Claudio Parmiggiani. Alfabeto / Sarah Moon. Journal de Voyage
Dal 03 Maggio 2014 al 15 Giugno 2014
Reggio nell'Emilia | Reggio Emilia
Luogo: Musei Civici di Palazzo S. Francesco
Indirizzo: via Spallanzani 1
Orari: mar 10-12; merc, gio e ven 10-12 / 21-23, sab, dom e festivi 10-13, 16-19 / 21-23
Curatori: Laura Serani
Telefono per informazioni: +39 0522 456816
E-Mail info: info@fotografiaeuropea.it
Sito ufficiale: http://www.fotografiaeuropea.it
Claudio Parmiggiani. Alfabeto. Istruzioni per l'uso
Nel catalogo di una mia recente mostra a Milano avevo fatto seguire l’opera qui presentata da una frase di Friedrich Nietzsche: “La cosa più facile è anche la più difficile; vedere coi propri occhi quello che sta sulla punta del proprio naso”.
Mi sono appropriato di questa frase, convinto che definisca in modo elementare ed esemplare l’essenziale rapporto tra immagine osservata ed osservatore.
Così l’unico rimando è all’occhio e alla memoria. Occhio e memoria per vedersi oltre.
Quindi le immagini: ALFABETO per gli occhi.
Claudio Parmiggiani
Da: Claudio Parmiggiani, Alfabeto. Museo di Storia Naturale Lazzaro Spallanzani, Reggio Emilia, 1975, p. 15
Claudio Parmiggiani (Luzzara, Reggio Emilia, 1943) avvia la sua formazione dapprima a Modena, presso l’Istituto d’Arte, e poi a Bologna, dove instaura un rapporto di amicizia con il maestro Giorgio Morandi, che lo influenzerà – come più tardi il poeta Emilio Villa – da un punto di vista etico piuttosto che stilistico, ed in particolare nella concezione dell’arte in rapporto con la vita.
Nella seconda metà degli anni Sessanta è molto vicino al Gruppo ’63 in un clima di intensa collaborazione tra arti visive e poesia.
Al 1965 risale la sua prima personale, presso la Libreria Feltrinelli di Bologna.
Già dalla metà degli anni Sessanta alcune intuizioni hanno connotato in modo del tutto originale e precursore la sua ricerca. Uno spirito radicalmente iconoclasta sottende tutto il suo lavoro.
Innumerevoli le mostre personali e collettive. Del 1992 è la personale al Pac di Milano, cui segue una lunga serie di esposizioni personali: Museum Moderner Kunst di Vienna nel 1987, Museo d’Arte Moderna di Strasburgo nel 1987, Albert Totah Gallery di New York nel 1986, Villa Arson di Nizza e Palacio de Cristal di Madrid nel 1990. Ricordiamo inoltre le mostre all’Institut Mathildenhöhe di Darmstadt nel 1992, alla Galleria d’Arte Moderna di Praga nel 1993, al MAMCO di Ginevra nel 1995, Centre Georges Pompidou di Parigi nel 1997 e alla Promotrice delle Belle Arti di Torino nel 1998.
Invitato più volte alla Biennale di Venezia (1972, 1982, 1984, 1986, 1995), ha presentato le sue opere presso prestigiose istituzioni internazionali, pubbliche e private: Musée des Beaux Arts di Nantes nel 1997; Musée Fabre a Montpellier nel 2002, Musei Civici di Reggio Emilia, Église Saint-Martin ad Arles, Sacro Eremo di Camaldoli, Galleria d’Arte Moderna di Bologna e Tel Aviv Museum of Art nel 2003. Nel 2006 espone a Cuba al Museo Nacional de Bellas Artes de L’Avana e presenta una grande installazione nel Teatro Farnese di Parma. Ricordiamo inoltre le mostre a Palazzo Fabroni di Pistoia nel 2007 e nel 2010 nel Palazzo del Governatore di Parma.
Tra le numerose opere permanenti nel paesaggio ricordiamo Il bosco guarda e ascolta nel Parco di Pourtalés a Strasburgo, 1990; Il faro d’Islanda, una luce permanente collocata nel 2000 tra i ghiacci islandesi e Melancolia II, realizzata nel 2002 assieme a Robert Morris alla Fattoria di Celle a Santomato, Pistoia.
Della sua opera si sono occupati i maggiori critici e pensatori contemporanei, tra i quali Jean Clair, Jean-Luc Nancy, George Didi-Huberman e Gianni Vattimo.
Sarah Moon. Journal de Voyage
a cura di Laura Serani
ALCHIMIES
JOURNAL DE VOYAGE | Sarah Moon per Fotografia Europea
Mostre presentate con la gentile partecipazione del Laboratorio Central-Dupon, Paris
Figura di spicco della fotografia contemporanea e autrice di grande sensibilità, Sarah Moon ha inventato una scrittura visiva unica e inconfondibile. Ben più che uno stile, un modo di vedere e trasformare la realtà che, fin dai primi passi nella fotografia, si è andato sviluppando nell’arco di trent’anni, tanto nei suoi lavori per il mondo della moda quanto in quelli più personali, fotografici o cinematografici, in un rinnovarsi permanente.
Sarah Moon ha creato un universo originale fatto di grazia, immaginazione e poesia, un universo onirico e ludico dove regna una gaia nostalgia. Nostalgia del primo Novecento, dell’infanzia e di un tempo incantato che, come un filo, tiene insieme tutti i suoi lavori.
In acrobatico equilibrio tra vero e falso, tra favole e finzioni, ogni immagine risuona di mille echi e fa pensare alla scena di un piccolo teatro. Paesaggi di nuvole di cotone e cieli d’inchiostro, boschi incantati e mari di ghiaccio, vecchie case di famiglia senza età dove tutto è sospeso e che, a volte, fanno da sfondo a rare e strane apparizioni.
Aggraziate creature allora volteggiano e traversano lo spazio; animali vivi o impagliati dimenticati nelle loro gabbie o in dimore abbandonate sembrano prigionieri dei propri e dei sogni altrui.
Evidente la fascinazione di Sarah Moon per i musei di storia naturale, per i Cabinet de Curiosités, dove risuona l’eco di altri tempi, di altri luoghi, di misteri naturali, templi di cultura e natura.
Da qui l’idea d’invitarla a fotografare la sezione di storia naturale dei Musei Civici di Reggio Emilia, nelle stanze popolate dagli oggetti che arredavano la casa natale dello Spallanzani a Scandiano, le sue fantastiche collezioni di reperti minerali, vegetali e animali o i curiosi pesci, come il Cophanus concatenatus, da lui ottenuti assemblando parti animali e artificiali; gli erbari antichi con le preziose ricette dei monaci; i trofei di caccia del barone Franchetti riportati dall’Africa e presentati in enfatiche ricostruzioni; gli scaffali ottocenteschi riempiti dalle collezioni di uccelli esotici, notturni o gran migratori.
Gli scatti di Sarah Moon a Reggio Emilia danno vita ad una sorta di diario illustrato, un carnet de voyage, e saranno presentati nella prossima edizione di Fotografia Europea nelle nuove sale dei Musei Civici, ristrutturate da Italo Rota.
Parallelamente Fotografia Europea presenterà una monografica di Sarah Moon ai Chiostri di San Pietro, dove un’intera ala le sarà dedicata. Sotto il titolo di Alchimie, la mostra propone un viaggio attraverso i soggetti a lei più cari. Scatti realizzati in circhi, zoo e musei di storia naturale, dall’Europa alla Cina fino alla Galerie de l’Evolution e al Jardin des Plantes di Parigi: nature morte, paesaggi, ritratti di animali o vegetali, costituiscono una piccola antologia di riferimento.
Fotografie in bianco e nero di piccolo formato che ricordano stampe antiche si alternano ad altre di grandi dimensioni e a colori, risultato di nuove ricerche. I soggetti animali o vegetali, ritratti in primo piano da Sarah Moon, perdono la loro connotazione e offrono una nuova percezione della realtà, la loro fragilità contrasta con le dimensioni imponenti.
I processi tecnici, spesso limitati all’uso di polaroid, accentuano l’evanescenza delle immagini e partecipano al mistero che avvolge l’universo di Sarah Moon.
In mostra sarà presentato anche il film L’Effraie, ispirato alla favola del soldatino di piombo di Andersen.
Se è sempre vero che la fotografia rivela cose mai viste o le fa vedere diversamente, lo è particolarmente con Sarah Moon, perfetta alchimista dello sguardo, che sa trasformare il più banale dei mondi in un regno incantato.
Nel catalogo di una mia recente mostra a Milano avevo fatto seguire l’opera qui presentata da una frase di Friedrich Nietzsche: “La cosa più facile è anche la più difficile; vedere coi propri occhi quello che sta sulla punta del proprio naso”.
Mi sono appropriato di questa frase, convinto che definisca in modo elementare ed esemplare l’essenziale rapporto tra immagine osservata ed osservatore.
Così l’unico rimando è all’occhio e alla memoria. Occhio e memoria per vedersi oltre.
Quindi le immagini: ALFABETO per gli occhi.
Claudio Parmiggiani
Da: Claudio Parmiggiani, Alfabeto. Museo di Storia Naturale Lazzaro Spallanzani, Reggio Emilia, 1975, p. 15
Claudio Parmiggiani (Luzzara, Reggio Emilia, 1943) avvia la sua formazione dapprima a Modena, presso l’Istituto d’Arte, e poi a Bologna, dove instaura un rapporto di amicizia con il maestro Giorgio Morandi, che lo influenzerà – come più tardi il poeta Emilio Villa – da un punto di vista etico piuttosto che stilistico, ed in particolare nella concezione dell’arte in rapporto con la vita.
Nella seconda metà degli anni Sessanta è molto vicino al Gruppo ’63 in un clima di intensa collaborazione tra arti visive e poesia.
Al 1965 risale la sua prima personale, presso la Libreria Feltrinelli di Bologna.
Già dalla metà degli anni Sessanta alcune intuizioni hanno connotato in modo del tutto originale e precursore la sua ricerca. Uno spirito radicalmente iconoclasta sottende tutto il suo lavoro.
Innumerevoli le mostre personali e collettive. Del 1992 è la personale al Pac di Milano, cui segue una lunga serie di esposizioni personali: Museum Moderner Kunst di Vienna nel 1987, Museo d’Arte Moderna di Strasburgo nel 1987, Albert Totah Gallery di New York nel 1986, Villa Arson di Nizza e Palacio de Cristal di Madrid nel 1990. Ricordiamo inoltre le mostre all’Institut Mathildenhöhe di Darmstadt nel 1992, alla Galleria d’Arte Moderna di Praga nel 1993, al MAMCO di Ginevra nel 1995, Centre Georges Pompidou di Parigi nel 1997 e alla Promotrice delle Belle Arti di Torino nel 1998.
Invitato più volte alla Biennale di Venezia (1972, 1982, 1984, 1986, 1995), ha presentato le sue opere presso prestigiose istituzioni internazionali, pubbliche e private: Musée des Beaux Arts di Nantes nel 1997; Musée Fabre a Montpellier nel 2002, Musei Civici di Reggio Emilia, Église Saint-Martin ad Arles, Sacro Eremo di Camaldoli, Galleria d’Arte Moderna di Bologna e Tel Aviv Museum of Art nel 2003. Nel 2006 espone a Cuba al Museo Nacional de Bellas Artes de L’Avana e presenta una grande installazione nel Teatro Farnese di Parma. Ricordiamo inoltre le mostre a Palazzo Fabroni di Pistoia nel 2007 e nel 2010 nel Palazzo del Governatore di Parma.
Tra le numerose opere permanenti nel paesaggio ricordiamo Il bosco guarda e ascolta nel Parco di Pourtalés a Strasburgo, 1990; Il faro d’Islanda, una luce permanente collocata nel 2000 tra i ghiacci islandesi e Melancolia II, realizzata nel 2002 assieme a Robert Morris alla Fattoria di Celle a Santomato, Pistoia.
Della sua opera si sono occupati i maggiori critici e pensatori contemporanei, tra i quali Jean Clair, Jean-Luc Nancy, George Didi-Huberman e Gianni Vattimo.
Sarah Moon. Journal de Voyage
a cura di Laura Serani
ALCHIMIES
JOURNAL DE VOYAGE | Sarah Moon per Fotografia Europea
Mostre presentate con la gentile partecipazione del Laboratorio Central-Dupon, Paris
Figura di spicco della fotografia contemporanea e autrice di grande sensibilità, Sarah Moon ha inventato una scrittura visiva unica e inconfondibile. Ben più che uno stile, un modo di vedere e trasformare la realtà che, fin dai primi passi nella fotografia, si è andato sviluppando nell’arco di trent’anni, tanto nei suoi lavori per il mondo della moda quanto in quelli più personali, fotografici o cinematografici, in un rinnovarsi permanente.
Sarah Moon ha creato un universo originale fatto di grazia, immaginazione e poesia, un universo onirico e ludico dove regna una gaia nostalgia. Nostalgia del primo Novecento, dell’infanzia e di un tempo incantato che, come un filo, tiene insieme tutti i suoi lavori.
In acrobatico equilibrio tra vero e falso, tra favole e finzioni, ogni immagine risuona di mille echi e fa pensare alla scena di un piccolo teatro. Paesaggi di nuvole di cotone e cieli d’inchiostro, boschi incantati e mari di ghiaccio, vecchie case di famiglia senza età dove tutto è sospeso e che, a volte, fanno da sfondo a rare e strane apparizioni.
Aggraziate creature allora volteggiano e traversano lo spazio; animali vivi o impagliati dimenticati nelle loro gabbie o in dimore abbandonate sembrano prigionieri dei propri e dei sogni altrui.
Evidente la fascinazione di Sarah Moon per i musei di storia naturale, per i Cabinet de Curiosités, dove risuona l’eco di altri tempi, di altri luoghi, di misteri naturali, templi di cultura e natura.
Da qui l’idea d’invitarla a fotografare la sezione di storia naturale dei Musei Civici di Reggio Emilia, nelle stanze popolate dagli oggetti che arredavano la casa natale dello Spallanzani a Scandiano, le sue fantastiche collezioni di reperti minerali, vegetali e animali o i curiosi pesci, come il Cophanus concatenatus, da lui ottenuti assemblando parti animali e artificiali; gli erbari antichi con le preziose ricette dei monaci; i trofei di caccia del barone Franchetti riportati dall’Africa e presentati in enfatiche ricostruzioni; gli scaffali ottocenteschi riempiti dalle collezioni di uccelli esotici, notturni o gran migratori.
Gli scatti di Sarah Moon a Reggio Emilia danno vita ad una sorta di diario illustrato, un carnet de voyage, e saranno presentati nella prossima edizione di Fotografia Europea nelle nuove sale dei Musei Civici, ristrutturate da Italo Rota.
Parallelamente Fotografia Europea presenterà una monografica di Sarah Moon ai Chiostri di San Pietro, dove un’intera ala le sarà dedicata. Sotto il titolo di Alchimie, la mostra propone un viaggio attraverso i soggetti a lei più cari. Scatti realizzati in circhi, zoo e musei di storia naturale, dall’Europa alla Cina fino alla Galerie de l’Evolution e al Jardin des Plantes di Parigi: nature morte, paesaggi, ritratti di animali o vegetali, costituiscono una piccola antologia di riferimento.
Fotografie in bianco e nero di piccolo formato che ricordano stampe antiche si alternano ad altre di grandi dimensioni e a colori, risultato di nuove ricerche. I soggetti animali o vegetali, ritratti in primo piano da Sarah Moon, perdono la loro connotazione e offrono una nuova percezione della realtà, la loro fragilità contrasta con le dimensioni imponenti.
I processi tecnici, spesso limitati all’uso di polaroid, accentuano l’evanescenza delle immagini e partecipano al mistero che avvolge l’universo di Sarah Moon.
In mostra sarà presentato anche il film L’Effraie, ispirato alla favola del soldatino di piombo di Andersen.
Se è sempre vero che la fotografia rivela cose mai viste o le fa vedere diversamente, lo è particolarmente con Sarah Moon, perfetta alchimista dello sguardo, che sa trasformare il più banale dei mondi in un regno incantato.
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