Michele Canzoneri. Orma di Ronzinante. Pagine della terza lettura di Miguel de Cervantes
Dal 05 Maggio 2022 al 30 Giugno 2022
Palermo
Luogo: Chiesa di Sant’Eulalia dei Catalani
Indirizzo: Via Argenteria 19
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.00
Curatori: Michele Canzoneri
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://palermo.cervantes.es
L'Istituto Cervantes di Palermo, diretto da Beatriz Hernanz Angulo, presenta la mostra “Orma di Ronzinante. Pagine della terza lettura di Miguel de Cervantes” di Michele Canzoneri, evento che rientra nel fitto programma dell'undicesima edizione della manifestazione Settimana delle Culture.
La mostra, ospitata nei locali della chiesa di Sant’Eulalia dei Catalani, aprirà al pubblico giovedì 5 maggio alle ore 19.00.
L’esposizione, curata dallo stesso Canzoneri, consta di trenta opere inedite realizzate con tecnica mista su fogli di carta antica e ispirate dalla terza lettura, in ordine di tempo, del capolavoro di Miguel de Cervantes Don Chisciotte.
Oltre al valore intrinseco delle opere la peculiarità del supporto aggiunge ulteriore pregio alla loro realizzazione: questi fogli, infatti, riportano la data del 1616, anno di morte del celebre scrittore madrileno.
«È un piacere per l'Istituto Cervantes di Palermo - dichiara Beatriz Hernanz Angulo - ospitare la mostra di Michele Canzoneri, noto artista siciliano, pieno di talento, la cui riflessione intellettuale e artistica sulla sua rilettura del Don Chisciotte si unisce ad un eccezionale supporto materico, contemporaneo alla scrittura del Chisciotte. Il frutto di questo dialogo concettuale, temporale e plastico, carico di lirismo e complicità, crea una fusione temporale e geografica che unisce l'Italia con la Spagna, in linea con gli obiettivi della nostra istituzione. Un paradiso di libri e letture, di immagini straordinarie, che Canzoneri ha così magistralmente risolto».
«La Settimana delle Culture - dichiara Benedetto Salvo Viola, presidente dell'Associazione Settimana delle Culture - è onorata di potere annoverare, fra gli eventi culturali offerti nell’undicesima edizione, la proposta dell’Instituto Cervantes che esporrà nei suoi locali le opere di Michele Canzoneri - “artista della luce” - ispirate al capolavoro di Miguel de Cervantes. Il maestro Canzoneri è considerato uno degli esponenti più rappresentativi dell’orizzonte evolutivo dell’arte; artista eclettico che tanto lustro ha dato alla nostra terra e che con tenacia ha profuso instancabile energia sia nella ricerca artistica che nella sperimentazione di materiali».
Come è accaduto spesso nella lunga e ricca produzione dell’artista siciliano, precise circostanze hanno dato origine, anche in questo caso, all’ispirazione delle opere che compongono l’Orma di Ronzinante.
«Ho trascorso parte del lockdown - racconta Michele Canzoneri - nel mio studio dell’ex masseria in contrada Maluventu, dove avevo con me dei libri e varie raccolte dei miei fogli antichi. Una di queste preziose pagine è scivolata accanto a un grande volume, prendendola mi sono accorto che riportava la stessa data della scomparsa di Miguel de Cervantes e che il libro era proprio il Don Chisciotte. Ho deciso di leggerlo per la terza volta, la prima risale a quando ero giovane, dopo aver visto gli straordinari disegni di Picasso, la seconda a quando ero quarantenne. Mi sono reso conto che lo stesso testo, in periodi di vita diversi, mi suggerivano suggestioni nuove; ho iniziato così a lavorare su queste mie pagine datate, senza limite di tempo, senza alcuna tensione e lontano dal silenzio forzato dentro le mura della città. Un’ulteriore coincidenza, poi, mi ha portato un mattino lungo il fiume Platani a Ribera dove ho trovato l’orma profonda di un cavallo: in quel momento tutto è stato chiaro e così ho realizzato oltre trenta opere ispirato dal celeberrimo testo dello scrittore madrileno».
Le edizioni del Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes hanno goduto di un corredo di immagini fin dalle loro prime edizioni sia spagnole che internazionali, come sottolinea Maria Caterina Ruta, accademica e ispanista esperta in Miguel de Cervantes, nei pannelli esplicativi realizzati a corredo delle opere in mostra.
Lo stesso Cervantes in alcuni passi del suo libro istituisce un paragone fra le due classi di arte - il testo verbale e la sua traduzione in immagini - riconoscendo un’affinità fra il lavoro poetico e quello figurativo, sintesi che nella sua epoca includeva oltre alla pittura e alla scultura un complesso di altre raffigurazioni come arazzi, incisioni, emblemi, blasoni.
La Ruta ha studiato la relazione fra alcune pagine dello scrittore e la pittura a lui contemporanea, riscontrando nelle opere di Canzoneri particolari sollecitazioni che restituiscono diversi temi: il viaggio, la trasfigurazione della realtà, il libro come evasione e il libro come scrittura, il coraggio dell’impresa, non ultimo il passato che rivive nel presente dell’artista.
Si legge, infine, nella nota critica del filologo e docente Salvatore Silvano Nigro sulle opere in mostra: « (…) Si avverte un risuonar vacuo di orme, nella Biblioteca di Canzoneri. È l’eco del ferro nello zoccolo di quel brocco che è Ronzinante; è il tonfo dell’impronta rilasciata sul terreno. Tra il balenio militaresco di elmi, celate e copricapi, non manca l’umiltà di un piatto con i resti di cibo povero degno di certo realismo barocco o il cappello feriale di Sancio. Né manca il protagonismo del ciuco dello scudiero, insieme allo sbracciarsi capzioso dei mulini a vento. Dappertutto si accendono luminelli narrativi che rimandano alle imprese dell’hidalgo di triste memoria (…)».
La mostra, ospitata nei locali della chiesa di Sant’Eulalia dei Catalani, aprirà al pubblico giovedì 5 maggio alle ore 19.00.
L’esposizione, curata dallo stesso Canzoneri, consta di trenta opere inedite realizzate con tecnica mista su fogli di carta antica e ispirate dalla terza lettura, in ordine di tempo, del capolavoro di Miguel de Cervantes Don Chisciotte.
Oltre al valore intrinseco delle opere la peculiarità del supporto aggiunge ulteriore pregio alla loro realizzazione: questi fogli, infatti, riportano la data del 1616, anno di morte del celebre scrittore madrileno.
«È un piacere per l'Istituto Cervantes di Palermo - dichiara Beatriz Hernanz Angulo - ospitare la mostra di Michele Canzoneri, noto artista siciliano, pieno di talento, la cui riflessione intellettuale e artistica sulla sua rilettura del Don Chisciotte si unisce ad un eccezionale supporto materico, contemporaneo alla scrittura del Chisciotte. Il frutto di questo dialogo concettuale, temporale e plastico, carico di lirismo e complicità, crea una fusione temporale e geografica che unisce l'Italia con la Spagna, in linea con gli obiettivi della nostra istituzione. Un paradiso di libri e letture, di immagini straordinarie, che Canzoneri ha così magistralmente risolto».
«La Settimana delle Culture - dichiara Benedetto Salvo Viola, presidente dell'Associazione Settimana delle Culture - è onorata di potere annoverare, fra gli eventi culturali offerti nell’undicesima edizione, la proposta dell’Instituto Cervantes che esporrà nei suoi locali le opere di Michele Canzoneri - “artista della luce” - ispirate al capolavoro di Miguel de Cervantes. Il maestro Canzoneri è considerato uno degli esponenti più rappresentativi dell’orizzonte evolutivo dell’arte; artista eclettico che tanto lustro ha dato alla nostra terra e che con tenacia ha profuso instancabile energia sia nella ricerca artistica che nella sperimentazione di materiali».
Come è accaduto spesso nella lunga e ricca produzione dell’artista siciliano, precise circostanze hanno dato origine, anche in questo caso, all’ispirazione delle opere che compongono l’Orma di Ronzinante.
«Ho trascorso parte del lockdown - racconta Michele Canzoneri - nel mio studio dell’ex masseria in contrada Maluventu, dove avevo con me dei libri e varie raccolte dei miei fogli antichi. Una di queste preziose pagine è scivolata accanto a un grande volume, prendendola mi sono accorto che riportava la stessa data della scomparsa di Miguel de Cervantes e che il libro era proprio il Don Chisciotte. Ho deciso di leggerlo per la terza volta, la prima risale a quando ero giovane, dopo aver visto gli straordinari disegni di Picasso, la seconda a quando ero quarantenne. Mi sono reso conto che lo stesso testo, in periodi di vita diversi, mi suggerivano suggestioni nuove; ho iniziato così a lavorare su queste mie pagine datate, senza limite di tempo, senza alcuna tensione e lontano dal silenzio forzato dentro le mura della città. Un’ulteriore coincidenza, poi, mi ha portato un mattino lungo il fiume Platani a Ribera dove ho trovato l’orma profonda di un cavallo: in quel momento tutto è stato chiaro e così ho realizzato oltre trenta opere ispirato dal celeberrimo testo dello scrittore madrileno».
Le edizioni del Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes hanno goduto di un corredo di immagini fin dalle loro prime edizioni sia spagnole che internazionali, come sottolinea Maria Caterina Ruta, accademica e ispanista esperta in Miguel de Cervantes, nei pannelli esplicativi realizzati a corredo delle opere in mostra.
Lo stesso Cervantes in alcuni passi del suo libro istituisce un paragone fra le due classi di arte - il testo verbale e la sua traduzione in immagini - riconoscendo un’affinità fra il lavoro poetico e quello figurativo, sintesi che nella sua epoca includeva oltre alla pittura e alla scultura un complesso di altre raffigurazioni come arazzi, incisioni, emblemi, blasoni.
La Ruta ha studiato la relazione fra alcune pagine dello scrittore e la pittura a lui contemporanea, riscontrando nelle opere di Canzoneri particolari sollecitazioni che restituiscono diversi temi: il viaggio, la trasfigurazione della realtà, il libro come evasione e il libro come scrittura, il coraggio dell’impresa, non ultimo il passato che rivive nel presente dell’artista.
Si legge, infine, nella nota critica del filologo e docente Salvatore Silvano Nigro sulle opere in mostra: « (…) Si avverte un risuonar vacuo di orme, nella Biblioteca di Canzoneri. È l’eco del ferro nello zoccolo di quel brocco che è Ronzinante; è il tonfo dell’impronta rilasciata sul terreno. Tra il balenio militaresco di elmi, celate e copricapi, non manca l’umiltà di un piatto con i resti di cibo povero degno di certo realismo barocco o il cappello feriale di Sancio. Né manca il protagonismo del ciuco dello scudiero, insieme allo sbracciarsi capzioso dei mulini a vento. Dappertutto si accendono luminelli narrativi che rimandano alle imprese dell’hidalgo di triste memoria (…)».
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