Isabella Ducrot. Bende sacre
![Interni d'autore / Isabella Ducrot. Bende sacre / Ventisette artisti e una rivista / Filo rosso, Gnam - Galleria nazionale d'arte moderna, Roma Interni d'autore / Isabella Ducrot. Bende sacre / Ventisette artisti e una rivista / Filo rosso, Gnam - Galleria nazionale d'arte moderna, Roma](http://www.arte.it/foto/600x450/08/20526-1393349948b.jpg)
Interni d'autore / Isabella Ducrot. Bende sacre / Ventisette artisti e una rivista / Filo rosso, Gnam - Galleria nazionale d'arte moderna, Roma
Dal 03 Marzo 2014 al 18 Maggio 2014
Roma
Luogo: GNAM - Galleria Nazionale d'Arte Moderna
Indirizzo: viale delle Belle Arti 131
Orari: da martedì a domenica 10.30-19.30
Curatori: Marcella Cossu, Silvana Freddo, Nora Iosia
Telefono per informazioni: +39 06 32298221
E-Mail info: s-gnam.comunicazione@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.gnam.beniculturali.it
“Il lavoro di Isabella Ducrot attesta una progettualità continua che non si realizza nel disegno, ma nella scelta e accumulo dei materiali, le stoffe; raccolta che accompagna il corso della sua vita rispondendo di qualità sensorie, di timbri cromatici e luminosi, di trame diverse. Il nostro tempo insieme ad altre epoche e culture, preziosità e povertà, il sentimento persino del “domani” sono contenuti nelle stoffe prescelte"
F. Di Castro, 1985
Il prossimo 3 marzo 2014 si inaugura presso la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma la mostra Bende sacre di Isabella Ducrot. L’artista napoletana così descrive l’argomento di questa particolarissima e rarefatta esposizione, diario di un “quasi” percorso spirituale che media tra l’antica pratica devozionale buddista e la religiosità interiore di un’artista contemporanea del nostro occidente: “.. ho raccolto nel passato, circa vent'anni fa nei luoghi di pellegrinaggio del Tibet e del Ladak, queste "garze estreme", bianche di seta, impastate e irrigidite dalla pasta di riso senza, allora, conoscerne la destinazione. Nelle immagini di alcuni libri d’arte le ho ritrovate sulle spalle delle statue sacre di Budda e si distinguono dalle "offering scarves" che vengono donate in segno di accoglienza e di buon auspicio dai monaci ai visitatori dei monasteri. All'improvviso qualche tempo fa, ritrovate in un cassetto, queste "bende" mi sono sembrate interessanti per varie ragioni ma sopratutto bellissime. Le ho improvvisamente riconosciute come possibile materia prima da cui partire per realizzare delle immagini di preghiere universali. In qualche modo me ne sono appropriata con l'intento di farne qualcosa di attuale senza distoglierle dalla ragione prima della loro esistenza e dalla loro familiarità con il sacro”. In realtà le Bende sacre di Isabella Ducrot rappresentano nell’estrema essenzialità di trame e orditi spesso evanescenti l’essenza stessa dello spirito irripetibile di una civiltà a rischio di scomparsa, come è quella tibetana. “Queste bende- avverte infatti l’artista- anche se prodotte negli anni cinquanta hanno un carattere “originario” fuori del tempo”. In mostra, oltre quaranta lavori realizzati dal 2010 ad oggi, provenienti da collezioni private o di proprietà dell’artista, di cui 18 opere su seta tibetana, 14 incisioni serie "Katha"( realizzate in collaborazione con Luciano Trina ), 14 matrici (le bende originali)”.
Nel catalogo edito da Gangemi sono presenti scritti di Maria Vittoria Marini Clarelli, John Eskenazi, Stefano Velotti, Massimiliano Alessandro Polichetti, Luciano Trina, Marcella Cossu. Mostra a cura di Marcella Cossu e Silvana Freddo con Nora Iosia; allestimento Alessandro Maria Liguori.
F. Di Castro, 1985
Il prossimo 3 marzo 2014 si inaugura presso la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma la mostra Bende sacre di Isabella Ducrot. L’artista napoletana così descrive l’argomento di questa particolarissima e rarefatta esposizione, diario di un “quasi” percorso spirituale che media tra l’antica pratica devozionale buddista e la religiosità interiore di un’artista contemporanea del nostro occidente: “.. ho raccolto nel passato, circa vent'anni fa nei luoghi di pellegrinaggio del Tibet e del Ladak, queste "garze estreme", bianche di seta, impastate e irrigidite dalla pasta di riso senza, allora, conoscerne la destinazione. Nelle immagini di alcuni libri d’arte le ho ritrovate sulle spalle delle statue sacre di Budda e si distinguono dalle "offering scarves" che vengono donate in segno di accoglienza e di buon auspicio dai monaci ai visitatori dei monasteri. All'improvviso qualche tempo fa, ritrovate in un cassetto, queste "bende" mi sono sembrate interessanti per varie ragioni ma sopratutto bellissime. Le ho improvvisamente riconosciute come possibile materia prima da cui partire per realizzare delle immagini di preghiere universali. In qualche modo me ne sono appropriata con l'intento di farne qualcosa di attuale senza distoglierle dalla ragione prima della loro esistenza e dalla loro familiarità con il sacro”. In realtà le Bende sacre di Isabella Ducrot rappresentano nell’estrema essenzialità di trame e orditi spesso evanescenti l’essenza stessa dello spirito irripetibile di una civiltà a rischio di scomparsa, come è quella tibetana. “Queste bende- avverte infatti l’artista- anche se prodotte negli anni cinquanta hanno un carattere “originario” fuori del tempo”. In mostra, oltre quaranta lavori realizzati dal 2010 ad oggi, provenienti da collezioni private o di proprietà dell’artista, di cui 18 opere su seta tibetana, 14 incisioni serie "Katha"( realizzate in collaborazione con Luciano Trina ), 14 matrici (le bende originali)”.
Nel catalogo edito da Gangemi sono presenti scritti di Maria Vittoria Marini Clarelli, John Eskenazi, Stefano Velotti, Massimiliano Alessandro Polichetti, Luciano Trina, Marcella Cossu. Mostra a cura di Marcella Cossu e Silvana Freddo con Nora Iosia; allestimento Alessandro Maria Liguori.
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