Werther Germondari e Maria Laura Spagnoli. Una strada diritta lunga vent'anni
Dal 19 Maggio 2014 al 25 Maggio 2014
Roma
Luogo: Ospizio Giovani Artisti
Indirizzo: via Cernaia 15
Orari: su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 347 3316798
Sito ufficiale: http://www.ospiziogiovaniartisti.com
Esattamente vent’anni dopo la sua presentazione al Festival di Cannes, nella Selezione Ufficiale in Concorso, l’Ospizio Giovani Artisti commemora ‘Una strada diritta lunga’, uno dei cortometraggi più visti e discussi degli anni’90, il cui progetto iniziale era pensato in realtà per la realizzazione di una video-installazione in una galleria d’arte. La mostra presenta le due versioni esistenti, interviste televisive, documentazioni bibliografiche e foto di scena del set, di Francesco Cavaliere, che è anche attore protagonista nel cortometraggio.
Nel 1993, cioè un anno prima della realizzazione del cortometraggio, Werther Germondari pensava a ‘Una strada diritta lunga’ come ad un lavoro in cui l’immagine fosse strettamente legata alla musica, tanto che la generazione di quest’ultima doveva nascere dalla stessa sequenza di montaggio, e sulla rivista bolognese di trasversalità artistiche ‘La Stanza Rossa’ (n°6, anno 2, Ed. dell’Ortica) scriveva: “Il metodo di lavoro ha previsto la progettazione di un sistema che colleghi strettamente ripresa, montaggio e suono: la volontà è infatti quella di creare un continuum, in ragione anche delle brevità del film, tra la sequenza del montaggio e quella musicale durante i titoli di testa e di coda. Ciò ha portato alla scelta di sette inquadrature base; assegnando una nota a ciascuna inquadratura la sequenza di montaggio si trasforma in uno spartito. Sarà il computer a consentire l'esecuzione musicale di tutte le possibili combinazioni, permettendo di decidere l'assegnazione definitiva inquadrature/note.
Lo spartito ricavato subirà prevedibilmente varie elaborazioni, sia per quello che riguarda i tempi e le pause musicali rispetto ai ritmi del montaggio definitivo sia per approfittare, ad esempio, delle inquadrature di dettagli; queste ultime, prevedendo al loro interno delle differenze, sono infatti sfruttabili come micro-varianti di uno spartito minimale. Verrà comunque sempre mantenuta inalterata l'identità tra la sequenza delle inquadrature nel film e quella delle note nei titoli’. Il lavoro si sviluppò invece in forma cinematografica, addirittura ‘classica’, con tanto di utilizzo del 35mm, e in co-regia con Maria Laura Spagnoli. Tale scelta fu essenzialmente dovuta a due fattori: il fatto che Germondari, interessato da sempre alle interazioni tra il mondo delle arti visive e quello cinematografico, si era da poco diplomato come borsista al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, e poi che, come scriveva sempre Germondari nello stesso articolo, ‘come il soggetto potrebbe continuare all'infinito, la strada diritta lunga potrebbe non finire mai, sorta di metafora della striscia di pellicola’.
Così come poi invece la pellicola ha fatto una brutta fine, a causa dell'arrivo del digitale, nel cortometraggio non sono poi invece affatto state usate musiche, ma alcuni 'effetti', campionati, sono stati ‘suonati’ in diretta durante il mix. Nella sua versione cinematografica ‘Una strada diritta lunga’ ha avuto un’enorme diffusione in festival internazionali, vincendo premi, poi in rassegne, venendo distribuito nei cineforum e poi in un film composto dai migliori cortometraggi degli anni novanta. Venne inoltre trasmesso in numerose televisioni internazionali. ‘Una strada diritta lunga’ fu anche preso come esempio in libri su di come realizzare un cortometraggio, come ‘Fare un Corto’, di Vincenzo Scuccimarra (ed. Dino Audino), del 1996, o analizzato all’università in tesine di semiotica. Anche il poster del cortometraggio, realizzato sempre da Germondari, venne presentato in mostre, o inserito in libri, come ‘La strada, mito e metafora’ del 1996 (ed.Lupetti).
Werther Germondari (Rimini, 1963), laureato al DAMS di Bologna e diplomato al Centro Sperimentate di Cinematografia di Roma. Attento a dinamiche innovative sperimentali neo-concettuali e situazioniste, che si caratterizzano per un gusto ironico e surreale, svolge da trent’anni una ricerca che si svolge attraverso numerosi media. Ha partecipato a esposizioni in gallerie private e spazi sperimentali, alternando installazioni d’ambiente, videowork e atti performativi, e focalizzando l’attenzione su elementi nascosti, attinenti a una visione reale, sociale e politica. Maria L.aura Spagnoli (Amelia, 1960), laureata in Storia della Musica presso l'Università di Roma, e in Istituzioni di Regia all'Università di Bologna. Collaborano dal 1988. Tra le molte retrospettive che sono state dedicate al loro lavoro ricordiamo quella su La7 TV nel 2005, all'Oldenburg IFF 2006 e al Lago IFF 2012, in cui hanno anche presentato 'Sex Equo', il loro primo lungometraggio.
Nel 1993, cioè un anno prima della realizzazione del cortometraggio, Werther Germondari pensava a ‘Una strada diritta lunga’ come ad un lavoro in cui l’immagine fosse strettamente legata alla musica, tanto che la generazione di quest’ultima doveva nascere dalla stessa sequenza di montaggio, e sulla rivista bolognese di trasversalità artistiche ‘La Stanza Rossa’ (n°6, anno 2, Ed. dell’Ortica) scriveva: “Il metodo di lavoro ha previsto la progettazione di un sistema che colleghi strettamente ripresa, montaggio e suono: la volontà è infatti quella di creare un continuum, in ragione anche delle brevità del film, tra la sequenza del montaggio e quella musicale durante i titoli di testa e di coda. Ciò ha portato alla scelta di sette inquadrature base; assegnando una nota a ciascuna inquadratura la sequenza di montaggio si trasforma in uno spartito. Sarà il computer a consentire l'esecuzione musicale di tutte le possibili combinazioni, permettendo di decidere l'assegnazione definitiva inquadrature/note.
Lo spartito ricavato subirà prevedibilmente varie elaborazioni, sia per quello che riguarda i tempi e le pause musicali rispetto ai ritmi del montaggio definitivo sia per approfittare, ad esempio, delle inquadrature di dettagli; queste ultime, prevedendo al loro interno delle differenze, sono infatti sfruttabili come micro-varianti di uno spartito minimale. Verrà comunque sempre mantenuta inalterata l'identità tra la sequenza delle inquadrature nel film e quella delle note nei titoli’. Il lavoro si sviluppò invece in forma cinematografica, addirittura ‘classica’, con tanto di utilizzo del 35mm, e in co-regia con Maria Laura Spagnoli. Tale scelta fu essenzialmente dovuta a due fattori: il fatto che Germondari, interessato da sempre alle interazioni tra il mondo delle arti visive e quello cinematografico, si era da poco diplomato come borsista al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, e poi che, come scriveva sempre Germondari nello stesso articolo, ‘come il soggetto potrebbe continuare all'infinito, la strada diritta lunga potrebbe non finire mai, sorta di metafora della striscia di pellicola’.
Così come poi invece la pellicola ha fatto una brutta fine, a causa dell'arrivo del digitale, nel cortometraggio non sono poi invece affatto state usate musiche, ma alcuni 'effetti', campionati, sono stati ‘suonati’ in diretta durante il mix. Nella sua versione cinematografica ‘Una strada diritta lunga’ ha avuto un’enorme diffusione in festival internazionali, vincendo premi, poi in rassegne, venendo distribuito nei cineforum e poi in un film composto dai migliori cortometraggi degli anni novanta. Venne inoltre trasmesso in numerose televisioni internazionali. ‘Una strada diritta lunga’ fu anche preso come esempio in libri su di come realizzare un cortometraggio, come ‘Fare un Corto’, di Vincenzo Scuccimarra (ed. Dino Audino), del 1996, o analizzato all’università in tesine di semiotica. Anche il poster del cortometraggio, realizzato sempre da Germondari, venne presentato in mostre, o inserito in libri, come ‘La strada, mito e metafora’ del 1996 (ed.Lupetti).
Werther Germondari (Rimini, 1963), laureato al DAMS di Bologna e diplomato al Centro Sperimentate di Cinematografia di Roma. Attento a dinamiche innovative sperimentali neo-concettuali e situazioniste, che si caratterizzano per un gusto ironico e surreale, svolge da trent’anni una ricerca che si svolge attraverso numerosi media. Ha partecipato a esposizioni in gallerie private e spazi sperimentali, alternando installazioni d’ambiente, videowork e atti performativi, e focalizzando l’attenzione su elementi nascosti, attinenti a una visione reale, sociale e politica. Maria L.aura Spagnoli (Amelia, 1960), laureata in Storia della Musica presso l'Università di Roma, e in Istituzioni di Regia all'Università di Bologna. Collaborano dal 1988. Tra le molte retrospettive che sono state dedicate al loro lavoro ricordiamo quella su La7 TV nel 2005, all'Oldenburg IFF 2006 e al Lago IFF 2012, in cui hanno anche presentato 'Sex Equo', il loro primo lungometraggio.
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