Ardengo Soffici. Giornate di Paesaggio
Dal 26 Aprile 2014 al 27 Luglio 2014
Poggio a Caiano | Prato
Luogo: Museo Soffici e del ’900 italiano
Indirizzo: via Lorenzo il Magnifico 9
Costo del biglietto: € 3, gratuito per cittadini dell’Unione Europea di età inferiore a 18 anni
Telefono per informazioni: +39 055 8701287/0/1 - 348 6543173
E-Mail info: info@museoardengosoffici.it
Sito ufficiale: http://www.museoardengosoffici.it
Nel 2014 ricorrono cinquanta anni dalla morte di Ardengo Soffici (1879 - 1964), il Comune di Poggio a Caiano - dove Soffici visse - e il Museo Soffici e del Novecento Italiano celebrano questa ricorrenza con delle iniziative dedicate al grande artista, letterato e poeta.
In attesa della mostra “Ardengo Soffici. Giornate di Paesaggio”, che aprirà al pubblico il 26 aprile negli spazi espositivi delle Scuderie della Villa Medicea di Poggio a Caiano, un’occasione unica per vedere riuniti 50 paesaggio di Soffici provenienti da collezioni pubbliche e private, venerdì 11 aprile, alle ore 21.00, nella sala conferenze delle Scuderie si terrà la presentazione del libro Ardengo Soffici, Serge Férat, Hélène d’Œttingen. Correspondance 1903 – 1964 a cura di Barbara Meazzi, professoressa all’Université de Nice Sophia Antinopolis, per l’editore Age D homme.
Interverranno l’autrice e lo storico dell’arte Luigi Cavallo, curatore della mostra “Ardengo Soffici, Giornate di Paesaggio”.
Soffici inizia una relazione amorosa e intellettuale con Hélène d’Œttingen nel 1903, tre anni dopo l’arrivo a Parigi. La D’Œttingen è una donna eccentrica di origini russe, che utilizza numerosi nomi d’arte, tra cui Roch Grey con cui firmerà su Lacerba ed altre riviste. Amica di Rousseau il Doganiere sarà una delle sue più appassionate sostenitrici, di cui pubblicherà anche una monografia per Valori Plastici nel 1922. Hélène vive a Parigi con il cugino Serge Jastrebzoff, noto come il pittore Serge Férat. Sarà lei a presentare Rousseau il Doganiere a Soffici, mentre l’artista toscano, che già frequentava l’ambiente dell’avanguardia e delle riviste celebri come La Plume, introdurrà i due cugini ad altre significative conoscenze.
Grazie ai due amici Soffici ottiene nel 1905 uno dei suoi lavori più impegnativi: la decorazione del salone da ballo del Grand Hotel des Bains a Roncegno nelle Alpi Trentine, andata distrutta, a parte un panello, in un bombardamento della prima guerra. La burrascosa vicenda sentimentale con Hélène finisce nel 1907 e la decisione di non rientrare a Parigi in quell’anno è legata a questa difficile situazione. Ma al di là dell’amore con Hélène, evocato con eleganza e discrezione nell’autobiografia di Soffici e nelle lettere, l’amicizia e la frequentazione tra Soffici e Serge Férat continuerà nel tempo. Nel 1909 Serge lo raggiunge a Bulciano; insieme dipingono en plain air e iniziano la traduzione dei racconti di Cecov. Nel 1910 Soffici è a Parigi, ospite di Férat, per reperire opere impressioniste destinate alla mostra da organizzare a Firenze sotto l’egida della Voce. Férat rimarrà anche negli anni successivi punto di riferimento di Soffici a Parigi. Nel suo studio, nel 1912, Soffici conosce proprio per iniziativa di Hélène la pittrice russa Alexandra Exter (nelle memorie sofficiane ricordata con il nome di Aissa) con la quale avrà un rapporto intenso di amore e di interessi artistici.
Nel 1923, quando Soffici, che nel frattempo si era sposato con una giovane friulana conosciuta in tempo di guerra, Maria Sdrigotti, avrà un figlio maschio, lo chiamerà Sergio, in omaggio all’amico Férat.
In attesa della mostra “Ardengo Soffici. Giornate di Paesaggio”, che aprirà al pubblico il 26 aprile negli spazi espositivi delle Scuderie della Villa Medicea di Poggio a Caiano, un’occasione unica per vedere riuniti 50 paesaggio di Soffici provenienti da collezioni pubbliche e private, venerdì 11 aprile, alle ore 21.00, nella sala conferenze delle Scuderie si terrà la presentazione del libro Ardengo Soffici, Serge Férat, Hélène d’Œttingen. Correspondance 1903 – 1964 a cura di Barbara Meazzi, professoressa all’Université de Nice Sophia Antinopolis, per l’editore Age D homme.
Interverranno l’autrice e lo storico dell’arte Luigi Cavallo, curatore della mostra “Ardengo Soffici, Giornate di Paesaggio”.
Soffici inizia una relazione amorosa e intellettuale con Hélène d’Œttingen nel 1903, tre anni dopo l’arrivo a Parigi. La D’Œttingen è una donna eccentrica di origini russe, che utilizza numerosi nomi d’arte, tra cui Roch Grey con cui firmerà su Lacerba ed altre riviste. Amica di Rousseau il Doganiere sarà una delle sue più appassionate sostenitrici, di cui pubblicherà anche una monografia per Valori Plastici nel 1922. Hélène vive a Parigi con il cugino Serge Jastrebzoff, noto come il pittore Serge Férat. Sarà lei a presentare Rousseau il Doganiere a Soffici, mentre l’artista toscano, che già frequentava l’ambiente dell’avanguardia e delle riviste celebri come La Plume, introdurrà i due cugini ad altre significative conoscenze.
Grazie ai due amici Soffici ottiene nel 1905 uno dei suoi lavori più impegnativi: la decorazione del salone da ballo del Grand Hotel des Bains a Roncegno nelle Alpi Trentine, andata distrutta, a parte un panello, in un bombardamento della prima guerra. La burrascosa vicenda sentimentale con Hélène finisce nel 1907 e la decisione di non rientrare a Parigi in quell’anno è legata a questa difficile situazione. Ma al di là dell’amore con Hélène, evocato con eleganza e discrezione nell’autobiografia di Soffici e nelle lettere, l’amicizia e la frequentazione tra Soffici e Serge Férat continuerà nel tempo. Nel 1909 Serge lo raggiunge a Bulciano; insieme dipingono en plain air e iniziano la traduzione dei racconti di Cecov. Nel 1910 Soffici è a Parigi, ospite di Férat, per reperire opere impressioniste destinate alla mostra da organizzare a Firenze sotto l’egida della Voce. Férat rimarrà anche negli anni successivi punto di riferimento di Soffici a Parigi. Nel suo studio, nel 1912, Soffici conosce proprio per iniziativa di Hélène la pittrice russa Alexandra Exter (nelle memorie sofficiane ricordata con il nome di Aissa) con la quale avrà un rapporto intenso di amore e di interessi artistici.
Nel 1923, quando Soffici, che nel frattempo si era sposato con una giovane friulana conosciuta in tempo di guerra, Maria Sdrigotti, avrà un figlio maschio, lo chiamerà Sergio, in omaggio all’amico Férat.
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