Nerina Toci. Tà aphrodìsia: lubricità spettrale dell'anima e della follia

Nerina Toci. Tà aphrodìsia: lubricità spettrale dell'anima e della follia

 

Dal 30 Gennaio 2016 al 20 Febbraio 2016

Terrasini | Palermo

Luogo: Margaret Café

Indirizzo: via V. Madonia 93

Orari: tutti i giorni 9-22

Curatori: Felicia Lo Cicero

Enti promotori:

  • Ass.ne AsaDin

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 380 3492256

E-Mail info: wewecosta@gmail.com

Sito ufficiale: http://https://www.facebook.com/events/1055625454487605/



Sabato 30 Gennaio 2016 alle ore 18.00 al Margaret Cafè di Terrasini si inaugura la personale di fotografia di Nerina Toci intitolata “Tà aphrodìsia: lubricità spettrale dell´anima e della follia”, presenta la mostra il Critico d’arte Felicia Lo Cicero curatrice della mostra e autrice dei testi.
La mostra è promossa dall’Associazione AsaDin. Addetto alla comunicazione Evelin Costa.
La mostra sarà visitabile fino al 20 Febbraio 2016, tutti i giorni dalle 9 alle 22, presso la sala espositiva del Margaret Cafè, in Via Madonia 93 a Terrasini (PA). 

Nerina Toci nasce il 21 gennaio a Tirana, per poi fuggire in tenera età dai Balcani ed approdare in Sicilia. Inizia come modella. Successivamente si appassiona della fotografia, scegliendo la propria immagine come pretesto per indagare dentro sé stessa. Predilige il bianco e nero. Ha esposto a Mistretta alla mostra collettiva fotografica con tema "La donna invisibile". Ha partecipato a Sant´Agata Militello con tema "Interior intimo meo". E alla mostra Kermesse d´Arte 2015.

“E ribolle dentro, stando così ella; e salta, smania. Come quei che mettono i denti provan mordicamento alle gengive, e doglia; così mordicare si sente, ed infiamma (…); e in furore com’è, né può dormire di notte, né può il dì dovechessia riposare, e là corre bramosamente dove immagina di rivedere il viso nel quale è la bellezza”. PLATONE, Fedro
Socrate s’imbatte in Fedro fuori le mura di Atene, sollecitata dal discorso amoroso del dialogo, provo a scrutare l’abisso, presagio ed enigma dell’anima. Tà aphrodísia, letteralmente, “guardando le cose dell’amore”.
Ottundendo l’ordine dei significati, per brama insensata e temperamento contrario, gli scatti di Nerina Toci, di nudità contemplata, si offrono in un assaggio di solitario abbandono, sapore ispirato e delirante unto di zucchero e fiele.
Nata da un parto, Nerina si allieta crescendo con le visioni d’avvenire… impetrando un Dio chicchessia, ha a braccio una vita assegnata, assennata e strampalata nella ricerca di chi Lei sia; tante vie, sogni e incontri fra poeti eletti, filosofi intemperanti, artisti tristi, individui: anime belle nel calore di corpi vivi, di giorni ideali e illusioni reali. Doveri? Tanti e uno solo: arrivare a se stessa, rincorrendo quell’immagine che è il suo spazio affrancato, perché la bellezza non conosce regole, puoi guardarla e s’interrompe il dire, perché l’amore è il suo desiderio e l’amore disorienta o illumina, possiede o si dona, per brama o per bene. La ricerca continua… lubricità spettrale, fuggente, ineffabile dell’anima nell’amore e nella follia. 
I suoi scatti non lambiscono un presente frammentato, c’è in essi una continuità storica reificata romantica e decadente, la vita dalla vita in un trapasso d’inquietudine e paure, l’opera dall’opera nell’esperienza di drammi dicibili e indicibili, eterni in ogni istante. Massa confusa, decomposta e fluttuante, luogo d’insoliti echi, impeto di passi ribelli nell’immobilità e taciti nel movimento, danzano vaneggianti innalzandosi all’altezza di verità e possibilità. Tensione e tragicità tingono di toni lo spazio mentre la meccanica elaborando, traduce i risultati in analogie di vita, restituendoci l’idea di un mondo mai così vicino nel suo vizio originale, l’intreccio di un tempo che muta nella fissità di ciascuna vita. Irripetibilità e durata s’interfacciano nella nervosa e asimmetrica tensione che lega il fotografo alla tecnica, ed è così che Nerina ride, si dispera e di rado piange, cercando in un bisbiglio chiaro-scurale le fattezze di un volto ritrovato. Ed è così che Nerina procede, dissimulando imbroglia lo sguardo per poi catturarlo, mostrando il soggetto nella sua violata identità. Ogni immagine è riferimento al suo desiderio, ogni immagine è ciò che viene cercato ed espiato, ogni foto è il capriccio di una bimba che non sa giocare e inscena le sue favole fra occhi ciechi e orecchie sorde nella marginalità di un’immaginazione incrociata in una società sbagliata.
Esistenziale al parossismo, Nerina scopre nell’inconscio ottico la via d’accesso all’Io, un mondo in divenire fatto di accadimenti e finzioni, di suggestioni e smaterializzazioni, manifestazione visibile di realtà invisibili; un mondo elaborato consciamente nella creatività ambigua di un recondito segreto. Fotosensibile è l’interior intimo di una donna che accarezza la sua luce nell’inganno di una lusinga d’amore…

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