Artisti in residenza #5. Studio shows
Dal 12 Giugno 2014 al 21 Settembre 2014
Roma
Luogo: MACRO - Museo di Arte Contemporanea Roma
Indirizzo: via Nizza 138
Orari: da martedì a domenica 11-19; sabato 11-22
Costo del biglietto: intero non residenti 12,50 €, residenti 11,50 €; ridotto non residenti 10,50 €, residenti 9,50 €
Telefono per informazioni: +39 06 67107400
E-Mail info: macro@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museomacro.org
Studio Shows è la mostra finale della quinta edizione del programma Artisti in residenza. Gli artisti Guglielmo Castelli, Nemanja Cvijanovi?, Anna Franceschini e André Romão, selezionati per i quattro mesi di residenza, iniziata a febbraio 2014, presentano i progetti inediti realizzati durante la loro permanenza. Il programma Artisti in residenza, è il primo a essere promosso da un museo pubblico italiano ed è parte integrante della programmazione del MACRO che vuole proporsi come centro di diffusione e di produzione culturale.
Studio#1. Anna Franceschini (1979, Pavia)
Fatale è stato l'incontro con una nota figura della capitale, Mago Guarda – questo l'appellativo che la città gli ha attribuito - un fool migrante, i cui giochi di prestigio costituiscono per l'artista un rimando al cinema delle origini, all'empirismo ridicule di Edison, ai trucchi fumosi di Méliès e alla realtà fuor di misura dei fratelli Lumière.
A guidare il progetto di Anna Franceschini è stato l'atto linguistico "Guarda! Guarda!", un imperativo che ne ha orientato l'intera produzione, da sempre rivolta al cinema come fatto percettivo e al film inteso come esperienza di visione.
Anna Franceschini presenta una serie di immagini sperimentali che resituiscono l'autopsia che l'artista ha condotto, in un primo momento, sul repertorio oggettuale utilizzato dal Mago Guarda e, in seguito, sulle meravigliose invenzioni della contemporanea physique amusantescovate in negozi specializzati.
L'artista con le sue riprese filmiche invita l'osservatore a sospendere la propria incredulità di fronte all'immagine in movimento e a godere della sua essenza ubiqua, in costante vibrazione tra natura e artificio.
Studio#2. Nemanja Cvijanovi? (1972, Rijeka)
"Occulta" è uno dei due progetti che Nemanja Cvijanovi? presenta al MACRO. Sei pastori, realizzati in maniera tradizionale, in collaborazione con Jusana Hopas, rivisitano alcune scene di tre capolavori del cinema internazionale, individuate dall'artista per la forte connotazione politica e per l’attivismo culturale. "L' Albero di Guernica" di Fernando Arrabal, dove in maniera grottesca il regista fa emergere la complicità criminale della Chiesa nella guerra civile di Spagna, "Salò o Le 120 giornate di Sodoma" di Pier Paolo Pasolini, metafora del potere dettato e agitatore delle coscienze assopite degli italiani, "La salita" (un episodio di "I Vesuviani") di Mario Martone, un film sulle incapacità di una sinistra parlamentare che si rivela incoerente nel mettere in pratica i propri ideali politici.
Con un simile approccio, anche il secondo progetto, che verrà presentato in uno stepsuccessivo, propone una rivisitazione della famosa serie di mosaici realizzati da Gustav Klimt fra il 1905 e il 1911 per il Palais Stoclet di Brussels.
Coerentemente alla sua pratica, Nemanja Cvijanovi? conclude il periodo di residenza avviando un processo di interrogazione sulle nuove forme dell'imperialismo e colonialismo, proprio attraverso la rilettura di episodi che hanno caratterizzato la storia dell'Europa nell'ultimo secolo.
Studio#3. Guglielmo Castelli (1987, Torino)
Guglielmo Castelli per il suo progetto al MACRO é partito dal principio metodologico formulato dal filosofo e frate William of Ockham nel XIV sec. Noto come "Il rasoio di Ockam", il principio vuole evitare la formulazione di teorie aggiuntive per spiegare un dato fenomeno, se quelle esistenti sono già sufficienti alla dimostrazione del fenomeno stesso. La metafora del rasoio, che elimina quindi le teorie aggiuntive, è servita all'artista per mettere in discussione i parametri di giudizio di valore e per riflettere sulla relatività della formulazione di un pensiero. I personaggi dei lavori di Guglielmo Castelli, restituiti attraverso la liquidità del colore e della pittura, sono per l'appunto figure incategorizzabili che vogliono sfuggire alla loro stessa forma e, quindi, alle leggi preesistenti. Questi personaggi antropomorfizzati su fondi monocromi tentano affannosamente, di compiere gesti, interagendo con oggetti che sono in realtà ostacoli e non supporti a loro stessi.
Le opere realizzate durante la sua residenza - tele di vario formato e una scultura - ci sussurrano quanto il fallimento e la caduta non sono intesi dall'artista come fine, ma, al contrario, come punto di partenza.
Studio #4. André Romão (1984, Lisbona)
"L'oggetto ha una presenza umana, cominci a riconoscerne la sagoma, ha la forma di una testa ,[...] due cavità scure piazzate simmetricamente su una superficie bronzea e ricurva. Ti guarda con i suoi occhi vuoti, e tu non puoi fare a meno di ricambiare lo sguardo". Un dialogo fra tre personaggi - un fantasma, un attore e una testa - compone un discorso sul tema del desiderio, che seppur nella sua invisibilità, è percepito com un fantasma, un attore e una testa - un discorso sul tema del desiderio, che seppur nella sua invisibilità, è percepito come impulso predominante alla base della comunicazione. "A nervous smile" è il titolo della mostra che conclude la residenza di André Romão, una collezione dove found footage di pubblicità commerciali, , immagini di statue di bronzo senza occhi e componimenti poetici condividono lo stesso scenario concettuale.
Studio#1. Anna Franceschini (1979, Pavia)
Fatale è stato l'incontro con una nota figura della capitale, Mago Guarda – questo l'appellativo che la città gli ha attribuito - un fool migrante, i cui giochi di prestigio costituiscono per l'artista un rimando al cinema delle origini, all'empirismo ridicule di Edison, ai trucchi fumosi di Méliès e alla realtà fuor di misura dei fratelli Lumière.
A guidare il progetto di Anna Franceschini è stato l'atto linguistico "Guarda! Guarda!", un imperativo che ne ha orientato l'intera produzione, da sempre rivolta al cinema come fatto percettivo e al film inteso come esperienza di visione.
Anna Franceschini presenta una serie di immagini sperimentali che resituiscono l'autopsia che l'artista ha condotto, in un primo momento, sul repertorio oggettuale utilizzato dal Mago Guarda e, in seguito, sulle meravigliose invenzioni della contemporanea physique amusantescovate in negozi specializzati.
L'artista con le sue riprese filmiche invita l'osservatore a sospendere la propria incredulità di fronte all'immagine in movimento e a godere della sua essenza ubiqua, in costante vibrazione tra natura e artificio.
Studio#2. Nemanja Cvijanovi? (1972, Rijeka)
"Occulta" è uno dei due progetti che Nemanja Cvijanovi? presenta al MACRO. Sei pastori, realizzati in maniera tradizionale, in collaborazione con Jusana Hopas, rivisitano alcune scene di tre capolavori del cinema internazionale, individuate dall'artista per la forte connotazione politica e per l’attivismo culturale. "L' Albero di Guernica" di Fernando Arrabal, dove in maniera grottesca il regista fa emergere la complicità criminale della Chiesa nella guerra civile di Spagna, "Salò o Le 120 giornate di Sodoma" di Pier Paolo Pasolini, metafora del potere dettato e agitatore delle coscienze assopite degli italiani, "La salita" (un episodio di "I Vesuviani") di Mario Martone, un film sulle incapacità di una sinistra parlamentare che si rivela incoerente nel mettere in pratica i propri ideali politici.
Con un simile approccio, anche il secondo progetto, che verrà presentato in uno stepsuccessivo, propone una rivisitazione della famosa serie di mosaici realizzati da Gustav Klimt fra il 1905 e il 1911 per il Palais Stoclet di Brussels.
Coerentemente alla sua pratica, Nemanja Cvijanovi? conclude il periodo di residenza avviando un processo di interrogazione sulle nuove forme dell'imperialismo e colonialismo, proprio attraverso la rilettura di episodi che hanno caratterizzato la storia dell'Europa nell'ultimo secolo.
Studio#3. Guglielmo Castelli (1987, Torino)
Guglielmo Castelli per il suo progetto al MACRO é partito dal principio metodologico formulato dal filosofo e frate William of Ockham nel XIV sec. Noto come "Il rasoio di Ockam", il principio vuole evitare la formulazione di teorie aggiuntive per spiegare un dato fenomeno, se quelle esistenti sono già sufficienti alla dimostrazione del fenomeno stesso. La metafora del rasoio, che elimina quindi le teorie aggiuntive, è servita all'artista per mettere in discussione i parametri di giudizio di valore e per riflettere sulla relatività della formulazione di un pensiero. I personaggi dei lavori di Guglielmo Castelli, restituiti attraverso la liquidità del colore e della pittura, sono per l'appunto figure incategorizzabili che vogliono sfuggire alla loro stessa forma e, quindi, alle leggi preesistenti. Questi personaggi antropomorfizzati su fondi monocromi tentano affannosamente, di compiere gesti, interagendo con oggetti che sono in realtà ostacoli e non supporti a loro stessi.
Le opere realizzate durante la sua residenza - tele di vario formato e una scultura - ci sussurrano quanto il fallimento e la caduta non sono intesi dall'artista come fine, ma, al contrario, come punto di partenza.
Studio #4. André Romão (1984, Lisbona)
"L'oggetto ha una presenza umana, cominci a riconoscerne la sagoma, ha la forma di una testa ,[...] due cavità scure piazzate simmetricamente su una superficie bronzea e ricurva. Ti guarda con i suoi occhi vuoti, e tu non puoi fare a meno di ricambiare lo sguardo". Un dialogo fra tre personaggi - un fantasma, un attore e una testa - compone un discorso sul tema del desiderio, che seppur nella sua invisibilità, è percepito com un fantasma, un attore e una testa - un discorso sul tema del desiderio, che seppur nella sua invisibilità, è percepito come impulso predominante alla base della comunicazione. "A nervous smile" è il titolo della mostra che conclude la residenza di André Romão, una collezione dove found footage di pubblicità commerciali, , immagini di statue di bronzo senza occhi e componimenti poetici condividono lo stesso scenario concettuale.
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