Ghizzardi/Berengo Gardin
Dal 16 Maggio 2015 al 02 Giugno 2015
Boretto | Reggio Emilia
Luogo: Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi”
Indirizzo: via De Rossi 27/b
Curatori: Nicolò Cecchella, Giulia Morelli
Enti promotori:
- Archivio Gianni Berengo Gardin
- Fondazione Forma per la Fotografia (Milano)
- Centro Photo Molinari (Parma)
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 340 5072384
E-Mail info: info@pietroghizzardi.it
Sito ufficiale: http://www.pietroghizzardi.it
La Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” e l’Associazione Culturale “Pietro Ghizzardi” – Centro Documentale e Archivio Storico sono liete di presentare, nell’ambito del Festival Fotografia Europea 2015 – Effetto Terra, l’esposizione fotografica GHIZZARDI/BERENGO GARDIN, 15 scatti inediti degli anni ’70 del grande fotografo italiano, appartenenti all’Archivio Storico della Casa Museo, in cui è immortalata l’essenza del pittore-contadino di Boretto.
La mostra inaugurerà, alla presenza di Gianni Berengo Gardin, sabato 16 maggio 2015 alle ore 17.30 e resterà aperta al pubblico, ad ingresso gratuito, per tutti i week-end del mese di maggio ed il 2 giugno, giorno del finissage.
Le fotografie di Berengo Gardin, vincitore, tra gli altri, di World Press Photo e del Leica Oskar Barnak Award, mai divulgate prima della mostra, costituiscono un patrimonio unico e prezioso, custodito sul territorio reggiano, presentato quindi in prima nazionale a Boretto.
La cornice della mostra sarà la sala espositiva principale della Casa Museo “Pietro Ghizzardi” e l’esibizione snoderà una narrazione che è al contempo privata e collettiva, poiché, attraverso le immagini della quotidianità di Ghizzardi – realizzate mentre erano in corso le ricerche per Un paese vent’anni dopo – viene registrato il ‘canto del cigno’ della civiltà contadina, l’inesorabile perdita delle radici che profondamente legano l’uomo alla terra. Inoltre, le fotografie di Berengo Gardin esposte all’interno della Casa Museo hanno la possibilità di dialogare direttamente con le opere di Ghizzardi, attraverso un confronto iconografico immediato di grande suggestione.
Per la Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” la realizzazione di questa mostra inserita all’interno del circuito di Fotografia Europea 2015 – Effetto Terra rappresenta un ulteriore momento per promuovere e valorizzare il patrimonio artistico ed archivistico che essa conserva, rafforzando la propria presenza sul territorio ed allo stesso tempo aprendosi ad una fruizione più ampia legata alla circuitazione di un pubblico eterogeneo per composizione ed interessi – quello del Festival – offerta dalla manifestazione, particolarmente in forza della qualità estetica della proposta espositiva.
Ghizzardi/Berengo Gardin: un incontro, quarant’anni dopo
«C’è Ghizzardi, autore di un poema contro la sopraffazione, che è stato di recente pubblicato e sembrerebbe che la sopraffazione sia nata nella nostra valle tanto l’ho sentita come il freddo che deforma le ossa»
C. Zavattini – G. Berengo Gardin, Un paese vent’anni dopo
Quando Gianni Berengo Gardin incontrò quasi per caso la vicenda – e la persona – di Pietro Ghizzardi, era il 1975. Il giovane, ma già affermato, fotografo si trovava nella Bassa reggiana, accompagnato dal luzzarese Cesare Zavattini, per documentare il secondo atto della ricerca socio-antropologica intrapresa dallo sceneggiatore neo-realista e dal fotografo americano Paul Strand tra il 1953 e il 1955 con Un Paese.
Un paese, uno dei più riusciti esempi di foto-libro della storia culturale italiana, registrava accanto alla vita di una piccola comunità rurale sulla via del boom economico – Luzzara – le ultime tracce della millenaria civiltà contadina autoctona, presentendo il suo diradarsi fino a scomparire dallo scenario antropologico italiano, da lì a pochi decenni.
Dopo 20 anni Zavattini, con il giovane Berengo Gardin, desiderava nuovamente sentire il polso di quella stessa minuta e semplice società, ormai sempre più inserita nell’ingranaggio capitalista e liberale, realizzando con Un paese vent’anni dopo una sorta di bilancio poetico di un ventennio cruciale per lo sviluppo della storia nazionale.
Il secondo fotolibro di Zavattini e Berengo Gardin, per una curiosa e significativa coincidenza, vide la luce editoriale presso le stesso editore – Einaudi – e nello stesso anno – il 1976 – di Mi richordo ancora, l’autobiografia di Pietro Ghizzardi, vincitrice del Premio Letterario Viareggio nel 1977.
Durante il soggiorno del fotografo a Luzzara, Zavattini volle effettuare alcuni sopralluoghi extra moenia, tra i quali la visita all’artista, pittore e scrittore, Pietro Ghizzardi, amico e “scoperta” dell’intellettuale premio Oscar fin dagli anni ’60. L’incontro tra l’obbiettivo del fotografo ligure e la frugale e umile esistenza dell’artista avvenne presso la “Piccola Galleria” di Boretto, la casetta-studio di Ghizzardi di via Anteo Carrara, così chiamata poiché sia sulle pareti all’interno che sul muro del cortile erano esposte le opere del pittore, realizzate con colori auto-prodotti da elementi naturali su cartoni da imballaggio di recupero.
Gli scatti di Berengo Gardin catalizzano l’essenza dell’esistenza di Ghizzardi, ex contadino senza terra, discendente di una secolare stirpe anonima di contadini fittavoli e futuro vate, in Mi richordo anchora e A lilla – quatro pietre in mortalate (Vanni Scheiwiller, 1980), della disgregazione che sarebbe insorta dal progressivo allontanarsi dell’umanità dalla propria origine naturale.
Per alcuni giorni Berengo Gardin visse a stretto contatto con Pietro Ghizzardi, cogliendo, attraverso le sue immagini, gli aspetti più profondi della pacifica “resistenza” dell’artista alla vita di massa che si andava imponendo, una silenziosa ribellione condotta nel nome del primato della terra e della verità della vita.
A 40 anni di distanza da quell’incontro, la Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” estrae dall’Archivio Storico “Pietro Ghizzardi” e presenta al pubblico per la prima volta 15 scatti inediti di Gianni Berengo Gardin in occasione del Festival Fotografia Europea 2015, vista la pertinenza ed il profondo legame tra il senso della parabola artistica di Ghizzardi, gli scatti di uno dei maggiori nomi della fotografia internazionale ed il tema dell’edizione, Effetto Terra.
Mostra visitabile in tutti i fine settimana del mese di maggio e il 2 giugno, su prenotazione
La mostra inaugurerà, alla presenza di Gianni Berengo Gardin, sabato 16 maggio 2015 alle ore 17.30 e resterà aperta al pubblico, ad ingresso gratuito, per tutti i week-end del mese di maggio ed il 2 giugno, giorno del finissage.
Le fotografie di Berengo Gardin, vincitore, tra gli altri, di World Press Photo e del Leica Oskar Barnak Award, mai divulgate prima della mostra, costituiscono un patrimonio unico e prezioso, custodito sul territorio reggiano, presentato quindi in prima nazionale a Boretto.
La cornice della mostra sarà la sala espositiva principale della Casa Museo “Pietro Ghizzardi” e l’esibizione snoderà una narrazione che è al contempo privata e collettiva, poiché, attraverso le immagini della quotidianità di Ghizzardi – realizzate mentre erano in corso le ricerche per Un paese vent’anni dopo – viene registrato il ‘canto del cigno’ della civiltà contadina, l’inesorabile perdita delle radici che profondamente legano l’uomo alla terra. Inoltre, le fotografie di Berengo Gardin esposte all’interno della Casa Museo hanno la possibilità di dialogare direttamente con le opere di Ghizzardi, attraverso un confronto iconografico immediato di grande suggestione.
Per la Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” la realizzazione di questa mostra inserita all’interno del circuito di Fotografia Europea 2015 – Effetto Terra rappresenta un ulteriore momento per promuovere e valorizzare il patrimonio artistico ed archivistico che essa conserva, rafforzando la propria presenza sul territorio ed allo stesso tempo aprendosi ad una fruizione più ampia legata alla circuitazione di un pubblico eterogeneo per composizione ed interessi – quello del Festival – offerta dalla manifestazione, particolarmente in forza della qualità estetica della proposta espositiva.
Ghizzardi/Berengo Gardin: un incontro, quarant’anni dopo
«C’è Ghizzardi, autore di un poema contro la sopraffazione, che è stato di recente pubblicato e sembrerebbe che la sopraffazione sia nata nella nostra valle tanto l’ho sentita come il freddo che deforma le ossa»
C. Zavattini – G. Berengo Gardin, Un paese vent’anni dopo
Quando Gianni Berengo Gardin incontrò quasi per caso la vicenda – e la persona – di Pietro Ghizzardi, era il 1975. Il giovane, ma già affermato, fotografo si trovava nella Bassa reggiana, accompagnato dal luzzarese Cesare Zavattini, per documentare il secondo atto della ricerca socio-antropologica intrapresa dallo sceneggiatore neo-realista e dal fotografo americano Paul Strand tra il 1953 e il 1955 con Un Paese.
Un paese, uno dei più riusciti esempi di foto-libro della storia culturale italiana, registrava accanto alla vita di una piccola comunità rurale sulla via del boom economico – Luzzara – le ultime tracce della millenaria civiltà contadina autoctona, presentendo il suo diradarsi fino a scomparire dallo scenario antropologico italiano, da lì a pochi decenni.
Dopo 20 anni Zavattini, con il giovane Berengo Gardin, desiderava nuovamente sentire il polso di quella stessa minuta e semplice società, ormai sempre più inserita nell’ingranaggio capitalista e liberale, realizzando con Un paese vent’anni dopo una sorta di bilancio poetico di un ventennio cruciale per lo sviluppo della storia nazionale.
Il secondo fotolibro di Zavattini e Berengo Gardin, per una curiosa e significativa coincidenza, vide la luce editoriale presso le stesso editore – Einaudi – e nello stesso anno – il 1976 – di Mi richordo ancora, l’autobiografia di Pietro Ghizzardi, vincitrice del Premio Letterario Viareggio nel 1977.
Durante il soggiorno del fotografo a Luzzara, Zavattini volle effettuare alcuni sopralluoghi extra moenia, tra i quali la visita all’artista, pittore e scrittore, Pietro Ghizzardi, amico e “scoperta” dell’intellettuale premio Oscar fin dagli anni ’60. L’incontro tra l’obbiettivo del fotografo ligure e la frugale e umile esistenza dell’artista avvenne presso la “Piccola Galleria” di Boretto, la casetta-studio di Ghizzardi di via Anteo Carrara, così chiamata poiché sia sulle pareti all’interno che sul muro del cortile erano esposte le opere del pittore, realizzate con colori auto-prodotti da elementi naturali su cartoni da imballaggio di recupero.
Gli scatti di Berengo Gardin catalizzano l’essenza dell’esistenza di Ghizzardi, ex contadino senza terra, discendente di una secolare stirpe anonima di contadini fittavoli e futuro vate, in Mi richordo anchora e A lilla – quatro pietre in mortalate (Vanni Scheiwiller, 1980), della disgregazione che sarebbe insorta dal progressivo allontanarsi dell’umanità dalla propria origine naturale.
Per alcuni giorni Berengo Gardin visse a stretto contatto con Pietro Ghizzardi, cogliendo, attraverso le sue immagini, gli aspetti più profondi della pacifica “resistenza” dell’artista alla vita di massa che si andava imponendo, una silenziosa ribellione condotta nel nome del primato della terra e della verità della vita.
A 40 anni di distanza da quell’incontro, la Casa Museo Al Belvedere “Pietro Ghizzardi” estrae dall’Archivio Storico “Pietro Ghizzardi” e presenta al pubblico per la prima volta 15 scatti inediti di Gianni Berengo Gardin in occasione del Festival Fotografia Europea 2015, vista la pertinenza ed il profondo legame tra il senso della parabola artistica di Ghizzardi, gli scatti di uno dei maggiori nomi della fotografia internazionale ed il tema dell’edizione, Effetto Terra.
Mostra visitabile in tutti i fine settimana del mese di maggio e il 2 giugno, su prenotazione
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