Sergio Fermariello. Go-Pro Syria
Dal 01 Febbraio 2019 al 01 Febbraio 2019
Roma
Luogo: Macro Asilo
Indirizzo: via Nizza 138
Orari: 10-20
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.sergiofermariello.it/
Il video Go-Pro Syria (2018, durata 12’) di Sergio Fermariello sarà presentato al Macro Asilo, la nuova ala del Museo di Arte Contemporanea di Roma inaugurata lo scorso 30 settembre. Il video sarà proiettato venerdì 1 febbraio 2019 dalle 10 alle 20 in loop sul maxischermo allestito per la rassegna Video del Giorno.
Il video Go-Pro Syria è stato realizzato da Sergio Fermariello grazie alle riprese video dell’operatore Rai Claudio Rubino. Il materiale video era stato realizzato dall’operatore nel 2016 in Siria nei luoghi devastati dal conflitto ed è ambientato prevalentemente nella città di Aleppo.
Il video non intende mostrare la tragedia siriana attraverso scenari di devastazione e di lutto, Fermariello, servendosi della telecamera di Rubino, ci apre lo sguardo sul livello di umanità comune ad ogni popolo e su quanto questo aspetto sia indipendente al credo religioso, alle differenze culturali, alle realtà economiche e ai conflitti politici.
La visione del cortometraggio non pone lo spettatore in una posizione di distanza, non si focalizza sull’empatia del dolore, l’artista non mette in risalto l’impotenza nei confronti di tali tragedie umane. L’artista racconta la realtà di un popolo attraverso lo sguardo innocente dei suoi bambini e dei loro piccoli grandi sforzi quotidiani per sopravvivere. Un racconto di speranza ed umanità, un messaggio che non riesce quasi mai a raggiungere lo spettatore occidentale attraverso i convenzionali mezzi di comunicazione. Un tentativo di accorciare le distanze quindi tra quello che crediamo di sapere e ciò che è in realtà una condizione umana molto più prossima di quanto non si percepisca.
Sergio Fermariello - tradizionalmente noto per il suo segno grafico, per i suoi guerrieri in altorilievo - sperimenta una tecnica a lui nuova per affrontare un tema a carattere altamente sociale ed umanitario. Con la curiosità dell’artista costantemente alla ricerca riporta, attraverso un percorso di realtà, il suo codice di vuoto e pieno anche nella forma del video. Dopo aver percorso la città di Aleppo grazie allo sguardo della telecamera, dopo averne incontrato gli abitanti, le donne, i bambini, dopo aver percepito il contrasto dei loro giochi ambientati in scenari di squallida distruzione, giungiamo in un paesaggio astratto, in cui la speranza prende forma e purifica il dolore e le devastazioni. Le sagome della città si trasformano in contrasti di pieni e vuoti, chiari e scuri. Riportando quelle immagini reali, attraverso il suo codice metaforico, ad un livello di sintesi e semplificazione simbolica, in cui bene e male, distruzione e speranza, morte e vita si rendono ancor più comprensibili proprio perché messe in risalto dal contrasto.
Sergio Fermariello (Napoli, 1961) interrompe gli studi universitari di Scienze Naturali per dedicarsi esclusivamente al disegno e alla pittura. Inizialmente recupera il lessico visivo familiare, nel tentativo di catturare il tempo e la memoria. Verso la metà degli anni Ottanta il disegno tende a immagini sgranate, perde la messa a fuoco sull’oggetto, liquida le sue intime narrazioni con un lavoro forzato di blow-up, rendendo “la forma invisibile e vuoto il contenuto”, come dichiara l’artista.
Ciò che rimane è un segno ripetuto, ostinato nella sua fissazione, che continua a graffiare la carta per inerzia e da cui emergerà il guerriero, icon che accompagnerà il lavoro di Fermariello fino alle opere più recenti, tra cui Guerrieri-scrittura (2017), entrato nella collezione del museo MADRE di Napoli. Partendo da un segno, un minuscolo pittogramma riconoscibile nella figura stilizzata di un guerriero ripetuta ossessivamente, l’artista realizza una “scrittura illimitata”, ricoprendo l’intera superficie della tela.
Fermariello si definisce “scrittore di una sola parola” che, a partire dal solo significante stenografico del guerriero, egli ripete come un mantra, vanificando ogni altro tentativo ermeneutico d’interpretazione. E, infatti, nel suo lavoro il segno non rimanda a un altro segno, ma si reitera nella propria autoreferenzialità semantica. Come un monaco zen, l’artista coltiva il segno realizzando un corto circuito linguistico che rinvia “al grido inarticolato delle origini e al termine delle sue presunzioni dialologiche”, chiarisce l’artista.
Nel 1989 Fermariello riceve il primo importante riconoscimento con il premio internazionale Saatchi & Saatchi per i giovani artisti a Milano. Da quello stesso anno ha inizio un’intensa collaborazione con la Galleria Lucio Amelio di Napoli, presso cui esporrà nel 1989, 1991 e 1992.
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