Aldo Rossi. L’architetto e le città
Dal 10 Marzo 2021 al 17 Ottobre 2021
Roma
Luogo: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Indirizzo: Via Guido Reni 4/a
Orari: da martedì a venerdì 11-19. La biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
Curatori: Alberto Ferlenga
Costo del biglietto: intero € 5. Gratuito minori di 14 anni; disabili che necessitano di accompagnatore; dipendenti MiBACT; accompagnatori e guide turistiche dell’Unione Europea, munite di licenza; 1 insegnante ogni 10 studenti; membri ICOM; soci AMACI; giornalisti accreditati; possessori della membership card myMAXXI; studenti e ricercatori universitari di Arte e Architettura da martedì a venerdì (esclusi festivi); il giorno del tuo compleanno. È obbligatorio acquistare il biglietto online su maxxi.vivaticket.it
Sito ufficiale: http://www.maxxi.art
Aldo Rossi, dai Quaderni Azzurri, 1969
Un poeta prestato all’architettura
Ada Lousie Huxtable, membro della giuria del Pritzker Prize 1990
Poliedrico, inimitabile, geniale, visionario. Amante dei libri, dei viaggi, del cinema, del teatro. Animato da una profonda cultura e da una sensibilità poetica straordinaria. Grande innovatore e convinto sostenitore della responsabilità etica e culturale dell’architettura nei confronti del mondo. In continuità con la monografica dedicata nel 2019 a Gio Ponti, il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo celebra ora un altro grande maestro italiano dell’architettura mondiale con la mostra Aldo Rossi, il cui ricco ed eterogeneo archivio costituisce il nucleo fondante della Collezione del MAXXI Architettura diretto da Margherita Guccione, insieme con quelli di Del Debbio, Musmeci, Nervi e Scarpa. La mostra Aldo Rossi. L’architetto e le città è curata da Alberto Ferlenga con il coordinamento di Carla Zhara Buda, realizzata in collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi e grazie al prezioso apporto di Fausto e Vera Rossi e di Chiara Spangaro, curatrice della Fondazione. Sponsor Molteni&C e UniFor.
Le città sono state il principale interesse di Aldo Rossi (1931 – 1997). Il suo libro del 1966 L’architettura della città è tutt’oggi un classico della letteratura architettonica. Le città, che Aldo Rossi ha visto squarciate da una terribile guerra e per la cui ricostruzione si è impegnato, sono organismi complessi, punto di incontro di tutti gli stili architettonici e di tutte le epoche artistiche. E nelle città del mondo, in Europa, in America, in Asia, si è svolta la sua attività di archistar ante-litteram che ha avuto il suo culmine, nel 1990, con il primo Pritzker Prize attribuito a un architetto italiano.
Dice Alberto Ferlenga: “Un enorme, ‘disperatissimo’ lavoro prodotto negli anni per ridare dignità scientifica e nuovi strumenti all’architettura; fatto di scritti, disegni, progetti, opere e continuamente misurato sul passo delle città. E sono le città le protagoniste di questa mostra su Aldo Rossi, osservate e confuse tra loro dalla sensibilità del poeta e dalla profondità dello studioso unite in una figura che ha attraversato in modo del tutto singolare il panorama architettonico internazionale”.
La mostra
Restituire l’ampiezza dello sguardo, la complessità del pensiero e della ricerca, la varietà dell’opera di Rossi dà vita a una mostra ricchissima di materiali, con oltre 800 pezzi tra documenti, carteggi, modelli, schizzi, disegni e fotografie provenienti prevalentemente dall’archivio di Aldo Rossi conservato nella Collezione MAXXI Architettura e dalla Fondazione Aldo Rossi, con importanti prestiti dallo IUAV di Venezia - Archivio Progetti, dal Deutsches Architektur Museum di Francoforte, dal Bonnefantenmuseum di Maastricht. Oltre alle opere di Rossi, la mostra contiene le immagini fotografiche dei molti importanti fotografi che si sono misurati con il lavoro dell’architetto, arricchendo con il loro personale sguardo il significato di ogni architettura. Esposte in mostra, oltre alle celebri di Luigi Ghirri, quelle di altri noti fotografi come Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Ugo Mulas, Mario Carrieri, Stefano Topuntoli, Antonio Martinelli, Marco Introini e altri ancora.
La mostra è organizzata in due grandi sezioni, che raccontano l’una i progetti in Italia, l’altra quelli nel mondo e tre focus: il primo ripercorre gli anni della formazione a Milano, gli altri sono dedicati a due tra i progetti più iconici di Rossi: il Cimitero di San Cataldo a Modena e il Teatro del Mondo realizzato a Venezia.
Il percorso espositivo prende il via proprio dal primo focus, al centro della Galleria 2, dedicato ai primi anni della sua formazione in una Milano del dopoguerra ancora ferita dai bombardamenti e immortalata dalle fotografie di Enrico Peressutti. Qui, nella redazione di Casabella diretta da Ernesto Nathan Rogers o alla Casa della Cultura diretta da Rossana Rossanda, maturano sia l’esigenza etica del giovane Aldo Rossi di dare il suo contributo a una cultura architettonica adeguata al compito della ricostruzione sia quel linguaggio poetico che lo accompagnerà tutta la vita. In questa sezione, si trova anche il grande modello del Duomo di Milano che Rossi conservava nel suo studio.
Ai due estremi opposti della Galleria, i focus sul Cimitero di Modena e sul Teatro del Mondo. Rossi concepì il cimitero di Modena, progettato nel 1971 con Gianni Braghieri e oggi ancora incompiuto, come una città dei morti composta da percorsi rettilinei porticati con alle estremità due figure archetipe dell’architettura: un cubo rosso e un cono. Questa città dei morti, pur così essenziale e metafisica, è di grande forza e suggestione, come nella celebre fotografia di Luigi Ghirri dove il cubo rosso, sacrario dei morti in guerra, spicca su un manto bianco di neve, esposta in mostra insieme ad altre foto che Ghirri scattò al cimitero per la rivista Lotus International e al reportage aereo di Stefano Topuntoli, che ne mette in risalto il dialogo con il territorio. Alle spalle di questo focus, si trova la videogallery con la proiezione del film Ornamento e delitto realizzato da Rossi con Gianni Braghieri e Franco Raggi in occasione della XV Triennale di Milano e interviste, interventi a congressi, documentari.
Ormeggiato in uno dei luoghi più visibili al mondo, Il Teatro del Mondo - evocativo, gioioso, effimero - ha dato il via alla fama internazionale di Rossi. Costruito in occasione della prima Biennale Architettura, diretta da Paolo Portoghesi nel 1980, il piccolo teatro galleggiante era collocato davanti Punta della Dogana. Alla fine della Biennale, ha navigato fino a Dubrovnik per poi tornare a Venezia ed essere smontato. La sua costruzione e il suo viaggio epico sono raccontati dai disegni e dal modello e documentati dalle fotografie di Antonio Martinelli. Alle spalle di questo focus, la celebre libreria Piroscafo, progettata trent’anni fa (1991) per Molteni&C con l’amico di una vita Luca Meda, ospita testi di e su Aldo Rossi insieme con i cosidetti Quaderni azzurri, sorta di diario con riflessioni, note, ricordi e disegni da cui sono tratte le citazioni che accompagnano tutto il percorso della mostra. Completano l’allestimento le poltrone Parigi (1989) prodotte da UniFor.
Lungo tutta la Galleria 2, in una spina centrale frastagliata e affollata come il tessuto delle città, si susseguono 40 modelli che costituiscono l’asse su cui si appoggiano le due principali sezioni della mostra, quelle dedicate ai progetti in Italia e nel mondo, frammenti di un racconto delle città, poetico e realistico al tempo stesso, dove i colori e i profili connotati degli edifici restituiscono un’anima anche a contesti anonimi. I modelli dialogano con elaborati grafici, fotografie, disegni artistici di diversi formati e realizzati a penna a china a cera a pastello ad acquarello, come le composizioni architettoniche e le fantasie, in cui oggetti della vita reale fuori scala ed elementi architettonici si confrontano alla pari dando vita a scenari urbani fantastici. Disegni e fotografie sono disposti a parete e su 40 tavoli prodotti per l’occasione dal Gruppo Molteni. Sempre sulle pareti, una sequenza di teche approfondisce diversi aspetti del lavoro e del pensiero di Rossi, come l’insegnamento allo IUAV, il rapporto con la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano, quello con la città di Berlino e con l’America, l’incontro con il Giappone, la passione per il cinema, la produzione editoriale, e i libri di successo come L’architettura della città, tradotto in tutto il mondo o l’Autobiografia scientifica, sorta di diario in cui la creazione dei progetti e lo studio diventano un tutt’uno con la storia personale.
Nella sezione dedicata ai progetti in Italia, troviamo il grande disegno 2x2m della celebre Città Analoga, memorabile riflessione su una città immaginaria, sospesa fra memoria e desiderio, rappresentata attraverso il collage di parti urbane, architetture storiche e progetti dello stesso Rossi. La Città Analoga è corredata anche da un’applicazione sperimentale sviluppata da Dario Rodighiero, che permette d’identificare ogni singola parte che compone il quadro, fornendo informazioni e rimandi di approfondimento. E poi i progetti realizzati, tra cui quelli di due tra i più importanti teatri italiani, il Carlo Felice di Genova e la Fenice di Venezia, quelli per la piazza di Fontivegge a Perugia e il “Gallaratese” a Milano, lungo edificio urbano che rimanda alla tipica casa lombarda a ballatoio, dentro un complesso più ampio progettato dal suo fraterno amico Carlo Aymonino, tentativi entrambi di restituire un ruolo urbano alle periferie. Tra i progetti internazionali, introdotti dalla grande tavola contenente il rilievo di Zurigo realizzata negli anni d’insegnamento all’ ETH, la nuova sede del Bonnefantenmuseum di Maastricht che, posato sul bordo della Mosa, è il più importante museo costruito da Rossi, autore di molti progetti museali e altrettanti allestimenti; il coloratissimo complesso della Schützenstrasse a Berlino, risposta rossiana alla grigia ricostruzione della capitale tedesca; il Quartier Generale Disney a Orlando, colorato frammento urbano in cui le forme storiche della città italiana si mescolano con la verticalità di quella americana.
In occasione della mostra, sarà pubblicato l’Inventario dell’Archivio Aldo Rossi nelle Collezioni del MAXXI Architettura. L’Inventario, strumento di studio per i ricercatori e per il pubblico del museo, ordina e descrive il ricco ed eterogeneo fondo composto da 1909 elaborati grafici, 1895 fotografie, 11 modelli, 30 faldoni con documenti, corrispondenza e scritti che documentano l’attività professionale, artistica, didattica, scientifica e culturale del maestro. I materiali dell’Archivio di Aldo Rossi sono consultabili su appuntamento nella sala studio del Centro Archivi del MAXXI Architettura (centro.archivi @fondazionemaxxi.it) e anche e nel database online sul sito del museo al link inventari.fondazionemaxxi.it . Sarà inoltre edito da Electa il volume Aldo Rossi. I miei progetti raccontati, a cura di Alberto Ferlenga, che raccoglie l’insieme delle relazioni scritte da Aldo Rossi per presentare i suoi progetti, vero e proprio percorso parallelo di riflessione lungo il quale le opere prendono vita grazie al racconto e le parole hanno la medesima carica comunicativa ed emozionale dei disegni.
La mostra sarà accompagnata da un ricco palinsesto con incontri, dibattiti e film screening per raccontare al pubblico la straordinaria figura di Aldo Rossi, architetto, intellettuale, studioso e fine maestro di progettazione.
Primo appuntamento venerdì 12 marzo alle ore 18:00 con il talk, in diretta streaming dal Museo, Aldo Rossi e l'autonomia del disegno: un incontro con Maristella Casciato Senior Curator of Architectural Collections al Getty Research Institute di Los Angeles e Chiara Spangaro, curatrice della Fondazione Aldo Rossi, moderato dal Direttore MAXXI Architettura Margherita Guccione, per ripercorrere il rapporto del tutto particolare di Aldo Rossi con il disegno architettonico.
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