Pier Paolo Pasolini. Tutto è Santo. Il Corpo Politico
Dal 16 Novembre 2022 al 28 Maggio 2023
Roma
Luogo: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Indirizzo: Via Guido Reni 4/a
Orari: da martedì a domenica 11 – 19; la biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
Curatori: Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi, Giulia Ferracci
Enti promotori:
- In coproduzione con Gallerie Nazionali Barberini Corsini
- Azienda Speciale Palaexpo
Prolungata: fino al 28 maggio 2023
Sito ufficiale: http://www.maxxi.art
In occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975), il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, l’Azienda Speciale Palaexpo di Roma e le Gallerie Nazionali di Arte Antica celebrano la figura del poeta con un grande progetto espositivo coordinato e condiviso nelle rispettive sedi museali.
La scelta del titolo, Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo, si ispira alla frase pronunciata dal saggio Chirone nel film Medea (1969), ed evoca la misteriosa sacralità del mondo del sottoproletariato, arcaico e religioso, in netto conflitto con gli eroi di un mondo razionale, laico e borghese.
Ogni museo ha declinato il titolo-tema approfondendolo secondo percorsi diversi: il corpo poetico al Palaexpo, il corpo veggente a Palazzo Barberini e il corpo politico al MAXXI, dove le voci di 19 artisti contemporanei evocano l’impegno politico di Pasolini, profeta a cui molte generazioni hanno guardato per tracciare le linee guida della loro ricerca.
La mostra Pier Paolo Pasolini, Tutto è santo. Il corpo politico, al MAXXI dal 16 novembre 2022 al 12 marzo 2023, curata da Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi e Giulia Ferracci, sponsor Intesa Sanpaolo, èconcepita come un dialogo serrato tra le opere di 19 artisti sia contemporanei di Pasolini (Mino Maccari, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Pino Pascali) sia di generazioni più recenti, per cui Pasolini costituisce tutt’oggi un riferimento imprescindibile (Elisabetta Benassi, Marzia Migliora, Sammy Baloji, Claire Fontaine, Francesco Vezzoli). Esposti oltre 200 documenti tra cui articoli e dattiloscritti originali, interviste audio e video, la sua agenda personale, fotografie tra cui gli straordinari e intensi ritratti di Dino Pedriali, che risalgono tutti al suo ultimo periodo di attività.
In particolare, l’attenzione è rivolta al 1975, anno in cui Pasolini è particolarmente attivo: conferenze, interviste, presenze televisive, articoli sui giornali e le riviste più importanti e autorevoli del tempo (tra cui Il Corriere della Sera, Il Mondo, Epoca, La Stampa Tuttolibri, i periodici Tempo e Gente e molti altri) caratterizzati tutti dalla sua abituale carica polemica e accusa provocatoria. I suoi interventi toccano temi scottanti e attuali come l’aborto, l’omosessualità, gli abusi del potere, la distruzione della tradizione e dell’identità italiana effetto dell’affermazione incontrastata della cultura di massa.
Nel percorso di mostra anche la voce della cugina e filologa Graziella Chiarcossi che in otto punti audio accompagna il visitatore in una lettura profonda e autentica del poeta.
Commenta Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: “Pasolini continua a essere un magnete inesauribile. Scavando nel suo pensiero, nelle sue opere letterarie e cinematografiche, le ispirazioni, gli interrogativi e le illuminazioni sono infiniti, e questa mostra ne è una testimonianza viva. Al MAXXI si conclude il progetto espositivo pensato oltre un anno fa con Cesare Pietroiusti, allora Presidente di Palaexpo, Flaminia Gennari Santori e i “nostri” Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi e Giulia Ferracci. Ed è molto bello omaggiare il grande intellettuale nel centenario della sua nascita con un progetto condiviso, frutto di una generosa collaborazione interistituzionale. Ringrazio tutto il comitato scientifico, che per oltre un anno ha lavorato con passione alle tre mostre.
Al MAXXI le opere di 19 artisti contemporanei rievocano l’impegno politico di Pasolini. In un continuo parallelo tra passato e presente, analizzano le trasformazioni sociali e politiche che solo la mente, il cuore e gli occhi di Pasolini potevano cogliere appieno.Bisogna attingere a piene mani. Oggi più che mai”.
LA MOSTRA
Con l’opera di Elisabetta Benassi Alfa Romeo GT veloce (1975 -2007) che evoca il veicolo guidato da Pasolini la notte in cui fu ucciso, entriamo subito nel vivo dell’esposizione: la luce dei fari spiegati abbaglia e disorienta il visitatore, creando un cortocircuito spazio-temporale: la macchina è intatta, i fari guardano avanti, come il pensiero di Pasolini che è vivo e illumina il futuro.
L’esortazione ai giovani a non arrendersi all’omologazione, oggetto della rubrica pedagogica del poeta su Il Mondo (di cui sono esposte alcune copie originali insieme ai dattiloscritti), trova eco nei giovani fotografati a Roma da Jorge Fuembuena Loscertales, che per quest’occasione presenta una serie d’immagini della serie Chavales del arroyo ispirata a Ragazzi di Vita.
Le dichiarazioni di Pasolini sul sistema del potere contemporaneo, sul sesso come metafora del consumo e sulla mercificazione dei corpi trovano riscontro nell’opera diPaul Chan, Sade for Sade’s Sake, che trasforma scene del film Salò o le 120 giornate di Sodoma in ombre proiettate. Dallo stesso film provengono i tre lampadari déco appesi al centro dello spazio espositivo, realizzati per la scenografia dal Premio Oscar Dante Ferretti, mentre scene del film sono state immortalate nelle fotografie di Gideon Bachmann e Deborah Beer.
Tra queste due opere, troviamo FOOTNOTES (2022) di Alvin Curran, installazione sound site-specific che evoca temi e passioni pasoliniane. Una scarpa da calcio e un prato; un corvo impagliato che ricorda il film Uccellacci e uccellini; una sedia di filo spinato che è metafora della difficoltà del mestiere di scrittore e un pianoforte che suona da solo una sinfonia imprevedibile.
L’installazione di Fabio Mauri Oscuramento riflette sul degrado del sistema del potere e della politica: 16 fotografie in grande formato che ritraggono politici del tempo oscurano le vetrate, mentre 29 statue di cera in divisa militare sedute intorno a un tavolo con la figura di Mussolini al centro, ricreano l’ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24 luglio 1943, che sancì la fine del regime.
In Pier Paolo Pasolini 2009Marzia Migliora utilizza lettere d'acciaio per ricomporre la frase “Forse sono io che mi sbaglio. Ma io continuo a dire che siamo tutti in pericolo”, pronunciata da Pasolini nella sua ultima intervista a Furio Colombo il 1° novembre 1975 per Tuttolibri di La Stampa, oggi di straordinaria attualità.
Il mito di Medea come allegoria della società contemporanea cinica e priva di valori si trova in Despoiled Shore di Nalini Malani: 12 stampe popolate da figure mitologiche a grandezza naturale, dove la storia di Medea e Giasone diviene metafora dello sfruttamento delle risorse naturali in Asia.
Le installazioni di Claire Fontaine Untitled (Lament) e Untitled (Sermon to the Birds) traggono ispirazione da due affreschi di Giotto e parlano dell’insanabile scissione tra valori autentici e civiltà dei consumi, mentre They Hate Us for Our Freedom, celebre frase pronunciata da George W. Bush dopo l’attentato alle Torri Gemelle, qui diviene una scritta sul muro fatta di centinaia di fiammiferi pronti a prendere fuoco, evocando tensione e pericolo.
I soggetti delle grandi tele di Yan Pei Ming sono anche protagonisti di alcune opere di Pasolini, come San Matteo e San Paolo.
Pasolini denuncia a più riprese l’omologazione della cultura e la morte della bellezza all’indomani del boom economico, alimentate anche da “una stupida scuola d’obbligo, e una delinquenziale televisione”.
Temi presenti nell’opera video Comizi di non amore di Francesco Vezzoli, un reality show in cui quattro celebrities sono invitate a scegliere tra vari pretendenti.
L’ascesa della cultura borghese, rintracciabile nella folla di uomini vestiti tutti uguali, è presente anche nei bozzetti e collage di Giulio Paolini, realizzati per la scenografia di Teorema, balletto per il Maggio Musicale Fiorentino del 1999 ispirato all’omonimo romanzo e film di Pasolini. Ispirata a Teorema anche l'installazione di Ming Wong I must go. Tomorrow che racconta la tensione costante tra le passioni umane represse e le false identità imposte dalla società.
In questa sezione si trovano anche 21 acquerelli di Mino Maccari che per Pasolini aveva disegnato la locandina di Accattone: schizzi che ritraggono scene di vita quotidiana, atmosfere surreali e grottesche.
Il mondo perduto o che resiste a stento è quello pre-industrializzato che in mostra vive nelle due pellicole di Pino Pascali, girate nel 1965 per lo spot della Cirio, dove l’artista interpreta la danza di Pazzariello e i gesti di Pulcinella.
Il mondo del calcio si fa metafora ed esempio di vita negli scritti pasoliniani e nell’installazione ambientale A Football Match of June 14th 2002 di Huang Yong Ping, ispirata a un evento realmente accaduto il 14 giugno 2002, quando un asteroide sfiorò la terra . E ancora il calcio ritorna negli scatti di Paolo Ferrari di Pasolini con il pallone, intento a giocare una partita, libero, felice nella pratica della sua attività preferita.
Nell’opera video Our songs were ready for all the wars to come di Noor Abed troviamo scene coreografate basate su racconti popolari palestinesi tramandati oralmente e cantati da donne. I canti popolari diventano così strumento di resistenza quotidiana contro l’omologazione.
L’installazione multimediale Tales of the Copper Cross Garden: Episode 1 di Sammy Baloji racconta il processo di trasformazione di una popolazione da rurale a industriale, e come l’impresa coloniale abbia sfruttato le persone e le risorse congolesi.
Chiude il percorso espositivo un messaggio di vitale resistenza: l’opera di Aziz Hazara, Bow Eco. Protagonista un bambino di Kabul, che prova a salire su un masso per richiamare il gregge con il suo fischietto. La tempesta di sabbia lo spinge a terra ma lui si rialza. In fondo, anche l’ultima poesia in friulano di Pasolini, Un saluto e un augurio, cui Bow Eco è idealmente associata, è un atto di vita, come quello che il poeta lascia a chi legge il suo testamento: «(...)io camminerò leggero, andando avanti, scegliendo per sempre la vita, la gioventù».
La scelta del titolo, Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo, si ispira alla frase pronunciata dal saggio Chirone nel film Medea (1969), ed evoca la misteriosa sacralità del mondo del sottoproletariato, arcaico e religioso, in netto conflitto con gli eroi di un mondo razionale, laico e borghese.
Ogni museo ha declinato il titolo-tema approfondendolo secondo percorsi diversi: il corpo poetico al Palaexpo, il corpo veggente a Palazzo Barberini e il corpo politico al MAXXI, dove le voci di 19 artisti contemporanei evocano l’impegno politico di Pasolini, profeta a cui molte generazioni hanno guardato per tracciare le linee guida della loro ricerca.
La mostra Pier Paolo Pasolini, Tutto è santo. Il corpo politico, al MAXXI dal 16 novembre 2022 al 12 marzo 2023, curata da Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi e Giulia Ferracci, sponsor Intesa Sanpaolo, èconcepita come un dialogo serrato tra le opere di 19 artisti sia contemporanei di Pasolini (Mino Maccari, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Pino Pascali) sia di generazioni più recenti, per cui Pasolini costituisce tutt’oggi un riferimento imprescindibile (Elisabetta Benassi, Marzia Migliora, Sammy Baloji, Claire Fontaine, Francesco Vezzoli). Esposti oltre 200 documenti tra cui articoli e dattiloscritti originali, interviste audio e video, la sua agenda personale, fotografie tra cui gli straordinari e intensi ritratti di Dino Pedriali, che risalgono tutti al suo ultimo periodo di attività.
In particolare, l’attenzione è rivolta al 1975, anno in cui Pasolini è particolarmente attivo: conferenze, interviste, presenze televisive, articoli sui giornali e le riviste più importanti e autorevoli del tempo (tra cui Il Corriere della Sera, Il Mondo, Epoca, La Stampa Tuttolibri, i periodici Tempo e Gente e molti altri) caratterizzati tutti dalla sua abituale carica polemica e accusa provocatoria. I suoi interventi toccano temi scottanti e attuali come l’aborto, l’omosessualità, gli abusi del potere, la distruzione della tradizione e dell’identità italiana effetto dell’affermazione incontrastata della cultura di massa.
Nel percorso di mostra anche la voce della cugina e filologa Graziella Chiarcossi che in otto punti audio accompagna il visitatore in una lettura profonda e autentica del poeta.
Commenta Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: “Pasolini continua a essere un magnete inesauribile. Scavando nel suo pensiero, nelle sue opere letterarie e cinematografiche, le ispirazioni, gli interrogativi e le illuminazioni sono infiniti, e questa mostra ne è una testimonianza viva. Al MAXXI si conclude il progetto espositivo pensato oltre un anno fa con Cesare Pietroiusti, allora Presidente di Palaexpo, Flaminia Gennari Santori e i “nostri” Hou Hanru, Bartolomeo Pietromarchi e Giulia Ferracci. Ed è molto bello omaggiare il grande intellettuale nel centenario della sua nascita con un progetto condiviso, frutto di una generosa collaborazione interistituzionale. Ringrazio tutto il comitato scientifico, che per oltre un anno ha lavorato con passione alle tre mostre.
Al MAXXI le opere di 19 artisti contemporanei rievocano l’impegno politico di Pasolini. In un continuo parallelo tra passato e presente, analizzano le trasformazioni sociali e politiche che solo la mente, il cuore e gli occhi di Pasolini potevano cogliere appieno.Bisogna attingere a piene mani. Oggi più che mai”.
LA MOSTRA
Con l’opera di Elisabetta Benassi Alfa Romeo GT veloce (1975 -2007) che evoca il veicolo guidato da Pasolini la notte in cui fu ucciso, entriamo subito nel vivo dell’esposizione: la luce dei fari spiegati abbaglia e disorienta il visitatore, creando un cortocircuito spazio-temporale: la macchina è intatta, i fari guardano avanti, come il pensiero di Pasolini che è vivo e illumina il futuro.
L’esortazione ai giovani a non arrendersi all’omologazione, oggetto della rubrica pedagogica del poeta su Il Mondo (di cui sono esposte alcune copie originali insieme ai dattiloscritti), trova eco nei giovani fotografati a Roma da Jorge Fuembuena Loscertales, che per quest’occasione presenta una serie d’immagini della serie Chavales del arroyo ispirata a Ragazzi di Vita.
Le dichiarazioni di Pasolini sul sistema del potere contemporaneo, sul sesso come metafora del consumo e sulla mercificazione dei corpi trovano riscontro nell’opera diPaul Chan, Sade for Sade’s Sake, che trasforma scene del film Salò o le 120 giornate di Sodoma in ombre proiettate. Dallo stesso film provengono i tre lampadari déco appesi al centro dello spazio espositivo, realizzati per la scenografia dal Premio Oscar Dante Ferretti, mentre scene del film sono state immortalate nelle fotografie di Gideon Bachmann e Deborah Beer.
Tra queste due opere, troviamo FOOTNOTES (2022) di Alvin Curran, installazione sound site-specific che evoca temi e passioni pasoliniane. Una scarpa da calcio e un prato; un corvo impagliato che ricorda il film Uccellacci e uccellini; una sedia di filo spinato che è metafora della difficoltà del mestiere di scrittore e un pianoforte che suona da solo una sinfonia imprevedibile.
L’installazione di Fabio Mauri Oscuramento riflette sul degrado del sistema del potere e della politica: 16 fotografie in grande formato che ritraggono politici del tempo oscurano le vetrate, mentre 29 statue di cera in divisa militare sedute intorno a un tavolo con la figura di Mussolini al centro, ricreano l’ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24 luglio 1943, che sancì la fine del regime.
In Pier Paolo Pasolini 2009Marzia Migliora utilizza lettere d'acciaio per ricomporre la frase “Forse sono io che mi sbaglio. Ma io continuo a dire che siamo tutti in pericolo”, pronunciata da Pasolini nella sua ultima intervista a Furio Colombo il 1° novembre 1975 per Tuttolibri di La Stampa, oggi di straordinaria attualità.
Il mito di Medea come allegoria della società contemporanea cinica e priva di valori si trova in Despoiled Shore di Nalini Malani: 12 stampe popolate da figure mitologiche a grandezza naturale, dove la storia di Medea e Giasone diviene metafora dello sfruttamento delle risorse naturali in Asia.
Le installazioni di Claire Fontaine Untitled (Lament) e Untitled (Sermon to the Birds) traggono ispirazione da due affreschi di Giotto e parlano dell’insanabile scissione tra valori autentici e civiltà dei consumi, mentre They Hate Us for Our Freedom, celebre frase pronunciata da George W. Bush dopo l’attentato alle Torri Gemelle, qui diviene una scritta sul muro fatta di centinaia di fiammiferi pronti a prendere fuoco, evocando tensione e pericolo.
I soggetti delle grandi tele di Yan Pei Ming sono anche protagonisti di alcune opere di Pasolini, come San Matteo e San Paolo.
Pasolini denuncia a più riprese l’omologazione della cultura e la morte della bellezza all’indomani del boom economico, alimentate anche da “una stupida scuola d’obbligo, e una delinquenziale televisione”.
Temi presenti nell’opera video Comizi di non amore di Francesco Vezzoli, un reality show in cui quattro celebrities sono invitate a scegliere tra vari pretendenti.
L’ascesa della cultura borghese, rintracciabile nella folla di uomini vestiti tutti uguali, è presente anche nei bozzetti e collage di Giulio Paolini, realizzati per la scenografia di Teorema, balletto per il Maggio Musicale Fiorentino del 1999 ispirato all’omonimo romanzo e film di Pasolini. Ispirata a Teorema anche l'installazione di Ming Wong I must go. Tomorrow che racconta la tensione costante tra le passioni umane represse e le false identità imposte dalla società.
In questa sezione si trovano anche 21 acquerelli di Mino Maccari che per Pasolini aveva disegnato la locandina di Accattone: schizzi che ritraggono scene di vita quotidiana, atmosfere surreali e grottesche.
Il mondo perduto o che resiste a stento è quello pre-industrializzato che in mostra vive nelle due pellicole di Pino Pascali, girate nel 1965 per lo spot della Cirio, dove l’artista interpreta la danza di Pazzariello e i gesti di Pulcinella.
Il mondo del calcio si fa metafora ed esempio di vita negli scritti pasoliniani e nell’installazione ambientale A Football Match of June 14th 2002 di Huang Yong Ping, ispirata a un evento realmente accaduto il 14 giugno 2002, quando un asteroide sfiorò la terra . E ancora il calcio ritorna negli scatti di Paolo Ferrari di Pasolini con il pallone, intento a giocare una partita, libero, felice nella pratica della sua attività preferita.
Nell’opera video Our songs were ready for all the wars to come di Noor Abed troviamo scene coreografate basate su racconti popolari palestinesi tramandati oralmente e cantati da donne. I canti popolari diventano così strumento di resistenza quotidiana contro l’omologazione.
L’installazione multimediale Tales of the Copper Cross Garden: Episode 1 di Sammy Baloji racconta il processo di trasformazione di una popolazione da rurale a industriale, e come l’impresa coloniale abbia sfruttato le persone e le risorse congolesi.
Chiude il percorso espositivo un messaggio di vitale resistenza: l’opera di Aziz Hazara, Bow Eco. Protagonista un bambino di Kabul, che prova a salire su un masso per richiamare il gregge con il suo fischietto. La tempesta di sabbia lo spinge a terra ma lui si rialza. In fondo, anche l’ultima poesia in friulano di Pasolini, Un saluto e un augurio, cui Bow Eco è idealmente associata, è un atto di vita, come quello che il poeta lascia a chi legge il suo testamento: «(...)io camminerò leggero, andando avanti, scegliendo per sempre la vita, la gioventù».
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