Le memorie ritrovate
Dal 24 Marzo 2013 al 23 Giugno 2013
Este | Padova
Luogo: Museo Nazionale Atestino
Indirizzo: via Guido Negri 9/c
Orari: da lunedi a sabato 9-19; domenica e festivi 10.30-12.30/ 15-19
Curatori: Francesco Cozza
Enti promotori:
- Camera di Commercio di Padova
- Associazione Italiana Città della Ceramica delle Piccole Città Storiche del Veneto
- Fondazione Accademia dell’Artigianato di Este
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0429 2085/ 392 0593466
E-Mail info: mauriziodrago@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.galbassapadovana.it
Sabato 23 marzo, alle ore 18.00, al Museo Nazionale Atestino di Este (Padova) inaugura l’importante mostra “Le memorie ritrovate” che rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 23 giugno 2013.
La mostra è inserita nel calendario delle manifestazioni per la quinta edizione della Triennale della Ceramica di Este “Ceramica al Centro” 2013, coordinata dal Comune di Este e dalla Fondazione Accademia dell’Artigianato: un ricco programma di mostre ed eventi con la ceramica protagonista nel Centro storico e nella prestigiosa sede dell’Accademia dell’Artigianato dal 7 settembre al 27 ottobre 2013.
La mostra “Le memorie ritrovate” riporta in vita, in un rinnovato allestimento, le vicissitudini dell’antico e perduto convento di Santa Chiara De Cella Nova a Padova e dei suoi abitanti, svelandone misteri e ambiguità, creando un percorso suggestivo ricco di simbolismi e significati particolari.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, unitamente agli Assessorati allo Sviluppo Economico e alla Cultura di Este e al Museo Nazionale Atestino di Este, su progetto di Francesco Cozza (che ne è il curatore) presentano sabato 23 marzo alle ore 18.00 la mostra “Le memorie ritrovate”. L’importante evento è realizzato con la collaborazione della Camera di Commercio di Padova, dell’Associazione Italiana Città della Ceramica, delle Piccole Città Storiche del Veneto e della Fondazione Accademia dell’Artigianato di Este.
La mostra, reduce dal successo di Noventa di Piave e di Padova, dove era stata allestita a Palazzo Zuckermann, approda ora a Este nella Sala delle Colonne al Museo Nazionale Atestino.
Le “memorie” esposte sono state ritrovate nell’antico e perduto Convento di Santa Chiara del Cella Nova a Padova che fiorì tra il XIV e il XVIII secolo, ma che negli anni Sessanta del secolo scorso venne demolito per erigere la Questura. Nel 2000 l’indagine archeologica diretta da Mariangela Ruta e condotta da Petra Scrl nel cortile della Questura di Padova ha portato alla luce una struttura esagonale, residuo dell’impianto originario del convento e punto di partenza di una scoperta senza eguali. Sulla base dei materiali rinvenuti e delle notizie d’archivio che narrano delle vicissitudini del monastero, si ipotizza che tale struttura esagonale abbia svolto la funzione di ghiacciaia-dispensa in epoca tardo-medievale (XIII e XIV secolo) e sia stata adibita poi ad immondezzaio in età rinascimentale (XV e XVI secolo).
Il curatore della mostra Francesco Cozza – grazie anche agli interventi di restauro conservativo, condotti da restauratori del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e da liberi professionisti – ha saputo restituire ai numerosi oggetti esposti i loro significati, sia funzionali che simbolici, come si può apprendere dalla lettura del catalogo riccamente illustrato e acquistabile presso il bookshop del Museo Atestino e presso la Libreria Antoniana di Este.
Ceramiche maiolicate, graffite e invetriate, reperti vitrei decorati, manufatti metallici, strumenti fittili in osso, legno e cuoio, costituiscono il “tesoro” perduto, ritrovato e restaurato.
Il percorso della mostra inizia con 34 maioliche provenienti da importanti atelier, sia italiani che spagnoli, operanti a Faenza, Deruta, Pesaro, Venezia, Padova e Manises (Spagna), tutti rilevanti centri di produzione di maioliche nel corso della splendida stagione produttiva di ceramiche artistiche rinascimentali.
L’esposizione prosegue con gli oggetti legati al vivere quotidiano delle clarisse suddivisi per materiale.
I reperti vitrei si collocano tra la fine del XV e i primi decenni del XVI secolo e si differenziano per tipologia di decorazione pittorica: a smalto e oro, con sola duratura e privi di decorazione.
I reperti metallici sono rappresentati da materiali in ferro, quali lame di cesoie, coltelli e cucchiai da mensa, chiavi, anello con ardiglione, accendiesca (da segnalare per la sua rarità), ditale e frammenti di catenelle, e da materiali in bronzo, come cucchiai, chiavi, puntale di cintura, amo da pesca, ditale, spilli e una copiglia.
I reperti in osso rappresentano sia scarti d’uso (pettine a doppia dentatura e pendaglio traforato a forma di crocetta), sia scarti di lavorazione (un dado da gioco incompleto e diverse guance di immanicatura incompiute).
Un altro gruppo di manufatti è costituito da una serie di frammenti di terrecotte figurate: bambole per le bambine avviate alla clausura, statuine da presepio e forme appartenenti a composizioni plastiche.
Anche l’insieme di oggetti d’uso ricavati dal legno è legato alle attività manuali, previste dalla regola francescana, svolte dalle monache e dalle figliole secolari in educazione, che trovavano ospitalità nel monastero per apprendere i tipici lavori femminili, quali il cucito, con particolare riguardo al ricamo, il fare i pizzi e la tessitura: coperchi di scatole rotonde, rocchetti, vari fusi e una spatola.
In chiusura, una preziosa serie di ceramiche graffite decorate con ornati ottenuti mediante incisione, le quali veicolavano le immagini pregne di simbolismi.
La mostra è inserita nel calendario delle manifestazioni per la quinta edizione della Triennale della Ceramica di Este “Ceramica al Centro” 2013, coordinata dal Comune di Este e dalla Fondazione Accademia dell’Artigianato: un ricco programma di mostre ed eventi con la ceramica protagonista nel Centro storico e nella prestigiosa sede dell’Accademia dell’Artigianato dal 7 settembre al 27 ottobre 2013.
La mostra “Le memorie ritrovate” riporta in vita, in un rinnovato allestimento, le vicissitudini dell’antico e perduto convento di Santa Chiara De Cella Nova a Padova e dei suoi abitanti, svelandone misteri e ambiguità, creando un percorso suggestivo ricco di simbolismi e significati particolari.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, unitamente agli Assessorati allo Sviluppo Economico e alla Cultura di Este e al Museo Nazionale Atestino di Este, su progetto di Francesco Cozza (che ne è il curatore) presentano sabato 23 marzo alle ore 18.00 la mostra “Le memorie ritrovate”. L’importante evento è realizzato con la collaborazione della Camera di Commercio di Padova, dell’Associazione Italiana Città della Ceramica, delle Piccole Città Storiche del Veneto e della Fondazione Accademia dell’Artigianato di Este.
La mostra, reduce dal successo di Noventa di Piave e di Padova, dove era stata allestita a Palazzo Zuckermann, approda ora a Este nella Sala delle Colonne al Museo Nazionale Atestino.
Le “memorie” esposte sono state ritrovate nell’antico e perduto Convento di Santa Chiara del Cella Nova a Padova che fiorì tra il XIV e il XVIII secolo, ma che negli anni Sessanta del secolo scorso venne demolito per erigere la Questura. Nel 2000 l’indagine archeologica diretta da Mariangela Ruta e condotta da Petra Scrl nel cortile della Questura di Padova ha portato alla luce una struttura esagonale, residuo dell’impianto originario del convento e punto di partenza di una scoperta senza eguali. Sulla base dei materiali rinvenuti e delle notizie d’archivio che narrano delle vicissitudini del monastero, si ipotizza che tale struttura esagonale abbia svolto la funzione di ghiacciaia-dispensa in epoca tardo-medievale (XIII e XIV secolo) e sia stata adibita poi ad immondezzaio in età rinascimentale (XV e XVI secolo).
Il curatore della mostra Francesco Cozza – grazie anche agli interventi di restauro conservativo, condotti da restauratori del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e da liberi professionisti – ha saputo restituire ai numerosi oggetti esposti i loro significati, sia funzionali che simbolici, come si può apprendere dalla lettura del catalogo riccamente illustrato e acquistabile presso il bookshop del Museo Atestino e presso la Libreria Antoniana di Este.
Ceramiche maiolicate, graffite e invetriate, reperti vitrei decorati, manufatti metallici, strumenti fittili in osso, legno e cuoio, costituiscono il “tesoro” perduto, ritrovato e restaurato.
Il percorso della mostra inizia con 34 maioliche provenienti da importanti atelier, sia italiani che spagnoli, operanti a Faenza, Deruta, Pesaro, Venezia, Padova e Manises (Spagna), tutti rilevanti centri di produzione di maioliche nel corso della splendida stagione produttiva di ceramiche artistiche rinascimentali.
L’esposizione prosegue con gli oggetti legati al vivere quotidiano delle clarisse suddivisi per materiale.
I reperti vitrei si collocano tra la fine del XV e i primi decenni del XVI secolo e si differenziano per tipologia di decorazione pittorica: a smalto e oro, con sola duratura e privi di decorazione.
I reperti metallici sono rappresentati da materiali in ferro, quali lame di cesoie, coltelli e cucchiai da mensa, chiavi, anello con ardiglione, accendiesca (da segnalare per la sua rarità), ditale e frammenti di catenelle, e da materiali in bronzo, come cucchiai, chiavi, puntale di cintura, amo da pesca, ditale, spilli e una copiglia.
I reperti in osso rappresentano sia scarti d’uso (pettine a doppia dentatura e pendaglio traforato a forma di crocetta), sia scarti di lavorazione (un dado da gioco incompleto e diverse guance di immanicatura incompiute).
Un altro gruppo di manufatti è costituito da una serie di frammenti di terrecotte figurate: bambole per le bambine avviate alla clausura, statuine da presepio e forme appartenenti a composizioni plastiche.
Anche l’insieme di oggetti d’uso ricavati dal legno è legato alle attività manuali, previste dalla regola francescana, svolte dalle monache e dalle figliole secolari in educazione, che trovavano ospitalità nel monastero per apprendere i tipici lavori femminili, quali il cucito, con particolare riguardo al ricamo, il fare i pizzi e la tessitura: coperchi di scatole rotonde, rocchetti, vari fusi e una spatola.
In chiusura, una preziosa serie di ceramiche graffite decorate con ornati ottenuti mediante incisione, le quali veicolavano le immagini pregne di simbolismi.
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