Gabriele Basilico e Álvaro Siza, Matosinhos. Non c’è spazio né architettura senza luce

Gabriele Basilico e Álvaro Siza, Matosinhos. Non c’è spazio né architettura senza luce

 

Dal 05 Maggio 2017 al 09 Luglio 2017

Reggio nell'Emilia | Reggio Emilia

Luogo: Vicolo Folletto Art Factories

Indirizzo: vicolo Folletto 1

Orari: da martedì a sabato ore 10.30-13 / 16.30-19.30 oppure su appuntamento; chiuso il giovedì. In occasione di Fotografia Europea, apertura straordinaria domenica 7 e 14 maggio, ore 10.30-13 / 16.30-19.30

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 342 6741987

E-Mail info: gallery@vicolofolletto.it

Sito ufficiale: http://www.vicolofolletto.it



Le fotografie di Gabriele Basilico, in dialogo con i disegni dell’architetto Álvaro Siza, in mostra da Vicolo Folletto Art Factories di Reggio Emilia in occasione di “Fotografia Europea”.

Accompagnata da un libro pubblicato da corsiero editore, l’esposizione “Matosinhos. Non c’è spazio né architettura senza luce” sarà aperta al pubblico da venerdì 5 maggio 2017.
Domenica 7 maggio 2017, alle ore 16.30, si terrà la presentazione del volume a cura di Giovanna Calvenzi (Studio Gabriele Basilico).

Quaranta fotografie di Gabriele Basilico e dieci disegni su carta di Álvaro Siza compongono il ritratto di Matosinhos (comune portoghese situato nel distretto di Porto) e allo stesso tempo costituiscono l’esito del dialogo tra un architetto e un fotografo, maturato attraverso lunghe conversazioni nella casa della sorella di Siza, Tereza, ma anche e soprattutto attraverso camminate e sguardi condivisi.

Basilico e Siza si conobbero in occasione del Progetto Espositivo “Uma cidade assim (Una città così)”, commissionato dal Comune di Matosinhos.

«Stiamo passeggiando – scrive Gabriele Basilico nel 2011 – Álvaro e io, una domenica mattina per le strade di Matosinhos, non lontano dalla casa in stile eclettico di rua Brito Capelo, dove Siza ha vissuto per molti anni con la sua famiglia e dove tuttora abita sua sorella Tereza. I fabbricati che contornano le strade di questo quartiere sono capannoni, magazzini, spazi di industrie dismesse, dove una volta veniva lavorato e inscatolato il pesce. Le scritte delle compagnie, che campeggiavano enormi sulle facciate degli edifici, come nelle tele degli artisti pop, sono scolorite, quasi illeggibili e l’atmosfera, con la complicità della luce intensa che si riflette sul pavé e dell’assenza quasi totale di traffico, è come sospesa in un tempo dilatato».

«Circa venti anni fa – racconta Siza nel 1999 – visitò il Portogallo un architetto brasiliano, Charles Nelson che dirigeva la ristrutturazione di una favela a Rio de Janeiro. Ci presentò il suo progetto, un variopinto miscuglio di lotta urbana, auto-costruzione, samba e poesia. […] Nacque in me l’idea che la città rinnovata, non sappiamo quale città, sarebbe sorta dalla periferia, dalle bidonvilles, dalle favelas, più che dalla memoria o dalla presenza dei centri storici. Provo la stessa sensazione quando guardo le fotografie di Basilico. […] Le immagini esasperate di Basilico sono l’espressione di un’enorme speranza, di comprensione e di tolleranza, della convinzione. Possiamo parlare di fede, fede nell’uomo in costruzione. Quelle immagini nascono da una passeggiata fra le macerie. A volte le macerie sono reali, rovine perforate dal tempo o dalle pallottole, non-rovine che rovinano la città, rovine disprezzate o abitate, mai ritoccate. […] Basilico è un architetto che non esercita? È un architetto di visione al di là del pessimismo. Sa vedere meglio e apprendere, insegnare a vedere. I suoi strumenti sono l’ombra e la luce. Le ombre disegnano lo spazio. Dipendono dalla lue. Non c’è spazio né architettura senza luce. L’accettazione è creazione. Luce».

La mostra comprende, inoltre, alcune note fotografie di Porto scattate negli stessi anni da Gabriele Basilico.

L’esposizione sarà aperta al pubblico dal 5 maggio al 9 luglio 2017 da martedì a sabato con orario 10.30-13 e 16.30-19.30, oppure su appuntamento, chiuso il giovedì. In occasione di “Fotografia Europea”, apertura straordinaria domenica 7 e 14 maggio con orario 10.30-13 e 16.30-19.30.
Libro corsiero editore, 2017, 120 pagine. 

Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013), dopo la laurea in architettura (1973), si dedica con continuità alla fotografia. La forma e l’identità delle città, lo sviluppo delle metropoli, i mutamenti in atto nel paesaggio postindustriale sono da sempre i suoi ambiti di ricerca privilegiati. “Milano ritratti di fabbriche” (1978-80) è il primo lungo lavoro che ha come soggetto la periferia industriale e corrisponde alla sua prima mostra presentata in un museo (1983, Padiglione di Arte Contemporanea, Milano). Nel 1984-85 con il progetto “Bord de mer” partecipa, unico italiano, alla Mission Photographique de la DATAR, il grande incarico governativo affidato a un gruppo internazionale di fotografi con l’obiettivo di documentare le trasformazioni del paesaggio francese. Nel 1991 partecipa, con altri fotografi internazionali, a una missione a Beirut, città devastata da una guerra civile durata quindici anni. Da allora, Gabriele Basilico ha prodotto e partecipato a numerosissimi progetti di documentazione in Italia e all’estero, dai quali sono nati mostre e libri, come “Porti di mare” (1990), “L’esperienza dei luoghi” (1994), “Italy, Cross Sections of a Country” (1998), “Interrupted City” (1999), “Cityscapes” (1999), “Berlino” (2000), “Scattered City” (2005), “Appunti di viaggio” (2006), “Intercity” (2007). Tra i suoi ultimi lavori, “Roma 2007”, “Silicon Valley ’07” (per incarico del San Francisco Museum of Modern Art), “Mosca Verticale”, indagine sul paesaggio urbano di Mosca, ripresa nel 2010 dalla sommità delle sette torri staliniane, “Istanbul 05 010”, “Shanghai 2010”, “Beirut 2011”, “Rio 2011”, “Leggere le fotografie” (2012).

Álvaro Joaquim Melo Siza Vieira è nato a Matosinhos (vicino a Porto), il 25 giugno 1933. Tra il 1949 e il 1955 ha studiato alla Scuola di Architettura dell’Università di Porto. Il suo primo progetto costruito fu concluso nel 1954. Dal 1955 al 1958 ha collaborato con l’architetto Fernando Távora. Ha insegnato alla Scuola di Architettura (ESBAP) dal 1966 al 1969 ed è diventato professore assistente di Costruzione nel 1976. È stato visiting professor alla Ècole Polythéchnique di Losanna, alla University of Pennsylvania, alla Los Andes University di Bogotà e alla Graduate School of Design della Harvard University; ha insegnato alla Scuola di Architettura di Porto (giubilato nel 2003). È membro della American Academy of Arts and Sciences; “Honorary Fellow” del Royal Institute of British Architects; dell’AIA/American Institute of Architects; dell’Académie d’Architecture de France e della European Academy of Sciences and Arts; della Royal Swedish Academy of Fine Arts; dell’IAA/International Academy of Architecture; dell’American Academy of Arts and Letters.

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