Un Velázquez in Galleria
Dal 26 Marzo 2024 al 23 Giugno 2024
Roma
Luogo: Galleria Borghese
Indirizzo: Piazzale Scipione Borghese 5
Sito ufficiale: http://www.galleriaborghese.beniculturali.it
Dal 26 marzo al 23 giugno Galleria Borghese presenta la mostra Un Velázquez in Galleria, in cui l’opera Donna in cucina con Cena di Emmaus – una delle prime opere conosciute di Diego Velázquez (1599-1660) e proveniente dalla collezione permanente della National Gallery of Ireland – è allestita nella Sala del Silenoche ospita i dipinti di Caravaggio.
La mostra è pensata come un focus di ricerca in cui la stessa scelta allestitiva apre automaticamente un dialogo tra l'opera di due Maestri assoluti del Barocco: il confronto tra l’opera di Velázquez e i dipinti di Caravaggio presenti nella sala si presta infatti a letture che rivelano prospettive inedite di critica e approfondimento, collocando la mostra in quel filone dedicato allo sguardo degli artisti stranieri sulla Città Eterna cui il museo dedica da tempo una parte consistente della sua ricerca. Velázquez è un artista internazionale, visita Roma ben due volte nel corso della vita e come Rubens, che incontra a Madrid nel 1629, ebbe un rapporto privilegiato con Roma e l’Italia, cosa che lo inserisce di fatto in quella schiera di artisti stranieri che dalla città e dai suoi Maestri traggono insegnamento e ispirazione.
La pittura di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610) fu rivoluzionaria per le sorti artistiche di tutto il Seicento. Fin dalle prime tele svelate al pubblico nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma nel 1600, il “rumore” (come scrisse Baglione) attorno alla sua opera fu eclatante, spingendo numerosi artisti a imitarne lo stile e copiare i suoi dipinti. Nacque così il fenomeno del caravaggismo, che nel giro di pochi anni divenne di portata europea, e i cui esiti più alti fiorirono spesso lontano dall’Italia, grazie a pittori fiamminghi, olandesi, francesi e spagnoli.
Questi artisti stranieri giungevano a Roma e in altre città italiane per vedere e imparare, anche la pittura di Caravaggio, esercitandosi nella riproduzione dei loro capolavori, in un viaggio di formazione che anticipava di un secolo il Grand Tour.
A Siviglia, nella calda e assolata Andalusia, si accese forse la luce più brillante di questa corrente artistica, con l’opera di Diego Velázquez (1599-1660), il cui legame a distanza con Caravaggio è di grande fascino e intensità: il prestito eccezionale di Donna in cucina con Cena in Emmausproveniente dalla collezione permanente della National Gallery of Ireland di Dublino, allestito nella stessa sala dei dipinti di Caravaggio, è dunque un’occasione preziosa di approfondire questo intenso dialogo culturale tra Maestri.
La Donna in cucina con Cena in Emmaus è tra le prime opere del pittore spagnolo, dipinta intorno al 1618-1620 quando era da poco uscito dalla bottega di Francisco Pacheco, pittore sivigliano di cui sposò la figlia Juana nel 1618. Il dipinto rientra nel genere dei bodegón, filone di pittura spagnolo che ritraeva persone delle condizioni sociali più umili, in cucina o vicino a cibi e oggetti poveri. Protagonista del dipinto è una giovane domestica affaccendata in cucina, che sembra aver appena finito di mettere in ordine dopo una cena, come dimostrano la brocca e le ciotole rovesciate a scolare e il panno bianco in primo piano. La natura morta degli oggetti è dipinta con grande realismo e vividezza, la luce rifulge nella pentola di rame e nel mortaio, accarezza la cesta di paglia appesa al muro e accende le brocche di ceramica che fanno pensare già alle opere di Giorgio Morandi. Sullo sfondo a sinistra, come fosse un quadro nel quadro, vediamo da una finestra una scena con l’episodio evangelico della Cena in Emmaus, che era stato celato da ridipinture ed è riemerso grazie a un restauro nel 1933.
Si tratta del momento in cui due discepoli riconoscono il Cristo risorto che si era presentato loro come un mendicante, nell’istante esatto in cui spezza il pane e lo benedice. La giovane domestica è immobile e trasognata, sembra aver percepito la sacralità dell’avvenimento, come se stesse ascoltando le parole pronunciate alla mensa sullo sfondo. Quest’opera è stata messa in relazione a un passo di santa Teresa d’Avila, la mistica spagnola del Cinquecento, che avrebbe detto alle sue sorelle monache: “Figlie mie non sconfortatevi se l’obbedienza vi porta a occuparvi di cose esteriori, sappiate che anche in cucina si trova il Signore, e tra le pentole vi aiuta nelle cose interiori e in quelle esteriori”.
Così quella che potrebbe apparire come una consueta e semplice scena di genere assume significati più alti e spirituali, proprio come le opere giovanili di Caravaggio, come ad esempio Autoritratto in veste di Bacco, tra le prime opere note del Merisi, custodito fin dal Seicento nella Galleria Borghese. Nel rigoglioso grappolo poggiato sul piano e in quello tenuto in mano in cui si intravedono degli acini appassiti, nella foglia riarsa come in quella verde del serto, si sono visti significati allegorici e morali. Anche il dipinto spagnolo con la giovane e pudica domestica mostra una straordinaria natura morta ed entrambe, benché quella caravaggesca sia biologica (“umile dramma biologico” secondo Longhi) e l’altra inanimata, sono fortemente drammatiche.
Velázquez soggiornò in Italia ben due volte, la prima nel 1629, per circa un anno e mezzo, e la seconda dal 1649 al 1651. Entrambi i viaggi furono di enorme importanza per la sua pittura, che fu nutrita dai grandi maestri veneti, lombardi ed emiliani. Come solo Raffaello prima di lui, il grande pittore spagnolo fu in grado di assimilare ogni cosa vista, di farla propria e reinterpretarla in una maniera unica. Tiziano, i Carracci, Caravaggio, Guido Reni e persino Bernini rivivono nei ritratti e nelle grandi tele storiche e mitologiche di Velázquez, che tiene assieme classicismo e naturalismo. Bisogna osservare però come la Donna in cucina con Cena in Emmaussia stata eseguita oltre un decennio prima del suo soggiorno italiano, ed è quindi lecito domandarsi come gli sia giunta questa forte eco caravaggesca. Si può facilmente immaginare che le opere di Caravaggio fossero arrivate in Spagna per mezzo di alcune copie, che circolavano allora in grandi quantità, e che egli possa aver visto una replica della Cena in Emmaus a lungo conservata nella Galleria Borghese e oggi alla National Gallery di Londra.
È ad ogni modo certo che fin da subito i suoi esordi pittorici furono sotto il segno di Caravaggio, entrambi cercarono la verità nei bassifondi delle rispettive città, nelle strade, nelle taverne e nelle locande, collocando il sacro all’interno di ambientazioni umili e quotidiane.
La mostra è pensata come un focus di ricerca in cui la stessa scelta allestitiva apre automaticamente un dialogo tra l'opera di due Maestri assoluti del Barocco: il confronto tra l’opera di Velázquez e i dipinti di Caravaggio presenti nella sala si presta infatti a letture che rivelano prospettive inedite di critica e approfondimento, collocando la mostra in quel filone dedicato allo sguardo degli artisti stranieri sulla Città Eterna cui il museo dedica da tempo una parte consistente della sua ricerca. Velázquez è un artista internazionale, visita Roma ben due volte nel corso della vita e come Rubens, che incontra a Madrid nel 1629, ebbe un rapporto privilegiato con Roma e l’Italia, cosa che lo inserisce di fatto in quella schiera di artisti stranieri che dalla città e dai suoi Maestri traggono insegnamento e ispirazione.
La pittura di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610) fu rivoluzionaria per le sorti artistiche di tutto il Seicento. Fin dalle prime tele svelate al pubblico nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma nel 1600, il “rumore” (come scrisse Baglione) attorno alla sua opera fu eclatante, spingendo numerosi artisti a imitarne lo stile e copiare i suoi dipinti. Nacque così il fenomeno del caravaggismo, che nel giro di pochi anni divenne di portata europea, e i cui esiti più alti fiorirono spesso lontano dall’Italia, grazie a pittori fiamminghi, olandesi, francesi e spagnoli.
Questi artisti stranieri giungevano a Roma e in altre città italiane per vedere e imparare, anche la pittura di Caravaggio, esercitandosi nella riproduzione dei loro capolavori, in un viaggio di formazione che anticipava di un secolo il Grand Tour.
A Siviglia, nella calda e assolata Andalusia, si accese forse la luce più brillante di questa corrente artistica, con l’opera di Diego Velázquez (1599-1660), il cui legame a distanza con Caravaggio è di grande fascino e intensità: il prestito eccezionale di Donna in cucina con Cena in Emmausproveniente dalla collezione permanente della National Gallery of Ireland di Dublino, allestito nella stessa sala dei dipinti di Caravaggio, è dunque un’occasione preziosa di approfondire questo intenso dialogo culturale tra Maestri.
La Donna in cucina con Cena in Emmaus è tra le prime opere del pittore spagnolo, dipinta intorno al 1618-1620 quando era da poco uscito dalla bottega di Francisco Pacheco, pittore sivigliano di cui sposò la figlia Juana nel 1618. Il dipinto rientra nel genere dei bodegón, filone di pittura spagnolo che ritraeva persone delle condizioni sociali più umili, in cucina o vicino a cibi e oggetti poveri. Protagonista del dipinto è una giovane domestica affaccendata in cucina, che sembra aver appena finito di mettere in ordine dopo una cena, come dimostrano la brocca e le ciotole rovesciate a scolare e il panno bianco in primo piano. La natura morta degli oggetti è dipinta con grande realismo e vividezza, la luce rifulge nella pentola di rame e nel mortaio, accarezza la cesta di paglia appesa al muro e accende le brocche di ceramica che fanno pensare già alle opere di Giorgio Morandi. Sullo sfondo a sinistra, come fosse un quadro nel quadro, vediamo da una finestra una scena con l’episodio evangelico della Cena in Emmaus, che era stato celato da ridipinture ed è riemerso grazie a un restauro nel 1933.
Si tratta del momento in cui due discepoli riconoscono il Cristo risorto che si era presentato loro come un mendicante, nell’istante esatto in cui spezza il pane e lo benedice. La giovane domestica è immobile e trasognata, sembra aver percepito la sacralità dell’avvenimento, come se stesse ascoltando le parole pronunciate alla mensa sullo sfondo. Quest’opera è stata messa in relazione a un passo di santa Teresa d’Avila, la mistica spagnola del Cinquecento, che avrebbe detto alle sue sorelle monache: “Figlie mie non sconfortatevi se l’obbedienza vi porta a occuparvi di cose esteriori, sappiate che anche in cucina si trova il Signore, e tra le pentole vi aiuta nelle cose interiori e in quelle esteriori”.
Così quella che potrebbe apparire come una consueta e semplice scena di genere assume significati più alti e spirituali, proprio come le opere giovanili di Caravaggio, come ad esempio Autoritratto in veste di Bacco, tra le prime opere note del Merisi, custodito fin dal Seicento nella Galleria Borghese. Nel rigoglioso grappolo poggiato sul piano e in quello tenuto in mano in cui si intravedono degli acini appassiti, nella foglia riarsa come in quella verde del serto, si sono visti significati allegorici e morali. Anche il dipinto spagnolo con la giovane e pudica domestica mostra una straordinaria natura morta ed entrambe, benché quella caravaggesca sia biologica (“umile dramma biologico” secondo Longhi) e l’altra inanimata, sono fortemente drammatiche.
Velázquez soggiornò in Italia ben due volte, la prima nel 1629, per circa un anno e mezzo, e la seconda dal 1649 al 1651. Entrambi i viaggi furono di enorme importanza per la sua pittura, che fu nutrita dai grandi maestri veneti, lombardi ed emiliani. Come solo Raffaello prima di lui, il grande pittore spagnolo fu in grado di assimilare ogni cosa vista, di farla propria e reinterpretarla in una maniera unica. Tiziano, i Carracci, Caravaggio, Guido Reni e persino Bernini rivivono nei ritratti e nelle grandi tele storiche e mitologiche di Velázquez, che tiene assieme classicismo e naturalismo. Bisogna osservare però come la Donna in cucina con Cena in Emmaussia stata eseguita oltre un decennio prima del suo soggiorno italiano, ed è quindi lecito domandarsi come gli sia giunta questa forte eco caravaggesca. Si può facilmente immaginare che le opere di Caravaggio fossero arrivate in Spagna per mezzo di alcune copie, che circolavano allora in grandi quantità, e che egli possa aver visto una replica della Cena in Emmaus a lungo conservata nella Galleria Borghese e oggi alla National Gallery di Londra.
È ad ogni modo certo che fin da subito i suoi esordi pittorici furono sotto il segno di Caravaggio, entrambi cercarono la verità nei bassifondi delle rispettive città, nelle strade, nelle taverne e nelle locande, collocando il sacro all’interno di ambientazioni umili e quotidiane.
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