Gian Carlo Carena. Zoomorfie, altro e tutt’altro
Spazio per le arti contemporanee del Broletto, Pavia
Dal 27 September 2014 al 5 October 2014
Pavia
Luogo: Spazio per le arti contemporanee del Broletto
Indirizzo: piazza della Vittoria
Orari: da martedì a venerdì 16.30-19.30; sabato e domenica 10.30-12.30 / 16.30-19.30
Enti promotori:
- Comune di Pavia - Settore Cultura
- Pavia Arte
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: chiara.argenteri@comune.pv.it
Sito ufficiale: http://www.comune.pv.it
Si intitola Zoomorfie, altro e tutt’altro la personale dell’artista pavese Gian Carlo Carena (classe 1942), che inaugura sabato 27 settembre 2014, alle ore 18, nello Spazio per le arti contemporanee del Broletto di Pavia, la mostra presenta fino al 5 ottobre 2014 un’accurata selezione di opere, a ripercorrere il percorso pittorico di Carena.
Prima architetto, poi pittore, Carena è abile sperimentatore di tecniche e materiali, e passa con grande maestria dalla matita all’acquerello, alla tempera, all’olio e acrilico. I soggetti dei suoi lavori – animali, frutta e fiori, sempre ritratti in maniera più evocativa che realistica, stilizzati – sono presentati su un tavolo, quello dell’architetto, che, a volte coperto da una tovaglia colorata, a volte nudo, “simboleggia il limite della nostra vita, con un fondo di ironia, unito all’angoscia”, spiega l’artista.
Cavalli e cavalieri, galline, pesci, tori sbuffanti, figure umane dalla grande fisicità – scrive Francesca Porreca nel testo di presentazione della mostra – sono solitamente raffigurati sul palcoscenico di un tavolo da progettazione architettonica, inevitabile rimando agli studi e all'attività professionale dell'autore. Il piano bidimensionale, tratteggiato con lineare semplicità, diventa il fondale perfetto per visioni oniriche e al tempo stesso ironiche, in cui convivono presenze talvolta anacronistiche, animali da cortile e tecnologie, citazioni storiche e fumetti. L'artista tralascia lo studio prospettico per scandire invece lo spazio attraverso linee che si intersecano e guidano lo sguardo alla scoperta delle enigmatiche suggestioni racchiuse nella sua pittura, ma non rinuncia alla tridimensionalità dei corpi e degli oggetti, sottolineata dalle ombre colorate. Il colore abilmente dosato è in effetti l'altro elemento vitale di queste opere, in alcuni casi raggrumato in impasti più densi e con improvvise accensioni che spiccano sui neri profondi, in altri steso in campiture geometriche e modulato in gradazioni armoniose, perfette per accogliere i passi svelti di una gallina blu o le composizioni di fiori e frutta in via di maturazione.
Figure umane e figure animali, unite da una sottile, lirica inquietudine, in un continuo rincorrersi ed insieme estraniarsi, dentro un contesto intimista, mute presenze di un mondo sospeso – scrive Stefania Ghiglione nel testo di presentazione alla mostra –. Il gioco intelligente ed ironico di osservazione di oggetti ed eventi, osservazione affettuosa, con purezza infantile, anche se all’apparenza distaccata, ed il richiamo al rispetto della Natura nella bellezza della sua semplicità, si esplicano con il tratto delicato delle composizioni, “quasi per non disturbare oltre, anzi, quasi per rendere essenziale ed "essenzialmente magico" ogni elemento. Ricordi, fantasie, forse anche timori. Cavalli e cavalieri, vegetali, animali, paesaggi, stilizzati e silenziosi, persino fumetti, e poi ancora raffinate ed eleganti sagome, con lo sguardo assorto verso orizzonti a noi sconosciuti. Qui lo spazio e le campiture di colore divengono elementi evocativi e concreti come gli altri, riflettendo la formazione professionale dell’artista, la sua geometria segreta.
Gian Carlo Carena nasce a Pavia nel 1942. La madre, Felicita Ghiglione, che aveva frequentato la Scuola d’Arte a Genova e poi a Pavia, ottima ed apprezzata ritrattista, trasmette al figlio il dono del disegno e della pittura,
gusto e passione coltivati da sempre, utilizzando tecniche varie, matita, acquerello, tempera, olio, acrilico. Carena frequenta il liceo a Pavia e si laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Da studente partecipa con un gruppo di pittori pavesi a estemporanee di pittura ed esposizioni, vincendo qualche premio. Si dedica poi alla professione di architetto, progettando e dirigendo molti lavori di nuovi edifici residenziali e sportivi, e restauri di palazzi e cascine storiche, riportando in luce tesori architettonici nascosti. Ha esposto in collettive e personali a Milano (Studio D’Ars e Galleria L’Affiche), Genova (Galleria OR), Pavia (Libreria Cardano e Spazio Arte Graal), Mortara (Palazzo Bossi Gregotti), Tuscania (Scuola Gastronomica) e Terni (Galleria dA.Co). Ha illustrato un libro di poesie (Pruverbi di G. Brusaioli), realizzato un grande acrilico per illustrare i “capponi di Renzo”, esposto nella Casa Manzoni a Milano, e ideato trenta originali per il Pulcino Elefante di Casiraghi con lo scritto di A. Stella. Inoltre ha partecipato, a scopo benefico, alla realizzazione di una “Minerva d’autore”, insieme ad altri 40 artisti.
Cavalli e cavalieri, galline, pesci, tori sbuffanti, figure umane dalla grande fisicità – scrive Francesca Porreca nel testo di presentazione della mostra – sono solitamente raffigurati sul palcoscenico di un tavolo da progettazione architettonica, inevitabile rimando agli studi e all'attività professionale dell'autore. Il piano bidimensionale, tratteggiato con lineare semplicità, diventa il fondale perfetto per visioni oniriche e al tempo stesso ironiche, in cui convivono presenze talvolta anacronistiche, animali da cortile e tecnologie, citazioni storiche e fumetti. L'artista tralascia lo studio prospettico per scandire invece lo spazio attraverso linee che si intersecano e guidano lo sguardo alla scoperta delle enigmatiche suggestioni racchiuse nella sua pittura, ma non rinuncia alla tridimensionalità dei corpi e degli oggetti, sottolineata dalle ombre colorate. Il colore abilmente dosato è in effetti l'altro elemento vitale di queste opere, in alcuni casi raggrumato in impasti più densi e con improvvise accensioni che spiccano sui neri profondi, in altri steso in campiture geometriche e modulato in gradazioni armoniose, perfette per accogliere i passi svelti di una gallina blu o le composizioni di fiori e frutta in via di maturazione.
Figure umane e figure animali, unite da una sottile, lirica inquietudine, in un continuo rincorrersi ed insieme estraniarsi, dentro un contesto intimista, mute presenze di un mondo sospeso – scrive Stefania Ghiglione nel testo di presentazione alla mostra –. Il gioco intelligente ed ironico di osservazione di oggetti ed eventi, osservazione affettuosa, con purezza infantile, anche se all’apparenza distaccata, ed il richiamo al rispetto della Natura nella bellezza della sua semplicità, si esplicano con il tratto delicato delle composizioni, “quasi per non disturbare oltre, anzi, quasi per rendere essenziale ed "essenzialmente magico" ogni elemento. Ricordi, fantasie, forse anche timori. Cavalli e cavalieri, vegetali, animali, paesaggi, stilizzati e silenziosi, persino fumetti, e poi ancora raffinate ed eleganti sagome, con lo sguardo assorto verso orizzonti a noi sconosciuti. Qui lo spazio e le campiture di colore divengono elementi evocativi e concreti come gli altri, riflettendo la formazione professionale dell’artista, la sua geometria segreta.
Gian Carlo Carena nasce a Pavia nel 1942. La madre, Felicita Ghiglione, che aveva frequentato la Scuola d’Arte a Genova e poi a Pavia, ottima ed apprezzata ritrattista, trasmette al figlio il dono del disegno e della pittura,
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