Giacomo Manzù e le sue donne

Giacomo Manzù e le sue donne, MARTA | Museo Nazionale Archeologico di Taranto

 

Dal 06 Luglio 2014 al 30 Novembre 2014

Taranto

Luogo: MARTA | Museo Nazionale Archeologico di Taranto

Indirizzo: via Cavour 10

Orari: tutti i giorni 8,30-19,30

Enti promotori:

  • MIBACT - Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia
  • Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia

Costo del biglietto: intero € 7,50, ridotto € 4,50

Telefono per informazioni: +39 099 4532112 / 099 4538639

E-Mail info: museoarch.taranto@beniculturali.it

Sito ufficiale: http://www.museotaranto.org


L’opera di Giacomo Manzù giunge per la prima volta al MARTA | Museo Nazionale Archeologico di Taranto con una mostra dal titolo: “Giacomo Manzù e le sue donne”. Le sale del Museo Nazionale Archeologico di Taranto, celebri per la straordinaria collezione di gioielli del IV e del II secolo a. C. che vi è custodita, ospitano circa venti opere del maestro bergamasco, tutte ispirate al tema muliebre, centrale nella sua ricerca artistica fin dagli esordi. L’inaugurazione avrà luogo sabato 5 luglio 2014 alle ore 20,00. L’ evento espositivo, promosso dal MIBACT, Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia e dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia è stato organizzato da Il Cigno GG Edizioni di Roma e Nova Apulia, in collaborazione con lo Studio Copernico di Milano. Per l’occasione sarà realizzato il catalogo della mostra, a cura de il Cigno GG. Il percorso espositivo prende inizio dalla grande tela Pittore e modella del 1958, e si snoda attraverso una serie di sculture, disegni ed incisioni in cui la figura femminile viene investigata con passione meticolosa, attraverso varie tecniche espressive. La donna, ricondotta all’essenza e alla forza del suo essere, denudata di ogni vanità terrena, è una fonte inesauribile d’ispirazione per l’artista, che la ritrae fin dal 1935, in opere agli antipodi dall’approccio accademico. Come ha notato Maurizio Calvesi, “Da amante […] egli non si è posto mai dei "modelli", né antichi né contemporanei; ma ha risposto in modo diretto al proprio sentimento dell’eros, della bellezza...”. E’ emblematico in tal senso il ritratto di Inge, futura moglie di Manzù, rappresentata nuda su uno scenario spoglio. La nudità della donna e dello spazio che la circonda, dove le suppellettili giacciono inerti su una sedia, simboleggiano l’essenza dell’amore, anche sensuale, che basta a se stesso. Questo stesso tema viene declinato nelle immagini di coppie di amanti, di modelle sedute e sdraiate, di danzatrici. Alla nudità delle donne di Manzù fanno da contrappunto gli antichi gioielli esposti nelle sale del museo. Anche nell’arte, oltre che nel mondo reale, fin dai tempi più remoti, si è soliti vedere e rappresentare i gioielli come attributo e complemento della bellezza, prezioso ornamento della grazia femminile. I gioielli adornano le donne, esaltandone la bellezza, che, a sua volta, li impreziosisce. Nelle sale del museo di Taranto, la figura femminile, sublimata nella sua essenza dallo sguardo dell’artista, ed i gioielli ormai denudati della loro funzione mondana, quindi puri simboli del “bello”, si affiancano e si contrappongono in un fertile gioco di rimandi estetici.

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