Iulia Ghiță. HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST
![Iulia Ghiță. HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST, AlbumArte, Roma Iulia Ghiță. HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST, AlbumArte, Roma](http://www.arte.it/foto/600x450/35/114249-Invitation_HE_FAILED_TO_SAVE_THE_ONE_HE_LOVED_MOST.jpg)
Iulia Ghiță. HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST, AlbumArte, Roma
Dal 12 Aprile 2021 al 26 Aprile 2021
Roma
Luogo: AlbumArte
Indirizzo: Via Flaminia 122
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 19.00 (apertura il sabato se consentita da nuovi provvedimenti)
Curatori: Marta Silvi
Costo del biglietto: ingresso gratuito contingentato e regolato secondo le norme per l’emergenza Covid-19
Telefono per informazioni: +39 06 24402941
E-Mail info: info@albumarte.org
Sito ufficiale: http://www.albumarte.org
Lunedì 12 aprile 2021 inaugura ad AlbumArte, spazio indipendente per l’arte contemporanea, la mostra personale dell’artista Iulia Ghiță dal titolo HE FAILED TO SAVE THE ONE HE LOVED MOST, a cura di Marta Silvi. La mostra resterà aperta fino a lunedì 26 aprile.
Esattamente un anno fa AlbumArte diramava il comunicato di una mostra che il primo lockdown avrebbe costretto poi a cancellare, relegandola nell’etere dei progetti sospesi. Il lavoro di Iulia Ghiță non si è però interrotto, bensì ha rafforzato le sue domande e arricchito la possibilità delle sue risposte, approfondendo temi e argomenti in nuce al lavoro stesso, rendendoli particolarmente aderenti alle riflessioni scaturite in questo tempo difficile e dilatato.
Così scrivevamo, inconsapevoli della tempesta che si sarebbe abbattuta di lì a poco sul genere umano: “il lavoro di Iulia Ghiță ha un forte carattere installativo, anche quando impiega il disegno e la pittura, così come la fotografia e il video. L’artista è interessata al rapporto/conflitto/tensione che si innesca tra il limite della misura umana e il tentativo di dare una forma finita a cose incomprensibili.”
Misura umana e cose incomprensibili sono il binomio caratterizzante, i due poli di tensione che generano il campo di ricerca su cui da sempre l’artista indaga e che, quest’ultimo anno con maggiore evidenza, è diventato orizzonte e limite di considerazioni quotidiane. Iulia esplora vie di conoscenza difficili da accettare come tali: sogni, rivelazioni, premonizioni, profezie, visioni. L’artista si interroga su forma e collocazione che temi sconfinati come la fiducia e la conoscenza possono assumere.
La mostra si sviluppa intorno a tre corpi di opere: due videoinstallazioni multicanale che riprendono diversi angoli della natura, LANDSCAPE2 (2017/2018) e LANDSCAPE4 (2018-20), e numerosi disegni su carta a parete che si intersecano a tratti con le stesse proiezioni, Life from herself (understood) (2016/20), Closed circle (2018-20), Untitled (2020), There was a beautiful vase at her home/the truth resides in the object, not in the word (2019).
I lavori, a prescindere dal medium impiegato, esasperano lo sguardo ammirato verso la natura circostante come una via di conoscenza alternativa all’indagine e alla pretesa di empatia. Un modo di vedere e di intendere la vita "così com’è" ritrovato successivamente dall’artista nelle teorie del filosofo svizzero Paul Häberlin, che allo stesso modo raccontava l’esistenza umana.
Oltre al progetto originario, la mostra si è arricchita di una forte componente pittorica e narrativa scaturita intorno al tema della cura, della terapia nel senso etimologico del termine, ispirata all’approfondimento di una figura cui da tempo Iulia Ghiță sta rivolgendo la sua attenzione: l’arcivescovo San Luca, al mondo Valentin Feliksovič Vojno-Jaseneckij, vissuto in territorio russo tra il 1877 e il 1961, noto per le sue importanti conquiste scientifiche nel campo medico chirurgico e per la profonda pìetas che ha accompagnato la sua vita e le sue azioni, che ispira la grande tela THEY BELIEVED THAT THE MERE TOUCH WOULD HELP THEM HEAL FROM ANY ILLNESS.
Cosa può l’arte davanti a situazioni critiche, di bisogno fisico? L’artista sembra porsi un quesito esistenziale semplice quanto fondamentale. La risposta non è ovvia né univoca e va anzi stimolata in maniera collettiva.
Iulia Ghiță è nata a Oltenita, Romania, nel 1986, vive e lavora in Abruzzo. Si è laureata all’Università di Arte di Bucarest nel 2008 e all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2011. Tra le più recenti mostre e partecipazioni, nel 2019: 3650, Ex Elettrofonica, Roma; AlbumArte20x20, 2019, AlbumArte, Roma; AUGUST Life from herself (Understood), Studio Giudecca 860, Giudecca, Venezia (mostra personale); Life from herself (Understood), Alviani Art Space, Pescara (mostra personale); Tutto a posto tutto bene, Galleria Nazionale di Cosenza, Cosenza; Entasi, mostra promossa da Arco di Gallieno, Acquario Romano, Roma; Vis-a-vis, La Nube di Oort, Roma. Nel giugno 2021, una mostra di Iulia Ghiță sarà presentata in anteprima al Museo Nazionale del Contadino Rumeno. L'installazione e l'accompagnamento del libro d'artista sulla collezione del museo sono curate da Cornelia Lauf, in una serie coordinata da Ilina Schileru. www.iuliaghita.com
Inaugurazione: lunedì 12 aprile 2021 dalle ore 14.00 alle ore 20.00, contingentato su prenotazione via mail
Esattamente un anno fa AlbumArte diramava il comunicato di una mostra che il primo lockdown avrebbe costretto poi a cancellare, relegandola nell’etere dei progetti sospesi. Il lavoro di Iulia Ghiță non si è però interrotto, bensì ha rafforzato le sue domande e arricchito la possibilità delle sue risposte, approfondendo temi e argomenti in nuce al lavoro stesso, rendendoli particolarmente aderenti alle riflessioni scaturite in questo tempo difficile e dilatato.
Così scrivevamo, inconsapevoli della tempesta che si sarebbe abbattuta di lì a poco sul genere umano: “il lavoro di Iulia Ghiță ha un forte carattere installativo, anche quando impiega il disegno e la pittura, così come la fotografia e il video. L’artista è interessata al rapporto/conflitto/tensione che si innesca tra il limite della misura umana e il tentativo di dare una forma finita a cose incomprensibili.”
Misura umana e cose incomprensibili sono il binomio caratterizzante, i due poli di tensione che generano il campo di ricerca su cui da sempre l’artista indaga e che, quest’ultimo anno con maggiore evidenza, è diventato orizzonte e limite di considerazioni quotidiane. Iulia esplora vie di conoscenza difficili da accettare come tali: sogni, rivelazioni, premonizioni, profezie, visioni. L’artista si interroga su forma e collocazione che temi sconfinati come la fiducia e la conoscenza possono assumere.
La mostra si sviluppa intorno a tre corpi di opere: due videoinstallazioni multicanale che riprendono diversi angoli della natura, LANDSCAPE2 (2017/2018) e LANDSCAPE4 (2018-20), e numerosi disegni su carta a parete che si intersecano a tratti con le stesse proiezioni, Life from herself (understood) (2016/20), Closed circle (2018-20), Untitled (2020), There was a beautiful vase at her home/the truth resides in the object, not in the word (2019).
I lavori, a prescindere dal medium impiegato, esasperano lo sguardo ammirato verso la natura circostante come una via di conoscenza alternativa all’indagine e alla pretesa di empatia. Un modo di vedere e di intendere la vita "così com’è" ritrovato successivamente dall’artista nelle teorie del filosofo svizzero Paul Häberlin, che allo stesso modo raccontava l’esistenza umana.
Oltre al progetto originario, la mostra si è arricchita di una forte componente pittorica e narrativa scaturita intorno al tema della cura, della terapia nel senso etimologico del termine, ispirata all’approfondimento di una figura cui da tempo Iulia Ghiță sta rivolgendo la sua attenzione: l’arcivescovo San Luca, al mondo Valentin Feliksovič Vojno-Jaseneckij, vissuto in territorio russo tra il 1877 e il 1961, noto per le sue importanti conquiste scientifiche nel campo medico chirurgico e per la profonda pìetas che ha accompagnato la sua vita e le sue azioni, che ispira la grande tela THEY BELIEVED THAT THE MERE TOUCH WOULD HELP THEM HEAL FROM ANY ILLNESS.
Cosa può l’arte davanti a situazioni critiche, di bisogno fisico? L’artista sembra porsi un quesito esistenziale semplice quanto fondamentale. La risposta non è ovvia né univoca e va anzi stimolata in maniera collettiva.
Iulia Ghiță è nata a Oltenita, Romania, nel 1986, vive e lavora in Abruzzo. Si è laureata all’Università di Arte di Bucarest nel 2008 e all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 2011. Tra le più recenti mostre e partecipazioni, nel 2019: 3650, Ex Elettrofonica, Roma; AlbumArte20x20, 2019, AlbumArte, Roma; AUGUST Life from herself (Understood), Studio Giudecca 860, Giudecca, Venezia (mostra personale); Life from herself (Understood), Alviani Art Space, Pescara (mostra personale); Tutto a posto tutto bene, Galleria Nazionale di Cosenza, Cosenza; Entasi, mostra promossa da Arco di Gallieno, Acquario Romano, Roma; Vis-a-vis, La Nube di Oort, Roma. Nel giugno 2021, una mostra di Iulia Ghiță sarà presentata in anteprima al Museo Nazionale del Contadino Rumeno. L'installazione e l'accompagnamento del libro d'artista sulla collezione del museo sono curate da Cornelia Lauf, in una serie coordinata da Ilina Schileru. www.iuliaghita.com
Inaugurazione: lunedì 12 aprile 2021 dalle ore 14.00 alle ore 20.00, contingentato su prenotazione via mail
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