Facetas ocultas
Dal 01 Dicembre 2016 al 04 Gennaio 2017
Roma
Luogo: Instituto Cervantes
Indirizzo: piazza Navona 91
Orari: dal mercoledì al sabato dalle 16 alle 20
Curatori: Daniela Montecinos, Patrice Loubon
Enti promotori:
- Ambasciata del Cile in Italia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 844091213
E-Mail info: agaetem@minrel.gob.cl
Il prossimo 1 dicembre, alle ore 18, l’Ambasciata del Cile in Italia, con la collaborazione dell’Instituto Cervantes di Roma, inaugura la mostra di fotografia contemporanea “Facetas ocultas” (Fotografia cilena 1980 - 2015), con opere dei fotografi cileni Zaida Gonzales, Claudio Pérez, Luis Navarro, Alvaro Hoppe, Alejandro Hoppe e Eleonora Vicuña.
Questa storia della fotografia cilena degli ultimi 40 anni è l’immagine stessa della società che descrive, una spaccatura prima di tutto.
Una “faglia tellurica” politica che ha creato un prima e un dopo il 1973. Se fino ad allora l’esercizio democratico aveva permesso un’evoluzione, più o meno senza rotture profonde nella storia di questo mezzo, quello che si verifica nel settembre del 1973 porterà ondate di fotografi che avrebbero mostrato la realtà di quello che è stato il Cile di ieri e quello che è il Cile di oggi. Tutti loro incarnano non solo la resistenza all’ordine costituito, ma anche un profondo impegno per le comunità “invisibili” che popolano il loro paese.
A cura di Daniela Montecinos (cilena) e Patrice Loubon (francese), questa mostra si realizza grazie al supporto concesso dal Concorso Dirac 2016 del Ministero degli Affari Esteri del Cile e la collaborazione della Galleria NegPos di Nîmes in Francia.
Facetas ocultas riunisce tre generazioni di fotografi cileni e si concentra su questo aspetto del loro lavoro, un tentativo di sollevare il velo dagli angoli oscuri di un Cile dimenticato, irrimediabilmente umano.
Se gli sguardi di alcuni di loro sono nati sotto la dittatura, nelle strade, nel cuore della battaglia che si svolgeva, altri sono caratterizzati dall’interesse per i gruppi emarginati della società cilena. L’insieme forma, senza dubbio, una poesia urbana “radiante” della fine del XX secolo e dell’inizio del XXI. Ognuno di questi fotografi si avvale dell’esperienza del suo rapporto con il paese, del suo territorio umano, dei suoi contrasti, della sua storia. Tutti vanno alla ricerca di ciò che non è più visibile. Come se il proibito, la distanza, l’evanescenza dell’invisibile rimanesse sempre una ricerca.
Questi sono i “Lati occulti”: quelli che non oseremmo mai cercare…
Parabola di un tempo che sembrerebbe avanzare, con le epoche spalla a spalla mettendo i fotografi faccia a faccia e con lo sguardo rivolto verso la società. La memoria è una fonte per il futuro? Un cosa è certa: come in ogni opera d’arte, il coinvolgimento e la ricerca sono un paradigma. Il loro impegno in questa ricerca, in cui a volte hanno rischiato la vita, è il loro primo motore.
Claudio Pérez
Andacollo: Rito pagano después de la siesta + Kunza (Rito pagano dopo la siesta + Kunza)
“Attraverso questa serie, Claudio Pérez manifesta il suo impegno verso le popolazioni indigene del Cile, mostra e fa sentire il luogo delle loro culture nella memoria ed identità collettiva cilena, attraverso i retratti, i paesaggi, i quadri vivi dei loro riti, fino alla produzione di un dizionario visivo Kunza, la lingua ancestrale del popolo Likan –antai d’Atacama”.
1954, Santiago del Cile, fotografo, grafico, editore, curatore di mostre, cofondatore di agenzie di stampa, professore, difensore dei Diritti Umani e della memoria viva, Claudio Pérez è l’autore di alcune delle immagini più emblematiche della lotta contro la dittatura negli anni ‘80. Lavora sulla storia e l’identità del popolo del suo paese. Ha ricevuto numerosi premi e borse di studio, tra i quali il 1° premio per la fotografia giornalistica Mastercard ( 1987), la borsa di studio Hasselblad di Svezia (1996) che gli consentì di pubblicare Andacollo: Rito pagano después de la siesta; e due borse di studio Fondart (erogate dallo Stato cileno) per il progetto Muro de la Memoria (Santiago del Cile, 2002). Espone spesso in Cile, negli Stati Uniti e in Europa. Nel 2003, è stato curatore della mostra Chile 30 años , 1973 – 2003 che ha aperto il Festival Internazionale di Fotografia di Roma e che ha concluso il suo percorso al Museo d’Arte Contemporanea di Santiago del Cile (MAC) nel 2003. Pubblica nelle riviste Gatopardo ( Colombia), WOW International e Letras Libres ( Messico), Newsweek (USA) e L’Express (Francia).
Luis Navarro
Foturi
“Luis Navarro ha trovato uno spazio di felicità e solidarietà nel mondo dei gitani del Cile, un popolo perseguitato dal mondo e ampliamente ignorato in Cile. Nel 1981, alcuni mesi prima di essere detenuto dai militari, Luis Navarro ebbe un incontro che segnò la sua vita professionale e personale: tre gitane appoggiate sull’inferriata del Paseo Ahumada, al centro di Santiago. Componevano un magnifico quadro che lui ha immortalato immediatamente con la sua macchina fotografica. Una di loro, Carmen Milanovic è diventata un’amica fondamentale e gli ha fatto conoscere la sua grande famiglia”
1938, Antofagasta. Studia alla Scuola di Belle Arti dell’Universidad del Norte, ha frequentato i corsi di specializzazione di fotografia professionale, foto a colori e diapositive (Kodak). Ha lavorato come fotografo per l'Arcivescovato di Santiago (1976-1981), inviato per In these Times di Chicago, Agenzia K.N.A. di Francoforte (1978-1981), fotografo per il giornale cileno La Epoca (1986-1988), editore fotografico per il giornale Fortin Mapocho (1991-1993), fotografo per il Festival Mondiale di Teatro (1993), fotografo per il concorso d’Arte Drammatico Nazionale (1995-2005).
Ha pubblicato anche una serie di libri,tra cui: Lonquén, Aventuras de una fe, e Presencia de un niño América, El Papa Juan Pablo II, Primo Annuario della Fotografia Cilena, Secondo Annuario della Fotografia Cilena, Sintesi dell’Informe Rettig. Fotografi latinoamericani nell’Università di Rabida, 50° Anniversario della Dichiarazione dei Diretti Umani e Geografia poetica del Cile.
Nel 2011 vince il premio Altazor.
Zaida Gonzales
Recuérdame al morir con mi último latido (Quando morirai ricordami con il mio ultimo battito)
Unica rappresentante della sua generazione e unica del gruppo che non ha vissuto il coprifuoco e la forte angoscia delle mattine incerte, rivela le immagini di un Cile “underground” e trasgressivo.
Lavora con gli acquerelli le sue fotografie in bianco e nero per ottenere un'altra dimensione temporale e ridurre l’impatto critico a cui inducono.
1977, Santiago del Cile. A partire dal 1997 studia fotografia pubblicitaria. Non esercita attualmente questa professione. Crea un’estetica e un mondo tutto suo mescolando scene oniriche ed estetica popolare. Affronta senza complessi, utilizzando con abilità l’ironia e il sarcasmo, quasi in maniera militante, i temi sensibili della società cilena: aborto, religione, il rapporto di coppia standardizzato dal matrimonio e il relativo maschilismo, l’omosessualità.
Partecipa al collettivo di fotografe donne Macrodosis. Espone in numerose gallerie di Santiago del Cile, (Galería AFA, Galería ARCOS), in molteplici festival e fiere in America Latina, Europa e Stati Uniti.
Nel 2007 viene selezionata per il Premio per la Fotografia giovanile (Santiago del Cile). Nel 2003 vince il premio “Rodrigo Rojas di Negri” per la fotografia cilena giovanile.
Espone in Francia alla Galleria NegPos (Nîmes).
Leonor Vicuña
La cuidad como escenario/recuerdo (La città come palcoscenico/ricordo)
Cofondatrice insieme a Paz Navarro e Luis Navarro dell’Associazione di Fotografi Indipendenti (1981), esplora i bar e altri luoghi notturni di Santiago degli anni ‘70 e ‘80, dove è ancora possibile respirare, mentre fuori risuonano il rumore e il furore degli scontri tra il popolo e il regime militare. Le immagini sono parzialmente dipinte a mano, per rivelare un carico emotivo e di sensibilità non accessibile alla fotografia documentale.
1952, Santiago del Cile. Vive a Parigi dal 1973 al 1978 dove studia scienze sociali. Al suo ritorno in Cile, studia fotografia professionale presso la Scuola Foto arte di Santiago, dove nel 1979 conseguirà il diploma. Nel 2000 otterrà il diploma di realizzatrice multimediale alla Ecole Supérieure de Réalisation Audiovisuelle di Parigi (ESRA).
Promotrice culturale, partecipa alla creazione e realizzazione degli Incontri di Arte Joven (1979-1981) presso l’Istituto Culturale di Las Condes, Cile. È coeditrice della rivista di poesia La Gota Pura con Ramon Díaz Eterovic e nel 1981 partecipa alla fondazione dell’Associazione di Fotografi Indipendenti.
Nel 1983 ritorna in Francia dove partecipa a vari progetti d’animazione e montaggio cinematografico, come il lungometraggio The Rainbow Thief di Alejandro Jodorowsky. Nel 2001 ritorna in Cile e si stabilisce in Carahue al sud del paese, lavorando come professoressa di fotografia presso l’Universidad Mayor, Universidad Diego Portales e l’Universidad Autonoma di Temuco.
Ottenne le seguenti borse di studio: Amigos del Arte nel 1981; Fondart Nacional nel 2001 e 2006; Fundación Andes nel 2002 e Fondart regional nel 2006.
Nel 2010 vince il premio Altazor.
Le sue fotografie vengono pubblicate in libri, riviste, cartoline, programmi televisivi in Cile e all’estero. Alcune di queste immagini fanno parte delle collezioni pubbliche di musei come il Museo du Chateau d’Eau di Tolosa (Toulouse), le Cabinet des Estampas di Parigi e il Museo delle Americhe di Denver.
Alvaro Hoppe
Chile desde adentro (Cile dal di dentro)
1956, Santiago del Cile. La sua macchina fotografica ha catturato i momenti più duri del regime militare. Insieme ai reportage sull’ambiente, ha immortalato particolari episodi dell’intenso periodo di transizione verso la democrazia. Racconta, attraverso le sue fotografie, eventi ed emozioni che come testo scritto sarebbero stati censurati.
Ha presentato i suoi lavori in numerose occasioni e paesi: Cile, Spagna, Ecuador, Stati Uniti, Argentina. Inoltre ha ricevuto alcuni premi, quali: il Premio Némesis come riconoscimento al suo percorso e contributo alla fotografia cilena, Premio dell’Universidad del Pacifico, 2002, il Premio Ansel Adams, Istituto Chileno-Norteamericano di Cultura e Foto Cine Club del Cile, 2003, il Premio Altazor, Arte Visual - Fotografía 2004, il Primo Premio della Fotografía del Humor, rivista The Clinic, 2005, il Primo Premio Arte la Ciudad, menzione Educazione, 2005.
Ha pubblicato con Gonzalo Leiva un libro Un Ojo en la historia, con i fondi per lo sviluppo delle arti e la cultura , Fondart 2003.
Alejandro Hoppe
Chile desde adentro (Cile dal di dentro)
1961, Santiago del Cile. La sua carriera di fotografo comincia a 21 anni. Si specializza in fotografia giornalistica. La sua opera racconta la dura realtà del Cile durante la dittatura militare.
La sua acuta sensibilità lo rende un attento osservatore della vita quotidiana, le sue fotografie si trovano nelle pagine di importanti mezzi di comunicazione. Partecipa a numerose esposizioni collettive o individuali che ugualmente hanno fatto parte di numerose pubblicazioni, quali: “Por la Paz de Chile” della Fondazione Salvador Allende, “Gracias al mundo” della Commissione per i Diritti Umani; “Chile From Within” editato da Susan Meiselas. Partecipa all’esposizione collettiva “La Memoria Oxidada” 1997, in Modena (Italia).
Come fotografo del presidente Ricardo Lagos, l’accompagna in tutti i suoi viaggi negli anni ‘90, percorre il mondo, attraversa continenti, paesi, genti e situazioni.
Durante la sua carriera di fotografo, è stato onorato con premi come la menzione speciale Photo Essay “Chile Hoy” Casa delle Americhe, in Cuba; menzione d’onore categoria documentario “Visión Fotográfica, 20 años de la Historia de Chile” del Masterclub; miglior fotografo di stampa dell’anno 1992, concessa dall’Unione di Fotografi e Cameraman del Cile.
I fratelli Alvaro Hoppe (1956) e Alejandro Hoppe (1961), sono due tra i più emblematici fotografi del libro e progetto “Chile from within” diretto dall’importante fotografa dell’agenzia Magnum Susan Meiselas della fine degli anni ’80, nella grande tradizione del foto - reportage militante, estraendo in maniera irritante tutto ciò che può trovare significato nella strada, traduzione visiva di un periodo di tensione e tragico delle lotte contro la dittatura.
Inaugurazione: giovedì 1 dicembre 2016, ore 18
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