Nicola Liberatore. Il sacro, l'uomo, l'arte
Dal 14 Settembre 2013 al 05 Ottobre 2013
Collecchio | Parma
Luogo: Centro Culturale Villa Soragna
Indirizzo: Strada buca
Orari: da martedì a venerdì 9.30-13/ 14.30-18.30; sabato 10-13/ 15-18
Curatori: Guido Pensato
Telefono per informazioni: +39 0521 301226/ 0521 301231
E-Mail info: cultura@comune.collecchio.pr.it
Sito ufficiale: http://www.comune.collecchio.pr.it
Sarà inaugurata sabato 14 settembre 2013 alle ore 11.00 presso VILLA SORAGNA di COLLECCHIO (PARMA), dal Sindaco Paolo Bianchi e dall’Assessore alla Cultura Maristella Galli, la mostra personale “Nicola Liberatore il sacro, l’uomo, l’arte”, a cura di Guido Pensato. Scrive in catalogo Guido Pensato: Il divino e l’umano; il celeste, lo spirituale e il terreno: visti e rappresentati non come opposti. Accade anche in Nicola Liberatore che l’arte venga individuata e mostrata come il luogo della loro contiguità indissolubile e ineludibile; lo strumento che rende praticabile l’impresa di sottrarre all’oblio, alla smemoratezza, al degrado e alla morte i luoghi, i simboli, i segni, i linguaggi, che testimoniano di quell’incontro. E’ l’artista a porsi come l’artefice di quel salvataggio: sotto forma di un “recupero”, di una “appropriazione”: scoperta metafora di una più complessiva “salvezza”, che mostra, contemporaneamente e contestualmente, la (certa) precarietà e la (possibile) grandezza delle azioni dell’uomo. E’ esplicita in Nicola Liberatore la contiguità tra la corposa - talora sommersa e magmatica, ma sempre affiorante - materialità dell'umano e una interiorità, una spiritualità misteriose, recondite e inaccessibili agli occhi dell’uomo, ma presenti, proprio attraverso le forme che egli stesso – costruttore e artista - ha cercato di dare loro e di darsi. Una vicinanza che enuncia la labilità e l’arbitrarietà dei confini e delle lontananze che pretendono di separare quello che non può essere separato.
E’ possibile infatti - e Liberatore ce lo segnala e mostra concretamente - che l’arte svolga un’azione a favore di tutto quello che rischia di perdersi dell’umano: memoria e cose tangibili, ricordi, tracce e opere. ritualità e della cultura materiale… Tutto l’universo di segni, gesti, idee, suggestioni, insomma, che sono il patrimonio interiore ma visibile di Liberatore: quello (quasi-) genetico legato al suo paese d’origine e al Gargano e quello della memoria e della cultura etnoantropologica e artistica, oggetti e frutto di riflessioni, ricerche e pratiche assidue di rielaborazione. Un patrimonio ricco e composito che l’artista ha assimilato ed elaborato, ma non “sistematizzato” come un ventaglio di aree disciplinari separate e distinte; avendole, viceversa, introiettate come coscienza profonda e creatività libera, capace di sintesi ora sontuose ora essenziali. E’ di qui che origina, infatti, un complesso processo ideativo e realizzativo capace di trasformare quel magma di sacro e profano, religiosità, quotidianità e festosità laica in opere in grado di definirlo, raccontarlo e rappresentarlo in una ricca gamma di declinazioni e “traduzioni”: tele e non-tele come preziosi brani di exultet o di codici; morbidi altorilievi e soavi edicole votive, polittici monocromi, pale d’altare sontuose e pagine di libri d’artista; ex voto che sembrano confezionati da mani angeliche a celebrazione della creatività umana; sculture di stoffa a tutto tondo, che sono – come statue o più complesse installazioni - …
Nicola Liberatore nasce a S. Marco in Lamis nel 1949, sul Gargano, dove trascorre la sua infanzia e parte dell’adolescenza. Proprio sul Gargano ha le sue prime esperienze da insegnante. Vive a Foggia. Negli anni’70 ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, si abilita in Disegno e Storia dell’Arte, inizia ad esporre in spazi pubblici e privati. Dall’84’ è tra gli artisti del Laboratorio Artivisive di Foggia. Collabora alle iniziative di Spazio 55-arte contemporanea, Foggia. Nelle sue opere, ottenute per interazione, per stratificazione, per strappo di materiali antichi (carte, stoffe, merletti, pigmenti) “…concentra in immagini permeate di una non comune finezza intellettuale l’elaborazione forte di una tematica culturale di intensa tensione antropologica…”. Nel 2004 i critici L. Caramel, T. Carpentieri, P. Marino, gli conferiscono il Premio Paolo VI nell’ambito della Terza Triennale d’Arte Sacra di Lecce. Nello stesso anno, è invitato dal critico G. Di Genova nella mostra Luce, vero sole dell’arte, presso il Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del’900 “ G. Bargellini”, Pieve di Cento-Bologna ed è presente nelle Collezioni Permanenti del Museo e nel volume “Storia dell’Arte Italiana del ’900-Generazione anni quaranta”, Edizioni Bora- Bologna 2009, autore lo stesso critico. È invitato nella Rassegna promossa da Padiglione Italia, 54ª Biennale di Venezia, Palazzo delle Esposizioni - Sala Nervi - Torino ed è presente nel relativo volume “ Lo Stato dell’Arte” a cura di Vittorio Sgarbi. È tra gli artisti premiati alla XII Biennale dell’acquarello di Albignasego (Padova). È invitato nella Rassegna Paleocontemporanea, 2013, Napoli
E’ possibile infatti - e Liberatore ce lo segnala e mostra concretamente - che l’arte svolga un’azione a favore di tutto quello che rischia di perdersi dell’umano: memoria e cose tangibili, ricordi, tracce e opere. ritualità e della cultura materiale… Tutto l’universo di segni, gesti, idee, suggestioni, insomma, che sono il patrimonio interiore ma visibile di Liberatore: quello (quasi-) genetico legato al suo paese d’origine e al Gargano e quello della memoria e della cultura etnoantropologica e artistica, oggetti e frutto di riflessioni, ricerche e pratiche assidue di rielaborazione. Un patrimonio ricco e composito che l’artista ha assimilato ed elaborato, ma non “sistematizzato” come un ventaglio di aree disciplinari separate e distinte; avendole, viceversa, introiettate come coscienza profonda e creatività libera, capace di sintesi ora sontuose ora essenziali. E’ di qui che origina, infatti, un complesso processo ideativo e realizzativo capace di trasformare quel magma di sacro e profano, religiosità, quotidianità e festosità laica in opere in grado di definirlo, raccontarlo e rappresentarlo in una ricca gamma di declinazioni e “traduzioni”: tele e non-tele come preziosi brani di exultet o di codici; morbidi altorilievi e soavi edicole votive, polittici monocromi, pale d’altare sontuose e pagine di libri d’artista; ex voto che sembrano confezionati da mani angeliche a celebrazione della creatività umana; sculture di stoffa a tutto tondo, che sono – come statue o più complesse installazioni - …
Nicola Liberatore nasce a S. Marco in Lamis nel 1949, sul Gargano, dove trascorre la sua infanzia e parte dell’adolescenza. Proprio sul Gargano ha le sue prime esperienze da insegnante. Vive a Foggia. Negli anni’70 ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, si abilita in Disegno e Storia dell’Arte, inizia ad esporre in spazi pubblici e privati. Dall’84’ è tra gli artisti del Laboratorio Artivisive di Foggia. Collabora alle iniziative di Spazio 55-arte contemporanea, Foggia. Nelle sue opere, ottenute per interazione, per stratificazione, per strappo di materiali antichi (carte, stoffe, merletti, pigmenti) “…concentra in immagini permeate di una non comune finezza intellettuale l’elaborazione forte di una tematica culturale di intensa tensione antropologica…”. Nel 2004 i critici L. Caramel, T. Carpentieri, P. Marino, gli conferiscono il Premio Paolo VI nell’ambito della Terza Triennale d’Arte Sacra di Lecce. Nello stesso anno, è invitato dal critico G. Di Genova nella mostra Luce, vero sole dell’arte, presso il Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del’900 “ G. Bargellini”, Pieve di Cento-Bologna ed è presente nelle Collezioni Permanenti del Museo e nel volume “Storia dell’Arte Italiana del ’900-Generazione anni quaranta”, Edizioni Bora- Bologna 2009, autore lo stesso critico. È invitato nella Rassegna promossa da Padiglione Italia, 54ª Biennale di Venezia, Palazzo delle Esposizioni - Sala Nervi - Torino ed è presente nel relativo volume “ Lo Stato dell’Arte” a cura di Vittorio Sgarbi. È tra gli artisti premiati alla XII Biennale dell’acquarello di Albignasego (Padova). È invitato nella Rassegna Paleocontemporanea, 2013, Napoli
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