Davide Bramante. Pan_Estesìa. Tutta la bellezza che ho negli occhi
Dal 14 Maggio 2024 al 31 Ottobre 2024
Siracusa
Luogo: Galleria Regionale di Palazzo Bellomo
Indirizzo: Via Capodieci 14
Orari: Da martedì a sabato ore 9,00 - 19,00, domenica e festivi 9,00 – 13,00 Lunedì chiuso La biglietteria chiude mezz’ora prima
Curatori: Laura Milani e Civita Sicilia
Enti promotori:
- Galleria Regionale di Palazzo Bellomo
Costo del biglietto: Intero € 9, Ridotto € 4,50 per gli aventi diritto
E-Mail info: galleria.bellomo@regione.sicilia.it
Sito ufficiale: http://www.mostrabramantesiracusa.it
Inaugura domenica 12 maggio e apre al pubblico martedì 14 nella Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa l’esposizione site specific “Davide Bramante Pan_Estesìa. Tutta la bellezza che ho negli occhi”, promossa dal Museo che la ospita, prodotta e organizzata da Civita Sicilia.
“Una mostra nella mostra” dell’artista aretuseo che per la prima volta espone nella sua città, in connessione con le sale del palazzo svevo, gotico e catalano nel cuore dell’isola di Ortigia, scrigno di tesori di una Siracusa intrisa di contaminati linguaggi artistici. Palazzo Bellomo offre uno spaccato quasi inedito della scomparsa città medievale e dai manufatti lì conservati si incammina una linea del tempo che dal VI secolo d.C. corre sino al XIX: tante voci che raccontano la vivacità culturale dell’area mediterranea tout court.
Le creazioni di Davide Bramante, dislocate lungo le sale, in dialogo con i marmi bizantini o con Antonello da Messina, con le ceramiche aragonesi o con i Gagini e Laurana, raccontano di un intimo amore per i luoghi d’origine, Siracusa, che segnata da millenarie stratificazioni ha sussurrato i codici oggi impressi sulla pellicola fotografica e conservati dentro i vasi-contenitori; le collezioni della Galleria Regionale incarnano per Bramante un utero materno, dell’arte, da cui tutto ha avuto inizio.
Celebre nel mondo dell’Arte Contemporanea per le fotografie di città ideali, Davide Bramante vanta successi in esposizioni nazionali e internazionali, come Cina, Corea del Sud e Stati Uniti. L’incontro fra la sua fotografia artistica e la Galleria rappresenta in chiave multisensoriale le profonde “contaminazioni culturali” in essa presenti.
L’esposizione, una serie originale di fotografie e argille, tesse itinerari alla ricerca dei significati profondi e nuovi custoditi dalle opere d’arte: un viaggio totalizzante dentro la memoria della bellezza che dagli occhi passa al cuore e lì rimane in attesa di un tempo per l’incontro e per il racconto. Nasce una meta-fotografia che dalle sale del Museo abbatte muri e distrugge barriere, fisiche e geografiche. Mani e volti che nella realtà sono spazialmente lontani si avvicinano, architetture reali, dipinte o scolpite si fondono, mentre sguardi catturati da opere ammirate in città diverse si incrociano e si parlano, infrangendo le barriere fisiche, temporali e della materia. E se gli occhi dell’artista sono l’arma che cattura le opere del Museo palesando connessioni neuronali e mnemoniche, invisibili e insospettabili, anche le mani, le sue, concorrono alla sublimazione della memoria: l’argilla, millenaria compagna dell’uomo, diviene alter ego dello scatto fotografico.
Punti di vista, linguaggi, stili, singole particelle di colore e materia: tutto nella mostra è plurale, composito e multiplo. Più che l’esperienza di un singolo, in questo caso, sono quindi le interazioni molteplici che possono disegnare un percorso, una logica, una restituzione di idee in materia. Naturale conseguenza è la proposta di una non~curatela, o, se si preferisce, di una curatela non convenzionale, governata ritmicamente da Laura Milani (imprenditrice, manager ed esperta in strategie per l'innovazione culturale) e liberamente strutturata da una eclettica équipe di Civita Sicilia che, in dialogo con l’artista, ha lavorato per trasformare in realtà le immagini del bello fissate nella sua memoria. L’obiettivo è quello di non “plasmare” questa molteplicità, ma piuttosto di lasciarla fluire liberamente e di restituirla intatta al visitatore, anche se questi, inevitabilmente, si troverà a filtrarla attraverso la propria percezione.
Da questi stessi concetti, nasce l’idea di affidare a una coralità di voci il compito di raccontare la mostra, le opere e l’artista stesso: Eleonora Aimone, Paolo Berloffa e Patti Spadafora, Alessandro Cannavò, Mario Cucinella, André Cuoco, Hèlène De Franchis, Axel Iberti, Chiara Johnson, Antonino Minniti, Carlo Maria Pinardi, Turi Rapisarda, Beppe Sala, Massimo Sgroi. Singoli contributi, che sfruttano il format “video da social media” e saranno fruibili dai visitatori nel percorso espositivo, connessi da reti relazionali, di idee, geograficamente non contigui, ma collegati e, soprattutto, riuniti in un tutto dal comune denominatore della bellezza.
“Una mostra nella mostra” dell’artista aretuseo che per la prima volta espone nella sua città, in connessione con le sale del palazzo svevo, gotico e catalano nel cuore dell’isola di Ortigia, scrigno di tesori di una Siracusa intrisa di contaminati linguaggi artistici. Palazzo Bellomo offre uno spaccato quasi inedito della scomparsa città medievale e dai manufatti lì conservati si incammina una linea del tempo che dal VI secolo d.C. corre sino al XIX: tante voci che raccontano la vivacità culturale dell’area mediterranea tout court.
Le creazioni di Davide Bramante, dislocate lungo le sale, in dialogo con i marmi bizantini o con Antonello da Messina, con le ceramiche aragonesi o con i Gagini e Laurana, raccontano di un intimo amore per i luoghi d’origine, Siracusa, che segnata da millenarie stratificazioni ha sussurrato i codici oggi impressi sulla pellicola fotografica e conservati dentro i vasi-contenitori; le collezioni della Galleria Regionale incarnano per Bramante un utero materno, dell’arte, da cui tutto ha avuto inizio.
Celebre nel mondo dell’Arte Contemporanea per le fotografie di città ideali, Davide Bramante vanta successi in esposizioni nazionali e internazionali, come Cina, Corea del Sud e Stati Uniti. L’incontro fra la sua fotografia artistica e la Galleria rappresenta in chiave multisensoriale le profonde “contaminazioni culturali” in essa presenti.
L’esposizione, una serie originale di fotografie e argille, tesse itinerari alla ricerca dei significati profondi e nuovi custoditi dalle opere d’arte: un viaggio totalizzante dentro la memoria della bellezza che dagli occhi passa al cuore e lì rimane in attesa di un tempo per l’incontro e per il racconto. Nasce una meta-fotografia che dalle sale del Museo abbatte muri e distrugge barriere, fisiche e geografiche. Mani e volti che nella realtà sono spazialmente lontani si avvicinano, architetture reali, dipinte o scolpite si fondono, mentre sguardi catturati da opere ammirate in città diverse si incrociano e si parlano, infrangendo le barriere fisiche, temporali e della materia. E se gli occhi dell’artista sono l’arma che cattura le opere del Museo palesando connessioni neuronali e mnemoniche, invisibili e insospettabili, anche le mani, le sue, concorrono alla sublimazione della memoria: l’argilla, millenaria compagna dell’uomo, diviene alter ego dello scatto fotografico.
Punti di vista, linguaggi, stili, singole particelle di colore e materia: tutto nella mostra è plurale, composito e multiplo. Più che l’esperienza di un singolo, in questo caso, sono quindi le interazioni molteplici che possono disegnare un percorso, una logica, una restituzione di idee in materia. Naturale conseguenza è la proposta di una non~curatela, o, se si preferisce, di una curatela non convenzionale, governata ritmicamente da Laura Milani (imprenditrice, manager ed esperta in strategie per l'innovazione culturale) e liberamente strutturata da una eclettica équipe di Civita Sicilia che, in dialogo con l’artista, ha lavorato per trasformare in realtà le immagini del bello fissate nella sua memoria. L’obiettivo è quello di non “plasmare” questa molteplicità, ma piuttosto di lasciarla fluire liberamente e di restituirla intatta al visitatore, anche se questi, inevitabilmente, si troverà a filtrarla attraverso la propria percezione.
Da questi stessi concetti, nasce l’idea di affidare a una coralità di voci il compito di raccontare la mostra, le opere e l’artista stesso: Eleonora Aimone, Paolo Berloffa e Patti Spadafora, Alessandro Cannavò, Mario Cucinella, André Cuoco, Hèlène De Franchis, Axel Iberti, Chiara Johnson, Antonino Minniti, Carlo Maria Pinardi, Turi Rapisarda, Beppe Sala, Massimo Sgroi. Singoli contributi, che sfruttano il format “video da social media” e saranno fruibili dai visitatori nel percorso espositivo, connessi da reti relazionali, di idee, geograficamente non contigui, ma collegati e, soprattutto, riuniti in un tutto dal comune denominatore della bellezza.
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