Infinitamente vita: quattroartistialcastello
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Infinitamente vita: quattroartistialcastello, Castello della Porta, Frontone
Dal 01 Agosto 2014 al 31 Agosto 2014
Frontone | Pesaro e Urbino
Luogo: Castello della Porta
Indirizzo: piazzale della Rocca 1
Curatori: Matteo De Simone
Enti promotori:
- Comune di Frontone
- Pro-loco di Frontone
- Associazione Italiana di Psicoanalisi (Aipsi)
E-Mail info: ma.des@libero.it
Sito ufficiale: http://www.comune.frontone.pu.it
La creatività è la base centrale dell’esistenza di tutti gli uomini anche il primo respiro del bambino è un atto creativo, il bambino crea la possibilità di essere nel mondo, quindi crea il mondo.Winnicott, psicoanalista inglese, scrive che la creatività è costituita dalla “maniera che ha l’individuo di incontrarsi con la realtà esterna”: essa “è universale, appartiene al fatto di essere vivi” La creatività non può essere mai del tutto annullata, anche nei casi più estremi di false personalità, tuttavia può restare nascosta e questo viene a determinare la differenza tra il “vivere creativamente e il semplice vivere”,l’esperienza culturale comincia con il vivere in modo creativo, ciò che in primo luogo si manifesta nel gioco”.
Il processo creativo è un momento d’integrazione che, in molte occasioni, è vissuto come un’esperienza d’unità; gli artisti sono coloro che, per primi, hanno riportato questo tipo d’esperienze, ma esse appartengono a tutti gli esseri umani. Sono momenti in cui il pensiero, l’azione e la coscienza di esistere confluiscono in un unico flusso. Ci sono, nel creare, occasioni magiche nelle quali l’essere non è diverso del fare o, in altre parole, il fare è esteriorizzazione dell’essere. Tutti conosciamo la profonda concentrazione del bambino che gioca con i mattoncini di legno; i suoi gesti fluiscono con sicurezza e armonicamente, la scelta e la collocazione dei pezzi è fatta con estrema cura e attenzione ed egli sembra sordo ad altri richiami dell’esterno. Osservandolo si ha l’impressione che egli sia in uno spazio tutto suo e in verità si tratta di un luogo particolare, dove il mondo interno s’interseca con lui.La creatività artistica illumina e percorre gli spazi della vita in maniera infinita, dai primi graffiti alle moderne installazioni o performance gli artisti hanno dato corpo a una continua esigenza dell’animo umano: tollerare l’angoscia della perdita, del tempo che inevitabilmente si consuma, della certezza della morte attraverso la creatività e la genesi continua. Tutto questo movimento ha permesso al genere umano di progredire, infatti, le scoperte scientifiche, che siano esse mediche o di altro genere, nascono da un momento di profonda creatività.
La creatività non si sviluppa dal bisogno di ricreare l’oggetto perduto, spesso consiste nel creare qualcosa di nuovo nel mondo che già esisteva ma che non aveva ancora un nome. In qualche maniera ogni artista nella sua ricerca infinitamente illumina, da forma ad altri aspetti del mondo che non conoscevamo: “Un nuovo pezzetto di mondo esterno, - Scrive la psicoanalista Marion Milner- è stato reso interessante e significativo, per cui l’originario e intensissimo impulso primario all’unione fisica con un altro essere vivente è riuscito, mediante il processo della simbolizzazione, a trasformarsi, in interesse per qualsiasi cosa concepibile o inconcepibile esista nell’universo”.
Nel processo creativo si annulla la distinzione tra soggetto e oggetto, tra interno ed esterno, quindi la creatività si situa nell’oscillazione tra un’attività mentale di superficie e il contenuto indefinito e non differenziato. Non è, dunque, solo il “sentimento oceanico” freudiano in cui c’è fusione tra il sé e l’altro, come il bambino nelle braccia della madre, ma è tramite l’oscillazione che si attiva la creatività.
L’atto creativo per svilupparsi deve attraversare un vuoto, allontanarsi da preconcezioni per accettare ciò che emerge dal profondo, ripristinando la fusionalità originaria ma senza rimanere imprigionati dentro. E’ come entrare in uno spazio vuoto dentro di sé, ove può nascere ogni cosa nuova, una sorta di utero, l’inizio di una trasformazione per poi poter accedere a processi d’integrazione.
“Attraverso l’espressione artistica- dice Winnicott (1958)- noi speriamo di mantenere il contatto con il nostro Sé primitivo da cui i sentimenti più intensi e anche le sensazioni tremendamente acute derivano e noi siamo poveri, infatti, se siamo solo sani”.
L’artista e l’osservatore possono “dialogare” attraverso l’opera stessa e in quanto soggetti sono entrambi parte attiva della creazione artistica. In tal senso l’osservatore non è un semplice fruitore o consumatore dell’opera, ma è parte dell’opera stessa nella misura in cui esercita in modo libero la propria fantasia e attinge dalla propria interiorità il pensiero, il messaggio che l’artista ha espresso attraverso l’opera, sia essa un dipinto o una azione.
Il processo creativo è un momento d’integrazione che, in molte occasioni, è vissuto come un’esperienza d’unità; gli artisti sono coloro che, per primi, hanno riportato questo tipo d’esperienze, ma esse appartengono a tutti gli esseri umani. Sono momenti in cui il pensiero, l’azione e la coscienza di esistere confluiscono in un unico flusso. Ci sono, nel creare, occasioni magiche nelle quali l’essere non è diverso del fare o, in altre parole, il fare è esteriorizzazione dell’essere. Tutti conosciamo la profonda concentrazione del bambino che gioca con i mattoncini di legno; i suoi gesti fluiscono con sicurezza e armonicamente, la scelta e la collocazione dei pezzi è fatta con estrema cura e attenzione ed egli sembra sordo ad altri richiami dell’esterno. Osservandolo si ha l’impressione che egli sia in uno spazio tutto suo e in verità si tratta di un luogo particolare, dove il mondo interno s’interseca con lui.La creatività artistica illumina e percorre gli spazi della vita in maniera infinita, dai primi graffiti alle moderne installazioni o performance gli artisti hanno dato corpo a una continua esigenza dell’animo umano: tollerare l’angoscia della perdita, del tempo che inevitabilmente si consuma, della certezza della morte attraverso la creatività e la genesi continua. Tutto questo movimento ha permesso al genere umano di progredire, infatti, le scoperte scientifiche, che siano esse mediche o di altro genere, nascono da un momento di profonda creatività.
La creatività non si sviluppa dal bisogno di ricreare l’oggetto perduto, spesso consiste nel creare qualcosa di nuovo nel mondo che già esisteva ma che non aveva ancora un nome. In qualche maniera ogni artista nella sua ricerca infinitamente illumina, da forma ad altri aspetti del mondo che non conoscevamo: “Un nuovo pezzetto di mondo esterno, - Scrive la psicoanalista Marion Milner- è stato reso interessante e significativo, per cui l’originario e intensissimo impulso primario all’unione fisica con un altro essere vivente è riuscito, mediante il processo della simbolizzazione, a trasformarsi, in interesse per qualsiasi cosa concepibile o inconcepibile esista nell’universo”.
Nel processo creativo si annulla la distinzione tra soggetto e oggetto, tra interno ed esterno, quindi la creatività si situa nell’oscillazione tra un’attività mentale di superficie e il contenuto indefinito e non differenziato. Non è, dunque, solo il “sentimento oceanico” freudiano in cui c’è fusione tra il sé e l’altro, come il bambino nelle braccia della madre, ma è tramite l’oscillazione che si attiva la creatività.
L’atto creativo per svilupparsi deve attraversare un vuoto, allontanarsi da preconcezioni per accettare ciò che emerge dal profondo, ripristinando la fusionalità originaria ma senza rimanere imprigionati dentro. E’ come entrare in uno spazio vuoto dentro di sé, ove può nascere ogni cosa nuova, una sorta di utero, l’inizio di una trasformazione per poi poter accedere a processi d’integrazione.
“Attraverso l’espressione artistica- dice Winnicott (1958)- noi speriamo di mantenere il contatto con il nostro Sé primitivo da cui i sentimenti più intensi e anche le sensazioni tremendamente acute derivano e noi siamo poveri, infatti, se siamo solo sani”.
L’artista e l’osservatore possono “dialogare” attraverso l’opera stessa e in quanto soggetti sono entrambi parte attiva della creazione artistica. In tal senso l’osservatore non è un semplice fruitore o consumatore dell’opera, ma è parte dell’opera stessa nella misura in cui esercita in modo libero la propria fantasia e attinge dalla propria interiorità il pensiero, il messaggio che l’artista ha espresso attraverso l’opera, sia essa un dipinto o una azione.
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