Arte in Agenda. A tu per tu con…Giacometti e L’Ombra della sera
Dal 28 Settembre 2013 al 13 Ottobre 2013
Reggio nell'Emilia | Reggio Emilia
Luogo: Palazzo Magnani
Indirizzo: corso Garibaldi 29
Orari: da martedì a venerdì 10.00 -13.00 / 15.30 – 19; Sabato e Festivi 10.00 – 19
Enti promotori:
- Fondazione Palazzo Magnani
- Museo Guarnacci di Volterra
- Musei Civici di Reggio Emilia
Costo del biglietto: € 5
Telefono per informazioni: +39 049 663499
E-Mail info: info@studioesseci.net
Sito ufficiale: http://www.palazzomagnani.it/2013/07/arte-in-agenda-2/
Dal 28 settembre al 13 ottobre 2013 la Fondazione Palazzo Magnani presenta un incredibile appuntamento con due icone della storia dell’arte, l’Ombra della sera, capolavoro etrusco del III secolo a.C. e una Femme debout (1956) di Alberto Giacometti, maestro storico del Novecento, in un evento espositivo dal forte potere evocativo. L’evento continuerà inoltre presso il Museo Etrusco Guarnacci di Volterra dal 26 ottobre al 3 novembre 2013.
Attraverso il dialogo tra le due opere, così lontane nel tempo eppure così vicine per forza espressiva, si comprenderà il rapporto inscindibile tra arte antica e moderna e il grande fascino che l’arte del passato ha esercitato sugli artisti delle avanguardie del Novecento. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Museo Guarnacci di Volterra e i Musei Civici di Reggio Emilia, è curato da Chiara Gatti e accompagnato da scritti di Fabrizio Burchianti, Direttore del Museo etrusco di Volterra e Roberto Macellari Ispettore archeologo dei Musei Civici di Reggio Emilia.
Il dialogo fra il capolavoro etrusco e una delle celebri femme debout del grande artista svizzero è entrato col tempo nell’immaginario comune per l’affinità che lega le loro forme longilinee e sottili. Tuttavia studi recenti hanno dimostrato che Giacometti, nel suo studio appassionato dell’antichità e dei classici, dedicò molta attenzione al mondo etrusco affascinato dalla ricerca espressiva della sua statuaria e da un’origine anche più antica della stessa forma allungata. Un’origine che risale ad epoche preistoriche, a un sentimento ancestrale, a un’immagine archetipa dell’uomo ereditata dagli etruschi e arrivata fino a Giacometti.
L’Ombra della Sera è uno degli oggetti più emblematici e rappresentativi del popolo etrusco. Questo bronzetto etrusco dalla figura allungata conservato al Museo Guarnacci di Volterra è sempre stato uno dei simboli di un popolo considerato fra i più misteriosi della storia ed evoca con forza le tipiche forme giacomettiane. Gli studi condotti dalla storica dell’arte Chiara Gatti sottolineano le affinità che hanno legato la ricerca di Giacometti al passato più remoto. Nel caso dello scultore svizzero è infatti noto il suo interesse per il passato, la sua assidua riflessione sull’arte primigenia sviluppata, sin da ragazzo, copiando, a margine dei libri del padre, nella casa di Stampa, ogni dettaglio dai capolavori d’altre epoche e altre culture (dagli Egizi ai Caldei, dal Fayoum a Bisanzio). In un suo testo dattiloscritto, riemerso dall’Archivio Marchiori di Lendinara, il grande critico d’arte Giuseppe Marchiori definì gli uomini dell’amico scultore Giacometti “ombre sottili stampate sul selciato di trachite“. Egli paragonò per primo i corpi sottili dell’artista svizzero all’Ombra della sera, definendoli “esili come guerrieri nuragici, senza lance e scudi, oppure simili all’idolo volterrano, agli uomini della notte“.
Nell’ambito della III edizione di Arte in agenda, i Musei Civici di Reggio Emilia presentano dal 28 Settembre al 27 Ottobre 2013 Il Ritorno del Guerriero presso l’Atrio dei Musei Civici. A distanza di 150 anni ritorna nella Città in cui era stata acquistata una statuetta in bronzo nota agli archeologi come il “Guerriero di Reggio Emilia”, custodita nella collezione etrusco-italica del Museo Civico Archeologico di Bologna. Alla liberalità del suo Direttore, la dott.ssa Paola Giovetti, e al sostegno del Lion’s Club di Albinea “Ludovico Ariosto” si deve la possibilità di un evento che, assieme all’iniziativa di Palazzo Magnani, offre a Reggio Emilia un inizio di autunno dedicato agli Etruschi. “Il guerriero”, un orante le cui grandi palme sembrano alludere ad una devozione rivolta agli dei dimoranti nei territori bui e senza speranza del sottosuolo, è ritratto senza indumenti e al contempo ostenta un elmo crestato, di foggia villanoviana, che certo ne marca lo status elevato, non di semplice guerriero, ma di condottiero. L’ipotesi di provenienza dal territorio reggiano lo renderebbe la più antica testimonianza (fine dell’VIII – inizi del VII secolo a.C.) della presenza etrusca o etruschizzante a Reggio Emilia.
Attraverso il dialogo tra le due opere, così lontane nel tempo eppure così vicine per forza espressiva, si comprenderà il rapporto inscindibile tra arte antica e moderna e il grande fascino che l’arte del passato ha esercitato sugli artisti delle avanguardie del Novecento. Il progetto, realizzato in collaborazione con il Museo Guarnacci di Volterra e i Musei Civici di Reggio Emilia, è curato da Chiara Gatti e accompagnato da scritti di Fabrizio Burchianti, Direttore del Museo etrusco di Volterra e Roberto Macellari Ispettore archeologo dei Musei Civici di Reggio Emilia.
Il dialogo fra il capolavoro etrusco e una delle celebri femme debout del grande artista svizzero è entrato col tempo nell’immaginario comune per l’affinità che lega le loro forme longilinee e sottili. Tuttavia studi recenti hanno dimostrato che Giacometti, nel suo studio appassionato dell’antichità e dei classici, dedicò molta attenzione al mondo etrusco affascinato dalla ricerca espressiva della sua statuaria e da un’origine anche più antica della stessa forma allungata. Un’origine che risale ad epoche preistoriche, a un sentimento ancestrale, a un’immagine archetipa dell’uomo ereditata dagli etruschi e arrivata fino a Giacometti.
L’Ombra della Sera è uno degli oggetti più emblematici e rappresentativi del popolo etrusco. Questo bronzetto etrusco dalla figura allungata conservato al Museo Guarnacci di Volterra è sempre stato uno dei simboli di un popolo considerato fra i più misteriosi della storia ed evoca con forza le tipiche forme giacomettiane. Gli studi condotti dalla storica dell’arte Chiara Gatti sottolineano le affinità che hanno legato la ricerca di Giacometti al passato più remoto. Nel caso dello scultore svizzero è infatti noto il suo interesse per il passato, la sua assidua riflessione sull’arte primigenia sviluppata, sin da ragazzo, copiando, a margine dei libri del padre, nella casa di Stampa, ogni dettaglio dai capolavori d’altre epoche e altre culture (dagli Egizi ai Caldei, dal Fayoum a Bisanzio). In un suo testo dattiloscritto, riemerso dall’Archivio Marchiori di Lendinara, il grande critico d’arte Giuseppe Marchiori definì gli uomini dell’amico scultore Giacometti “ombre sottili stampate sul selciato di trachite“. Egli paragonò per primo i corpi sottili dell’artista svizzero all’Ombra della sera, definendoli “esili come guerrieri nuragici, senza lance e scudi, oppure simili all’idolo volterrano, agli uomini della notte“.
Nell’ambito della III edizione di Arte in agenda, i Musei Civici di Reggio Emilia presentano dal 28 Settembre al 27 Ottobre 2013 Il Ritorno del Guerriero presso l’Atrio dei Musei Civici. A distanza di 150 anni ritorna nella Città in cui era stata acquistata una statuetta in bronzo nota agli archeologi come il “Guerriero di Reggio Emilia”, custodita nella collezione etrusco-italica del Museo Civico Archeologico di Bologna. Alla liberalità del suo Direttore, la dott.ssa Paola Giovetti, e al sostegno del Lion’s Club di Albinea “Ludovico Ariosto” si deve la possibilità di un evento che, assieme all’iniziativa di Palazzo Magnani, offre a Reggio Emilia un inizio di autunno dedicato agli Etruschi. “Il guerriero”, un orante le cui grandi palme sembrano alludere ad una devozione rivolta agli dei dimoranti nei territori bui e senza speranza del sottosuolo, è ritratto senza indumenti e al contempo ostenta un elmo crestato, di foggia villanoviana, che certo ne marca lo status elevato, non di semplice guerriero, ma di condottiero. L’ipotesi di provenienza dal territorio reggiano lo renderebbe la più antica testimonianza (fine dell’VIII – inizi del VII secolo a.C.) della presenza etrusca o etruschizzante a Reggio Emilia.
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