Vittorio Corcos. I sogni della Belle Époque

Vittorio Corcos, Jole Biaggini Moschini, 1904

 

Dal 06 Settembre 2014 al 14 Dicembre 2014

Padova

Luogo: Palazzo Zabarella

Indirizzo: via San Francesco 27

Curatori: Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca, Carlo Sisi

Enti promotori:

  • Fondazione Bano di Padova

Telefono per informazioni: +39 049 8753100

E-Mail info: info@palazzozabarella.it

Sito ufficiale: http://www.zabarella.it/


L’esposizione ripercorrerà la vicenda artistica del pittore livornese attraverso i suoi più noti capolavori, affiancati a numerose opere inedite.
Dopo il successo della mostra dedicata a Giuseppe De Nittis la Fondazione Bano di Padova prosegue il suo progetto decennale sulla pittura dell’Ottocento italiano, con un’iniziativa in grado di analizzare l’universo creativo di uno dei protagonisti della cultura figurativa italiana fra Otto e Novecento.
Dal 6 settembre al 14 dicembre 2014, Palazzo Zabarella di Padova ospiterà una importante antologica dedicata a Vittorio Corcos (Livorno 1859 - Firenze 1933).
L’esposizione, curata da Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, ripercorrerà la vicenda del pittore livornese - a quindici anni dalla retrospettiva tenuta nella sua città natale - presentando un considerevole nucleo di capolavori, affiancati a numerose opere inedite, provenienti dai maggiori musei italiani e francesi e dalle maggiori collezioni pubbliche e private, in grado di attestare la crescente fortuna critica dell’artista, documentata anche dalla frequente esibizione di suoi dipinti in recenti iniziative nazionali.
La fama di Corcos era peraltro già notevole nella prima metà del secolo scorso. Ugo Ojetti, nel 1933, ebbe modo di scrivere: “Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica: donne e uomini come desiderano d’essere, non come sono”, e Cipriano Efisio Oppo, nel 1948, “Una pittura chiara, dolce, liscia, ben finita: la seta, seta, la paglia, paglia, il legno, legno, e le scarpine lucide di copale, lucide come le so fare soltanto io, diceva Corcos”.
Il percorso ruoterà attorno al dipinto Sogni esposto alla Festa dell’Arte e dei Fiori, la rassegna internazionale inaugurata a Firenze nel 1896 dove il quadro aveva destato un “chiasso indiavolato” e provocato un acceso dibattito sul significato da attribuire a quell’intenso ritratto di giovane donna, ora definito “spiritualista” ora “realista”, ma infine universalmente ammirato per l’originalità della composizione e l’inquieto carattere della protagonista.
Il visitatore potrà inoltre ammirare alcuni selezionati campioni dell’haute couture francese e italiana così da arricchire, con spettacolari accenni al costume dell’epoca, il contesto sociale ed artistico entro il quale Corcos si trovò ad operare.

Nato a Livorno e iscritto da giovane all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Corcos sceglie Napoli come meta alternativa alla sua formazione toscana incontrandovi, fra il 1878 e il 1879, Domenico Morelli che lo convinse ad andare a Parigi dove l’artista si legherà al mercante Goupil - nel cui ambito gravitavano, in quegli stessi anni, Boldini e De Nittis – e inaugurerà la sua vena brillante e mondana in linea con le aspirazioni dei francesi a celebrare ogni aspetto della vita moderna. Assiduo nello studio di Léon Bonnat, frequentato anche da Toulouse-Lautrec, Corcos presenta suoi quadri ai Salons (A la brasserie; L'anniversaire); si applica alla pittura en plein air dimostrando, in piccoli e preziosi paesaggi, un intelligente aggiornamento sugli sviluppi dell’arte europea contemporanea; non manca di partecipare alle serate del salotto De Nittis, artista ed amico dal quale ricava la levità atmosferica di certe sue vedute urbane e marine nonchè la grazia dei ritratti femminili che faranno la fortuna internazionale di Corcos quale inimitabile “peintre des jolies femmes” ricercato dal bel mondo di fine secolo ma anche da personaggi prestigiosi dei primi trent’anni del Novecento.
Nel 1887, dopo essersi convertito dalla religione ebraica a quella cattolica, sposa Emma Ciabatti vedova Rotigliano e si stabilisce definitivamente a Firenze, che abbandonerà solo per occasionali viaggi di lavoro a Londra e a Parigi. Nel clima dell’Italia umbertina, i soggetti affrontati da Corcos (La morfinomane, Rupture, Le due vergini) riflettono, grazie alla loro coinvolgente narrazione, le suggestioni letterarie del naturalismo e del simbolismo d’oltralpe; mentre le frequentazioni intellettuali della moglie introdurranno l’artista nel cenacolo del ‘Marzocco’, il giornale che operava fra il solenne declino di Carducci, l’osservatorio intimista del ‘fanciullino’ pascoliano, la sontuosa officina di Gabriele d’Annunzio.
Non mancano al catalogo di Corcos i quadri ispirati alla vita dei campi, declinati nello stile che includeva scene di vita rustica, gioiose o malinconiche, ambientate in scenari naturali di grande respiro anch’essi studiati sui modelli francesi di Millet e di Breton egualmente amati, in Toscana, dagli amici pittori Cannicci, Gioli, Tommasi, Cecconi, Signorini. Oltre che autore di un celebre ritratto di Carducci, assiduo frequentatore del salotto letterario di famiglia, Corcos fu autore di ritratti ufficiali retrospettivi (Giuseppe Garibaldi), di intense istantanee di personaggi contemporanei (Mascagni, Yorik, Lega, Puccini), di eleganti icone del suo tempo (Lina Cavalieri, Nerina Volpi di Misurata) ma fu anche chiamato ad incarichi assai prestigiosi, come quelli relativi ai ritratti di Carlos e Amalia del Portogallo (1904), dell’imperatore Guglielmo II (1904), della regina Margherita (1922). Si può ricordare, in margine a quella fortunata attività, ciò che dichiarava lo stesso Corcos a proposito del suo metodo rappresentativo: “In un ritratto quello che conta sono gli occhi; se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sé”.
Gli interessi letterari di Corcos si manifestarono, di pari passo, nella sua collaborazione al ‘Marzocco’ e alla ‘Tribuna’; in un volume di novelle (Mademoiselle Le Prince, Livorno 1901); nella sua partecipazione ai progetti editoriali di Pascoli (corrispondente della moglie, che il poeta chiamava la “gentile ignota”) il quale lo aveva accomunato a Nomellini e De Carolis nella pianificazione decorativa dei propri volumi. Nel 1913 Corcos donerà il suo autoritratto alla Galleria degli Uffizi .

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