Emanuele Parmegiani. Dopo Tutto
Dal 11 Novembre 2021 al 23 Novembre 2021
Roma
Luogo: Palazzo Velli
Indirizzo: Piazza di S. Egidio 10
Orari: 10.30 - 13.00 / 14.00 - 17.00. Durante il we la mostra sarà visitabile su appuntamento
Curatori: Alberto Dambruoso
E-Mail info: ludovicapalmieri5@gmail.com
“E non sorridete quando vedete un artista che tenta una nuova espressione. Pensate che chi cerca il nuovo soffre, soffre intensamente, prova delle emozioni dolorosissime. Sappiate ammirare un tentativo anche se è rimasto tale, perché è profondamente degno di rispetto chi cerca di aprirvi il cuore e dirvi la sua emozione con una parola nuova, anche se non riesce completamente ad esprimersi”.
Queste parole di Boccioni, evocate dal curatore Alberto Dambruoso nel testo critico di presentazione della ricerca artistica di Emanuele Parmegiani, ben si prestano a introdurne la mostra personale a Palazzo Velli di Roma.
“Dopo Tutto”, sulla scia del catalogo appena pubblicato dalla Maretti Editore, a cura di Alberto Dambruoso, presenta un corpus di opere esplicativo degli ultimi anni di febbrile ricerca dell’artista.
Emanuele Parmegiani è un pittore, istintivo, vulcanico, visionario, genuino e caparbio – per usare le parole del curatore – che ha acquisito tardi consapevolezza della sua identità artistica ma, nonostante questo, si è tuffato nell’arte con tutto se stesso, assumendosi i rischi del mestiere. Come scrive Alberto Dambruoso, Emanuele Parmegiani è un artista puro, consapevole di essere alle prime armi e, dunque, pronto ad accettare le critiche e desideroso di migliorarsi continuamente, per affermare la sua inconfondibile linea pittorica.
Proprio per scoprire la sua dimensione artistica, in questi ultimi anni Emanuele ha studiato e osservato, in quanti più musei possibili, la storia dell’arte, con particolare interesse per il secondo Novecento. Senza ricorrere a intermediari, Parmegiani ha eletto a suoi maestri gli artisti stessi, immergendosi nelle loro opere, cogliendone gli stati d’animo e il fervore creativo, in un processo di immersione ed analisi così profondo da ricordare, a tratti, la Sindrome di Stendhal.
L’artista in questi anni ha poi sperimentato diversi medium e tecniche, avvicinandosi anche alla video arte, ma è sulla tela che ha trovato la sua dimensione privilegiata.
“Dopo tutto” presenta un corpus di opere costituito da disegni e dipinti. A un primo sguardo si tratta di opere molto diverse tra loro, quasi estranee. Da una parte i disegni, totalmente liberi, astratti. Dall’altra i dipinti, visioni figurative di un universo in cui si perde il confine tra reale ed immaginato.
Ma questo distacco è solo apparente, di forma più che di sostanza, perché, proprio come nota il curatore, tutti i lavori di Emanuele Parmegiani sono indistricabilmente legati da un fil rouge, presente tanto nei disegni, quanto nei dipinti, il segno. Nei disegni il segno è concepito come significante, ovvero vive nella sua autonomia segnica, mentre nei dipinti esso rappresenta lo scheletro dell’immagine sul quale l’artista poi interviene con il colore.
Tuttavia, sarebbe riduttivo limitare il tratto distintivo di Emanuele Parmegiani al segno perché, come ancora osserva il curatore, la pittura di Parmegiani non è solo una pittura di segno, è anche una pittura di gesto, in cui si percepisce la creazione come urgenza fisica. In questa gestualità ritroviamo richiami a diversi linguaggi artistici, dall’Action Painting alla Pop Art al graffitismo, dall’informale segnico ma anche materico e gestuale alla Bad Painting, che l’artista è stato in grado di interiorizzare spontaneamente, in maniera quasi inconsapevole, per poi restituirli sulla tela in uno stile suo, personale. Quello che emerge dalle opere di Parmegiani è la passione con cui vive l’arte, l’urgenza creativa all’origine dei suoi lavori. Come se il gesto artistico avesse per lui un valore curativo e catartico. Liberatorio. Capace di calmare il suo turbinio interiore attraverso l’espressione sulla tela, a volte anche urlata o disperata, della sua visione del mondo.
Emanuele Parmegiani è nato nel 1974 a Roma, città in cui vive e lavora; è un artista autodidatta, approdato al mondo dell’arte relativamente tardi. Dopo esperienze lavorative nel mondo del teatro, Parmegiani ha acquisito solo in età adulta la piena consapevolezza dalla sua identità creativa. Tuttavia, senza mai arrendersi, sperimentando tecniche, modalità e medium diversi, nel giro di pochi anni di febbrile e ininterrotto lavoro, è riuscito a elaborare uno stile espressivo del tutto peculiare che ha suscitato l’attenzione di curatori e critici. Durante la fase di maggiore sperimentazione, Parmegiani ha sviluppato un interesse particolare per la videoarte, che si è concretizzato in diverse opere, presentate tra il 1998 e 1999 a Roma, in occasione di alcune rassegne, tra cui: Vermi; In Utero; Rosso; Nuova Alba. L’artista, nonostante la “giovane carriera” ha già presentato il suo lavoro in diverse mostre personali, tra cui si ricordano: Animals (2011), Galleria de’ Serpenti, Roma: L’utopia della mente stellare (2017), Microartivisive, Roma; Metropolitanie (2018), Microartivisive, Roma; La dinamica del segno (2020), Spazio Feltre, Roma; La persistenza del segno (2020), Galleria Tibaldi, Roma.
Inaugurazione 11 novembre ore 18.30
Queste parole di Boccioni, evocate dal curatore Alberto Dambruoso nel testo critico di presentazione della ricerca artistica di Emanuele Parmegiani, ben si prestano a introdurne la mostra personale a Palazzo Velli di Roma.
“Dopo Tutto”, sulla scia del catalogo appena pubblicato dalla Maretti Editore, a cura di Alberto Dambruoso, presenta un corpus di opere esplicativo degli ultimi anni di febbrile ricerca dell’artista.
Emanuele Parmegiani è un pittore, istintivo, vulcanico, visionario, genuino e caparbio – per usare le parole del curatore – che ha acquisito tardi consapevolezza della sua identità artistica ma, nonostante questo, si è tuffato nell’arte con tutto se stesso, assumendosi i rischi del mestiere. Come scrive Alberto Dambruoso, Emanuele Parmegiani è un artista puro, consapevole di essere alle prime armi e, dunque, pronto ad accettare le critiche e desideroso di migliorarsi continuamente, per affermare la sua inconfondibile linea pittorica.
Proprio per scoprire la sua dimensione artistica, in questi ultimi anni Emanuele ha studiato e osservato, in quanti più musei possibili, la storia dell’arte, con particolare interesse per il secondo Novecento. Senza ricorrere a intermediari, Parmegiani ha eletto a suoi maestri gli artisti stessi, immergendosi nelle loro opere, cogliendone gli stati d’animo e il fervore creativo, in un processo di immersione ed analisi così profondo da ricordare, a tratti, la Sindrome di Stendhal.
L’artista in questi anni ha poi sperimentato diversi medium e tecniche, avvicinandosi anche alla video arte, ma è sulla tela che ha trovato la sua dimensione privilegiata.
“Dopo tutto” presenta un corpus di opere costituito da disegni e dipinti. A un primo sguardo si tratta di opere molto diverse tra loro, quasi estranee. Da una parte i disegni, totalmente liberi, astratti. Dall’altra i dipinti, visioni figurative di un universo in cui si perde il confine tra reale ed immaginato.
Ma questo distacco è solo apparente, di forma più che di sostanza, perché, proprio come nota il curatore, tutti i lavori di Emanuele Parmegiani sono indistricabilmente legati da un fil rouge, presente tanto nei disegni, quanto nei dipinti, il segno. Nei disegni il segno è concepito come significante, ovvero vive nella sua autonomia segnica, mentre nei dipinti esso rappresenta lo scheletro dell’immagine sul quale l’artista poi interviene con il colore.
Tuttavia, sarebbe riduttivo limitare il tratto distintivo di Emanuele Parmegiani al segno perché, come ancora osserva il curatore, la pittura di Parmegiani non è solo una pittura di segno, è anche una pittura di gesto, in cui si percepisce la creazione come urgenza fisica. In questa gestualità ritroviamo richiami a diversi linguaggi artistici, dall’Action Painting alla Pop Art al graffitismo, dall’informale segnico ma anche materico e gestuale alla Bad Painting, che l’artista è stato in grado di interiorizzare spontaneamente, in maniera quasi inconsapevole, per poi restituirli sulla tela in uno stile suo, personale. Quello che emerge dalle opere di Parmegiani è la passione con cui vive l’arte, l’urgenza creativa all’origine dei suoi lavori. Come se il gesto artistico avesse per lui un valore curativo e catartico. Liberatorio. Capace di calmare il suo turbinio interiore attraverso l’espressione sulla tela, a volte anche urlata o disperata, della sua visione del mondo.
Emanuele Parmegiani è nato nel 1974 a Roma, città in cui vive e lavora; è un artista autodidatta, approdato al mondo dell’arte relativamente tardi. Dopo esperienze lavorative nel mondo del teatro, Parmegiani ha acquisito solo in età adulta la piena consapevolezza dalla sua identità creativa. Tuttavia, senza mai arrendersi, sperimentando tecniche, modalità e medium diversi, nel giro di pochi anni di febbrile e ininterrotto lavoro, è riuscito a elaborare uno stile espressivo del tutto peculiare che ha suscitato l’attenzione di curatori e critici. Durante la fase di maggiore sperimentazione, Parmegiani ha sviluppato un interesse particolare per la videoarte, che si è concretizzato in diverse opere, presentate tra il 1998 e 1999 a Roma, in occasione di alcune rassegne, tra cui: Vermi; In Utero; Rosso; Nuova Alba. L’artista, nonostante la “giovane carriera” ha già presentato il suo lavoro in diverse mostre personali, tra cui si ricordano: Animals (2011), Galleria de’ Serpenti, Roma: L’utopia della mente stellare (2017), Microartivisive, Roma; Metropolitanie (2018), Microartivisive, Roma; La dinamica del segno (2020), Spazio Feltre, Roma; La persistenza del segno (2020), Galleria Tibaldi, Roma.
Inaugurazione 11 novembre ore 18.30
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