Andrea Contin. Flame (chains)
Dal 18 Gennaio 2014 al 18 Febbraio 2014
Piacenza
Luogo: Galleria Placentia Arte
Indirizzo: via Scalabrini 116
Orari: da martedì a domenica 16-19
Telefono per informazioni: +39 0523 332414
E-Mail info: info@placentiaarte.it
Sito ufficiale: http://www.placentiaarte.it
Dal 18 gennaio al 18 febbraio 2014 la galleria Placentia Arte è lieta di presentare Flame (chains), il nuovo progetto di Andrea Contin alla sua seconda personale negli spazi della galleria. Visionario e complesso allestimento in bilico tra arti visive, antropologia e psicologia, l’esposizione si articola tra elementi diversi, dal video all’oggetto alla fotografia fino al disegno, in continuo e fitto dialogo tra loro. Centrato sul tema simbolico del fuoco e dell’energia interiore, il progetto ruota attorno all’immagine monolitica e potente dell’artista nella surreale veste di domatore di fiamme.
Centro simbolico della mostra è l’opera Flame (chains), una video proiezione che documenta un’azione densa di sacralità e tensione emotiva. Qui un personaggio tra il grottesco e il mitologico, con il volto imbiancato e un tutù rosso a cingergli la vita, si destreggia con le “catene di fuoco” – suggestivi attrezzi di giocoleria che danno il titolo all’opera e all’intera operazione – con le quali disegna linee infuocate nella penombra del cupo e profondo corridoio in cui l’azione si svolge. Questoelemento centrale dialoga con una grande foto di scena, trascrizione di una delle infinite possibili scritture tracciate nell’aria scura dal continuo roteare delle fiamme.
Nella cripta sottostante una seconda video-proiezione rimanda alla stessa azione ma inquadrata in primissimo piano sul volto bianco e impassibile dello strano essere, continuamente attraversato dalle scie luminose che ne trasfigurano l’espressione trasformandolo, ad ogni passaggio, in altro da sé, riempiendo così lo spazio di una folla di facce sempre diverse. Un piccolo, evocativo assemblaggio – una morsa da falegname che stringe un accendino, liberando così il soffio di gas da cui nasce la fiammella che si esaurirà in quell’abbraccio – illumina con la sua luce flebile ma calda una nicchia in un angolo buio, metafora del soffio vitale – Psyché – e dello scorrere dell’esistenza. Infine, nella prospettiva della completa strutturazione del personaggio – accanto al progetto originario dell’autore – vengono presentate le tavole e i bozzetti con cui il pittore e illustratore Vittorio Bustaffa ridefinisce il personaggio attraverso suggestioni che spaziano dalla mitologia alle storie popolari fino ai supereroi della Marvel, staccandolo così definitivamente dal corpo in prestito dell’artista.
Due brevi testi, entrambi estemporanei – quello di Luisa Altafini che ha ispirato il progetto e quello che Alice Di Lauro ha distillato dalla sua visione – fanno da eco verbale ai molti rimandi in mostra.
Già dalla sua ideazione site specific per il Forte Carpenedo di Mestre – nel lungo e oscuro corridoio del deposito di esplosivi – Flame (chains) ha suscitato nel pubblico le più diverse reazioni e suggestioni. Restano però vivi di sottofondo gli spunti iniziali di un’opera dalla lettura assolutamente aperta: il flusso di energie psichiche, come rabbia e aggressività, che si trasformano in eleganti e potenti evoluzioni di fiamme, premessa e strumento per la trasformazione positiva di quelle stesse energie; il suono quasi assordante delle fiamme che rapide sibilano e ruggiscono attorno al corpo del surreale giocoliere, catturando irresistibilmente l’attenzione; l’ipnotico impatto visivo provocato dal movimento ritmico delle braccia e delle catene, che diventano invisibili, nascoste dalle scie di fuoco che confondono le coordinate spaziali, catturando e inglobando lo spettatore per poi trascinarlo lontano, verso un punto focale prossimo all'infinito. Il buio corridoio alle spalle di quella figura intrigante e spaventosa che si staglia bloccando il passaggio diventa allora il vero soggetto dell’opera: lato oscuro, discesa agli inferi, ingresso del labirinto, comunque limen, confine, passaggio verso un altrove.
Anche in Flame (chains), come in altri lavori di Contin, c’è la maschera in senso antropologico, che crea alterità e sospensione, e anche qui il registro emotivo è poderoso nella sua simbolica semplicità. Ancora una volta Contin aggira la percezione razionale per arrivare direttamente ed empaticamente al vissuto dello spettatore, che si aggiunge a quello dell’artista grazie alla forza della metafora e alla semplicità di un linguaggio potente ma elegante e rigoroso.
Per l’occasione verrà realizzato il catalogo della mostra in formato elettronico, con le opere di Andrea Contin, le fotografie di Simone Falso, le illustrazioni di Vittorio Bustaffa, la prefazione di Cristina Fiore e Andrea Penzo, i testi di Luisa Altafini e Alice di Lauro e le interviste di Elena Bordignon e Mario Gerosa. L'e-book sarà edito in edizione limitata, firmata e numerata, nell’innovativo supporto cartaceo Ebookover™ da NOBOOK©, etichetta letteraria indipendente di Milano, per la collana SoContemporary.
Centro simbolico della mostra è l’opera Flame (chains), una video proiezione che documenta un’azione densa di sacralità e tensione emotiva. Qui un personaggio tra il grottesco e il mitologico, con il volto imbiancato e un tutù rosso a cingergli la vita, si destreggia con le “catene di fuoco” – suggestivi attrezzi di giocoleria che danno il titolo all’opera e all’intera operazione – con le quali disegna linee infuocate nella penombra del cupo e profondo corridoio in cui l’azione si svolge. Questoelemento centrale dialoga con una grande foto di scena, trascrizione di una delle infinite possibili scritture tracciate nell’aria scura dal continuo roteare delle fiamme.
Nella cripta sottostante una seconda video-proiezione rimanda alla stessa azione ma inquadrata in primissimo piano sul volto bianco e impassibile dello strano essere, continuamente attraversato dalle scie luminose che ne trasfigurano l’espressione trasformandolo, ad ogni passaggio, in altro da sé, riempiendo così lo spazio di una folla di facce sempre diverse. Un piccolo, evocativo assemblaggio – una morsa da falegname che stringe un accendino, liberando così il soffio di gas da cui nasce la fiammella che si esaurirà in quell’abbraccio – illumina con la sua luce flebile ma calda una nicchia in un angolo buio, metafora del soffio vitale – Psyché – e dello scorrere dell’esistenza. Infine, nella prospettiva della completa strutturazione del personaggio – accanto al progetto originario dell’autore – vengono presentate le tavole e i bozzetti con cui il pittore e illustratore Vittorio Bustaffa ridefinisce il personaggio attraverso suggestioni che spaziano dalla mitologia alle storie popolari fino ai supereroi della Marvel, staccandolo così definitivamente dal corpo in prestito dell’artista.
Due brevi testi, entrambi estemporanei – quello di Luisa Altafini che ha ispirato il progetto e quello che Alice Di Lauro ha distillato dalla sua visione – fanno da eco verbale ai molti rimandi in mostra.
Già dalla sua ideazione site specific per il Forte Carpenedo di Mestre – nel lungo e oscuro corridoio del deposito di esplosivi – Flame (chains) ha suscitato nel pubblico le più diverse reazioni e suggestioni. Restano però vivi di sottofondo gli spunti iniziali di un’opera dalla lettura assolutamente aperta: il flusso di energie psichiche, come rabbia e aggressività, che si trasformano in eleganti e potenti evoluzioni di fiamme, premessa e strumento per la trasformazione positiva di quelle stesse energie; il suono quasi assordante delle fiamme che rapide sibilano e ruggiscono attorno al corpo del surreale giocoliere, catturando irresistibilmente l’attenzione; l’ipnotico impatto visivo provocato dal movimento ritmico delle braccia e delle catene, che diventano invisibili, nascoste dalle scie di fuoco che confondono le coordinate spaziali, catturando e inglobando lo spettatore per poi trascinarlo lontano, verso un punto focale prossimo all'infinito. Il buio corridoio alle spalle di quella figura intrigante e spaventosa che si staglia bloccando il passaggio diventa allora il vero soggetto dell’opera: lato oscuro, discesa agli inferi, ingresso del labirinto, comunque limen, confine, passaggio verso un altrove.
Anche in Flame (chains), come in altri lavori di Contin, c’è la maschera in senso antropologico, che crea alterità e sospensione, e anche qui il registro emotivo è poderoso nella sua simbolica semplicità. Ancora una volta Contin aggira la percezione razionale per arrivare direttamente ed empaticamente al vissuto dello spettatore, che si aggiunge a quello dell’artista grazie alla forza della metafora e alla semplicità di un linguaggio potente ma elegante e rigoroso.
Per l’occasione verrà realizzato il catalogo della mostra in formato elettronico, con le opere di Andrea Contin, le fotografie di Simone Falso, le illustrazioni di Vittorio Bustaffa, la prefazione di Cristina Fiore e Andrea Penzo, i testi di Luisa Altafini e Alice di Lauro e le interviste di Elena Bordignon e Mario Gerosa. L'e-book sarà edito in edizione limitata, firmata e numerata, nell’innovativo supporto cartaceo Ebookover™ da NOBOOK©, etichetta letteraria indipendente di Milano, per la collana SoContemporary.
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