Artisti in residenza #4. Studio Shows
Dal 29 Novembre 2013 al 19 Gennaio 2013
Roma
Luogo: MACRO - Museo d'Arte Contemporanea Roma
Indirizzo: via Nizza 138
Orari: da martedì a domenica 11-19; sabato 11-22
Curatori: Maria Alicata
Costo del biglietto: intero € 12.50, ridotto € 10.50; residenti € 11.50/ € 9.50
Telefono per informazioni: +39 06 671070400
E-Mail info: macro@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museomacro.org/
Il MACRO presenta, dal 29 novembre 2013 al 19 gennaio 2014, STUDIO SHOWS, la mostra finale del programma Artisti in residenza, a cura di Maria Alicata, che per la quarta edizione ha ospitato gli artisti Hilla Ben Ari, Riccardo Beretta, Jacopo Miliani e Sahej Rahal.
Per quattro mesi, a partire da agosto 2013, gli artisti hanno lavorato nei rispettivi studi che diventano ora spazi espositivi per mostrare e condividere con il pubblico le ricerche svolte nel periodo di residenza. I lavori e i progetti in mostra non necessariamente conclusi possono essere considerati ancora in forma aperta, rivelando così i passaggi fondamentali dei processi di creazione.
Il programma Artisti in residenza, coordinato da Rossana Miele, è il primo in Italia ad essere promosso da un museo pubblico, che diventa così centro, non solo di diffusione, ma anche di produzione culturale. Dallo scorso aprile, inoltre, il MACRO ha sottoscritto una partnership pluriennale con ZegnArt, progetto promosso, ideato e organizzato dal Gruppo Ermenegildo Zegna che prevede ogni anno la residenza al Museo di un giovane artista internazionale.
Studio #1 | Jacopo Miliani (Firenze, 1979)
Durante il periodo di residenza Jacopo Milani ha proseguito la sua ricerca, un’indagine intorno alle infinite possibilità legate alla costruzione del linguaggio. Per il progetto al MACRO l’artista si è concentrato sull’esperienza della percezione e sul concetto di rappresentazione, prendendo in considerazione il corpo e il movimento come veicoli capaci di generare e produrre immagini.
L’artista ha realizzato una serie di ‘paraventi’, veri e propri elementi scultorei, che si presentano nello spazio come quinte teatrali, nascondendo e rivelando allo stesso tempo elementi vegetali – a loro volta personaggi della scena –, che costruiscono dei percorsi visivi in cui lo spettatore è invitato a muoversi. I colori e i diversi moduli utilizzati per la costruzione delle ‘quinte/paraventi’ vogliono rappresentare la possibilità di creare una struttura che non si chiude mai in una logica definita, ma che lascia aperte molteplici forme di interazione.
In mostra anche un video realizzato nell’ambito di un workshop – organizzato dall’artista con l’Ufficio Didattica del Museo – con persone non vedenti e i loro accompagnatori, a cui è stato chiesto di riflettere su domande come “Cosa è il teatro? Come costruiamo le immagini?”. Il video ripercorre questa esperienza sorprendendo per le reazioni inaspettate dei partecipanti.
Attraverso le sculture e il video Miliani riflette sul linguaggio, che si serve non solo di immagini, ma anche di una dimensione sensoriale e percettiva in cui lo spettatore diventa protagonista.
Studio #2 | Sahej Rahal (Mumbai, 1988)
La residenza di Sahej Rahal rientra nell’ambito di ZegnArt / Public, che per la sua prima edizione ha coinvolto l’India con un progetto in collaborazione con il Dr. Bhau Daji Lad Museum di Mumbai.
Il lavoro di Rahal si concentra sulla creazione di narrazioni mitologico/fantastiche che, pur mantenendo un forte legame con la realtà, si pongono come sovvertitrici di concetti e di categorie precostituite, per generare esperienze destrutturanti e aperte a diverse modalità di comprensione.
Per la mostra al MACRO l’artista espone una serie di opere realizzate durante il suo soggiorno a Roma con oggetti presi dal contesto urbano o che riflettono sul lavoro degli artisti che lo hanno preceduto in residenza al Museo. Si tratta di sculture polimorfe costruite, seguendo una tecnica usata frequentemente dall’artista, con materiali di risulta assemblati al poliuretano espanso. Nobilitate dal colore dorato emergono dal buio attraverso un gioco di luci, trasformandosi in improbabili creature – insetti, volti dai denti digrignati, esseri a tre gambe – che richiamano un immaginario cyberpunk e creano un’atmosfera sospesa e destabilizzante.
Durante l’inaugurazione Rahal realizzerà una performance impersonando egli stesso una delle sculture esposte e generando un'azione giocosa e improvvisa, sospesa tra mito e realtà.
Studio #3 | Hilla Ben Ari (Yagur, Israele, 1972)
Nel progetto di residenza Hilla Ben Ari prosegue l’esplorazione dell’immaginario legato al corpo femminile attraverso un’installazione di sculture e video.
I due video, dai titoli Lucretia – The Line e Lucretia – The Circle, realizzati in collaborazione con la performer Laura Scarpini, sono ispirati alla mitica figura di Lucrezia, moglie di Tarquinio Collatino, che dopo essere stata violentata da Sesto – figlio dell’ultimo re di Roma Tarquinio il Superbo – si uccise non potendo sopportare la vergogna di essere divenuta suo malgrado adultera. Le opere sono una riflessione sulla forza e la fragilità del corpo femminile in relazione alla dimensione privata e alla sfera pubblica e politica.
In mostra anche un’installazione dalle dimensioni ambientali che richiama le strutture portanti delle architetture industriali. L’opera, apparentemente solida, è in realtà di carta, fragile: l’artista ha infatti brevettato una tecnica di lavorazione che conferisce al materiale l’aspetto del metallo. L’opera innesca anche un legame con la storia degli spazi del Museo, dove in origine era ospitato il birrificio Peroni.
La struttura dialoga con le opere video, ma è anche una sua estensione metaforica: in un continuo rimando fra le due opere fragilità, violenza e ribellione trovano armonia.
Si ringrazia per il supporto l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Israele a Roma.
Studio #4 | Riccardo Beretta (Mariano Comense, 1982)
Per il progetto al MACRO Beretta trasforma il suo studio in un set per mettere in scena e rendere “visibile” la realizzazione di una colonna sonora: gli elementi compositivi – la scrittura e la musica, gli effetti sonori e ambientali – prendono così forma nello spazio, in un lavoro corale che coinvolge anche altri artisti e musicisti. Il risultato è un’azione performativa, che si svolgerà durante l’inaugurazione della mostra, in cui musiche e voci saranno i protagonisti.
La sceneggiatura della performance, il racconto erotico dal titolo Story of A. and Roman/Un Roman de A., scritta in collaborazione con l’artista Patricia Fernández Carcedo, si sviluppa sulle pareti dello studio in un grande disegno murale, che vede l’utilizzo di un carattere tipografico ideato da Beretta e realizzato a mano libera dall’artista con matite e gessetti colorati.
Le musiche, scritte appositamente per la sceneggiatura, saranno eseguite dal vivo il giorno dell’inaugurazione dai due compositori Gabriele Rendina e Lorenzo Troiani, che utilizzerannoDonnerwetter (2011-2012), una coppia di claviceteri verticali ideati e realizzati da Beretta.
L’esecuzione musicale si alternerà alla lettura della sceneggiatura, direttamente dalle pareti, da parte di studenti della Rhode Island School of Design di Roma.
Durante il periodo di apertura della mostra lo studio continuerà ad essere uno spazio di ricerca, sperimentazione e partecipazione. Proseguiranno infatti le prove per l’esecuzione della colonna sonora, a cui si aggiungeranno altri elementi come i rumori ambientali commissionati a dei foley artist. L’esito finale del lavoro sarà presentato al pubblico con una performance in occasione della chiusura della mostra.
Per quattro mesi, a partire da agosto 2013, gli artisti hanno lavorato nei rispettivi studi che diventano ora spazi espositivi per mostrare e condividere con il pubblico le ricerche svolte nel periodo di residenza. I lavori e i progetti in mostra non necessariamente conclusi possono essere considerati ancora in forma aperta, rivelando così i passaggi fondamentali dei processi di creazione.
Il programma Artisti in residenza, coordinato da Rossana Miele, è il primo in Italia ad essere promosso da un museo pubblico, che diventa così centro, non solo di diffusione, ma anche di produzione culturale. Dallo scorso aprile, inoltre, il MACRO ha sottoscritto una partnership pluriennale con ZegnArt, progetto promosso, ideato e organizzato dal Gruppo Ermenegildo Zegna che prevede ogni anno la residenza al Museo di un giovane artista internazionale.
Studio #1 | Jacopo Miliani (Firenze, 1979)
Durante il periodo di residenza Jacopo Milani ha proseguito la sua ricerca, un’indagine intorno alle infinite possibilità legate alla costruzione del linguaggio. Per il progetto al MACRO l’artista si è concentrato sull’esperienza della percezione e sul concetto di rappresentazione, prendendo in considerazione il corpo e il movimento come veicoli capaci di generare e produrre immagini.
L’artista ha realizzato una serie di ‘paraventi’, veri e propri elementi scultorei, che si presentano nello spazio come quinte teatrali, nascondendo e rivelando allo stesso tempo elementi vegetali – a loro volta personaggi della scena –, che costruiscono dei percorsi visivi in cui lo spettatore è invitato a muoversi. I colori e i diversi moduli utilizzati per la costruzione delle ‘quinte/paraventi’ vogliono rappresentare la possibilità di creare una struttura che non si chiude mai in una logica definita, ma che lascia aperte molteplici forme di interazione.
In mostra anche un video realizzato nell’ambito di un workshop – organizzato dall’artista con l’Ufficio Didattica del Museo – con persone non vedenti e i loro accompagnatori, a cui è stato chiesto di riflettere su domande come “Cosa è il teatro? Come costruiamo le immagini?”. Il video ripercorre questa esperienza sorprendendo per le reazioni inaspettate dei partecipanti.
Attraverso le sculture e il video Miliani riflette sul linguaggio, che si serve non solo di immagini, ma anche di una dimensione sensoriale e percettiva in cui lo spettatore diventa protagonista.
Studio #2 | Sahej Rahal (Mumbai, 1988)
La residenza di Sahej Rahal rientra nell’ambito di ZegnArt / Public, che per la sua prima edizione ha coinvolto l’India con un progetto in collaborazione con il Dr. Bhau Daji Lad Museum di Mumbai.
Il lavoro di Rahal si concentra sulla creazione di narrazioni mitologico/fantastiche che, pur mantenendo un forte legame con la realtà, si pongono come sovvertitrici di concetti e di categorie precostituite, per generare esperienze destrutturanti e aperte a diverse modalità di comprensione.
Per la mostra al MACRO l’artista espone una serie di opere realizzate durante il suo soggiorno a Roma con oggetti presi dal contesto urbano o che riflettono sul lavoro degli artisti che lo hanno preceduto in residenza al Museo. Si tratta di sculture polimorfe costruite, seguendo una tecnica usata frequentemente dall’artista, con materiali di risulta assemblati al poliuretano espanso. Nobilitate dal colore dorato emergono dal buio attraverso un gioco di luci, trasformandosi in improbabili creature – insetti, volti dai denti digrignati, esseri a tre gambe – che richiamano un immaginario cyberpunk e creano un’atmosfera sospesa e destabilizzante.
Durante l’inaugurazione Rahal realizzerà una performance impersonando egli stesso una delle sculture esposte e generando un'azione giocosa e improvvisa, sospesa tra mito e realtà.
Studio #3 | Hilla Ben Ari (Yagur, Israele, 1972)
Nel progetto di residenza Hilla Ben Ari prosegue l’esplorazione dell’immaginario legato al corpo femminile attraverso un’installazione di sculture e video.
I due video, dai titoli Lucretia – The Line e Lucretia – The Circle, realizzati in collaborazione con la performer Laura Scarpini, sono ispirati alla mitica figura di Lucrezia, moglie di Tarquinio Collatino, che dopo essere stata violentata da Sesto – figlio dell’ultimo re di Roma Tarquinio il Superbo – si uccise non potendo sopportare la vergogna di essere divenuta suo malgrado adultera. Le opere sono una riflessione sulla forza e la fragilità del corpo femminile in relazione alla dimensione privata e alla sfera pubblica e politica.
In mostra anche un’installazione dalle dimensioni ambientali che richiama le strutture portanti delle architetture industriali. L’opera, apparentemente solida, è in realtà di carta, fragile: l’artista ha infatti brevettato una tecnica di lavorazione che conferisce al materiale l’aspetto del metallo. L’opera innesca anche un legame con la storia degli spazi del Museo, dove in origine era ospitato il birrificio Peroni.
La struttura dialoga con le opere video, ma è anche una sua estensione metaforica: in un continuo rimando fra le due opere fragilità, violenza e ribellione trovano armonia.
Si ringrazia per il supporto l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Israele a Roma.
Studio #4 | Riccardo Beretta (Mariano Comense, 1982)
Per il progetto al MACRO Beretta trasforma il suo studio in un set per mettere in scena e rendere “visibile” la realizzazione di una colonna sonora: gli elementi compositivi – la scrittura e la musica, gli effetti sonori e ambientali – prendono così forma nello spazio, in un lavoro corale che coinvolge anche altri artisti e musicisti. Il risultato è un’azione performativa, che si svolgerà durante l’inaugurazione della mostra, in cui musiche e voci saranno i protagonisti.
La sceneggiatura della performance, il racconto erotico dal titolo Story of A. and Roman/Un Roman de A., scritta in collaborazione con l’artista Patricia Fernández Carcedo, si sviluppa sulle pareti dello studio in un grande disegno murale, che vede l’utilizzo di un carattere tipografico ideato da Beretta e realizzato a mano libera dall’artista con matite e gessetti colorati.
Le musiche, scritte appositamente per la sceneggiatura, saranno eseguite dal vivo il giorno dell’inaugurazione dai due compositori Gabriele Rendina e Lorenzo Troiani, che utilizzerannoDonnerwetter (2011-2012), una coppia di claviceteri verticali ideati e realizzati da Beretta.
L’esecuzione musicale si alternerà alla lettura della sceneggiatura, direttamente dalle pareti, da parte di studenti della Rhode Island School of Design di Roma.
Durante il periodo di apertura della mostra lo studio continuerà ad essere uno spazio di ricerca, sperimentazione e partecipazione. Proseguiranno infatti le prove per l’esecuzione della colonna sonora, a cui si aggiungeranno altri elementi come i rumori ambientali commissionati a dei foley artist. L’esito finale del lavoro sarà presentato al pubblico con una performance in occasione della chiusura della mostra.
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riccardo beretta ·
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