Mimmo Jodice. Attesa. 1960-2016
Dal 24 Giugno 2016 al 24 Ottobre 2016
Napoli
Luogo: Museo MADRE
Indirizzo: via Settembrini 79
Orari: Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato 10-19.30; Domenica 10-20
Curatori: Andrea Viliani
Telefono per informazioni: +39.081.193.13.016
E-Mail info: info@madrenapoli.it
Sito ufficiale: http://www.madrenapoli.it
Il Madre è lieto di annunciare Attesa. 1960-2016, la più ampia mostra retrospettiva mai dedicata alla ricerca artistica di Mimmo Jodice (Napoli, 1934), uno degli indiscussi maestri della fotografia contemporanea. La mostra presenterà, in un percorso appositamente concepito per gli spazi del museo, più di cento opere, dalle seminali sperimentazioni sul linguaggio fotografico degli anni Sessanta e Settanta fino ad una nuova serie (Attesa, 2015) realizzata in occasione di questo progetto retrospettivo.
Saranno proposti, in un allestimento unitario, tutti i più importanti cicli fotografici di Jodice – dedicati al mondo antico, alla natura morta, alla dimensione urbana, al rapporto con la storia dell’arte – in cui si articolano i principali aspetti e temi della sua ricerca: le radici culturali del Mediterraneo, le epifanie del quotidiano, che declinano un’archetipica antropologia degli oggetti comuni, l’astrazione delle metropoli contemporanee, posta a confronto con l’incanto del paesaggio naturale, la relazione fra tensione metafisica e dimensione della cronaca, così come fra il perdurare del passato nell’identità del presente. Una sezione della mostra sarà inoltre dedicata ai lavori di matrice sociale e di impegno civile degli anni Sessanta e Settanta, mentre nelle altre sezioni saranno presentate anche opere di alcuni artisti, selezionati per delineare le primarie fonti di ispirazione di questa ricerca magistrale.
Nelle sue opere, che hanno contribuito a definire gli sviluppi della ricerca fotografica contemporanea a livello internazionale, Jodice delinea una dimensione spazio-temporale posta al di là delle coordinate spaziali o dello scorrere del tempo, sospesa nella dimensione contemporaneamente fisica e metafisica, empirica e contemplativa dell’attesa. Un’attesa che è anche matrice e magistero di una pratica rigorosamente analogica della fotografia: l’attesa nella ricerca paziente dell’illuminazione, spesso mattutina, in grado di rilevare l’essenza del soggetto rappresentato, o l’attesa nell’altrettanto paziente bilanciamento dei bianchi e dei neri in camera oscura.
Ciò che si staglia di fronte a noi è l’ineffabile eternità e il nitore assoluto di immagini in bianco e nero restituite dallo sguardo rivelatore di una macchina da presa che si fa “macchina del tempo” o, meglio, del superamento del tempo, suprema celebrazione dell’umano colto osservando il mondo intorno a noi in tutte le sue espressioni sensibili e, infine, scoperta e costante reinvenzione della fotografia stessa nelle sue potenzialità rappresentative e conoscitive, al di là di una interpretazione meramente documentaria della pratica fotografica. Nelle sue diverse sezioni, fra loro connesse, la mostra evoca così un tempo circolare, ciclicamente ritornante su se stesso, sulle sue ragioni fondanti e sui suoi motivi ispiratori, da cui affiora una vera e propria “realtà fotografica”.
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