Di vari credi. Il mondo monastico femminile nelle fotografie di Sebastiana Papa
Dal 29 Giugno 2016 al 04 Settembre 2016
Roma
Luogo: Museo di Roma in Trastevere
Indirizzo: piazza di Sant’Egidio 1/b
Orari: da martedì a domenica 10- 20. Ingresso consentito fino alle ore 19
Curatori: Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
Enti promotori:
- Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto e 5; residenti € 5 / € 4
Telefono per informazioni: +39 06 58552240
E-Mail info: museodiroma.trastevere@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.iccd.beniculturali.it
La mostra, ideata, prodotta e curata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, è promossa da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è tra le iniziative in occasione del Giubileo straordinario 2016.
Le immagini proposte sono frutto della ricerca ultradecennale intrapresa da Sebastiana Papa su diverse realtà di comunità monastiche femminili di vari credi e paesi nei suoi tanti viaggi in giro per il mondo.
Una ricerca per la quale la fotografa si è fatta testimone diretta della vita di questi microcosmi, per ribadire ancora una volta quella tematica interreligiosa che ha caratterizzato tutta la sua attività e che può ben costituire uno spunto utile alle riflessioni suggerite dall’attuale Giubileo della Misericordia.
Le fotografie esposte sono tratte, per la quasi totalità, dal volume Le Repubbliche delle Donne. Monachesimo femminile nel mondo, 1967-1999, lavoro ancora inedito al momento della scomparsa della Papa nel 2002 e pubblicato dall’ICCD nel 2013 a seguito della donazione ricevuta dagli eredi dell’intero suo archivio fotografico nel 2006. Dalle indicazioni lasciate dall’autrice, è nato così un volume di circa 350 immagini che narra, attraverso le fotografie ma anche attraverso citazioni e testi, i periodi di permanenza trascorsi da Sebastiana Papa in diversi monasteri femminili.
L’indagine della fotografa sulle comunità femminili esprime il suo interesse per l’universo delle donne nella sua interezza, già manifestato nel volume Il Femminile di Dio. Riflessioni fotografiche sulla donna, 1964- 1995, senza pregiudizi di tipo ideologico, quale che sia l’opzione di vita - laica o religiosa - di ciascuna. Da questo interesse tutto intero scaturisce e prende corpo la materia e la sostanza di questa mostra.
Non è stato facilissimo, dunque, in tutta questa mole e ricchezza di materiali, operare delle scelte capaci di evocare il senso e l’esito di quella ricerca.
Le immagini in mostra, ristampate in carta baritata ai sali d’argento nel 2016, restituiscono in misura fedele il suo lavoro, offrendo anche una testimonianza del suo modo di operare, di rendere e far conoscere le proprie fotografie. La grande ricerca sul mondo monastico femminile, raccontata con le sue due macchine Leica, la porta ad essere testimone diretta di molte delle esperienze di vita di diverse comunità religiose: dalle monache cattoliche in Italia (clarisse e benedettine in Toscana, cistercensi e carmelitane nel Lazio, agostiniane in Umbria) ai monasteri ortodossi (in Etiopia, di rito greco a Creta, di rito copto in Egitto, di rito russo in Estonia) fino alle monache tibetane in India, a quelle buddiste in Birmania, alle altre taoiste in Cina. Nata a Teramo nel 1932, Sebastiana Papa ha vissuto a lungo a Roma, dove è morta nell’aprile 2002.
Scarne le note biografiche sui suoi libri, una scelta: “devono parlare le mie immagini - diceva - chi sono io e cosa ho fatto non ha alcuna importanza”. Così era, infatti.
Instancabile viaggiatrice, ha pubblicato ventidue libri con diversi editori (Mondadori, Franco Maria Ricci, Garzanti, Fahrenheit, Vallardi) e ha presentato moltissime mostre in Italia e all’estero. Le sue fotografie sono state acquisite da importanti istituzioni italiane e straniere. Ha esposto alla Biennale di Venezia, a New Delhi, Madras, Gerusalemme, Alessandria d’Egitto, Istanbul, Rio de Janeiro, Mosca, Tel Aviv, Tunisi, Roma e altre città italiane.
Ha collaborato con numerosi giornali italiani e con molte testate internazionali. Il grande pubblico interessato alla fotografia ha imparato a conoscerla per le sue immagini suggestive, colte e riflessive, rispettose sempre delle persone ritratte, che dunque le schiudevano la loro anima. A volte partiva con un progetto in testa, più spesso prima di impegnarsi in una campagna fotografica viaggiava per conoscere, a mani nude e occhi aperti. Così da rispettare verità e vita. Era una donna di forti passioni, che ha trovato nella macchina fotografica lo strumento capace di esprimerle. Tre soprattutto i suoi poli di attrazione: Israele - e l’amicizia con gli scrittori David Grossman e Abraham B. Yehoshua - a cui ha dedicato diversi volumi, tra cui “Incontri a Gerusalemme. Gli uomini e il Divino” (2000), e “Il Kotel. Un muro metafisico” (2001); i conventi e gli orizzonti femminili; infine l’India, si veda soprattutto “I segni del silenzio. India e monachesimo: la cultura dell’ascolto” (1987). Molto stretto infatti il suo legame con l’India, dove si è impegnata in moltissimi viaggi: indimenticabile il suo servizio sulle case di prostituzione indiane, straordinariamente scattato a colori. Perché la sua cifra, invece, era il bianco e nero, le sfumature ricche e morbide degli sguardi delle sue indimenticabili danzatrici indiane, una gestualità singolare e di grande raffinatezza. O gli occhi di una vecchia donna di Gerusalemme, il passo di danza di una bambina prostituta nel fango del Gange, l’attesa di un ragazzo pastore palestinese.
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