Joseph Gerard Sabatino. Memoria Nascosta: a resting place that lives
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Dal 23 Maggio 2015 al 29 Settembre 2015
Taglio di Po | Rovigo
Luogo: Museo Regionale della Bonifica di Ca' Vendramin
Indirizzo: via Veneto 38
Orari: tutti i giorni escluso lun 9.30-12,30 / 15-18
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0426 81219
E-Mail info: sistema.museale@provincia.rovigo.it
Sito ufficiale: http://www.smppolesine.it
Nel Museo della Bonifica di Ca’ Vendramin l'artista Joseph Gerard Sabatino dialoga con l’austero spazio della Sala macchine. Ospitata in una struttura che ricorda la mole di una fortezza e la solennità di una chiesa, Memoria Nascosta: a resting place that lives è un ambiente che stimola il ricordo a contatto con la realtà. L’ambientazione è intrisa di ricordi, primo tra tutti la presenza silenziosa e nostalgica delle dure condizioni di vita degli operai che l’hanno prodotta, associata al ronzio delle macchine Tosi e alle infrastrutture del Museo che sono, ad un tempo, facilmente riconoscibili ed inquietanti. Giocando con la componente strutturale, con l’aspetto compositivo e con l’anomalia architettonica, l'installazione è stata concepita per disorientare il pubblico, innescando il confronto con le proprie radici.
In una terra possente, che vede come protagonisti da una parte l'acqua, dall’altra il costante lavoro manuale dell’uomo, la popolazione si trova nella terra di mezzo, dovendo confrontarsi con l’ambiente e con la crescita economica. La prerogativa di questa installazione sono i materiali poveri: sacchi di juta, grani di riso grezzo e corde naturali. In questa fusione con lo spazio, le fredde e imponenti strutture industriali sono attraversate da una fitta trama di corde e scale, testimonianza della forza-lavoro. Il pavimento anonimo è ricoperto da un tappeto di riso che, attraversato dalle vibrazioni della luce naturale, assomiglia ad un cuscino arioso e materico. Il riso è riferimento fisico, letterale e metaforico alla civiltà preesistente, agendo da assorbente naturale per il transito dei visitatori, comprimendo visivamente il volume generale dello spazio. Le corde, incurvate, allungate, tese lungo l’intero perimetro della stanza, secondo varie angolazioni, altezze e proiezioni, penetrano la generale intelaiatura atmosferica e spaziale della Sala macchine, insieme alle scalette di sicurezza, vie di fuga di una tragedia inaspettata qual è stata l’alluvione. I sacchi di juta, impilati come in una trincea, rimandano allo spostamento degli argini, al controllo dell’acqua e al trasporto di questo prezioso sedimento.
Joseph Gerard Sabatino racconta: “Ciò che mi ha colpito immediatamente è stata la potenza dell'architettura di questa ex idrovora. Vivendo a stretto contatto con l’ambiente del Delta del Po ho respirato la profonda relazione tra natura e civiltà industriale, che ha molti punti di contatto con la mia zona, la città di Paterson nel New Jersey. Dietro l’apparente immobilità della Sala macchine ho sentito sgocciolare il sangue dei motori, ho avvertito il battito della memoria che ancora alimenta questa realtà, con la sua presenza vigorosa, come l’identità sociale di tutti quegli operai che l’hanno forgiata”.
In una terra possente, che vede come protagonisti da una parte l'acqua, dall’altra il costante lavoro manuale dell’uomo, la popolazione si trova nella terra di mezzo, dovendo confrontarsi con l’ambiente e con la crescita economica. La prerogativa di questa installazione sono i materiali poveri: sacchi di juta, grani di riso grezzo e corde naturali. In questa fusione con lo spazio, le fredde e imponenti strutture industriali sono attraversate da una fitta trama di corde e scale, testimonianza della forza-lavoro. Il pavimento anonimo è ricoperto da un tappeto di riso che, attraversato dalle vibrazioni della luce naturale, assomiglia ad un cuscino arioso e materico. Il riso è riferimento fisico, letterale e metaforico alla civiltà preesistente, agendo da assorbente naturale per il transito dei visitatori, comprimendo visivamente il volume generale dello spazio. Le corde, incurvate, allungate, tese lungo l’intero perimetro della stanza, secondo varie angolazioni, altezze e proiezioni, penetrano la generale intelaiatura atmosferica e spaziale della Sala macchine, insieme alle scalette di sicurezza, vie di fuga di una tragedia inaspettata qual è stata l’alluvione. I sacchi di juta, impilati come in una trincea, rimandano allo spostamento degli argini, al controllo dell’acqua e al trasporto di questo prezioso sedimento.
Joseph Gerard Sabatino racconta: “Ciò che mi ha colpito immediatamente è stata la potenza dell'architettura di questa ex idrovora. Vivendo a stretto contatto con l’ambiente del Delta del Po ho respirato la profonda relazione tra natura e civiltà industriale, che ha molti punti di contatto con la mia zona, la città di Paterson nel New Jersey. Dietro l’apparente immobilità della Sala macchine ho sentito sgocciolare il sangue dei motori, ho avvertito il battito della memoria che ancora alimenta questa realtà, con la sua presenza vigorosa, come l’identità sociale di tutti quegli operai che l’hanno forgiata”.
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