Leonard Freed. Io amo l’Italia
Leonard Freed. Io amo l’Italia, Museo di Roma in Trastevere, Roma
Dal 30 Marzo 2012 al 27 Maggio 2012
Roma
Luogo: Museo di Roma in Trastevere
Indirizzo: piazza S. Egidio 1B
Orari: 10-20; lunedì chiuso
Curatori: Enrica Viganò
Enti promotori:
- Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale
Costo del biglietto: intero € 6,50; ridotto € 5,50
Telefono per informazioni: 06 06 08
E-Mail info: g.alessio@zetema.it
Sito ufficiale: http://www.museodiromaintrastevere.it
Leonard Freed, grande fotografo newyorkese membro della Magnum dal 1972, amava parlare
del suo rapporto con l’Italia come di una “storia d’amore”. Un amore che lo portò a visitare il
nostro paese più di 45 volte e a scattare migliaia di indimenticabili immagini.
La mostra “Leonard Freed. Io amo l’Italia”, ospitata dal Museo di Roma in Trastevere dal 30
marzo al 27 maggio, ne presenta una straordinaria selezione: 100 fotografie in bianco e nero
scattate tra Roma, Firenze, Napoli, Milano e Palermo che raccontano la vita quotidiana, i
volti e i gesti del Belpaese senza l’uso di facili stereotipi. L’esposizione è promossa da Roma
Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali,
ed è a cura di Enrica Viganò. Produzione Admira, supporto organizzativo e servizi museali
Zètema Progetto Cultura. Catalogo Admira Edizioni -QLP.
Freed amava definirsi un artista, non un fotoreporter. Considerava le sue immagini
fotografie “emotive” e non “informative” e, infatti, dai suoi scatti non traspare la ricerca della
notizia bensì la volontà di approfondire la dimensione più intima della natura umana.
L’Italia fu una delle sue principali fonti di ispirazione, una terra che lo affascinò tutta la vita
perché qui “il passato è sempre presente non solo nei luoghi ma nella vita quotidiana della
gente”. Infatti più che su paesaggi e architetture, il suo obiettivo si focalizzò proprio sulle
persone immortalandole con empatia e sensibilità nel corso dei decenni: dal desiderio di
rinascita del dopoguerra agli albori del nuovo benessere, dai riti collettivi alla eccezionalità di un
ritratto fotografico scattato per strada con una tovaglia bianca come sfondo, dalla vita dei
pescatori siciliani a quella delle donne di Napoli.
“Leonard Freed si poneva molte domande – scrive la curatrice Enrica Viganò - nei suoi diari fitti
fitti appuntava la profonda ricerca che stava svolgendo sull’esistenza e sulle motivazioni del
vivere umano. Il suo strumento era la macchina fotografica, il suo talento era la comprensione
istintiva delle forme visive, il suo impegno era tutto dedicato alle persone e, di conseguenza, alla
madre di tutte le domande: chi siamo?”
Biografia
Nato nel 1929 a Brooklyn, in una famiglia ebrea di origine russa e di classe operaia, Freed
dedica diversi anni alla pittura. Nei primi anni ’50 visita l’Italia in compagnia di un amico pittore
che si guadagna da vivere realizzando fotografie e capisce che anche per lui questa soluzione
sarebbe ideale per coniugare la sua curiosità e il suo desiderio di viaggiare, di conoscere il
mondo e se stesso. Torna negli Stati Uniti con il progetto di diventare fotografo professionista e
cerca i suoi primi soggetti proprio a Little Italy, dove la vitalità e le tradizioni degli italoamericani
catturano il suo sguardo e la sua simpatia per sempre.
Nel 1954 Freed inizia a studiare con il suo obiettivo le proprie radici ebraiche, prima a New
York e poi in ogni dove (Olanda, Germania, Israele) seguendo le tracce di un popolo senza pace,
ma fiero delle proprie origini. Molti anni dopo, nel 1984, le immagini saranno raccolte nel libro
La Danse des Fideles.
Nel 1958 si trasferisce in Olanda, dove sposa la tedesca Brigitte Klück, conosciuta due anni
prima a Roma. Quando nel 1963 rientra negli Stati Uniti il tema della discriminazione razziale lo
coinvolge visceralmente: segue la marcia su Washington e i suoi protagonisti, ma anche la vita
quotidiana degli afroamericani nel quartiere nero della sua Brooklyn. Dalla documentazione del
movimento per i diritti civili nasce nel 1965 il potentissimo libro Black In White America.
Nel 1972 Freed diventa socio della prestigiosa agenzia Magnum.
All’inizio degli anni ’70 si dedica intensamente a quello che lui stesso ha definito uno studio
sociologico sulla polizia. Il risultato è un reportage approfondito che verrà pubblicato su
numerose importanti testate in tutto il mondo.
Le sue opere sono presenti nelle principali collezioni museali in tutto il mondo.
Leonard Freed si spegne il 20 novembre 2006 nella città dove abitava dal 1975, Garrison (New
York). Fino all’ultimo ha lavorato instancabilmente a nuovi progetti tra cui un libro dedicato
all’Italia, il suo grande amore.
del suo rapporto con l’Italia come di una “storia d’amore”. Un amore che lo portò a visitare il
nostro paese più di 45 volte e a scattare migliaia di indimenticabili immagini.
La mostra “Leonard Freed. Io amo l’Italia”, ospitata dal Museo di Roma in Trastevere dal 30
marzo al 27 maggio, ne presenta una straordinaria selezione: 100 fotografie in bianco e nero
scattate tra Roma, Firenze, Napoli, Milano e Palermo che raccontano la vita quotidiana, i
volti e i gesti del Belpaese senza l’uso di facili stereotipi. L’esposizione è promossa da Roma
Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali,
ed è a cura di Enrica Viganò. Produzione Admira, supporto organizzativo e servizi museali
Zètema Progetto Cultura. Catalogo Admira Edizioni -QLP.
Freed amava definirsi un artista, non un fotoreporter. Considerava le sue immagini
fotografie “emotive” e non “informative” e, infatti, dai suoi scatti non traspare la ricerca della
notizia bensì la volontà di approfondire la dimensione più intima della natura umana.
L’Italia fu una delle sue principali fonti di ispirazione, una terra che lo affascinò tutta la vita
perché qui “il passato è sempre presente non solo nei luoghi ma nella vita quotidiana della
gente”. Infatti più che su paesaggi e architetture, il suo obiettivo si focalizzò proprio sulle
persone immortalandole con empatia e sensibilità nel corso dei decenni: dal desiderio di
rinascita del dopoguerra agli albori del nuovo benessere, dai riti collettivi alla eccezionalità di un
ritratto fotografico scattato per strada con una tovaglia bianca come sfondo, dalla vita dei
pescatori siciliani a quella delle donne di Napoli.
“Leonard Freed si poneva molte domande – scrive la curatrice Enrica Viganò - nei suoi diari fitti
fitti appuntava la profonda ricerca che stava svolgendo sull’esistenza e sulle motivazioni del
vivere umano. Il suo strumento era la macchina fotografica, il suo talento era la comprensione
istintiva delle forme visive, il suo impegno era tutto dedicato alle persone e, di conseguenza, alla
madre di tutte le domande: chi siamo?”
Biografia
Nato nel 1929 a Brooklyn, in una famiglia ebrea di origine russa e di classe operaia, Freed
dedica diversi anni alla pittura. Nei primi anni ’50 visita l’Italia in compagnia di un amico pittore
che si guadagna da vivere realizzando fotografie e capisce che anche per lui questa soluzione
sarebbe ideale per coniugare la sua curiosità e il suo desiderio di viaggiare, di conoscere il
mondo e se stesso. Torna negli Stati Uniti con il progetto di diventare fotografo professionista e
cerca i suoi primi soggetti proprio a Little Italy, dove la vitalità e le tradizioni degli italoamericani
catturano il suo sguardo e la sua simpatia per sempre.
Nel 1954 Freed inizia a studiare con il suo obiettivo le proprie radici ebraiche, prima a New
York e poi in ogni dove (Olanda, Germania, Israele) seguendo le tracce di un popolo senza pace,
ma fiero delle proprie origini. Molti anni dopo, nel 1984, le immagini saranno raccolte nel libro
La Danse des Fideles.
Nel 1958 si trasferisce in Olanda, dove sposa la tedesca Brigitte Klück, conosciuta due anni
prima a Roma. Quando nel 1963 rientra negli Stati Uniti il tema della discriminazione razziale lo
coinvolge visceralmente: segue la marcia su Washington e i suoi protagonisti, ma anche la vita
quotidiana degli afroamericani nel quartiere nero della sua Brooklyn. Dalla documentazione del
movimento per i diritti civili nasce nel 1965 il potentissimo libro Black In White America.
Nel 1972 Freed diventa socio della prestigiosa agenzia Magnum.
All’inizio degli anni ’70 si dedica intensamente a quello che lui stesso ha definito uno studio
sociologico sulla polizia. Il risultato è un reportage approfondito che verrà pubblicato su
numerose importanti testate in tutto il mondo.
Le sue opere sono presenti nelle principali collezioni museali in tutto il mondo.
Leonard Freed si spegne il 20 novembre 2006 nella città dove abitava dal 1975, Garrison (New
York). Fino all’ultimo ha lavorato instancabilmente a nuovi progetti tra cui un libro dedicato
all’Italia, il suo grande amore.
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