Rhome. Sguardi e memorie migranti
Dal 11 Febbraio 2014 al 30 Marzo 2014
Roma
Luogo: Museo di Roma Palazzo Braschi
Indirizzo: piazza San Pantaleo 10
Orari: da martedì a domenica 10-20
Curatori: Claudia Pecoraro
Enti promotori:
- Roma Capitale - Assessorato alla Cultura creatività e promozione artistica
- Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
- Consiglio Nazionale delle Ricerche
- Dipartimento Scienze Umane e Sociali
- Patrimonio Culturale
- Associazione Culturale “èarrivatoGodot”
- Officine Fotografiche
Costo del biglietto: gratuito previo ritiro del biglietto omaggio in biglietteria
Telefono per informazioni: +39 060608 / 06 82077304
E-Mail info: museodiroma@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museodiroma.it
Questa mostra fotografica è il punto di arrivo di un progetto di ricerca, frutto della collaborazione tra il Museo di Roma, l’associazione “èarrivatoGodot”, il CNR e Officine Fotografiche Roma. Rhome parte da una riflessione sull’identità del Museo di Roma per arrivare a tratteggiare un profilo del legame esistente tra la città e i suoi migranti.
L’elemento ispiratore e caratterizzante del Museo di Roma è stato fin dagli inizi il sentimento della memoria dei luoghi della città. Nasce infatti nei primi decenni del Novecento per il desiderio, diffuso e condiviso, di fissare il ricordo dei luoghi di Roma ormai scomparsi o in via di trasformazione per effetto dei primi piani regolatori e degli interventi di epoca fascista.
In linea con il tema originario della memoria della città, il Museo ha voluto prestare ascolto e dare voce anche ai nuovi cittadini di Roma: i migranti provenienti da tutto il mondo, che fanno parte oggi del tessuto strutturale della Capitale e del resto del Paese.
In particolare, il progetto Rhome si è interrogato sulle emozioni dei cittadini migranti nei confronti di Roma e sulla loro memoria dei luoghi.
Nel lavoro sono state coinvolte 34 persone, appartenenti sia alle 14 comunità straniere più numerose a Roma sia ad altri Paesi. Le ragioni del loro trasferimento sono le più varie, così come molto diversificate sono le loro età, culture, fasce sociali, occupazioni.
Tutte abitano a Roma, da più o meno tempo. E a tutte, al termine di una lunga intervista sul proprio rapporto con la città, è stata posta la domanda:
“Qual è un luogo di Roma che non dimenticherai mai, un luogo che porteresti sempre con te, anche se tornassi nel tuo Paese d’origine o andassi a vivere in un altro posto?”
A ciascuno è stato chiesto di esprimere e affidare il proprio ricordo non soltanto alle parole ma anche a un’immagine fotografica.
12 fotografi, allievi e insegnanti dell’Associazione Officine Fotografiche Roma, hanno accompagnato ciascun migrante in questo percorso stimolante e impegnativo.
Insieme, hanno intessuto un dialogo mirato a comprendere in profondità le ragioni della scelta del luogo, ragionando sulla costruzione dell’immagine, l’inquadratura più adatta ad esprimere la visione personale di ogni singolo partecipante. Ogni fotografo si è reso così “occhio” del partner, lasciandogli la regia dell’immagine.
Nella stessa ambientazione, i fotografi hanno realizzato il ritratto dei migranti.
34 migranti, 12 fotografi
un viaggio emozionale nella memoria dei luoghi
la città
una rilettura contemporanea nel segno del dialogo tra le culture
il museo
spazio comune della città, istituzione sensibile, promotrice di una cittadinanza inclusiva
L’elemento ispiratore e caratterizzante del Museo di Roma è stato fin dagli inizi il sentimento della memoria dei luoghi della città. Nasce infatti nei primi decenni del Novecento per il desiderio, diffuso e condiviso, di fissare il ricordo dei luoghi di Roma ormai scomparsi o in via di trasformazione per effetto dei primi piani regolatori e degli interventi di epoca fascista.
In linea con il tema originario della memoria della città, il Museo ha voluto prestare ascolto e dare voce anche ai nuovi cittadini di Roma: i migranti provenienti da tutto il mondo, che fanno parte oggi del tessuto strutturale della Capitale e del resto del Paese.
In particolare, il progetto Rhome si è interrogato sulle emozioni dei cittadini migranti nei confronti di Roma e sulla loro memoria dei luoghi.
Nel lavoro sono state coinvolte 34 persone, appartenenti sia alle 14 comunità straniere più numerose a Roma sia ad altri Paesi. Le ragioni del loro trasferimento sono le più varie, così come molto diversificate sono le loro età, culture, fasce sociali, occupazioni.
Tutte abitano a Roma, da più o meno tempo. E a tutte, al termine di una lunga intervista sul proprio rapporto con la città, è stata posta la domanda:
“Qual è un luogo di Roma che non dimenticherai mai, un luogo che porteresti sempre con te, anche se tornassi nel tuo Paese d’origine o andassi a vivere in un altro posto?”
A ciascuno è stato chiesto di esprimere e affidare il proprio ricordo non soltanto alle parole ma anche a un’immagine fotografica.
12 fotografi, allievi e insegnanti dell’Associazione Officine Fotografiche Roma, hanno accompagnato ciascun migrante in questo percorso stimolante e impegnativo.
Insieme, hanno intessuto un dialogo mirato a comprendere in profondità le ragioni della scelta del luogo, ragionando sulla costruzione dell’immagine, l’inquadratura più adatta ad esprimere la visione personale di ogni singolo partecipante. Ogni fotografo si è reso così “occhio” del partner, lasciandogli la regia dell’immagine.
Nella stessa ambientazione, i fotografi hanno realizzato il ritratto dei migranti.
34 migranti, 12 fotografi
un viaggio emozionale nella memoria dei luoghi
la città
una rilettura contemporanea nel segno del dialogo tra le culture
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