Bertille Bak. All Inclusive Viaggio

Opera di Bertille Bak

 

Dal 07 Febbraio 2018 al 06 Aprile 2018

Roma

Luogo: The Gallery Apart

Indirizzo: via Francesco Negri 43

Orari: da martedì a venerdì 15-19 o su appuntamento

E-Mail info: info@thegalleryapart.it

Sito ufficiale: http://www.thegalleryapart.it/



The Gallery Apart è orgogliosa di presentare ALL INCLUSIVE VIAGGIO, la seconda personale di Bertille Bak in galleria. All’indomani di un anno ricco di appuntamenti significativi per l’artista, tra i quali spiccano la Biennale dell’Immagine in Movimento al Centre d’Art Contemporain di Ginevra conclusasi a gennaio del 2017, documenta 14 a Kassel e il recente stand monografico ad Artissima nella sezione Present Future, l’artista prosegue a Roma il filo del discorso avviato con la precedente mostra Radice, costruendo un progetto espositivo articolato intorno all’idea di viaggio. Già il titolo ALL INCLUSIVE VIAGGIO evidenzia due caratteristiche del lavoro dell’artista: da un lato la scelta di un tema per i suoi risvolti e le sue potenzialità di analisi sociale che Bak sviluppa interessandosi a persone che condividono quotidianamente storie e culture con l’intento di comprendere insieme a la loro realtà e di rappresentarla attraverso gli strumenti offerti dall’arte; dall’altro la ricerca dell’utopia, l’ironia, la leggerezza e il senso dell’umorismo che caratterizzano il suo procedere artistico e che la spingono ad andare oltre la semplice osservazione sociale.

ALL INCLUSIVE VIAGGIO raccoglie diversi lavori che Bak ha realizzato intorno al concetto di viaggio inteso in tutte le sue possibili accezioni, cogliendo risvolti persino antitetici, attraversando campi a volte più intimi altre volte più sociali, dal divertimento, all’evasione, alla fuga, alla ricerca della felicità o più spesso alla possibilità di salvarsi la vita, fino agli effetti del turismo di massa, all’ecologia, allo sviluppo sostenibile in Paesi poverissimi. Le opere video e le sculture proposte in mostra si situano al crocevia tra documentazione e finzione, lasciando lo spettatore in un limbo, attorniato da scenari troppo realistici per non essere ancorati a questioni vere che attanagliano l’umanità (le persecuzioni e il traffico di esseri umani, il diritto d’asilo, lo sfruttamento dei territori) e nel contempo troppo assurdi per essere veri. Facendo ciò, l’artista travalica il limite del documentarismo e chiama lo spettatore, blandendolo con l’arma dell’ironia, ad uno sforzo di comprensione della realtà.

Usine à divertissement
, la trilogia video realizzata per la Biennale ginevrina, ironizza su modalità ed effetti del turismo predatorio alla costante ricerca di esotismo. Girata in un villaggio nel Nord della Thailandia abitato dal popolo Lahu, nelle montagne del Rif nel Nord del Marocco e infine nella regione francese della Camargue, l’opera è incentrata sulle ciniche modalità di esercizio di un’industria turistica volta a soddisfare la crescente richiesta di esperienze legate ad etnie esotiche. Queste sono sempre più costrette a spettacolarizzare abitudini di vita e organizzazioni sociali che in tal modo diventano simulacri e riti di stampo commerciale. Una nuova organizzazione totalmente priva di etica e irrispettosa dei diritti umani e dei territori.

Analogamente, il video Le tour de Babel e i lavori che compongono l’installazione Les complaisants declinano il concetto di viaggio in base a suggestioni provenienti dall’idea di navigazione, dai modi e dalle persone che svolgono attività legate al mare. Nel corso di una residenza a Saint-Nazaire, porto di transito di grandi navi commerciali, Bak si è fatta assumere presso un Sea-men’s club per poter essere in stretto contatto con i lavoratori sbarcati dalle navi. L’artista ha così potuto incontrare centinaia di marinai e conoscere un mondo fatto di riti e tradizioni, di solitudine e di sfruttamento. Riprendendo una pratica narrata dagli stessi marinai, che utilizzano i loro capelli per realizzare come passatempo dei lavori ad intarsio, Bak ha raccolto ciocche di capelli dei marinai incontrati ed ha realizzato una serie di opere ad intarsio raffiguranti bandiere di convenienza, o di comodo, vale a dire le bandiere delle nazioni dove le imbarcazioni sono immatricolate, diverse da quelle della nazionalità dei proprietari. Una facilitazione concessa agli amatori che consente pratiche di evasione fiscale e minori obblighi riguardanti le condizioni di lavoro dell’equipaggio.

Il video Le tour de Babel si concentra invece sull’industria crocieristica, evidenziando da un lato tutto l’armamentario strutturale finalizzato all’evasione dei crocieristi, veri e propri consumatori di viaggi, dall’altro le specificità di un’industria cantieristica vocata al gigantismo e lo sfruttamento dei lavoratori tanto nei cantieri quanto sulle navi.

Sempre legato alla vita in mare dei marinai è il lavoro La marée mise à nu par ses célibataires, même, opera realizzata in collaborazione con Charles-Henry Fertin e che condivide con il capolavoro duchampiano il riferimento all’erotismo, che Duchamp voleva introdurre attraverso il suo Grande Vetro e che nell’opera di Bak richiama una condizione di isolamento erotico e sentimentale che i marinai tentano di aggirare attraverso immagini di donne nude capaci di assicurare fugaci momenti di piacere. Sotto piccole tende vengono svelate per un istante le nude sagome di donne che adornano le cabine dei marinai incontrati.

Un ulteriore e ancora più caustico riferimento al viaggio si riscontra infine nel video Figures imposées dedicato alla condizione dei migranti e richiedenti asilo senza documenti. L’opera consegue ad una commissione della Maison des Femmes du Hédas, nel Distretto di Pau, che lavora per l’integrazione nella città delle donne immigrate. Alla luce delle loro stesse esperienze di vita, l’artista le ha coinvolte in una serie di azioni volte ad esaltare le capacità di mimetismo necessarie a chi intenda varcare illegalmente una frontiera. In maniera allegorica ed ironica, il video sottolinea le condizioni inumane cui sono soggetti i migranti, le possibilità di nascondiglio offerte dai mezzi di trasporto sempre più grandi, l’inadeguatezza delle politiche migratorie dei Paesi occidentali che, rendendo più difficili i viaggi della speranza, di fatto consentono a trafficanti di uomini senza scrupoli di alzare le loro richieste e il loro volume d’affari a discapito dei disperati a cui vendono le loro illusioni.

Inaugurazione: 7 febbraio 2018 h.18

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