La dimensione umana
Dal 16 Giugno 2012 al 07 Luglio 2012
Roma
Luogo: Galleria Candido Portinari - Palazzo Pamphilj
Indirizzo: piazza Navona 14
Orari: da martedì a domenica 11- 17
L’Ambasciata del Brasile presenta per la prima volta al pubblico italiano una mostra dell’architetto
Paulo Mendes da Rocha, vincitore del premio Pritzker 2006. L’evento inaugura la seconda edizione
del Festival di Cultura Brasiliana in Italia.
L'architettura di Paulo Mendes da Rocha viene considerata un esempio paradigmatico della cosiddetta
scuola paulista, corrente estetica iniziata dalla figura di João Batista Vilanova Artigas e abbastanza
diffusa nella facoltà di Architettura e Urbanismo dell'Università di San Paolo. Principale caposaldo della
scuola era quello di promuovere un'architettura "chiara, pulita, e socialmente responsabile".
La mostra è curata dall’architetto Giovanni Calabrese, che è riuscito a cogliere gli aspetti più
rappresentativi dell’opera di Paulo Mendes, evidenziando il ruolo centrale che in essa assume la
dimensione umana. La questione non è solo legata alla costruzione ma anche alla progettazione di spazi
capaci di modificare il futuro degli individui. Nei lavori di Paulo Mendes l’architettura non è mai un
fatto isolato, ma si collega sempre alla pianificazione delle grandi città, edificate per agevolare il
processo di dialogo tra le persone, che fanno architettura occupando un determinato ambito spaziale.
L’esposizione è costituita da sedici fotografie di Leonardo Finotti riguardanti sette progetti tra i più
significativi dell’opera di Paulo Mendes, che ha personalmente selezionato le immagini. In questi scatti
Leonardo Finotti, uno dei più importanti fotografi contemporanei di architettura, è riuscito a
estrapolare le peculiarità più intrinseche dei lavori di Paulo Mendes da Rocha. Completa la mostra un
breve filmato con un’intervista all’architetto brasiliano. Lo scopo è soprattutto quello di raccontare il
carattere opportuno della sua architettura, come risultato della conoscenza condizionato dalle esigenze
dell’uomo, dal luogo e dalla natura.
La vita e l’opera di Paulo Mendes da Rocha
Nativo di Vitória, nello stato brasiliano di Espírito Santo, Paulo Archias Mendes da Rocha (1928)
approda ancora bambino a San Paolo, la città in cui vive larga parte della sua vita.
Sulla scorta di una perdurante ammirazione per il padre, grande ingegnere civile e a lungo insegnante di
Navegação Interior e Portos Marítimos presso la Escola Politécnica della Universidade de São Paulo,
inizialmente Paulo Mendes frequenta la scuola navale di Rio de Janeiro. Opta però poi per iscriversi alla
Faculdade de Arquitetura e Urbanismo dell’Universidade Mackenzie di San Paolo, dove riceve una
formazione beaux-arts oltre ad una solida preparazione tecnica. Sta a dimostrarlo il progetto con cui, da
poco laureato (1958), vince il concorso per il palazzo sportivo del Clube Atlético Paulistano: sei
sostegni in cemento armato che appoggiano ciascuno in un punto, reggendo grazie a tiranti metallici,
una leggera copertura, mentre l’anello perimetrale media la compenetrazione tra interno ed esterno
garantendo un’adeguata distribuzione degli sforzi. Il tutto, sollevato su di un podio, che Paulo Mendes
intende come una piazza, un luogo pubblico.
Il Paulistano riceve importanti premi e garantisce all’architetto notorietà; non a caso João Batista
Vilanova Artigas, leader della scena architettonica paulista, lo chiama nel 1960 a insegnare al suo fianco,
come assistente, presso la Faculdade de Arquitetura e Urbanismo della Universidade de São Paulo, e gli
impartisce una sorta di seconda formazione, questa volta intellettuale e politica.
Tra i tardi anni cinquanta e i primi anni sessanta, Mendes da Rocha è autore dei suoi primi progetti
pubblici e di una serie di case straordinarie, tra cui spicca quella che realizza per se stesso.
Il colpo di stato del 1964 e, soprattutto, i provvedimenti ad personam del 1969 lo allontanano tuttavia
dall’università e ne limitano gli incarichi professionali. Si apre per Mendes da Rocha una fase difficile,
per quanto non di assoluta inattività, che si conclude solo nel 1985, con il ritorno del Brasile alla
democrazia.
Da una posizione ormai defilata sulla scena architettonica paulista, Paulo Mendes riesce ora, grazie ad
alcuni progetti straordinari, ad imporsi come la figura più rilevante: nel 1986, con il Museu Brasileiro da
Escultura (MuBE), propone, invece che un edificio in qualche modo impiantato in un lotto urbano, una
riconfigurazione del suolo chiamata a farsi essa stessa architettura; con la coeva Loja Forma si dimostra
in grado di aprirsi a nuovi universi figurativi tenendo fede agli assunti più profondi della propria opera.
Negli anni novanta giungono infine i grandi incarichi nel centro della città: la riconfigurazione di piazza
di Patriarca (1992 e seguenti) e il restauro della Pinacoteca do Estado (1993 e seguenti).
Ad attestare l’apprezzamento di cui gode la sua opera arrivano ora i dovuti riconoscimenti, come la
conquista del premio Mies van der Rohe per l’architettura latino-americana (2000), la partecipazione a
Documenta (1997) e alla Biennale di Venezia (2000), la pubblicazione delle prime monografie a lui
dedicate e la vittoria del Premio Pritzker (2006).
Il curatore
Giovanni Calabrese nasce nel 1985 a Benevento. Nel 2003 si trasferisce nella capitale per terminare gli
studi ed entrare nella facoltà di architettura della Sapienza-Università di Roma. Nel 2006 prosegue gli
studi come architetto in Spagna, all’Universidad Politécnica de Valencia, dove riceve una solida
formazione tecnica. Si laurea in Architettura con una tesi di laurea sul social housing e sullo sviluppo
residenziale.
Vincitore di una borsa di studio, parte per il Cile, a Santiago, tra il 2009 e il 2010, dove collabora con
l'architetto Alejandro Aravena, per poi trasferirsi ad Assunción, in Paraguay, dove lavora nello studio
dell’architetto Solano Benítez. Nel 2011 soggiorna anche nella capitale brasiliana, Brasília, collaborando
con lo studio di architettura Atelier Paralelo.
Rientrato in Italia si abilita alla professione e si iscrive all’Ordine degli Architetti di Roma. Collabora
con diversi studi professionali come libero professionista e viene nominato dall'Ordine degli Architetti
di Roma «Delegato per l'attivazione d'iniziative e contatti con il territorio brasiliano».
Giovanni Calabrese attualmente svolge anche attività di corrispondenza internazionale, per la rivista di
architettura e design Compasses ed è inoltre docente di interior design e storia dell’arte contemporanea
presso l'Accademia del Lusso-Istituti Callegari tra Roma e Mumbai.
Paulo Mendes da Rocha, vincitore del premio Pritzker 2006. L’evento inaugura la seconda edizione
del Festival di Cultura Brasiliana in Italia.
L'architettura di Paulo Mendes da Rocha viene considerata un esempio paradigmatico della cosiddetta
scuola paulista, corrente estetica iniziata dalla figura di João Batista Vilanova Artigas e abbastanza
diffusa nella facoltà di Architettura e Urbanismo dell'Università di San Paolo. Principale caposaldo della
scuola era quello di promuovere un'architettura "chiara, pulita, e socialmente responsabile".
La mostra è curata dall’architetto Giovanni Calabrese, che è riuscito a cogliere gli aspetti più
rappresentativi dell’opera di Paulo Mendes, evidenziando il ruolo centrale che in essa assume la
dimensione umana. La questione non è solo legata alla costruzione ma anche alla progettazione di spazi
capaci di modificare il futuro degli individui. Nei lavori di Paulo Mendes l’architettura non è mai un
fatto isolato, ma si collega sempre alla pianificazione delle grandi città, edificate per agevolare il
processo di dialogo tra le persone, che fanno architettura occupando un determinato ambito spaziale.
L’esposizione è costituita da sedici fotografie di Leonardo Finotti riguardanti sette progetti tra i più
significativi dell’opera di Paulo Mendes, che ha personalmente selezionato le immagini. In questi scatti
Leonardo Finotti, uno dei più importanti fotografi contemporanei di architettura, è riuscito a
estrapolare le peculiarità più intrinseche dei lavori di Paulo Mendes da Rocha. Completa la mostra un
breve filmato con un’intervista all’architetto brasiliano. Lo scopo è soprattutto quello di raccontare il
carattere opportuno della sua architettura, come risultato della conoscenza condizionato dalle esigenze
dell’uomo, dal luogo e dalla natura.
La vita e l’opera di Paulo Mendes da Rocha
Nativo di Vitória, nello stato brasiliano di Espírito Santo, Paulo Archias Mendes da Rocha (1928)
approda ancora bambino a San Paolo, la città in cui vive larga parte della sua vita.
Sulla scorta di una perdurante ammirazione per il padre, grande ingegnere civile e a lungo insegnante di
Navegação Interior e Portos Marítimos presso la Escola Politécnica della Universidade de São Paulo,
inizialmente Paulo Mendes frequenta la scuola navale di Rio de Janeiro. Opta però poi per iscriversi alla
Faculdade de Arquitetura e Urbanismo dell’Universidade Mackenzie di San Paolo, dove riceve una
formazione beaux-arts oltre ad una solida preparazione tecnica. Sta a dimostrarlo il progetto con cui, da
poco laureato (1958), vince il concorso per il palazzo sportivo del Clube Atlético Paulistano: sei
sostegni in cemento armato che appoggiano ciascuno in un punto, reggendo grazie a tiranti metallici,
una leggera copertura, mentre l’anello perimetrale media la compenetrazione tra interno ed esterno
garantendo un’adeguata distribuzione degli sforzi. Il tutto, sollevato su di un podio, che Paulo Mendes
intende come una piazza, un luogo pubblico.
Il Paulistano riceve importanti premi e garantisce all’architetto notorietà; non a caso João Batista
Vilanova Artigas, leader della scena architettonica paulista, lo chiama nel 1960 a insegnare al suo fianco,
come assistente, presso la Faculdade de Arquitetura e Urbanismo della Universidade de São Paulo, e gli
impartisce una sorta di seconda formazione, questa volta intellettuale e politica.
Tra i tardi anni cinquanta e i primi anni sessanta, Mendes da Rocha è autore dei suoi primi progetti
pubblici e di una serie di case straordinarie, tra cui spicca quella che realizza per se stesso.
Il colpo di stato del 1964 e, soprattutto, i provvedimenti ad personam del 1969 lo allontanano tuttavia
dall’università e ne limitano gli incarichi professionali. Si apre per Mendes da Rocha una fase difficile,
per quanto non di assoluta inattività, che si conclude solo nel 1985, con il ritorno del Brasile alla
democrazia.
Da una posizione ormai defilata sulla scena architettonica paulista, Paulo Mendes riesce ora, grazie ad
alcuni progetti straordinari, ad imporsi come la figura più rilevante: nel 1986, con il Museu Brasileiro da
Escultura (MuBE), propone, invece che un edificio in qualche modo impiantato in un lotto urbano, una
riconfigurazione del suolo chiamata a farsi essa stessa architettura; con la coeva Loja Forma si dimostra
in grado di aprirsi a nuovi universi figurativi tenendo fede agli assunti più profondi della propria opera.
Negli anni novanta giungono infine i grandi incarichi nel centro della città: la riconfigurazione di piazza
di Patriarca (1992 e seguenti) e il restauro della Pinacoteca do Estado (1993 e seguenti).
Ad attestare l’apprezzamento di cui gode la sua opera arrivano ora i dovuti riconoscimenti, come la
conquista del premio Mies van der Rohe per l’architettura latino-americana (2000), la partecipazione a
Documenta (1997) e alla Biennale di Venezia (2000), la pubblicazione delle prime monografie a lui
dedicate e la vittoria del Premio Pritzker (2006).
Il curatore
Giovanni Calabrese nasce nel 1985 a Benevento. Nel 2003 si trasferisce nella capitale per terminare gli
studi ed entrare nella facoltà di architettura della Sapienza-Università di Roma. Nel 2006 prosegue gli
studi come architetto in Spagna, all’Universidad Politécnica de Valencia, dove riceve una solida
formazione tecnica. Si laurea in Architettura con una tesi di laurea sul social housing e sullo sviluppo
residenziale.
Vincitore di una borsa di studio, parte per il Cile, a Santiago, tra il 2009 e il 2010, dove collabora con
l'architetto Alejandro Aravena, per poi trasferirsi ad Assunción, in Paraguay, dove lavora nello studio
dell’architetto Solano Benítez. Nel 2011 soggiorna anche nella capitale brasiliana, Brasília, collaborando
con lo studio di architettura Atelier Paralelo.
Rientrato in Italia si abilita alla professione e si iscrive all’Ordine degli Architetti di Roma. Collabora
con diversi studi professionali come libero professionista e viene nominato dall'Ordine degli Architetti
di Roma «Delegato per l'attivazione d'iniziative e contatti con il territorio brasiliano».
Giovanni Calabrese attualmente svolge anche attività di corrispondenza internazionale, per la rivista di
architettura e design Compasses ed è inoltre docente di interior design e storia dell’arte contemporanea
presso l'Accademia del Lusso-Istituti Callegari tra Roma e Mumbai.
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