Alberto Chiarini (1958-1988)
Dal 13 Dicembre 2014 al 25 Gennaio 2015
Teramo
Luogo: Pinacoteca Civica
Indirizzo: viale G. Bovio
Orari: 9-13 / 16-19; festivi 10-13 / 16-19
Curatori: Marco Chiarini, Umberto Palestini
Enti promotori:
- Regione Abruzzo
- Fondazione Tercas
- Città di Teramo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.comune.teramo.it
Sono oltre 120 le opere di Alberto Chiarini in mostra per la prima antologica con cui la città di Teramo rende omaggio all’artista teramano scomparso prematuramente 26 anni fa. Un vero e proprio racconto attraverso dipinti, grafiche e immagini provenienti da istituzioni, collezioni private e dalla stessa famiglia, che raccoglie per intero l’intenso percorso artistico ed umano di Chiarini: dalle prime originali sperimentazioni durante il periodo dell’Accademia delle Belle Arti a Roma al sodalizio artistico con Guido Montauti e l’avanguardia del gruppo “Il Pastore Bianco” negli anni Sessanta, fino al realismo lirico della maturità. L’antologica “Alberto Chiarini (1958-1988)”, presentata questa mattina in anteprima alla stampa,sarà inaugurata al pubblico alle 18.30 e resterà aperta fino al 25 gennaio 2015 negli spazi della Pinacoteca Civica di Teramo che, per l’occasione, sarà interamente dedicata alle opere dell’artista. La mostra è stata promossa dagli stessi familiari di Chiarini attraverso l’associazione culturale “Il Prato Bianco”, in collaborazione con i Musei Civici di Teramo, ed è curata da Marco Chiarini (regista teramano e figlio di Alberto) e Umberto Palestini (Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Urbino).
Il percorso della mostra inizia con l’esposizione della grande tela “Il ritorno del figliol prodigo”,gentilmente concessa dalla Biblioteca Provinciale “M. Dèlfico”. La prima sala della Pinacoteca raccoglie invece i lavori realizzati all’Accademia di Belle Arti, il significativo bozzetto de “Il Giudizio Universale” (attualmente conservato nella sede del Comune di Teramo) risalente all’epoca dell’adesione al “Pastore Bianco” e una serie di sculture in terracotta e travertino che l’artista creò all’indomani dello scioglimento del gruppo avanguardista. La seconda sala ripropone quasi tutti i quadri della storica mostra del 1969 nella Villa Comunale di Roseto degli Abruzzi, esposizione che raccolse un significativo successo sia del pubblico che dei critici d’arte. Al primo piano della Pinacoteca, tre pareti “immortalano” scorci dell’amata Teramo ma anche la vena contestatrice e polemica – comunque sempre originale e innovativa – dell’artista nei confronti delle scelte architettoniche e urbanistiche per lo sviluppo della città.
Due sale offrono invece un ampio excursus tra le opere (dal 1969 al 1988) incentrate su due temi molto cari all’autore: la figura femminile e le nature morte. Si passa poi al periodo 1986-1988 con la prevalenza degli originali pavimenti a scacchi, quindi alla rievocazione di un angolo del suo studio in Via Antica Cattedrale (Teramo) con l’esposizione, nell’ala sud, di 25 opere grafiche, tra acqueforti e litografie, e del torchio calcografico usato dallo stesso Chiarini per la stampa dei suoi lavori. Il percorso si chiude con gli ultimi paesaggi dell’artista nei quali spiccano i “rossi” e i “verdi a pastello”, oltre agli evocativi “muri bianchi” e finestre che hanno reso riconoscibile l’arte dell’ultimo periodo di Chiarini. Esposti in quest’area anche alcuni affreschi montati su supporti mobili.
LE OPERE RECUPERATE E IL CATALOGO – L’antologica propone anche diverse opere di Chiarini messe a disposizione da collezionisti privati che hanno risposto all’appello lanciato dalla famiglia nelle scorse settimane in occasione della mostra. L’esistenza di alcuni di questi quadri era fino ad oggi sconosciuta agli stessi familiari dell’artista e saranno esposte al pubblico per la prima volta. L’esposizione è inoltre accompagnata da un catalogo di particolare pregio pubblicato dall’associazione “Il Prato Bianco” e curato da Marco Chiarini e Umberto Palestini, con la collaborazione di Gianni Chiarini. Oltre 200 pagine in cui sono raccolte tutte le opere del pittore, scritti di artisti e critici (Luca Cesari, Umberto Palestini, Gianfranco Spitilli, Maddalena Lenti e Romolo Bosi), testi dello stesso Chiarini e testimonianze di giornalisti e personalità della cultura teramana (Tiberio Cianciotta, Gianni Gaspari, Franca Scagliarini, Giammario Sgattoni) che hanno conosciuto l’artista.
Alberto Chiarini, pittore (Teramo, 1939 – 1988)
Diplomato all’Istituto d’Arte di Macerata, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove ha come insegnanti due grandi maestri della pittura italiana, Franco Gentilini e Mino Maccari. Da giovane dipinge con impegno, ma si occupa anche di scultura e di grafica, recuperando, con originalità e perizia, l’antica tecnica dell’affresco. Negli anni Sessanta entra a far parte del gruppo “Il pastore bianco” che, attorno alla personalità artistica di Guido Montauti, raccoglie alcuni giovani pittori teramani in una significativa esperienza di rinnovamento linguistico e di autocoscienza territoriale. L’opera di Alberto Chiarini è costellata di premi e riconoscimenti, ma soprattutto è accompagnata da un impegno costante e da una continua crescita nel campo delle arti figurative che lo portano a realizzare mostre personali a Milano, Bologna, Roma, Macerata, Viareggio, Vasto, Losanna. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private; una sua grande scultura in marmo è nel giardino del Palazzo degli Uffici Finanziari di Teramo. A testimonianza del suo spirito di sperimentatore, merita di essere ricordata l’esperienza della seconda televisione via cavo nazionale, da lui fondata a Teramo nel 1974, di cui è il principale sostenitore, curando una serie di programmi fortemente innovativi, soprattutto dando spazio alla cultura popolare e al dialetto, in un periodo in cui tutto ciò era ancora simbolo di arretratezza culturale. Dopo anni di intensa attività svolta nello studio di via Antica Cattedrale, muore nella sua città il 16 agosto 1988 in seguito a un incidente stradale mentre sta organizzando un’importante personale a Scanno. Una mostra che i suoi amici hanno poi ugualmente allestito in quello stesso mese. È stato docente di Disegno e Storia dell’Arte a Teramo presso l’Istituto Magistrale.
Il percorso della mostra inizia con l’esposizione della grande tela “Il ritorno del figliol prodigo”,gentilmente concessa dalla Biblioteca Provinciale “M. Dèlfico”. La prima sala della Pinacoteca raccoglie invece i lavori realizzati all’Accademia di Belle Arti, il significativo bozzetto de “Il Giudizio Universale” (attualmente conservato nella sede del Comune di Teramo) risalente all’epoca dell’adesione al “Pastore Bianco” e una serie di sculture in terracotta e travertino che l’artista creò all’indomani dello scioglimento del gruppo avanguardista. La seconda sala ripropone quasi tutti i quadri della storica mostra del 1969 nella Villa Comunale di Roseto degli Abruzzi, esposizione che raccolse un significativo successo sia del pubblico che dei critici d’arte. Al primo piano della Pinacoteca, tre pareti “immortalano” scorci dell’amata Teramo ma anche la vena contestatrice e polemica – comunque sempre originale e innovativa – dell’artista nei confronti delle scelte architettoniche e urbanistiche per lo sviluppo della città.
Due sale offrono invece un ampio excursus tra le opere (dal 1969 al 1988) incentrate su due temi molto cari all’autore: la figura femminile e le nature morte. Si passa poi al periodo 1986-1988 con la prevalenza degli originali pavimenti a scacchi, quindi alla rievocazione di un angolo del suo studio in Via Antica Cattedrale (Teramo) con l’esposizione, nell’ala sud, di 25 opere grafiche, tra acqueforti e litografie, e del torchio calcografico usato dallo stesso Chiarini per la stampa dei suoi lavori. Il percorso si chiude con gli ultimi paesaggi dell’artista nei quali spiccano i “rossi” e i “verdi a pastello”, oltre agli evocativi “muri bianchi” e finestre che hanno reso riconoscibile l’arte dell’ultimo periodo di Chiarini. Esposti in quest’area anche alcuni affreschi montati su supporti mobili.
LE OPERE RECUPERATE E IL CATALOGO – L’antologica propone anche diverse opere di Chiarini messe a disposizione da collezionisti privati che hanno risposto all’appello lanciato dalla famiglia nelle scorse settimane in occasione della mostra. L’esistenza di alcuni di questi quadri era fino ad oggi sconosciuta agli stessi familiari dell’artista e saranno esposte al pubblico per la prima volta. L’esposizione è inoltre accompagnata da un catalogo di particolare pregio pubblicato dall’associazione “Il Prato Bianco” e curato da Marco Chiarini e Umberto Palestini, con la collaborazione di Gianni Chiarini. Oltre 200 pagine in cui sono raccolte tutte le opere del pittore, scritti di artisti e critici (Luca Cesari, Umberto Palestini, Gianfranco Spitilli, Maddalena Lenti e Romolo Bosi), testi dello stesso Chiarini e testimonianze di giornalisti e personalità della cultura teramana (Tiberio Cianciotta, Gianni Gaspari, Franca Scagliarini, Giammario Sgattoni) che hanno conosciuto l’artista.
Alberto Chiarini, pittore (Teramo, 1939 – 1988)
Diplomato all’Istituto d’Arte di Macerata, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove ha come insegnanti due grandi maestri della pittura italiana, Franco Gentilini e Mino Maccari. Da giovane dipinge con impegno, ma si occupa anche di scultura e di grafica, recuperando, con originalità e perizia, l’antica tecnica dell’affresco. Negli anni Sessanta entra a far parte del gruppo “Il pastore bianco” che, attorno alla personalità artistica di Guido Montauti, raccoglie alcuni giovani pittori teramani in una significativa esperienza di rinnovamento linguistico e di autocoscienza territoriale. L’opera di Alberto Chiarini è costellata di premi e riconoscimenti, ma soprattutto è accompagnata da un impegno costante e da una continua crescita nel campo delle arti figurative che lo portano a realizzare mostre personali a Milano, Bologna, Roma, Macerata, Viareggio, Vasto, Losanna. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private; una sua grande scultura in marmo è nel giardino del Palazzo degli Uffici Finanziari di Teramo. A testimonianza del suo spirito di sperimentatore, merita di essere ricordata l’esperienza della seconda televisione via cavo nazionale, da lui fondata a Teramo nel 1974, di cui è il principale sostenitore, curando una serie di programmi fortemente innovativi, soprattutto dando spazio alla cultura popolare e al dialetto, in un periodo in cui tutto ciò era ancora simbolo di arretratezza culturale. Dopo anni di intensa attività svolta nello studio di via Antica Cattedrale, muore nella sua città il 16 agosto 1988 in seguito a un incidente stradale mentre sta organizzando un’importante personale a Scanno. Una mostra che i suoi amici hanno poi ugualmente allestito in quello stesso mese. È stato docente di Disegno e Storia dell’Arte a Teramo presso l’Istituto Magistrale.
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