grande successo di pubblico e critica, con oltre 25.000 visitatori. Alla preview stampa, insieme ai curatori, hanno partecipato il sovrintendente archivistico e bibliografico della Campania Gabriele Capone, il presidente della Fondazione Banco di Napoli Orazio Abbamonte e il presidente del Museo dell’Archivio storico del Banco di Napoli Marcello D’Aponte.
«La presa di Cristo esposta nelle sale di Palazzo Ricca è il più importante ritrovamento dell’opera di Caravaggio degli ultimi decenni per la complessità della composizione e per i contenuti spirituali che esprime – spiega Francesco Petrucci –. Caravaggio è un pittore concettuale e quello che gli interessa sono soprattutto i contenuti espressivi. Il quadro, che ritorna a Napoli, dove, nella collezione Colonna di Stigliano, era presumibilmente rimasto fino al 1830 circa, è la prima versione della Presa di Cristo, seguita, poi, dalla replica di Dublino, che non ha la stessa potenza espressiva, è molto più piccola e non ha la cornice nera rabescata d’oro, che aveva il prototipo. Cornice, peraltro, comune ad altre opere romane del Merisi. L’opera esposta a Napoli compare nei corposi inventari Mattei con tale cornice, presenta inoltre numerosi pentimenti tipici di una prima versione, assenti nella replica irlandese».
«Restituire al mondo dell’Arte e alla Civiltà questo capolavoro di Caravaggio è diventata una specie di missione umanitaria, oltre che culturale, alla quale ho preso parte con grande entusiasmo, dando luogo a una efficace collaborazione tra la Fondazione Meeting del Mare C. R. E. A. e la Fondazione Banco di Napoli che ospita l’evento – dichiara don Gianni Citro –. L’esposizione della Presa di Cristo nella città di Napoli che accolse Caravaggio fuggitivo e spaventato e che lo ha indotto alla ricerca della Misericordia e della Redenzione, è indizio di un tragitto culturale che si va caricando di provocazioni sempre nuove, a partire dalla affannosa corsa verso la libertà di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, fino alla ricerca silenziosa e ai traguardi invisibili di ogni quotidiano fruitore di questo evento, racchiuso in un segmento d’arte e di spirito».
«Con la Mostra che si inaugura, la Fondazione Banco di Napoli ha inteso rafforzare la propria presenza nel mondo dell’arte, dove è in vario modo attiva, conformemente ai propri compiti di sostegno di questa alta forma della creatività umana – dichiara Orazio Abbamonte –. Con la presenza a Palazzo Ricca del dipinto attribuito al grande pittore lombardo, esposto al pubblico negli ultimi settanta anni una sola altra volta, la Fondazione ha inteso non solo tributare ulteriore riconoscimento a un autore che in Città ha lavorato e vissuto lasciando a testimonianza importantissime tele, ma ha anche voluto porre a disposizione dei napoletani e di quanti desiderano osservare la tela, un’opera di finissima fattura, capace di suscitare sensazioni intensissime e pensieri sulla natura umana al cospetto di quella divina che poche altre pagine artistiche sono riuscite a descrivere».
«L’esposizione del capolavoro di Caravaggio rappresenta una formidabile occasione di apertura della Fondazione Banco di Napoli e del Museo dell’Archivio Storico alla città, e a un pubblico sempre più vasto, che ne testimoniano ancora una volta la straordinaria funzione di nuovo centro propulsore e luogo di riferimento della storia della cultura napoletana – dichiara Marcello D’Aponte. L’iniziativa si inserisce perfettamente nel solco di una serie di attività crescenti e sempre più significative, che hanno l’obiettivo di combattere il degrado e favorire l’integrazione sociale, rispettando e valorizzando ulteriormente e anche in tal modo, la mission della Fondazione Banco di Napoli».
La mostra è allestita nel piano nobile di Palazzo Ricca, nelle eleganti sale barocche con volte affrescate da Giacinto Diana. L’accesso principale alla mostra è quello dello scalone monumentale del Palazzo, notevole architettura rinascimentale in pietra lavica scolpita, con accesso per diversamente abili attraverso ascensore. L’allestimento impegna cinque sale dell’appartamento nobile di Palazzo Ricca e prevede un percorso di entrata e di uscita, includendo la possibilità di visitare il Museo del Cartastorie e le installazioni narranti. Il visitatore avrà l’opportunità, non solo di ammirare un’opera meravigliosa e di grande valore, ma anche di conoscere e ripercorrere la vicenda napoletana del primo soggiorno del pittore lombardo presente nella documentazione degli antichi banchi pubblici napoletani, che viene proposta attraverso un’immersione in uno spazio dedicato del museo ilCartastorie, dove sono custoditi tre importanti documenti: la committenza del mercante Nicolò Radolovich al maestro per una pala d’altare, datato 6 ottobre 1606, prima testimonianza certa della presenza a Napoli del Caravaggio in fuga da Roma; il pagamento per la realizzazione dell’opera più rappresentativa del soggiorno napoletano, Sette opere di Misericordia, datato 9 gennaio 1607; un documento dell’11 maggio 1607 riferito alla Flagellazione, un tempo nella chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, oggi al Museo Diocesano – Complesso Monumentale Donnaregina.
Gli amanti di Michelangelo Merisi avranno l’opportunità di ammirare un’opera che, prima di arrivare negli spazi di Palazzo Chigi ad Ariccia (Roma) lo scorso anno e ora a Palazzo Ricca, era stata esposta soltanto nel 1951 alla storica “Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi”, a cura di Roberto Longhi, negli spazi di Palazzo Reale di Milano, quando si presentava sporca e con varie ridipinture, rimosse dopo il recente restauro.
Le indagini hanno evidenziato radicali cambiamenti ed estesi pentimenti, che ne avvalorano l’assoluta autografia, confermata per la sua qualità molto alta da autorevoli studiosi sin dalla sua ricomparsa nel 2003. In ragione della sua eccezionalità, il quadro è stato notificato dallo Stato Italiano con Decreto del 2 dicembre 2004 del Ministro dei Beni Culturali come opera di particolare interesse per la Nazione.
Ne vengono documentate per la prima volta in mostra le prestigiose provenienze: la collezione Mattei, la collezione Colonna di Stigliano e la collezione Ruffo di Calabria, per il cui tramite è pervenuta presso all’attuale proprietario. La mostra evento sarà, infatti, corredata dall’esposizione di pannelli didattici che narrano la storia della composizione, attraverso una ricerca delle varie copie e una meticolosa documentazione di tutti i risultati diagnostici effettuati nell’ultimo ventennio.
La Presa di Cristo della collezione Mattei, nota attraverso numerose copie e presunti originali, è una delle composizioni spiritualmente più intense e ricche di pathos dell’attività romana di Michelangelo Merisi da Caravaggio (Milano 1571 - Porto Ercole 1610). Essa costituisce un vero corrispettivo a destinazione privata delle stupefacenti tele della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (1599-1600) e della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo (1600), che segnano una radicale svolta in termini espressivi nella produzione dell’artista lombardo, dopo la prevalenza di soggetti di genere e a tema mitologico degli anni precedenti.
In questa sede si ripercorre la controversa storia della potente invenzione caravaggesca e delle sue testimonianze pittoriche, che hanno un vertice nelle due redazioni della raccolta Ruffo di Calabria, ritrovata da Roberto Longhi nel 1943, e della Compagnia dei Gesuiti di Dublino, in deposito presso la National Gallery of Ireland dal 1993. Le due versioni sono entrambe autografe, ma dotate di autonomia formale ed espressiva, con una precedenza della versione Ruffo, di cui quella irlandese è una replica con varianti rivisitata nelle caratteristiche pittoriche e d’impianto, migliorandone il classico decoro in senso iconografico ed estetico rispetto al carattere “espressionista” e fortemente drammatico del prototipo. Nessuna opera di Caravaggio ha conosciuto nelle sue redazioni principali vicende collezionistiche così travagliate, con la pubblicazione di un romanzo thriller, un rocambolesco furto e una paradossale vicenda giudiziaria, che da sola meriterebbe una trattazione specifica.
La complessità d’impianto, i contenuti iconografici, iconologici e concettuali della composizione caravaggesca, che non ha corrispettivi nelle opere del Merisi a destinazione privata, paragonabile per le problematiche sottese a quelle delle pale d’altare, merita una trattazione monografica, oggetto di questo evento.
L’evento è realizzato in stretta collaborazione dalla Fondazione Meeting del Mare C.R.E.A. (Cultura, religioni e arte) – istituto di cultura che ha sede nel Cilento a Camerota, e che realizza importanti progetti d’arte e mostre in tutta Italia, in particolar modo nelle regioni del Sud, con lo scopo di fare, della bellezza, un potente veicolo di promozione umana e sociale – e la Fondazione Banco di Napoli, autorevole istituzione socio-culturale della città di Napoli e autentico riferimento programmatico per tante realtà economiche e sociali che orbitano nel Meridione d’Italia.
«La presa di Cristo esposta nelle sale di Palazzo Ricca è il più importante ritrovamento dell’opera di Caravaggio degli ultimi decenni per la complessità della composizione e per i contenuti spirituali che esprime – spiega Francesco Petrucci –. Caravaggio è un pittore concettuale e quello che gli interessa sono soprattutto i contenuti espressivi. Il quadro, che ritorna a Napoli, dove, nella collezione Colonna di Stigliano, era presumibilmente rimasto fino al 1830 circa, è la prima versione della Presa di Cristo, seguita, poi, dalla replica di Dublino, che non ha la stessa potenza espressiva, è molto più piccola e non ha la cornice nera rabescata d’oro, che aveva il prototipo. Cornice, peraltro, comune ad altre opere romane del Merisi. L’opera esposta a Napoli compare nei corposi inventari Mattei con tale cornice, presenta inoltre numerosi pentimenti tipici di una prima versione, assenti nella replica irlandese».
«Restituire al mondo dell’Arte e alla Civiltà questo capolavoro di Caravaggio è diventata una specie di missione umanitaria, oltre che culturale, alla quale ho preso parte con grande entusiasmo, dando luogo a una efficace collaborazione tra la Fondazione Meeting del Mare C. R. E. A. e la Fondazione Banco di Napoli che ospita l’evento – dichiara don Gianni Citro –. L’esposizione della Presa di Cristo nella città di Napoli che accolse Caravaggio fuggitivo e spaventato e che lo ha indotto alla ricerca della Misericordia e della Redenzione, è indizio di un tragitto culturale che si va caricando di provocazioni sempre nuove, a partire dalla affannosa corsa verso la libertà di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, fino alla ricerca silenziosa e ai traguardi invisibili di ogni quotidiano fruitore di questo evento, racchiuso in un segmento d’arte e di spirito».
«Con la Mostra che si inaugura, la Fondazione Banco di Napoli ha inteso rafforzare la propria presenza nel mondo dell’arte, dove è in vario modo attiva, conformemente ai propri compiti di sostegno di questa alta forma della creatività umana – dichiara Orazio Abbamonte –. Con la presenza a Palazzo Ricca del dipinto attribuito al grande pittore lombardo, esposto al pubblico negli ultimi settanta anni una sola altra volta, la Fondazione ha inteso non solo tributare ulteriore riconoscimento a un autore che in Città ha lavorato e vissuto lasciando a testimonianza importantissime tele, ma ha anche voluto porre a disposizione dei napoletani e di quanti desiderano osservare la tela, un’opera di finissima fattura, capace di suscitare sensazioni intensissime e pensieri sulla natura umana al cospetto di quella divina che poche altre pagine artistiche sono riuscite a descrivere».
«L’esposizione del capolavoro di Caravaggio rappresenta una formidabile occasione di apertura della Fondazione Banco di Napoli e del Museo dell’Archivio Storico alla città, e a un pubblico sempre più vasto, che ne testimoniano ancora una volta la straordinaria funzione di nuovo centro propulsore e luogo di riferimento della storia della cultura napoletana – dichiara Marcello D’Aponte. L’iniziativa si inserisce perfettamente nel solco di una serie di attività crescenti e sempre più significative, che hanno l’obiettivo di combattere il degrado e favorire l’integrazione sociale, rispettando e valorizzando ulteriormente e anche in tal modo, la mission della Fondazione Banco di Napoli».
La mostra è allestita nel piano nobile di Palazzo Ricca, nelle eleganti sale barocche con volte affrescate da Giacinto Diana. L’accesso principale alla mostra è quello dello scalone monumentale del Palazzo, notevole architettura rinascimentale in pietra lavica scolpita, con accesso per diversamente abili attraverso ascensore. L’allestimento impegna cinque sale dell’appartamento nobile di Palazzo Ricca e prevede un percorso di entrata e di uscita, includendo la possibilità di visitare il Museo del Cartastorie e le installazioni narranti. Il visitatore avrà l’opportunità, non solo di ammirare un’opera meravigliosa e di grande valore, ma anche di conoscere e ripercorrere la vicenda napoletana del primo soggiorno del pittore lombardo presente nella documentazione degli antichi banchi pubblici napoletani, che viene proposta attraverso un’immersione in uno spazio dedicato del museo ilCartastorie, dove sono custoditi tre importanti documenti: la committenza del mercante Nicolò Radolovich al maestro per una pala d’altare, datato 6 ottobre 1606, prima testimonianza certa della presenza a Napoli del Caravaggio in fuga da Roma; il pagamento per la realizzazione dell’opera più rappresentativa del soggiorno napoletano, Sette opere di Misericordia, datato 9 gennaio 1607; un documento dell’11 maggio 1607 riferito alla Flagellazione, un tempo nella chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, oggi al Museo Diocesano – Complesso Monumentale Donnaregina.
Gli amanti di Michelangelo Merisi avranno l’opportunità di ammirare un’opera che, prima di arrivare negli spazi di Palazzo Chigi ad Ariccia (Roma) lo scorso anno e ora a Palazzo Ricca, era stata esposta soltanto nel 1951 alla storica “Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi”, a cura di Roberto Longhi, negli spazi di Palazzo Reale di Milano, quando si presentava sporca e con varie ridipinture, rimosse dopo il recente restauro.
Le indagini hanno evidenziato radicali cambiamenti ed estesi pentimenti, che ne avvalorano l’assoluta autografia, confermata per la sua qualità molto alta da autorevoli studiosi sin dalla sua ricomparsa nel 2003. In ragione della sua eccezionalità, il quadro è stato notificato dallo Stato Italiano con Decreto del 2 dicembre 2004 del Ministro dei Beni Culturali come opera di particolare interesse per la Nazione.
Ne vengono documentate per la prima volta in mostra le prestigiose provenienze: la collezione Mattei, la collezione Colonna di Stigliano e la collezione Ruffo di Calabria, per il cui tramite è pervenuta presso all’attuale proprietario. La mostra evento sarà, infatti, corredata dall’esposizione di pannelli didattici che narrano la storia della composizione, attraverso una ricerca delle varie copie e una meticolosa documentazione di tutti i risultati diagnostici effettuati nell’ultimo ventennio.
La Presa di Cristo della collezione Mattei, nota attraverso numerose copie e presunti originali, è una delle composizioni spiritualmente più intense e ricche di pathos dell’attività romana di Michelangelo Merisi da Caravaggio (Milano 1571 - Porto Ercole 1610). Essa costituisce un vero corrispettivo a destinazione privata delle stupefacenti tele della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (1599-1600) e della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo (1600), che segnano una radicale svolta in termini espressivi nella produzione dell’artista lombardo, dopo la prevalenza di soggetti di genere e a tema mitologico degli anni precedenti.
In questa sede si ripercorre la controversa storia della potente invenzione caravaggesca e delle sue testimonianze pittoriche, che hanno un vertice nelle due redazioni della raccolta Ruffo di Calabria, ritrovata da Roberto Longhi nel 1943, e della Compagnia dei Gesuiti di Dublino, in deposito presso la National Gallery of Ireland dal 1993. Le due versioni sono entrambe autografe, ma dotate di autonomia formale ed espressiva, con una precedenza della versione Ruffo, di cui quella irlandese è una replica con varianti rivisitata nelle caratteristiche pittoriche e d’impianto, migliorandone il classico decoro in senso iconografico ed estetico rispetto al carattere “espressionista” e fortemente drammatico del prototipo. Nessuna opera di Caravaggio ha conosciuto nelle sue redazioni principali vicende collezionistiche così travagliate, con la pubblicazione di un romanzo thriller, un rocambolesco furto e una paradossale vicenda giudiziaria, che da sola meriterebbe una trattazione specifica.
La complessità d’impianto, i contenuti iconografici, iconologici e concettuali della composizione caravaggesca, che non ha corrispettivi nelle opere del Merisi a destinazione privata, paragonabile per le problematiche sottese a quelle delle pale d’altare, merita una trattazione monografica, oggetto di questo evento.
L’evento è realizzato in stretta collaborazione dalla Fondazione Meeting del Mare C.R.E.A. (Cultura, religioni e arte) – istituto di cultura che ha sede nel Cilento a Camerota, e che realizza importanti progetti d’arte e mostre in tutta Italia, in particolar modo nelle regioni del Sud, con lo scopo di fare, della bellezza, un potente veicolo di promozione umana e sociale – e la Fondazione Banco di Napoli, autorevole istituzione socio-culturale della città di Napoli e autentico riferimento programmatico per tante realtà economiche e sociali che orbitano nel Meridione d’Italia.
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