Teatros. Pedro Cano
Dal 17 Novembre 2023 al 27 Gennaio 2024
Roma
Luogo: Instituto Cervantes di Roma
Indirizzo: Piazza Navona 91
Orari: da martedì a venerdì dalle 14.00 alle 20.00; sabato dalle 10.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 20.00
Curatori: Giorgio Pellegrini
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 6861871
Sito ufficiale: http://roma.cervantes.es/it/
La mostra personale “Teatros. Pedro Cano” del celebre artista spagnolo ospitata dall’Instituto Cervantes di Roma nella sede della Sala Dalí dal 17 novembre 2023 al 27 gennaio 2024 e organizzata dall’Instituto Cervantes di Roma e dalla Fundación Pedro Cano, a cura di Giorgio Pellegrini, propone un ciclo di sedici acquerelli di grande formato che raccontano per immagini altrettanti teatri dell’antichità classica che Pedro Cano ha visitato in oltre trenta anni di viaggi. Una sorta di odissea artistica attraverso alcuni tra i più significativi siti greci e romani affacciati sul Mediterraneo, da quello della città nascosta dei Nabatei, Petra, nella attuale Giordania a quello monumentale di Taormina o al piccolo Teatro Marittimo di Villa Adriana alla quale, in occasione della mostra romana e per la prima volta, il Maestro dedica un approfondimento di ventiquattro opere inedite. In una sala saranno esposti dodici acquerelli di più piccolo formato, che sottolineano lo splendore intrinseco del sito archeologico, e dodici bozzetti originali dei costumi delle Memorie di Adriano, realizzati da Pedro Cano per Maurizio Scaparro, la pièce teatrale, tratta dall'omonimo romanzo di Marguerite Yourcenar con protagonista Giorgio Albertazzi, andata in scena a Villa Adriana per la prima volta nel luglio 1989.
L’esposizione sarà inaugurata venerdì 17 novembre 2023 alle ore 18.00.
“Ho avuto la grande fortuna – ha scritto a proposito di questa mostra Pedro Cano - di poter viaggiare nel Mediterraneo e visitare molti dei teatri antichi ancora in piedi. In alcuni ho potuto seguire uno spettacolo e in altri lo spettacolo era lo stesso luogo che secoli fa era inondato di storie che molte persone seguivano con ammirazione. Dal piccolo teatro di Apollonia in Libia al teatro monumentale di Taormina in Sicilia, ho visto tante ore trascorse con i miei quaderni e acquerelli, rubando colori a questi splendidi monumenti. Poi per anni ho organizzato il lavoro che compare in questa mostra su 16 fogli di carta di grande formato. Ho cercato di non banalizzare le opere con un eccesso di descrizioni per portare qui l’emozione che ho custodito nei miei viaggi in oltre 30 anni di vita.”
La mostra
La mostra “Teatros. Pedro Cano” è reduce dai successi riscossi in Spagna, nel teatro romano di Cartagena, in Italia nel Museo della Permanente di Milano e nel Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano, nel Salone delle Feste di Palazzo Nicolaci dei Principi di Villadorata a Noto e nel Teatro Antico di Taormina, sede di Palazzo Ciampoli.
Come sottolinea Giorgio Pellegrini “Teatros di Pedro Cano è il reportage di un viaggio sentimentale intorno all’immenso specchio azzurro del Mediterraneo i cui confini non devono intendersi meramente geografici ma soprattutto concettuali, propri di uno spazio che è stato ed è un crocevia di ideologie, culture, religioni e arti.” Attraverso queste opere Pedro Cano ci invita a un viaggio alla scoperta della preziosa eredità dei teatri antichi, testimoni della forte crescita culturale che esercitò una grande influenza in tutta Europa, nel Nord Africa e nel Medio Oriente, per tramite delle sensazioni provate dall’artista in quei luoghi, sensazioni registrate prima nei suoi taccuini di viaggio e poi riemerse in tutte le loro straordinarie atmosfere nei dipinti esposti, quasi come se fosse ancora possibile percepire il vissuto di quei luoghi, ascoltarne i clamori e l’intensa umanità. Le origini degli spettacoli teatrali si perdono nella notte dei tempi. Mettere in scena sentimenti di dolore, amore e morte estratti dalla tradizione orale o da antiche storie scritte è stato uno dei momenti culturali più elevati che l’essere umano abbia mai elaborato per resistere al tempo. Tanto che ancora oggi le tragedie greche e le commedie romane vanno in scena nei più importanti teatri del mondo, e il pubblico continua ad essere commosso e divertito dai testi antichi. La Grecia, oltre a donare al mondo la migliore forma di governo, la DEMOCRAZIA, ne fu l’antesignana, e in seguito Roma, che occupò gran parte delle terre conosciute con le sue leggi, la sua dominazione e la sua cultura, estese il teatro come principale fonte di conoscenza e di propaganda, amata non solo dai nobili, che potevano fruire dei testi anche attraverso la scrittura, ma anche dai cittadini della gleba che, non sapendo leggere, seguivano con grande attenzione quanto rappresentato sopra un palcoscenico.
“L’interesse di Pedro Cano per i Teatri dell’antichità classica si arricchisce nel corso dei continui viaggi che hanno caratterizzato tutta la sua esistenza, nomade per indole e cultura, non certo per bisogno. L’idea che la vita non termina dove finiscono le ultime case del proprio villaggio del resto gli deriva dalla famiglia, […] Così si lascia affascinare dall’idea che il viaggio sia parte imprescindibile della vita realizzando solo più tardi quale sterminata fonte di cultura avrebbe significato per lui la conoscenza di altre terre e quanto avrebbe assorbito grazie a quel suo vagabondare per il mondo. Pedro Cano, dunque, è il nomade che ama il ricordo del suo luogo natio ma che, tuttavia, cerca altrove una nuova patria; e sempre la trova senza mai dimenticare d’essere pittore con quaderni al seguito che ricolma ad ogni passo con schizzi e colori. Su questi traspone la grandiosità delle architetture e, al contempo, i riverberi del loro vissuto restituendo spazi unici, intimamente connessi alla storia dei popoli che li hanno edificati ma anche all’arte e alla vita che in essi è stata rappresentata.” (G. Pellegrini).
Il felice sodalizio con Maurizio Scaparro iniziato nel 1988, si consolida l’anno successivo per la messa in scena delle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, protagonista Giorgio Albertazzi. Questa volta Pedro Cano non si limita a disegnare le fogge dei costumi ma, insieme a Roberto Francia, interviene anche sull’impianto scenico aggiungendo pochi elementi indispensabili: le tribune per il pubblico, la piattaforma fissata fra le colonne delle Grandi Terme, la breve gradinata davanti al Canopo, le pedane galleggianti sulle acque del canale, sopra le quali danza, come se scivolasse sull’acqua, il ballerino che interpreta Antinoo.
Un intervento, come richiesto dallo stesso Scaparro, che si armonizza perfettamente allo splendore del Teatro Marittimo di Villa Adriana a Tivoli, quel “theatrum mundi” che con le sue rovine testimonia ancora oggi l’utopia etico-estetica dell’imperatore. Forse anche per questo Pedro Cano dedica a Villa Adriana, in questa mostra romana, uno spazio con altre ventiquattro opere: dodici acquerelli di più piccolo formato, che sottolineano lo splendore intrinseco del sito archeologico, e dodici bozzetti originali dei costumi di Memorie di Adriano, pièce andata in scena per la prima volta il 31 luglio 1989, e poi ripresa da molti teatri che hanno accolto, negli anni, oltre mezzo milione di spettatori.
La tecnica utilizzata da Pedro Cano è l’acquerello, “il medium espressivo ideale, di cui è un vero maestro. Una tecnica difficile che non ammette ripensamenti o correzioni, che nasce senza disegno, senza traccia, prodigio di innato naturalismo e virtuosismo. […] Con pennellate mai prodighe di dettagli, nelle colonne o sulle tribune appena accennate, trasferisce non solo l’essenza dell’ordine architettonico, la sua plasticità e la sua austera severità ma anche, e soprattutto, le trepidazioni e le suggestioni avvertite calcando quei luoghi. […] La tavolozza è poco affollata e quel poco da tonalità di ciano, verde, marrone, ocra e nero; tutto contribuisce in maniera corale a fornire potenza espressiva alle serie di acquerelli realizzati al punto che i sedici Teatri rappresentati sembrano riappropriarsi orgogliosamente della gloria perduta.” (G. Pellegrini). I suoi pennelli indagano la superficie della carta con consumata familiarità, con moto apparentemente casuale, alla ricerca dei punti e dei piani dove la luce incrocia l’essenza più profonda, evidenziando la complessità dei volumi, rilevando le asperità e persino le stratificazioni che il tempo implacabile ha imposto alle architetture e alla vita stessa scorsa di quei luoghi.
L’arte del Maestro spagnolo va anche oltre le cose: “questa è, da sempre, la grande forza che caratterizza l’opera pittorica di Pedro Cano che percepisce e registra non solo ciò che si vede ed è tangibile ma anche ciò che è invisibile, sotteso, facendo affiorare al contempo ricchezza espressiva e complessità soggettiva. L’Artista trasferisce la folla di emozioni percepite in quei luoghi affacciati sul Mediterraneo, mare a lui sempre molto caro, con il linguaggio che gli è proprio, fatto di velature, sovrapposizioni, omissioni, con la stesura rapida di acqua e colore che rivelano, ad uno sguardo attento, il rincorrersi di luci, ombre e atmosfere misteriose.” (G. Pellegrini).
Pedro Cano è nato il 10 agosto 1944 a Blanca, Murcia. Ha iniziato a realizzare i suoi primi dipinti ad olio all’età di undici anni come artista autodidatta. Nel 1964 si trasferisce a Madrid ed entra alla Scuola Superiore di Belle Arti di San Fernando sotto la guida di Antonio López García, Juan Barjola e Rafael Martínez Díaz. Nel 1969 riceve il Premio Roma e vive per 3 anni presso la Reale Accademia di Belle Arti di Spagna, per poi trasferirsi nella cittadina di Anguillara sul Lago di Bracciano. Tra le sue innumerevoli mostre in spazi pubblici e privati, segnaliamo gli Scudieri di Palazzo Vecchio a Firenze, le Terme di Diocleziano e i Mercati di Traiano a Roma, il Palazzo Reale di Napoli, il Museo Archeologico di Salonicco, la Sala della Veronica a Murcia, la Fondazione Stelline a Milano e la Galleria Giulia a Roma dove ha esposto più volte le sue opere.
Ha ricevuto la Medaglia d’Oro per meriti artistici dal Governo spagnolo nel 2022, la Encomienda de Isabel La Católica dal Re Juan Carlos di Spagna, la Medaglia d’Oro della Regione di Murcia, Membro onorario dell’Accademia Reale di Belle Arti di Santa María de la Arrixaca e Accademico ordinario della Pontificia e Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere “dei Virtuosi al Pantheon”. Dottore Honoris Causa dell’Università di Murcia. È il figlio prediletto di Blanca e Cittadino Onorario di Anguillara Sabazia, Ragusa e Fabriano.
Inaugurazione 17 novembre 2023 ore 18.00 alla presenza dell’Artista
L’esposizione sarà inaugurata venerdì 17 novembre 2023 alle ore 18.00.
“Ho avuto la grande fortuna – ha scritto a proposito di questa mostra Pedro Cano - di poter viaggiare nel Mediterraneo e visitare molti dei teatri antichi ancora in piedi. In alcuni ho potuto seguire uno spettacolo e in altri lo spettacolo era lo stesso luogo che secoli fa era inondato di storie che molte persone seguivano con ammirazione. Dal piccolo teatro di Apollonia in Libia al teatro monumentale di Taormina in Sicilia, ho visto tante ore trascorse con i miei quaderni e acquerelli, rubando colori a questi splendidi monumenti. Poi per anni ho organizzato il lavoro che compare in questa mostra su 16 fogli di carta di grande formato. Ho cercato di non banalizzare le opere con un eccesso di descrizioni per portare qui l’emozione che ho custodito nei miei viaggi in oltre 30 anni di vita.”
La mostra
La mostra “Teatros. Pedro Cano” è reduce dai successi riscossi in Spagna, nel teatro romano di Cartagena, in Italia nel Museo della Permanente di Milano e nel Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano, nel Salone delle Feste di Palazzo Nicolaci dei Principi di Villadorata a Noto e nel Teatro Antico di Taormina, sede di Palazzo Ciampoli.
Come sottolinea Giorgio Pellegrini “Teatros di Pedro Cano è il reportage di un viaggio sentimentale intorno all’immenso specchio azzurro del Mediterraneo i cui confini non devono intendersi meramente geografici ma soprattutto concettuali, propri di uno spazio che è stato ed è un crocevia di ideologie, culture, religioni e arti.” Attraverso queste opere Pedro Cano ci invita a un viaggio alla scoperta della preziosa eredità dei teatri antichi, testimoni della forte crescita culturale che esercitò una grande influenza in tutta Europa, nel Nord Africa e nel Medio Oriente, per tramite delle sensazioni provate dall’artista in quei luoghi, sensazioni registrate prima nei suoi taccuini di viaggio e poi riemerse in tutte le loro straordinarie atmosfere nei dipinti esposti, quasi come se fosse ancora possibile percepire il vissuto di quei luoghi, ascoltarne i clamori e l’intensa umanità. Le origini degli spettacoli teatrali si perdono nella notte dei tempi. Mettere in scena sentimenti di dolore, amore e morte estratti dalla tradizione orale o da antiche storie scritte è stato uno dei momenti culturali più elevati che l’essere umano abbia mai elaborato per resistere al tempo. Tanto che ancora oggi le tragedie greche e le commedie romane vanno in scena nei più importanti teatri del mondo, e il pubblico continua ad essere commosso e divertito dai testi antichi. La Grecia, oltre a donare al mondo la migliore forma di governo, la DEMOCRAZIA, ne fu l’antesignana, e in seguito Roma, che occupò gran parte delle terre conosciute con le sue leggi, la sua dominazione e la sua cultura, estese il teatro come principale fonte di conoscenza e di propaganda, amata non solo dai nobili, che potevano fruire dei testi anche attraverso la scrittura, ma anche dai cittadini della gleba che, non sapendo leggere, seguivano con grande attenzione quanto rappresentato sopra un palcoscenico.
“L’interesse di Pedro Cano per i Teatri dell’antichità classica si arricchisce nel corso dei continui viaggi che hanno caratterizzato tutta la sua esistenza, nomade per indole e cultura, non certo per bisogno. L’idea che la vita non termina dove finiscono le ultime case del proprio villaggio del resto gli deriva dalla famiglia, […] Così si lascia affascinare dall’idea che il viaggio sia parte imprescindibile della vita realizzando solo più tardi quale sterminata fonte di cultura avrebbe significato per lui la conoscenza di altre terre e quanto avrebbe assorbito grazie a quel suo vagabondare per il mondo. Pedro Cano, dunque, è il nomade che ama il ricordo del suo luogo natio ma che, tuttavia, cerca altrove una nuova patria; e sempre la trova senza mai dimenticare d’essere pittore con quaderni al seguito che ricolma ad ogni passo con schizzi e colori. Su questi traspone la grandiosità delle architetture e, al contempo, i riverberi del loro vissuto restituendo spazi unici, intimamente connessi alla storia dei popoli che li hanno edificati ma anche all’arte e alla vita che in essi è stata rappresentata.” (G. Pellegrini).
Il felice sodalizio con Maurizio Scaparro iniziato nel 1988, si consolida l’anno successivo per la messa in scena delle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, protagonista Giorgio Albertazzi. Questa volta Pedro Cano non si limita a disegnare le fogge dei costumi ma, insieme a Roberto Francia, interviene anche sull’impianto scenico aggiungendo pochi elementi indispensabili: le tribune per il pubblico, la piattaforma fissata fra le colonne delle Grandi Terme, la breve gradinata davanti al Canopo, le pedane galleggianti sulle acque del canale, sopra le quali danza, come se scivolasse sull’acqua, il ballerino che interpreta Antinoo.
Un intervento, come richiesto dallo stesso Scaparro, che si armonizza perfettamente allo splendore del Teatro Marittimo di Villa Adriana a Tivoli, quel “theatrum mundi” che con le sue rovine testimonia ancora oggi l’utopia etico-estetica dell’imperatore. Forse anche per questo Pedro Cano dedica a Villa Adriana, in questa mostra romana, uno spazio con altre ventiquattro opere: dodici acquerelli di più piccolo formato, che sottolineano lo splendore intrinseco del sito archeologico, e dodici bozzetti originali dei costumi di Memorie di Adriano, pièce andata in scena per la prima volta il 31 luglio 1989, e poi ripresa da molti teatri che hanno accolto, negli anni, oltre mezzo milione di spettatori.
La tecnica utilizzata da Pedro Cano è l’acquerello, “il medium espressivo ideale, di cui è un vero maestro. Una tecnica difficile che non ammette ripensamenti o correzioni, che nasce senza disegno, senza traccia, prodigio di innato naturalismo e virtuosismo. […] Con pennellate mai prodighe di dettagli, nelle colonne o sulle tribune appena accennate, trasferisce non solo l’essenza dell’ordine architettonico, la sua plasticità e la sua austera severità ma anche, e soprattutto, le trepidazioni e le suggestioni avvertite calcando quei luoghi. […] La tavolozza è poco affollata e quel poco da tonalità di ciano, verde, marrone, ocra e nero; tutto contribuisce in maniera corale a fornire potenza espressiva alle serie di acquerelli realizzati al punto che i sedici Teatri rappresentati sembrano riappropriarsi orgogliosamente della gloria perduta.” (G. Pellegrini). I suoi pennelli indagano la superficie della carta con consumata familiarità, con moto apparentemente casuale, alla ricerca dei punti e dei piani dove la luce incrocia l’essenza più profonda, evidenziando la complessità dei volumi, rilevando le asperità e persino le stratificazioni che il tempo implacabile ha imposto alle architetture e alla vita stessa scorsa di quei luoghi.
L’arte del Maestro spagnolo va anche oltre le cose: “questa è, da sempre, la grande forza che caratterizza l’opera pittorica di Pedro Cano che percepisce e registra non solo ciò che si vede ed è tangibile ma anche ciò che è invisibile, sotteso, facendo affiorare al contempo ricchezza espressiva e complessità soggettiva. L’Artista trasferisce la folla di emozioni percepite in quei luoghi affacciati sul Mediterraneo, mare a lui sempre molto caro, con il linguaggio che gli è proprio, fatto di velature, sovrapposizioni, omissioni, con la stesura rapida di acqua e colore che rivelano, ad uno sguardo attento, il rincorrersi di luci, ombre e atmosfere misteriose.” (G. Pellegrini).
Pedro Cano è nato il 10 agosto 1944 a Blanca, Murcia. Ha iniziato a realizzare i suoi primi dipinti ad olio all’età di undici anni come artista autodidatta. Nel 1964 si trasferisce a Madrid ed entra alla Scuola Superiore di Belle Arti di San Fernando sotto la guida di Antonio López García, Juan Barjola e Rafael Martínez Díaz. Nel 1969 riceve il Premio Roma e vive per 3 anni presso la Reale Accademia di Belle Arti di Spagna, per poi trasferirsi nella cittadina di Anguillara sul Lago di Bracciano. Tra le sue innumerevoli mostre in spazi pubblici e privati, segnaliamo gli Scudieri di Palazzo Vecchio a Firenze, le Terme di Diocleziano e i Mercati di Traiano a Roma, il Palazzo Reale di Napoli, il Museo Archeologico di Salonicco, la Sala della Veronica a Murcia, la Fondazione Stelline a Milano e la Galleria Giulia a Roma dove ha esposto più volte le sue opere.
Ha ricevuto la Medaglia d’Oro per meriti artistici dal Governo spagnolo nel 2022, la Encomienda de Isabel La Católica dal Re Juan Carlos di Spagna, la Medaglia d’Oro della Regione di Murcia, Membro onorario dell’Accademia Reale di Belle Arti di Santa María de la Arrixaca e Accademico ordinario della Pontificia e Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere “dei Virtuosi al Pantheon”. Dottore Honoris Causa dell’Università di Murcia. È il figlio prediletto di Blanca e Cittadino Onorario di Anguillara Sabazia, Ragusa e Fabriano.
Inaugurazione 17 novembre 2023 ore 18.00 alla presenza dell’Artista
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