Luigi Dellatorre. S-geografie
Dal 29 Marzo 2014 al 13 Aprile 2014
Vigevano | Pavia
Luogo: Nuova Strada Sotterranea - Castello Sforzesco di Vigevano
Indirizzo: via XX Settembre
Orari: mar-ven 16-18; sab, dom e festivi 10-12.30 e 15.30-18.30
Curatori: Federica Rabai
Enti promotori:
- Provincia di Pavia
- Comune di Vigevano – Assessorato alla Cultura
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: federicarabai@hotmail.com
Sito ufficiale: http://www.comune.vigevano.pv.it
Luigi Dellatorre: non è la prima volta che presento questo artista vigevanese, che molti conoscono come prolifico artista/performer e bizzarro inventore di neologismi legati alle proprie installazioni artistiche. Proprio un neologismo dà il titolo a questa mostra - “S-geografie” – appunto, parola che evoca la geografia (dal latino geographia, a sua volta dal greco antico γ?, Terra e γραφ?α , descrizione, scrittura), ovvero la scienza che ha per oggetto lo studio, la descrizione e la rappresentazione della Terra nella configurazione della sua superficie e nella estensione e distribuzione dei fenomeni fisici, biologici, umani che la interessano e che, interagendo tra loro, ne modificano continuamente l'aspetto. La geografia è molto più che la cartografia, cioè lo studio delle mappe, o la topografia. Rispetto ad esse, infatti, la geografia aggiunge l'indagine della dinamica e delle cause della posizione della Terra nello spazio, dei fenomeni che avvengono su di essa e delle sue caratteristiche.
Le “S-geografie” di Dellatorre – in quest’ottica - diventano dunque metafora di tutti quei mutamenti, microscopici e macroscopici, che ognuno di noi vive tutti i giorni sulla propria pelle: non solo la conformazione fisica della Terra si modifica in continuazione, ma anche la società, i cibi, gli usi e i costumi, le tecnologie, la politica e la cultura dei popoli che si trovano avvolti e imprigionati in una globalizzazione confusionale, fatta di scambi veloci e reciproci di milioni di informazioni e immagini evocative che stordiscono i cervelli e non permettono di riconoscere la realtà dalla finzione. La portata dirompente di questi accadimenti è significativamente presente nelle opere “Accantando: sgeografie”, che costituiscono la mostra stessa, nelle quali Dellatorre ricrea dei planisferi che sovvertono la realtà geografica delle mappe del mondo, ed evidenziano anche la precarietà delle nostre "mappe mentali", che - di fronte a questi imponenti cambiamenti - non sono più adeguate ad orientarci saldamente nella vita. Sgeografie continua la serie dei progetti dalla “S” privativa che stravolge il significato canonico dei vocaboli, creando delle “non parole”: in ordine di tempo nasce il progetto “Accantando S-calcio” (2012), ipotetico gioco alternativo al calcio.
Dello stesso anno è, inoltre, il progetto “S-filosofando”, video che gioca con il pensiero dei più grandi filosofi mischiandone i significati e le frasi a formare un originale e - del tutto nuovo - pensiero “Dellatorriano”. Ultimo nato è, poi, “S-fumando” (2012) video al quale l’artista affida il gioco di parole che presenta un anomalo padre che insegna ed incoraggia il figlio a fumare, ma anche l’allusione al significato che tale verbo rappresenta nell'ambito della pratica artistica, trasformadolo -quindi- in un vero tributo all’arte. Ancora qualche parola generale sull’opera di Dellatorre nella quale ricorrono alcune parole, quasi ossessivamente: una di queste è già stata citata alcune volte nelle righe precedenti ed è “Accantando”, creata nel 2008. Accantando, forma gerundiva del neo verbo “accantare”: ovvero “mettere accanto” diventa la vera e propria azione artistica che Dellatorre pratica nella realizzazione dei suoi video mediante l’accostamento casuale e caotico di alcune migliaia di immagini, suoni e colori scaricati dal web impulsivamente, ma diventa anche pensiero che esalta una realtà plurima, instaurando una continuità tra un passato ed un presente che si schiude al futuro, come l’artista stesso ama dichiarare.
La mostra vuole stravolgere tutti gli schemi tradizionali, ribaltando i ruoli e le consuetudini legati all’etichetta fin da quello che dovrebbe essere il momento solenne dell’inaugurazione ufficiale: il pubblico si troverà immerso in un immenso e luminoso “oceano blu” e solo per gradi scoprirà le sorprese che lo aspettano all’interno dell’esposizione, attraverso le tre installazioni di Luigi Dellatorre. Una performance dall’emblematico titolo “Avvio di partita”, darà il vero e proprio via alla mostra attraverso un fischio calcistico che scatenerà una serie di reazioni a catena svolte da una misteriosa figura in nero. Anche il titolo della performance d’apertura è una citazione di un vecchio lavoro di Dellatorre, dal titolo “Finale di partita” (1995), proprio a sottolineare la coerenza di questo artista che ama avanzare nella propria ricerca senza dimenticare le sue origini e la strada percorsa fino ad oggi. Entrando nel merito di questa esposizione, l’artista presenta allo spettatore per la prima volta il nuovo ciclo di opere intitolato “Accantando: sgeografie”, eseguito fra aprile e giugno del 2013, e costituito da sessanta opere bidimensionali (trenta di 100x140 cm, e trenta di 70x70 cm), pezzi unici prodotti mediante stampa digitale e da un video della durata di 3 minuti e 18 secondi, la cui parte visiva è realizzata attraverso l’accostamento di 629 immagini satellitari della Terra, mentre, la parte sonora è il risultato del casuale assemblaggio del secondo iniziale di 192 inni nazionali che forma, dunque, un nuovo e simbolico “inno mondiale”.
Al gruppo di opere si aggiungono oltre ottocento stampe digitali su forex, di 10x15 cm, che costituiscono una “vulcanica” installazione ambientale. Tutti questi elementi ben rappresentano l’idea che sta alla base del progetto di questa esposizione, così come descritto in apertura del testo. Diverse saranno le reazioni del pubblico, così come ci si aspetta ad ogni performance contemporanea, ma sono proprio queste reazioni che l’artista vuole provocare; affinché gli spettatori si interroghino sulla loro vita e sulla società che stanno frequentando, affinché possano uscire dagli standard e dagli stereotipi forniti dai media e dalle consuetudini, per recuperare quel verace senso della vita e quella concretezza che stava alle origini del nostro grande, meraviglioso mondo oggi sempre più violentato e maltrattato.
Federica Rabai
Le “S-geografie” di Dellatorre – in quest’ottica - diventano dunque metafora di tutti quei mutamenti, microscopici e macroscopici, che ognuno di noi vive tutti i giorni sulla propria pelle: non solo la conformazione fisica della Terra si modifica in continuazione, ma anche la società, i cibi, gli usi e i costumi, le tecnologie, la politica e la cultura dei popoli che si trovano avvolti e imprigionati in una globalizzazione confusionale, fatta di scambi veloci e reciproci di milioni di informazioni e immagini evocative che stordiscono i cervelli e non permettono di riconoscere la realtà dalla finzione. La portata dirompente di questi accadimenti è significativamente presente nelle opere “Accantando: sgeografie”, che costituiscono la mostra stessa, nelle quali Dellatorre ricrea dei planisferi che sovvertono la realtà geografica delle mappe del mondo, ed evidenziano anche la precarietà delle nostre "mappe mentali", che - di fronte a questi imponenti cambiamenti - non sono più adeguate ad orientarci saldamente nella vita. Sgeografie continua la serie dei progetti dalla “S” privativa che stravolge il significato canonico dei vocaboli, creando delle “non parole”: in ordine di tempo nasce il progetto “Accantando S-calcio” (2012), ipotetico gioco alternativo al calcio.
Dello stesso anno è, inoltre, il progetto “S-filosofando”, video che gioca con il pensiero dei più grandi filosofi mischiandone i significati e le frasi a formare un originale e - del tutto nuovo - pensiero “Dellatorriano”. Ultimo nato è, poi, “S-fumando” (2012) video al quale l’artista affida il gioco di parole che presenta un anomalo padre che insegna ed incoraggia il figlio a fumare, ma anche l’allusione al significato che tale verbo rappresenta nell'ambito della pratica artistica, trasformadolo -quindi- in un vero tributo all’arte. Ancora qualche parola generale sull’opera di Dellatorre nella quale ricorrono alcune parole, quasi ossessivamente: una di queste è già stata citata alcune volte nelle righe precedenti ed è “Accantando”, creata nel 2008. Accantando, forma gerundiva del neo verbo “accantare”: ovvero “mettere accanto” diventa la vera e propria azione artistica che Dellatorre pratica nella realizzazione dei suoi video mediante l’accostamento casuale e caotico di alcune migliaia di immagini, suoni e colori scaricati dal web impulsivamente, ma diventa anche pensiero che esalta una realtà plurima, instaurando una continuità tra un passato ed un presente che si schiude al futuro, come l’artista stesso ama dichiarare.
La mostra vuole stravolgere tutti gli schemi tradizionali, ribaltando i ruoli e le consuetudini legati all’etichetta fin da quello che dovrebbe essere il momento solenne dell’inaugurazione ufficiale: il pubblico si troverà immerso in un immenso e luminoso “oceano blu” e solo per gradi scoprirà le sorprese che lo aspettano all’interno dell’esposizione, attraverso le tre installazioni di Luigi Dellatorre. Una performance dall’emblematico titolo “Avvio di partita”, darà il vero e proprio via alla mostra attraverso un fischio calcistico che scatenerà una serie di reazioni a catena svolte da una misteriosa figura in nero. Anche il titolo della performance d’apertura è una citazione di un vecchio lavoro di Dellatorre, dal titolo “Finale di partita” (1995), proprio a sottolineare la coerenza di questo artista che ama avanzare nella propria ricerca senza dimenticare le sue origini e la strada percorsa fino ad oggi. Entrando nel merito di questa esposizione, l’artista presenta allo spettatore per la prima volta il nuovo ciclo di opere intitolato “Accantando: sgeografie”, eseguito fra aprile e giugno del 2013, e costituito da sessanta opere bidimensionali (trenta di 100x140 cm, e trenta di 70x70 cm), pezzi unici prodotti mediante stampa digitale e da un video della durata di 3 minuti e 18 secondi, la cui parte visiva è realizzata attraverso l’accostamento di 629 immagini satellitari della Terra, mentre, la parte sonora è il risultato del casuale assemblaggio del secondo iniziale di 192 inni nazionali che forma, dunque, un nuovo e simbolico “inno mondiale”.
Al gruppo di opere si aggiungono oltre ottocento stampe digitali su forex, di 10x15 cm, che costituiscono una “vulcanica” installazione ambientale. Tutti questi elementi ben rappresentano l’idea che sta alla base del progetto di questa esposizione, così come descritto in apertura del testo. Diverse saranno le reazioni del pubblico, così come ci si aspetta ad ogni performance contemporanea, ma sono proprio queste reazioni che l’artista vuole provocare; affinché gli spettatori si interroghino sulla loro vita e sulla società che stanno frequentando, affinché possano uscire dagli standard e dagli stereotipi forniti dai media e dalle consuetudini, per recuperare quel verace senso della vita e quella concretezza che stava alle origini del nostro grande, meraviglioso mondo oggi sempre più violentato e maltrattato.
Federica Rabai
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