La visione ulteriore
Santa Maria della Pace - Chiostro del Bramante - Roma
Dal 30 Giugno 2011 al 31 Luglio 2011
Roma
Luogo: Chiostro del Bramante
Indirizzo: Via della Pace, Roma
Orari: 10 - 20; ingresso consentito fino alle19
Curatori: Giovanni Faccenda
Costo del biglietto: Ingresso libero
Telefono per informazioni: +39 06 68809035
E-Mail info: info@chiostrodelbramante.it
Sito ufficiale: http://www.chiostrodelbramante.it
Dopo gli straordinari successi ottenuti con le mostre Dal Caravaggio e Böcklin, de Chirico, Nunziante, che ne hanno ulteriormente accresciuto il prestigio internazionale, Antonio Nunziante presenta in uno degli spazi espositivi più autorevoli della Capitale, il Chiostro del Bramante, un’importante selezione di sue opere recenti, alcu-ne inedite (realizzate per l’occasione), altre facenti parte dei due rilevantissimi cicli appena menzionati.
Il pittore che ha recentemente riscosso l’attenzione di alcuni studiosi di fama mondiale – Hans Holenweg, massimo esperto dell’opera di Böcklin; Cristina Acidini, Soprinten-dente del Polo Museale di Firenze; Paolo Parrini, filosofo eminente – è in quest’occasione accompagnato dal lusinghiero giudizio critico di Antonio Paolucci, il più importante storico dell’arte italiano vivente, nonché direttore dei Musei Vaticani (e già ministro per i Beni e le Attività Culturali).
Scrive Paolucci nel suo saggio in catalogo: «Ed eccoci alla pittura del metafisico (e caravaggesco) Antonio Nunziante. Parliamo di un pittore cinquantenne che si è formato a Torino e a Firenze, che ha girato il mondo, che ha esposto in Italia e in Europa, in Giappone e in America, guadagnando vasta notorietà e successi di pubblico, di critica e di mercato. Parliamo di un uomo colto che ha letto i libri e frequentato i musei. Parliamo infine di un tecnico eccellente, di un artigiano che conosce come pochi ai nostri giorni le virtù dei colori, i mestieri e i saperi necessari per fare pittura ad olio buona come quella dei maestri del passato.
Antonio Nunziante con questo tipo di cultura e di formazione, usa la lingua del passato, quella di Caravaggio e di Böcklin, del Naturalismo, del Barocco, del Simbolismo. È la lingua che gli hanno consegnato le accademie, i libri, i musei, che ha approfondito, sperimentato, perfezionato nel suo lavoro fino a farla propria, fino a padroneggiarla come una lingua madre, fino a trasformarla nel suo modus operandi. Allo stesso modo io, per scrivere queste righe, uso la lingua che è stata costruita da Petrarca, da Bembo, da Manzoni.»
Una mostra, questa di Antonio Nunziante, che segue la rinuncia del Maestro a partecipare all’attuale Biennale di Venezia e anticipa di qualche mese un’altra grande esposizione (a cura di Marco Goldin), sul tema del viaggio, che lo vedrà protagonista nel prossimo novembre al Palazzo Ducale di Genova, con 30 opere, accanto ad altrettante di Vincent Van Gogh.
Nel pregiatissimo catalogo, edito da Skira, i testi dei più importanti critici che finora si sono occupati dell’opera di Nunziante.
Il pittore che ha recentemente riscosso l’attenzione di alcuni studiosi di fama mondiale – Hans Holenweg, massimo esperto dell’opera di Böcklin; Cristina Acidini, Soprinten-dente del Polo Museale di Firenze; Paolo Parrini, filosofo eminente – è in quest’occasione accompagnato dal lusinghiero giudizio critico di Antonio Paolucci, il più importante storico dell’arte italiano vivente, nonché direttore dei Musei Vaticani (e già ministro per i Beni e le Attività Culturali).
Scrive Paolucci nel suo saggio in catalogo: «Ed eccoci alla pittura del metafisico (e caravaggesco) Antonio Nunziante. Parliamo di un pittore cinquantenne che si è formato a Torino e a Firenze, che ha girato il mondo, che ha esposto in Italia e in Europa, in Giappone e in America, guadagnando vasta notorietà e successi di pubblico, di critica e di mercato. Parliamo di un uomo colto che ha letto i libri e frequentato i musei. Parliamo infine di un tecnico eccellente, di un artigiano che conosce come pochi ai nostri giorni le virtù dei colori, i mestieri e i saperi necessari per fare pittura ad olio buona come quella dei maestri del passato.
Antonio Nunziante con questo tipo di cultura e di formazione, usa la lingua del passato, quella di Caravaggio e di Böcklin, del Naturalismo, del Barocco, del Simbolismo. È la lingua che gli hanno consegnato le accademie, i libri, i musei, che ha approfondito, sperimentato, perfezionato nel suo lavoro fino a farla propria, fino a padroneggiarla come una lingua madre, fino a trasformarla nel suo modus operandi. Allo stesso modo io, per scrivere queste righe, uso la lingua che è stata costruita da Petrarca, da Bembo, da Manzoni.»
Una mostra, questa di Antonio Nunziante, che segue la rinuncia del Maestro a partecipare all’attuale Biennale di Venezia e anticipa di qualche mese un’altra grande esposizione (a cura di Marco Goldin), sul tema del viaggio, che lo vedrà protagonista nel prossimo novembre al Palazzo Ducale di Genova, con 30 opere, accanto ad altrettante di Vincent Van Gogh.
Nel pregiatissimo catalogo, edito da Skira, i testi dei più importanti critici che finora si sono occupati dell’opera di Nunziante.
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